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Autore: ten12    25/04/2017    1 recensioni
Laurence è un uomo dalla mentalità pratica e cinica. Caryll è uno studioso fragile ma risoluto. Micolash è un manipolatore viscido ma geniale. Cos'hanno in comune? Hanno studiato tutti a Byrgenwerth e, ad un certo punto della loro storia, sono tutti incappati in qualcosa che era meglio lasciare lì dov'era.
Genere: Dark, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Laurence
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'La caduta di Yharnam'
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Capitolo secondo

 

Le radici scendevano dal tetto aggrappandosi alle pareti e si infilavano nel pavimento rendendolo sconnesso. I passi di corsa ed il respiro accelerato rimbombarono per i corridoi bui "DESTRA!" Urlò Micolash senza fermarsi "Mi ricordo ancora la strada tu stammi dietro!" Micolash inciampò in una radice scoperta e rovinò a terra. Sbattè con lo zigomo contro una mattonella rialzata. La guancia si spaccò e del sangue iniziò a sgorgare. Si toccò la ferita. Il liquido cremisi gli colò fino al polso impregnando la manica della camicia. Guardò impaurito la mano insanguinata poi realizzò che Caryll l'avrebbe oltrepassato da un momento all'altro lasciandolo solo "Aspetta Caryll! Ti prego aspetta! Sono caduto! Credo di essermi rotto qualcosa!" Micolash si accorse che era passato qualche secondo di troppo ma soprattutto che nessun rumore proveniva dalle sue spalle. Si girò verso l'oscurità che si era lasciato dietro "Caryll!?" La voce, incerta ed un po' rotta, si propagò per quel labirinto stantio. Micolash si alzò in piedi con il cuore in gola, colpito da un pensiero: dove si trovava davvero?

 

Il guardiano lo guardò caricare, in piedi con le braccia rilassate ed entrambe le armi verso il basso. Non mosse un dito per fermarlo. Laurence arrivò a tre passi da lui, poi il braccio sinistro dello Pthumeriano, quello che teneva la lama del cacciatore, saettò verso il collo.

 

Le pareti erano in metallo. Assomigliava al bronzo ma non presentava ruggine, ed era evidente che quel posto aveva millenni di vita. Le geometrie della struttura erano deformi e lineari allo stesso tempo. Se si faceva l'errore di studiare il corridoio, le linee e le decorazioni, all'apparenza vittoriane, tutto iniziava a flettersi prima convessamente, poi con un movimento ondulato. Caryll continuò ad avanzare: galvanizzato. Quel posto...era vivo. Lo capiva. Quello che vedeva era l'affannoso e soffocato respiro di una creatura enorme, seppellita e schiacciata che non apprezzava affatto la situazione. Ciò nonostante Caryll era tranquillamente alla deriva in quel luogo perché lì, dietro ad un iniziale complessità insormontabile, risiedeva un messaggio di sapienza e condivisione. E lui lo poteva capire. Passeggiò per il corridoio perdendosi nel rumore distorto dei suoi passi. Sul soffitto si stendevano lunghe radici che illuminavano la stanza di un fosforescente azzurro chiaro. I colori iniziarono a farsi indistinti ed a fondersi in geometrie. I glifi sulle pareti e sul pavimento, glifi che fino a quel momento aveva ignorato, iniziarono a muoversi insieme alla stanza contorcendosi come serpenti. Sussurri di voci profondamente diverse tra loro iniziarono a bombardarlo. Caryll non fece una piega ed assorbì silenziosamente quei gemiti di rabbia, frustrazione, conoscenza, spietata indifferenza ed odiosa attenzione. Gli stavano parlando. Non erano i grandi antichi a tutti gli effetti ma bensì memorie di avvenimenti e parole in disuso, così in disuso da essere nuove all'orecchio cosciente di Caryll. Ma quello incosciente, quello che nulla dimenticava, percepì e registrò tutto. Caryll....parlava la loro lingua. Vide che, alla fine di quello che era prima un corridoio ed ora un contorto spazio, c'era uno specchio. Continuò ad avanzare, più calmo ad ogni passo.

 

Micolash pensò ansiosamente alle sue opzioni continuando a camminare per le catacombe. Non riconosceva niente. Gli venne un attacco di panico. Prese a calci un teschio umano nascosto nell'angolo "Cazzo! Cazzo! Cazzo!" Iniziò a piangere e strapparsi i capelli "Quel coglione!..." Tirò scompostamente pugni e calci in aria ed urlò di rabbia. Andò avanti così per qualche minuto poi si fermò esausto. Si sedette per terra con la testa fra le mani. La situazione aveva una sola soluzione, una molto pericolosa. Muoversi.

 

La lama passò attraverso il suo vecchio proprietario. Divenne eterea. Laurence ignorò completamente la cosa. Placcò il guardiano, lo alzò e caricò fino a sbattere la creatura contro uno dei pilastri. Lo Pthumeriano perse la presa su entrambe le armi, stordito dall’impatto. Laurence vide la sua lama a terra e si lanciò per riprenderlà. Il guardiano raccolse la sua e si raddrizzò. Il cacciatore si voltò, la spada di nuovo avidamente stretta nelle sue mani. Questa volta fu il guardiano a caricare. Il colpo era centrale e fulmineo. Laurence parò con la spada posizionata trasversalmente, l'elsa in alto. Scintille causate dall'impatto piovvero intorno ai due. La sua spada schizzò a destra. I muscoli urlarono, i polsi scricchiolarono. Dolore: molto dolore. Capì che un altro fendente rischiava di spezzargli qualche osso. Provò ad indietreggiare. La paura tornò a ripresentarsi. Non fece in tempo a fare un passo. Un secondo fendente piovve dall'alto. Laurence si affidò all'istinto. Rotolò in avanti a sinistra. Il fendente del guardiano gli passò sopra la testa ed impattò contro un pilastro. Pezzi di roccia schizzarono ovunque. Laurence si girò. La colonna aveva un incavo lì dove il guardiano aveva colpito. Lo Pthumeriano caricò di nuovo.

   
 
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