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Autore: BowtiesAreCool    25/04/2017    2 recensioni
AU! Gemme Dell'Infinito
Coppie: Phil/Clint - Accenni Steve/Tony - Accenni Thor/Loki
Dal banco dietro Coulson proveniva un sonoro russare: era inconcepibile come un ragazzo dell'età di Anthony Stark potesse avere tanto sonno arretrato, eppure non c'era lezione mattutina che egli trascorresse sveglio, vigile, attento alle parole del professore. Abbandonato sulla superficie costellata di scritte e graffiti, Tony poggiava gli scarmigliati capelli neri sulle braccia coperte di ematomi, chiudeva le palpebre cerchiate di livida insonnia, quindi spalancava la bocca ad un quieto, letargico russare. Persino gli insegnanti avevano perso ogni speranza di vederlo interessato a quel che avevano da dire.
Con un mezzo sorriso, Phil si girò, sistemandosi i capelli castani sulla fronte, gli occhi azzurri posati gentilmente sul viso dell’amico, e lo scosse appena. “Ehi.” Bisbigliò. “Va bene dormire, ma evita di russare, così disturbi tutti.”
Genere: Angst, Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Agente Phil Coulson, Altri, Clint Barton/Occhio di Falco, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Due




Stark ricadde all'indietro. L'armatura frenò e ammortizzò l'impatto con il terreno -Ma le lamiere contorte, sulla schiena e dietro le spalle, gli si conficcarono crudeli nella carne. Gettò un urlo, rotolando di lato e colpendo con un raggio repulsore il brutto muso del Chitauro che gli era saltato addosso.
"Tony!" Phil sparò un colpo al mostro senza esitazione e corse subito dall'amico. Aveva indossato, per la sua prima missione sul campo, una tuta nera, di un materiale simile allo spandex, leggera e flessibile che gli permetteva qualsiasi movimento. La Romanoff lo aveva equipaggiato di tutto punto con armi bianche, da fuoco e qualche piccolo gioiellino di alta tecnologia. "Ehi, stai bene?"
"Potrei stare meglio!"
"Sbaglio o sono più forti?"
"Non sbagli!" Tony si diede una spinta coi repulsori che teneva sotto gli stivali. Si girò, poi, le braccia coperte dalle scaglie di un'armatura scarlatta e oro, che ingigantiva la sua figura; un cerchio azzurro sfolgorava al centro del petto, una fonte di energia inesauribile.
"Proviamo a colpirli a distanza! Se non si avvicinano non possono colpirci!"
Tony annuì: il piano di Coulson aveva senso e poteva vantare degli ottimi mezzi di trasporto (i propulsori) abbastanza potenti da portarlo fuori tiro in un attimo. Il piano era ottimo. Ciò che non potevano prevedere fu lo scatto di uno dei Chitauri: il corpo grigiastro e grinzoso fremette tutto, gli artigli guizzarono e le gambe animalesche lo slanciarono in avanti. Stark riuscì a scansarlo, ma si avvide troppo tardi della direzione presa dal mostro.
Phil.
Quell'attimo di esitazione fu abbastanza perché un nemico lo puntasse alla schiena. Tony sollevò subito la mano: il colpo azzurro-bluastro sarebbe andato sicuramente a segno prima che il mostro colpisse l’amico...
...Non fosse stato per lo scudo che si frappose tra esso e le spalle di Tony. Scudo su cui il colpo deflagrò in un roboare di scintille e scoppi.
"Tony!" Phil sparò un paio di colpi al mostro che cadde poco più in là e poi corse dal ragazzo. Si bloccò poco prima quando incontrò una figura scura avvicinarsi a loro. Gli puntò l'arma contro. "Chi sei? Identificati!"
Era una figura d'uomo, più alta di Tony di una buona spanna e mezzo. Indossava una divisa blu, simile a spandex, sul cui petto campeggiava una stella d'argento; sotto di essa si dipartivano striature verticali rosse e bianche, che terminavano nel largo cinturone che gli stringeva la vita. Quando flesse il braccio destro, sulle spalle brillarono i frammenti azzurri di quelle che sembravano piccole scaglie; alle mani aveva guanti rossi e galosce rosse ai piedi, alte fin sotto il ginocchia. Il volto, tranne che per la bocca, era nascosta da un caschetto militare anch'esso blu; gli occhi chiari erano sinceri, buoni, e sopra di essi, al centro della fronte, sfolgorava una grossa A in maiuscolo, bianca. "Sono Capitan America."
"Capitan America?" Phil lo fissò con tanto di bocca aperta. "E chi saresti?"
Tony, da dentro l'armatura, digrignò i denti, la pelle arroventata dalla temperatura in salita tra le lamiere. "L'esagitato che mi ha appena salvato la pelle." Il Capitano arcuò le labbra in un sorriso, quindi fece perno sulla caviglia destra, si girò di scatto afferrando al contempo lo scudo, e scagliò l'arma contro l'ultimo dei Chitauri rimasto ancora in piedi. Lo scudo gli schiantò la mandibola e la creatura si disfece in un sussurro di sabbia. "Sono un amico."
Coulson si chinò su Tony e lo aiutò ad alzarsi. "Grazie per averci aiutato." Disse, poi, "Ma la prossima volta cerca di arrivare un po' prima."
"Perdonatemi. Mi hanno attaccato, mentre venivo qui."
"Ah." Stark modulò un sorriso irridente. "Ma guarda. Non sono più la sola star dello show?"
"Più siamo, meglio è, non credi?"
"Suppongo di doverti dare il benvenuto." Sbuffò Stark. "Sono Iron Man." Il Capitano annuì, sistemando lo scudo di nuovo sulla schiena. "È un onore."
"Io sono Phil." Si presentò l'altro. "E' la tua prima volta?"
Iron Man, nonostante il dolore alle ossa, alle articolazioni, ad ogni punto, praticamente, del corpo, si permise di sghignazzare. "Mio Dio, Phil. Non puoi chiedere alla gente della sua prima volta." Il Capitano inarcò evidentemente il sopracciglio. "Contro i Chitauri, sì."
Il ragazzo colpì l'amico con una gomitata, rivolgendo, poi, di nuovo, l'attenzione all'altro. "Ti ha mandato qualcuno contro di loro?"
"Sapevo di doverlo fare."
"Quindi è stata una tua scelta?"
"Sì."
"È stata la Gemma a dirti di doverlo fare?" Lo interrogò Tony. "O lo hai capito quando i Chitauri ti hanno attaccato perché avevi la Gemma?"
Phil spalancò gli occhi. "Sei il possessore di una Gemma?"
Il Capitano prese un respiro profondo prima di rispondere. "Lo sono."
Il ragazzo era sempre più incredulo. "E che potere ti conferisce?"
"Mi dispiace, preferirei non rivelarlo."
"Perché? Anche noi abbiamo una Gemma. Non vogliamo certo rubare la tua."
Tony avvertì un bolo di dolore dentro la gola. Lo inghiottì a forza, stringendo il braccio attorno alle spalle di Phil. "Ne riparleremo."
"Ehi." Phil gli passò subito un braccio intorno i fianchi per sostenerlo. "Hai bisogno di cure, per stasera hai fatto già abbastanza."
Stark annuì. Quando alzò gli occhi, il Capitano era sparito. "Non so cosa dire..."
"Dove diavolo è andato?" Il ragazzo si guardò intorno e poi scosse la testa. "Ritorniamo al rifugio, ne parleremo quando ti sentirai meglio."
 
***
 
"Dimmi cosa ne pensi." Fury ingrandì il fermo immagine del Capitano. Erano nel suo ufficio, i vetri oscurati, il pannello digitale sollevato di quattro palmi sopra la scrivania.
Il ragazzo aveva incrociato le braccia al petto e aveva scosso la testa. "E' bravo e senza di lui sarebbe potuta finire davvero male. Potrebbe essere una risorsa." Poi spostò gli occhi sull'uomo. "Ma il suo riserbo sulla Gemma mi insospettisce."
Nick annuì, quindi passò la mano sopra la scrivania: l'immagine del Capitano svanì, sostituita dagli ologrammi di sei pietre, di colori diversi. "Potere. Spazio. Mente. Realtà. Tempo. Anima. Escludendo quella del potere, quale potrebbe avere?"
Phil mugugnò appena. "Non credo abbia poteri particolari per utilizzare uno scudo come arma di attacco e difesa." Si picchiettò le labbra con l'indice. "Forse quella della Realtà..."
"Questo spiegherebbe il suo essere sparito tanto in fretta."
"E anche la sua improvvisa comparsa."
Il Direttore non annuì, né diede alcun segno di voler confermare la sua opinione. "Come sta Stark?"
Scosse le spalle. "Questa volta se l'è vista brutta e io non sono di molto aiuto. Lui dice di stare bene ma le tre costole incrinate e gli ematomi dicono il contrario."
"Cercate ogni contatto possibile col Capitano. Formate una boyband, se può servire a non farvi ammazzare."
Phil piegò le labbra in un mezzo sorriso. "D'accordo. Lei crede... Che lo conosciamo? Ho avuto una strana sensazione quando l'ho visto."
"Stiamo cercando un qualsiasi riscontro. Un campione biologico è ben accetto, se riuscirai a strappargli un capello."
"Ha i capelli coperti dal casco..." Si sollevò. "Ma posso provarci..."
"Nella mia frase sussiste una buona dose di sarcasmo." Fury chiuse tutti i pannelli, quindi tolse l'oscurazione alle finestre. "Vai, ora. Torna a lezione."
Il ragazzo annuì. "Vedrò di scoprirne di più."
"Mi fido di te, Coulson."
"Grazie signore." Salutò con un cenno l'uomo e corse in mensa recuperando un vassoio e raggiungendo Tony al tavolo. "Ehi, scusa, dovevo andare in bagno."
Stark alzò la testa dal piatto ancora intonso, pieno di stomachevoli maccheroni al formaggio. "Ho più nausea che fame." Ammise.
Lo guardò preoccupato. "Forse dovresti andare in ospedale, Tony."
"No. Devo solo ingoiare il fatto che ieri un dannato Chitauro mi ha quasi fatto la pelle."
"Stanno diventando più forti, Tony, non è certo colpa tua. Avrei dovuto proteggerti meglio." Bisbigliò, abbassando gli occhi sul piatto. "E' colpa mia."
"Taci." Fu la risposta secca dell'altro. "Non voglio sentire una parola di più."
"Ma è vero. Dovrei aiutarti ma non sono in grado di fare nulla. Le armi da fuoco li bloccano solo per pochi minuti, dovrei armarmi con qualcosa di più utile."
"Non voglio sentire altre cazzate."
"Linguaggio." Steve si sedette accanto a Stark e posò il vassoio accanto al suo. Aveva soltanto una mela ed uno yogurt, nulla di più. "Vi spiace? È tutto occupato."
"No, figurati." Phil lanciò un'occhiata dispiaciuta all'amico e un sorriso all'altro. "Come va?"
"Tutto bene." Il ragazzo di Brooklyn sorrise loro, prendendo lo yogurt e battendo il cucchiaio sulla copertura di stagnola. "Voi?"
"Bene. Come è andato il secondo giorno?"
"Solo il secondo? Ah, mi sembrava molto di più. Se non fosse per chimica, sarebbe perfetto."
"Chimica? Hai difficoltà?" Phil sorrise. "Tony è un genio in chimica, potrebbe darti una mano."
"Eh?" Fu la risposta del diretto interessato, allibito e sorpreso. "Io cosa?"
"Potresti dargli una mano con chimica." Ripeté l'altro con un sorriso.
"Oh beh. Se proprio vuole…"
"Ne sarei felice." Steve gli sorrise, prendendo una cucchiaiata di yogurt e poi mettendolo da parte. "Non sono per nulla portato."
"La settimana prossima abbiamo la prima verifica, se cominciate subito, puoi recuperare tutto."
Un calcio ben assestato arrivò da sotto il tavolo -Segnale convenuto per dire. "Ma che cazzo stai dicendo?"
Phil si morse le labbra per non emettere un suono, poi si schiarì la gola. "Io devo andare in biblioteca per il saggio di storia. Voi divertitevi con chimica."
Ennesimo calcio. Tony arcuò le sopracciglia, eloquente. "Su cosa è il saggio?" Si informò Steve.
"La seconda guerra mondiale." Phil mollò un calcio a Tony, eloquente a sua volta. "Ora vado." Si sollevò senza neanche aver toccato cibo. "Ti chiamo più tardi Tony."
"Seconda... Posso darti una mano, se ti serve." Fece Steve e Tony si disse d'accordo con un vigoroso annuire. "A chimica penseremo dopo." Convenne.
"Ma no, me la cavo da solo e poi devi recuperare tutto il programma, no?"
"Non so come darti torto. Se hai bisogno dimmelo, va bene?"
"Certo, ti ringrazio." Sorrise. "Allora ci vediamo."
 
***
 
"C'è un qualche tuo piano malefico nel continuare a lasciarmi da solo con Rogers?" Fu il saluto che gli rivolse Tony, la sera, quando prese in carico la telefonata di Phil.
Quello rispose con una risata. "Ammetti che ti piace, dai! Lo faccio per te, così hai contatti anche con qualcun'altro e non solo con me."
"Non mi---Non è vero che non ho altri contatti!"
"Davvero? Oltre me con chi parli?"
"...Coi professori."
"...Certo, loro non li avevo contati." Rispose, sarcastico. "Avanti! Steve è simpatico e non c'è nulla di male a frequentarlo."
"Lo conosco da due giorni. E ogni tanto mi sembra... Vecchio."
"Vecchio? In che senso?"
"Non lo so! Ha quell'aria di... qualcuno con più anni di quel che dimostra."
"Davvero? A me sembra un ragazzo così ammodo e gentile."
"Non dico che non lo sia. Non so come spiegarlo."
"Conoscilo meglio, magari riuscirai a capire perché ti trasmette quelle sensazioni."
"Questo tuo volermi programmare le uscite mi inquieta."
"Non sto programmando nulla! Dico solo che non c'è nulla di male ad uscirci."
"Come vuoi, come vuoi. Senti, ronda stasera?"
"Mh... Ne sei sicuro? Dovresti riposare un po'."
"E se i Chitauri attaccassero?"
"Tony non possiamo salvare sempre tutti e tu hai bisogno di riposare, ieri ci hai quasi rimesso la pelle."
"...Allora trova il Capitano. Combatti con lui."
"Io-- Cosa? Sei impazzito? A parte che io sono totalmente inutile sul campo di battaglia, dove pensi potrei trovarlo?"
"Non lo so! E non dire che sei inutile!"
"Ma lo sono! Non posseggo una Gemma e neanche le armi adeguate. Non servo a nulla, sono buono solo a disinfettare le ferite."
"Giuro che mi trasformo e volo fino a casa tua per prenderti a calci."
Ci fu uno sbuffo. "Andrò a cercare il Capitano se ti fa piacere, ma non cambio idea."
"Lo farai. Non ho che te: sarei perso se tu non ci fossi."
"Grazie Tony, ma sai che non è vero. Te la caveresti benissimo anche da solo."
"No. Non è così."
"Mh. E poi dici di non essere un sentimentale." Ridacchiò. "Ci vediamo domani a scuola."
"A domani. Stai attento."
 
***
 
"Iron Man non è con te?" Non fu Phil a trovare il Capitano, bensì il contrario: egli comparve al suo fianco quasi dal nulla, sulla cima di una palazzina che dominava il centro città. Dalla terrazza si contavano i tetti, le luci come filari e rosari singultanti. Il Capitano incrociò le braccia al petto, lo scudo posizionato dietro la schiena, e parve ancora più alto.
Il ragazzo sollevò gli occhi sull'uomo e parve appena intimorito dalla sua figura. "No. Ha subito troppe ferite, ieri. Deve riposare almeno per questa notte."
"Non dovreste combattere da soli una battaglia tanto grande." L'altro gli rivolse un quieto sorriso. "Permettetemi di aiutarvi."
L'altro annuì. "Ma anche con il tuo aiuto, temo sarà una battaglia sempre troppo grande. Dobbiamo capire come sconfiggerli una volta per tutte."
"Non credo di sapere molto su questo nemico."
Corrucciò le sopracciglia. "Allora perché lo combatti?"
"Perché così deve essere. Lo so. È il mio compito." Il Capitano tacque e il suo sguardo si perse lontano. "E tu? Come sai delle Gemme?"
Scosse le spalle. "Lo so e basta. E' il mio compito."
Un sorriso increspò le labbra dell'altro. "Allora puoi comprendermi. E credo lo sia anche per Iron Man." Proseguì. "Lo sappiamo. Al di là della ragione stessa: è così e basta. È il nostro compito."
"Tu cosa sai dei Chitauri?"
"Che sono creature mandate in avanscoperta: galoppini di..." Il Capitano storse appena la bocca. "Un'altra dimensione. Sono guidati dal fiuto, si muovono in branco. La loro tattica è elementare, tuttavia efficace."
"Eppure diventano più forti ogni giorno che passa." Phil gli si avvicinò, studiando il suo viso -Aveva qualcosa di familiare. "I primi tempi Iron Man riusciva a batterli in poco e con pochissimi danni. Ora..." Scosse la testa.
L'uomo si ritrasse appena. "Imparano. Si evolvono. E chi li comanda li migliora ogni battaglia di più."
"Come può farlo?"
"Immagino che possa vedere ciò che loro vedono e agire di conseguenza."
Phil corrucciò le sopracciglia. "Pensi che questo essere li crei dal nulla?"
"Non lo so." Ammise lui. "Le mie supposizioni possono arrivare unicamente fino ad un certo punto."
Phil lo osservò per alcuni istanti e la sensazione di conoscerlo si faceva ancor più strada in lui. "Che Gemma possiedi?" Chiese, poi, d'improvviso.
"Preferisco non rivelarlo."
"Perché no?"
"Troppe domande. Troppi dubbi. Risvolti." Il Capitano scosse la testa. "No. Meglio tenere il segreto."
Phil sollevò un sopracciglio. "Conosco le Gemme e l'unica cosa che mi incuriosisce è come tu ne sia venuto in possesso."
"È semplicemente apparsa nella mia vita. Mi ha chiamato e io ho risposto."
"Ti ha chiamato? Come?"
Il Capitano aprì la mano destra, quasi si aspettasse di vedere apparire qualcosa. "L'ho sentito."
Il ragazzo mugugnò appena, scuotendo poi le spalle. "Sembra sia una notte tranquilla, potremmo tornare a casa."
"Io farò ancora un po' di ronda." Lo avvisò lui. "La città è grande."
L’altro inclinò il viso. "Posso accompagnarti se vuoi."
Il Capitano gli sorrise. "Sarà un piacere."
 
***
 
Da qualche parte, oltre lo spazio, in un ritaglio universale al di là del mondo stesso, qualcuno alzò la testa. Non la alzava da tempo e non vedeva da molto le stelle oltre lo squarcio metallico delle sbarre. Distese le gambe, le braccia, reclinò la nuca. Sollevò le palpebre -Non apriva gli occhi da settimane infinite- rivelando l'iride coperta da una patina di ghiaccio tanto spessa da nascondere il grigio naturale del suo sguardo. "Maestro." Disse e la sua voce ruvida gracchiò nella gola. "Maestro. Lingua d'Argento. Una Gemma si è svegliata."
Alle sbarre si avvicinò un uomo allampanato, coperto da un mantello nero che nascondeva il corpo longilineo. Spostò gli occhi verdi in quelli dell'altro, incuriosito. "Riesci anche a capire quale?"
Colui che aveva appena aperto gli occhi piegò la testa. "Vedo la sua Anima." Lo sguardo sfolgorò di viola acceso. "Un uomo fuori dal Tempo."
"Mh... Dove avverti la sua presenza?"
"New York."
"Bene. Manderò altri Chitauri. Dobbiamo impadronirci di quelle Gemme il prima possibile."
"Lui sa combatterli. Lui ha già combattuto."
L'uomo lo fissò. "Come fai a saperlo?"
Un sorriso increspò le labbra dell'uomo. "Ho visto i Chitauri cadere. E vedo la sua anima, forgiata dalla guerra e dal sangue."
L'altro ispirò piano. "Ne manderò altri perché lo studino." Rispose, allora.
L'uomo che aveva aperto gli occhi annuì e abbassò le palpebre, celando alla vista gli occhi glaciali. "Sì, Maestro."
"Hai delle obiezioni?" Chiese allora l’altro, abbassandosi per guardare meglio il ragazzo in viso.
"No, Maestro."
E Lingua d’Argento piegò le labbra in un ghigno. "Continua a scandagliare. Ci sono altre Gemme dormienti."
"Sì, Maestro." L'uomo aprì di nuovo gli occhi, abbacinanti di lucore viola. "Li troverò. Per te "
"So che lo farai uccellino... Ma devi essere più veloce, il tempo stringe ormai.” Sussurrò, stringendo una delle sbarre tra le dita sottili.
"Le Gemme celano se stesse, Maestro. Non posso costringerle a svegliarsi."
"Certo che no, ma devi continuare a cercarle, senza sosta."
"Sì, Maestro." L'uomo che scandagliava le anime piegò la testa sulla spalla e tacque. I suoi occhi guardavano già lontano.
   
 
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