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Autore: Fabb5000    25/04/2017    2 recensioni
Sono passati parecchi anni da quando Lyon, Stefano, Anna e Mario giocavano a Minecraft e, insieme a quei tempi, si è conclusa anche la FailCraft. Ora Lyon, ormai ultracentenario, conscio che ormai non gli resta molto tempo, decide di rivelare alla sua nipote sedicenne la sua vera storia, ovvero quella che successe dopo gli avvenimenti di "A caccia di Herobrine"; la storia che lo rese un eroe non solo in Minecraft, ma in tutti i mondi, e che va tramandata alle generazione future prima della fine. La storia di come lui, Stefano, Anna e Mario salvarono tutti gli universi da una terribile piaga. [[Consigliabile, ma non indispensabile, legge il prologo]]
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Herobrine, Notch, Nuovo personaggio, Steve, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'FailCraft in real life'
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Ahsoka corse giù per le scale più in fretta che poté. Incespico un paio di volte e si sbucciò anche un ginocchio, ma non ci fece nemmeno caso.

Si fermò solo quando giunse davanti all'infermeria del castello. Nell'atrio c'erano Anna, seduto su uno scranno, Stefano, appoggiato ad un muro con sguardo preoccupato, e Mario, che invece andava avanti e indietro per la stanza come una tigre in gabbia.

-L'ho saputo solo adesso!- esclamò Ahsoka ansimante. -Come sta?-

-Non bene- rispose Stefano mordendosi le unghie. -Non so cosa ci fosse in quel morso, ma di certo non era una buona cosa-

-È stata solo colpa mia!- esclamò Mario prendendosi a schiaffi. -Se non mi fossi distratto mi sarei accorto della testa ... e Lyon ora non sarebbe su un letto di morte!-

-Mario, calmati! Dobbiamo restare lucidi!- esclamò Anna, ma si vedeva chiaramente che anche lei era profondamente scossa.

Ahsoka aveva le lacrime agli occhi : -Chi ... Chi c'è con lui adesso?-

-Sertorio e Stralone- rispose Anna. -Stralone ha voluto curarlo e Sertorio si è offerto di dargli una mano-

-Che ne sa Stralone? Era un dottore?- chiese Ahsoka.

Improvvisamente la porta si aprì e ne uscì l'enorme sagoma di Sertorio, che evidentemente aveva udito la conversazione, poiché rispose : -No, ma era un eccellente negromante, il migliore del Nether e dell'Overworld e di molti altri mondi. Nessuno conosce le ferite oscure come lui, e mi cascasse una delle teste se quella non è magia oscura-

Dietro Sertorio apparve Stralone, che indugiava all'uscire dall'infermeria, come timoroso di parlare con loro.

Mario fu il primo a vederlo : -Allora, come sta?- chiese avvicinandosi.

Stralone scosse la testa : -Mi dispiace ... ma non posso fare niente-

Un mormorio di dolore si diffuse in tutta la stanza. Mario afferrò il Ghast per il mento : -Come sarebbe a dire "non posso fare niente"?! Avevi detto che potevi salvarlo!-

-Infatti!- esclamò Stralone liberandosi dalla presa. -Avrei potuto salvarlo cinque minuto dopo che era stato morso. Il veleno che gli è stata iniettata è una neurotossina di natura abbastanza elementare, anche se uccide con rapidità e dolore, curabile con un qualsiasi farmaco o antibiotico che posso trivare in questa città-

-E allora perché non gliene somministri uno?- chiese Mario furente.

-Perché Lyon non me lo permette, ecco perché!- rispose il Ghast.

Un velo di silenzio calò nella stanza. Tutti guardarono Stralone, in cerca di risposte.

Sentendosi gli occhi di tutti i presenti, eccetto Sertorio, addosso, il Ghast si affrettò a spiegarsi : -Non appena il veleno è entrato in circolo nel sangue, il suo sistema immunitario ha iniziato a cercare la neurotossina, ma per qualche motivo non la trova. Percepisce il veleno come parte di Lyon. E questa è la cosa letale di questa neurotossina, poiché il sistema immunitario, sentendosi in pericolo, distrugge ogni cosa che è esterna al corpo di Lyon, ergo i farmaci e le pozioni che gli somministro, annullandone l'effetto e rendendo ogni terapia obsoleta, facendo così si che il veleno continui a prosperare-

Tutti i presenti ammutolirono per qualche secondo. Mario, abbandonando gli impulsi omicidi, chiese a fatica : -E quindi ... adesso che si fa?-

Stralone scosse la testa : -Niente. Non possiamo aiutarlo. L'unica speranza di Lyon è che il suo sistema immunitario riesca finalmente a individuare e respingere la tossina. Ma è molto improbabile. C'è qualcosa di magico in quel liquido-

Ahsoka mosse qualche passo incerto verso la stanza, ma Sertorio la fermò : -Meglio di no. Lyon ha bisogno di riposo, e anche se ora non può vedervi né sentirvi, la vostra presenza gli potrebbe creare disagio. Dobbiamo lasciarlo solo-

Ahsoka annuì, tirando su col naso e asciugandosi le lacrime.

-Tu preghi gli dei?- chiese Stralone.

-Non lo so ...- rispose Ahsoka. -Un tempo lo facevo, ma ora ... non so più cosa pensare, con tutto quello che succede-

-Allora non c'è nulla che tu possa fare per lui. Mi dispiace- disse il Ghast.

Mario prese a pugni il muro, sbucciandosi le nocche : -Mario ... sei un dannato idiota-


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Intanto, completamente ignaro di ciò chr accadeva al di fuori, Lyon si era rannicchiato in uno dei recessi più bui e profondi della sua mente, cercando con le tecniche mentali jedi di resistere al veleno. Questi però era forte e potente, e Lyon lo sentiva intorno a sé : lo bruciava come fuoco dieci volte più caldo del normale e allo stesso tempo pareva infilzarono con migliaia di spade.

Lyon sopportò a fatica tutto il male. Il morbo attaccava ogni secondo più forte, cercando di penetrare nelle sue difese per eliminarlo definitivamente. Il ragazzo sentiva il fuoco bruciare dentrò di sé e non urlava più solo perché non ne possedeva più la forza.

Poi, improvvisamente, il fuoco si spense e le spade svanirono. In un istante, il veleno parve scomparire dal corpo di Lyon. Il ragazzo rimase sorpreso, non comprendendo quell'improvvisa sparizione.

Poi la sentì. Un'immensa mente, antichissima, evolutissima, si insidiò nella sua. Lyon, spaventato, tentò di difendersi, ma non appena provò ad attaccare la nuova coscienza udì un dolore che andava oltre l'immaginabile.

Lyon pensò che fosse stato un tentativo di allontanarlo, ma poi si rese conto con suo enorme stupore che il dolore in realtà era provato dalla mente stessa : essa era un vortice di sentimenti sofferenti.

Incuriosito, espanse la mente verso essa, e trovò tutto ciò che normalmente avrebbe indotto un uomo alla pazzia. Dolore, sofferenza, rabbia, odio, vendetta, e infine, una profonda consapevolezza di aver fallito.

Espandendosi ulteriormente verso la mente estranea, Lyon fu investito da un uragano di ricordi. Per un istante il tempo si fermò, e il ragazzo viaggiò in quello che pareva un vortice di colori. Poi, tutto cambiò.

Era seduto su un trono dorato, intento a rimirare un minuscolo sasso fra le proprie mani. Di fronte a lui si tagliava una panorama magnifico, pieno di fiori, piante e animali che Lyon non aveva mai visto, nonché villaggi di civiltà stranissime.

Improvvisamente lasciò perdere il sasso e si specchiò in una colonna cristallina che sporgeva dal trono. A quel punto Lyon rimase sbigottito : il suo aspetto era divenuto qualcosa di alieno; gli occhi erano a mandorla e neri, privi di pupille, la pelle candida e bianca, e dalla schiena sporgevano due ali di piume bianche. Indossava un'armatura dai mille colori ed emanava un alone di purezza; da alcune punte sulla schiena pendeva un mantello rosso.

Improvvisamente udì un movimento dietro di lui e si voltò. Davanti a sé era comparso un essere simile ad un gas, che però assumeva forma umana : -Mio signore-

Lyon parlò senza volerlo : -Buondì, mio buon Káos. Dimmi, figliolo, perché sei giunto qui?-

-Volevo solo sapere come procedeva la tua ricerca- rispose la creatura. -Volevo sapere se per caso sopravvivremo alla catastrofe imminente-

-Beh, ecco la mia risposta : si, assolutamente. Ce l'ho fatta- disse Lyon, mostrando la pietra che teneva poco prima in mano. Era trasparente e pareva splendere come un sole, ma a differenza di questa rifletteva tutti i colori possibili e immaginabili. -Ho trovato come potremo sopravvivere tutti al rinvigorimento del Pluriverso. L'ho già testato su di me. Dammi solo qualche settimana per scoprire se ci sono effetti nocivi, e poi ripeterò l'incantesimo per ogni forma di vita di questo Pluriverso-

-Prenditela pure comoda- rispose Káos. -Alla catastrofe manca ancora un decennio. Hai tutto il tempo che vuoi prima che verremo spazzati via- e così dicendo si congiedò e si allontanò.

Lui tornò ad ammirare il sasso. Ce l'aveva fatta : ci aveva lavorato per un miliardo di anni, e finalmente aveva la possibilità di salvare tutto il suo popolo.

Improvvisamente udì un boato, e tutto intorno a sé tremò. Spaventato, e chiedendosi cosa stesse succedendo, si alzò in volo e raggiunse lo spazio profondo.

Ivi vide un minuscolo puntino dorato al centro del Pluriverso e, introno ad esso, un'immensa onda d'urto che si allargava di secondo in secondo.

Fu preso dal terrore : non era possibile, mancava ancora un decennio ... doveva fare qualcosa ... qualsiasi cosa ... ma l'onda d'urto lo raggiunse, e lo investì con la forza di diecimila supernove. Il mantello si sfilacciò, riducendosi a bradelli. Strinse la presa intorno al minuscolo sasso cristallino che aveva ancora nella sua mano.

E poi tutto finì. Quando riaprì gli occhi, non era rimasto più nulla. I magnifici soli, le minuscole stelle nane rosse, le enormi giganti azzurre, i pianeti rocciosi, minuscoli focolai di vita, i giganti, magnifici mondi spazzati dai venti più forti, le galassie, gli universi stessi ... niente.

Ciò che aveva impiegato miliardi di anni a crearsi era scomparso in un millesimo di secondo.

Guardò la pietra nella sua mano, ultimo frammento di casa sua. E urlò. Urlò tutto il dolore che aveva in corpo, maledicendo la sorte e il destino, e rimpiangendo di non aver fatto quello che doveva fare. Perché lui avrebbe potuto salvare tutti, se solo non avesse indugiato ... avrebbe potuto ... ma mancava ancira un decennio ... non poteva immaginare ...

In un istante, il dolore e la sofferenza si tramutarono in odio. Urlò una seconda volta, ma di rabbia, rabbia pura rivolta verso il nuovo Pluriverso che aveva cancellato il suo. Doveva pagare, doveva distruggerlo! Doveva vendicare il suo popolo!!!

Il suo corpo parve riflettere la sua furia; in un secondo, l'armatura da dorata divenne rossa e scura come sangue e la pelle divenne nera. Artigli affilati gli crebbero sulle mani e zanne nelle bocca. Le ali, splendide come quelle dei cigni, si trasformarono in ali di pipistrello. Un elmo rosso gli cinse la testa, lasciando solo intravedere i suoi occhi, del colore della brace. Le punte che reggevano i brandelli del mantello si tramutarono in spunzoni e ciò che era rimasto dell'indumento divenne del colore del bitume.

Il sasso, lucente come mai, risplendente ancora di più e si incastonò sul suo petto. Avvertì un potere infinito scorrergli per tutto il corpo.

Per la prima volta non emanò un'aura di pace ma una di crudeltà. Aprì la mano destra, rivolgendosi verso un minuscolo pianeta appena creatosi, e lo schiacciò su sé stesso, per poi modellarlo; ne prese forma una donna, il cui nome scelse fosse Frostgirl.

Poi si rivolse ad una stella e la compresse, per poi modellare il fuoco e le fiamme rimaste; ne prese forma una creatura simile ad un minotauro, che chiamò Fireminotaur.

Poi diede loro vita e ordinò loro di andare in tutto il Pluriverso neonato a portare dolore e morte in attesa della sua venuta, la venuta che avrebbe distrutto tutto per sempre. Lei avrebbe portato il freddo e il ghiaccio, lui il caldo e il fuoco.

Poi urlò una terza volta, ma non di dolore né di rabbia : era un urlo d'avvertimento, rivolto a ogni forma di vita nel nuovo cosmo, a indicare che nessuno avrebbe potuto contrastarlo. Era ... -IO SONO NULL!!!-

Lyon si svegliò di soprassalto.

Si guardò intorno. Era disteso in una branda dell'infermeria, la stessa nella quale si era risvegliato dopo l'avventura con i Creeper delle caverne.

Poi capì. Quello che aveva visto doveva essere stato un ricordo, una memoria della mente che aveva cercato di sondare.

Alzò gli occhi e si paralizzò. Di fronte a lui stava un'enorme massa fumosa nera, con due grossi occhi simili a brace.

Lyon provò a ritrarsi, mentre questi parlò in una lingua che non conosceva. Immaginando che gli stesse scagliando un incantesimo, il ragazzo cercò un modo per difendersi, ma si fermò quando vide con stupore un rivolo di veleno uscire fuori dalla ferita e il taglio rimarginarsi.

Poi la nube parlò, e stavolta Lyon la comprese benissimo, pur non conoscendo la lingua : -Rtonn-ghuun, Precious ("Ben svegliato, Prescelto")-

Lyon spalancò gli occhi : -N-Null ...-
   
 
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