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Autore: raffaela91    25/04/2017    0 recensioni
Avevo 16 anni allora, appena compiuti, e mi ricordo benissimo che quell'estate fu davvero speciale.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Avevo 16 anni allora, appena compiuti, e mi ricordo benissimo che quell'estate fu davvero speciale. Sono sempre stata un tipo all'apparenza timida, riservata, ma abbastanza socievole e spiritosa quando stavo con le mie amiche. E mi ricordo che quel periodo fu davvero particolare perché ero molto corteggiata, non sapevo il perché dato che mi vedevo brutta come ogni ragazzina di 16 anni, eppure avevo così tante attenzioni che mi sentivo bella a volte. E le mie amiche mi dicevano quanto fossi bella ma forse un po' per la mia età un po' per la famiglia che mi ritrovavo (tutti biondi o con gli occhi azzurri mentre io rossiccia con gli occhi nerissimi) non ci credevo. Ma comunque la tipa timida che non usciva mai e che vestiva un po' sciatta, un giorno cambiò e divenne un po' meno timida (adesso arrossiva solo una volta al giorno), si vestiva un po' più carina, parlava di più e usciva di più perché spinta da sua sorella e da sua cugina più grandi, due modelle per lei. Ancora non aveva dato il suo primo bacio. Nemmeno un bacio del tutto casto. A 16 anni. Comunque una sera mi ritrovai ad andare a questa festa, le mie amiche insistevano, mia sorella anche, e alla fine ci andai ma sapevo che mi sarei sentita fuori posto. Insomma a me sono sempre piaciute le strade in autunno, quando non c'è nessuno e i negozi sono chiusi, leggere libri e collezionarli, andare al mare ma non di estate. Ero particolare. Sono particolare. Mi sto perdendo un po', comunque alla fine ci andai a questa festa, mi misi un vestitino corto, delle scarpe carine, mi truccai e mi lisciai i capelli. Un'altra persona. Alla festa resistetti 20 minuti e poi mi scocciai. Già me ne volevo andare, come avevo pensato non era il posto per me quello. Così mi misi in disparte in un angolo fatto di tavoli, dove la discoteca contava poche persone e musica bassa e mi guardavo un po' intorno cercando qualcuno come me, ma mi ritrovai solo a cercare qualcuno che non c'era. Quindi seduta su uno sgabello, annoiata e sbuffante non mi accorsi per niente di un ragazzo che mi si avvicinava e adesso penso che sia stata una fortuna che io non l'abbia visto, altrimenti sarei fuggita. Mi gira lo sgabello velocemente e senza darmi il tempo di capire chi o cosa fosse stato mi bacia. Il mio primo bacio. Li ho immaginati tutti. Ho detto questo è Giovanni o sarà Luca o forse quell'amico di cui mi avevano parlato. Ma comunque in quel momento l'unica cosa che pensai è stata "questo è il mio primo bacio". E mi piacque, forse per il modo in cui mi baciava o forse perché ero emozionata... ma cavolo mi piacque. Poi però pensai un'altra cosa, ossia che quel ragazzo chiunque fosse, mi stava rubando il mio primo bacio. E a quel punto feci una cosa che non mi aspettai nemmeno io: lo allontanai e gli diedi un calcio nelle palle... Eh già... Si allontanò e i suoi amici si avvicinarono per soccorrerlo. Lui d'altra parte però tossiva, ma a tratti rideva anche. Non lo conoscevo. Mai visto. Ma non me ne andai. Rimasi lì, contro la mia stessa volontà. Forse quello che mi fece rimanere fu il fatto che gli avevo appena dato un calcio nelle palle e che un po' mi sentivo in colpa. Perché io mi sentivo sempre in colpa. Comunque lo accompagnai fuori e i suoi amici gli andarono a prendere del ghiaccio. Ci sedemmo contro il muretto di un negozio e in quel momento si mise a ridere. Lo guardai sorridendo e in quel momento lo osservai. Era bello. Aveva degli occhi particolari, ghiaccio, chiarissimi, i capelli in netto contrasto con i suoi occhi, nerissimi, e un sorriso bellissimo quanto il suo corpo. Sembrava un angelo. Un angelo con un piccolo dilatatore ad un orecchio e dei tatuaggi che uscivano dalla maglietta nera. E poi se ne uscì dicendo:"Che colpo, ragazza!". Uscì fuori che era una scommessa, che stavano giocando e i suoi amici gli avevano detto "vai a baciare quella ragazza là"; mi disse anche che non ci aveva pensato due volte. Mi trovava bella. E dolce. E mi fece ridere un sacco. Si chiamava Max. Gli stava a pennello. Poi mi raggiunsero mia cugina e mia sorella che mi dissero che dovevamo tornare a casa. Mi salutò, lo salutai e me ne andai. Passò un giorno e lo incontrai. Al bar, con gli stessi amici della festa e con una ragazza seduta sulle gambe. Un po' gelosa lo salutai, lui mi fece un cenno e un sorriso, presi i cornetti e me ne andai sentendo il suo sguardo che mi seguiva. Quel giorno era il compleanno di mia nonna quindi dal bar mi iniziai ad incamminare verso casa sua e dopo un po' mi soffiò nell'orecchio. Non c'era nessuno con lui. Non c'era la ragazza. Ed era così bello. Con quel cappellino all'incontrario quella maglietta che gli cingeva il busto. E mi accompagnò fino e fuori casa per poi andarsene. Non lo incontrai per un po'. Speravo sempre di ritrovarmelo in qualche posto. Lo incontrai due settimane dopo. Ad un'altra festa. E mi baciò, come la prima volta, io ero sullo sgabello, all'improvviso, però questa volta non gli diedi nessun calcio e non lo fermai. Mi chiese di uscire. Uscimmo il giorno dopo e anche quello dopo ancora. E iniziò a venirmi a prendere a casa e ad accompagnarmi a scuola con la moto. Adesso ho 19 anni e lui ne ha 23 e stiamo insieme da 3 anni e lo amo e lui mi ama, mi ha regalato anche una stella quello scemo. E alcune volte mi dice che quella sera, la sera del nostro primo bacio, lui ha provato gli stessi sentimenti che prova adesso quando mi bacia. Dice che mi ha sempre amato perché non ero come le altre. Dice che sono la sua stella e che se potesse tornare indietro si farebbe dare milioni di calci nelle palle pur di stare con me. Sono la sua stella. E lui, lui è la mia luna.
  
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