Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Mel96ly    26/04/2017    0 recensioni
Derek sapeva che non avrebbe dovuto accettare quella scommessa quella sera, ma lui non rifiutava mai le sfide. Isabelle non sapeva di doversi trovare un giorno a rendere pubblica la propria vita e i propri scheletri nell'armadio. Un programma televisivo e due persone che non vogliono parteciparvi: questo è il modo in cui si sono conosciuti Derek e Belle.
Lei una bambolina bionda più simile a una barbie che a un'essere umano. Così eterea da sembrare un angelo. Non è però la solita ragazzina svampita: è intelligente, schietta e decisa, ama divertirsi ed è felicemente single. Le sue coinquiline però non la pensano allo stesso modo...
Lui è il tipico playboy del college che si porta a letto una ragazza diversa ogni notte. È ricco, egocentrico, simpatico e incredibilmente attraente. Astinenza, amore e monogamia non sono parole che fanno parte del suo vocabolario, ma Derek ha perso una scommessa, una scommessa che lo obbligherà a partecipare ad "A fairy-tale love", un programma televisivo per ragazzi universitari in cerca dell'anima gemella.
Due personalità simili, due passati diversi, due ragazzi che non credono di essere fatti per stare insieme e che non vogliono alcun partner, eppure sono obbligati a conoscersi.
Genere: Fluff, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Universitario
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

DEREK

Bene. Sono qua fuori casa sua, o meglio fuori dal suo condominio. Devo solo suonare e probabilmente salire le scale. Da fuori non sembra un posto tanto male, ma mi aspettavo vivesse in una qualche confraternita al campus, in una supervilla, o comunque in un quartiere un po' più carino. In genere una ragazza che vuole farsi notare da tutta America non ti invita ad andare a casa sua se non si tratta di una reggia, come quella di Spencer, o di una confraternita, come Jane. Mi avvicino ai campanelli e li controllo uno per uno, finché non trovo quello con scritto "Isabelle Wood Grant. Malissa Bayle. Brooke Stuart." Mi incuriosisce il fatto che un cognome sia cancellato e devo dire che un po' mi preoccupa. O scappa da qualcuno o ha una pessima famiglia. Una qualunque di queste cose non va a suo favore. Non voglio ragazze dal passato complicato o che hanno bisogno di qualcuno che gli sta vicino tutto il tempo perché hanno problemi con la famiglia e si sentono sole e abbandonate. Faccio un respiro profondo e trovo il coraggio di suonare, anche se un po' incerto.

-Agitato?- Mi chiede Paul, il cameraman che oggi mi ha seguito all'appuntamento.

Lo guardo sistemandomi il cappello. –Un po'. Non so cosa aspettarmi.-

-Cosa pensa di lei?- Mi chiede ancora. Mi aspetto che tutto questo vada in onda e non so cosa è più giusto rispondere. Non so neanche cosa penso davvero in realtà.

-Credo che sia una bella ragazza, ma in studio non sembrava molto felice di essere nel programma, quindi non so cosa aspettarmi oggi.- Rispondo soppesando bene ogni parola. Provo a risuonare il campanello e aspetto che qualcuno questa volta risponda. C'è un po' di vento anche se la giornata non è male. Spero che la ragazza abbia intenzione di uscire almeno un po' o che sia abbastanza coraggiosa da darmi qualche contentino già al primo appuntamento, almeno per rendere la giornata casalinga meno noiosa.

-Oddio!- Esclama qualcuno urlando dal citofono. È una ragazza, si capisce subito dalla vocina acuta. –Scusa Scott, non ho fatto apposta. Sì? Chi è?-

Mi viene il dubbio di aver sbagliato citofono. -Ehm... Sono Derek.-

-Oh certo.- Risponde, quasi sorpresa, e subito la porta si apre con uno scattante rumore metallico. –Sono al secondo piano, la porta a destra.- Mi istruisce mentre sto per entrare. -Eugene, mi fai un favore? Tiri giù il caffè.- Dice con ancora il microfono aperto. Prima Scott, ora Eugene... due uomini. Perché ci sono due uomini in casa sua? O mi vuol far conoscere i fratelli o non capisco perché per al primo appuntamento abbai deciso di farmi conoscere due uomini. Forse è una tattica per farsi rimandare a casa o, al contrario, una per farsi vedere. –Stai già salendo?- Mi chiede poi. Sorrido perché capisco che evidentemente la telecamera che c'è sul citofono è rotta e lei non può vedermi. 

-No, ti ascolto far confusione.- Le rispondo divertito.

-Oh... Ehm, sì, scusa. Ti piace il caffè vero?- Mi chiede imbarazzata. Immagino le sua guance tingersi di rosso come martedì in studio e il mio sorriso si allarga.

-Sì.- Rispondo e aspetto una risposta, ma lei mette giù e mi lascia solo con Paul. Lo guardo e faccio un smorfia confusa alla telecamera. –Saliamo e vediamo cosa mi aspetta.- Apro la porta e subito vedo un atrio piuttosto scuro, che non lascia riconoscere l'esatto colore dei muri, con tre porte e delle scale che girano intorno ad un ascensore malandato. Si tratta di un ammasso di ferraglia arrugginita e all'apparenza poco resistente, perciò decido di andare a piedi. Percorro le tre rampe che mi separano dal secondo piano e, una volta arrivato mi accorgo subito che questo è il pianerottolo più pulito del palazzo. Okay, è una ragazza ordinata. Individuo la porta alla mia destra, l'unica con uno zerbino colorato davanti. Mi avvicino e suono in campanello. Sento chiacchierare da dietro la porta e dei passi leggeri avvicinarsi. Quando si apre, con qualche cigolio, mi trovo davanti una versione più vestita ma altrettanto sexy della ragazza che ho visto in studio, illuminata da una chiara luce proveniente da dietro le spalle che le da un'aria angelica e eterea. È bellissima. Non è sudata, non ha la coda, non sembra stanca e arrabbiata. I lunghi capelli biondi sono sciolti e le incorniciano con riflessi dorati il viso affilato; gli occhi sono più chiari e limpidi, cristallini, e la pelle più luminosa e brillante, come se ricoperta da uno strato d'ambra; le guance più rosee, il viso pulito e senza trucco ricorda il rivestimento di una pesca matura.

-Ciao.- Esclama sorridendo. Non capisco se è un sorriso di felicità o di educazione, ma in qualunque caso è davvero bello. Solo quando sento Paul tossire mi accorgo di starmene qui imbambolato e senza neanche riuscire a rispondere al saluto. –Come sei eloquente! Vuoi entrare o preferisci rimanere sulla porta?- Mi chiede divertita. Mi riscuoto e mi tiro mentalmente un pugno nello stomaco. Ma che mi è preso? Ho fatto la figura dell'imbecille. Le sorrido, poi mi allungo e le do due casti baci sulle guance, cogliendola di sorpresa e trattenendomi forse un po' troppo su entrambe. La pelle è morbida. Come vorrei darglieli in ben altri posti questi baci.

-Preferirei entrare.-

-Bhè, ci speravo, odio studiare in piedi.- Sorride e si scosta dalla porta, puntando verso la cucina e lasciandomi la possibilità di studiarle il sedere. Perfetto! Anche il sedere è perfetto. Questo non va bene. Studiare? Mi riscuoto ripensando alle parole usate da lei poco fa. Faccio un paio di passi avanti con Paul che mi segue e un altro paio di cameraman che mi stanno di fronte e ci inquadrano. La sala è grande e luminosa, in netto contrasto con ciò che mi aspettavo, visto il resto del palazzo. Il pavimento è di lucido e caldo parquet, le pareti sono bianche e gialle e riflettono la luce che entra dai finestroni in fondo alla sala, che danno su un modesto, ma discreto, terrazzo addobbato con un tavolino con tre sedie. Sulla sinistra, dietro un bancone a vista, c'è la cucina, piccola ma ordinata, mentre in sala ci sono due divani a fiori e una poltroncina, il tutto rivolto verso una vecchia televisione dallo schermo enorme e quasi piatto. Dietro uno dei divani, vicino a me, c'è un tavolo rettangolare in legno con sei sedie e sopra un vaso di rose arancio e una rivista di moda. –Vuoi del caffè?- Mi chiede Belle ancora sorridente. La guardo bene e mi accorgo che indossa una semplice tuta da ginnastica rosa confetto piuttosto larga, che si stringe alle caviglie, e un enorme maglione pesante, aperto sopra a una canottiera nera. È vestita in modo semplice, come la prima volta, e il viso e la capigliatura sono naturali. Sembrerebbe che non cerchi di impressionarmi, ma che voglia essere semplicemente se stessa e devo ammettere che è davvero bella anche così. Non so cosa sia che più mi sorprende, se il fatto che è molto bella anche senza impegnarsi con trucco o vestiti succinti, o se è perché mi piace nonostante non sia il mio genere di ragazza. Mi concentro su ciò che sta facendo e mi accorgo che sta parlando e io come un imbecille non la sto neanche ascoltando. –Ah, allora lo sai anche tu Paul.- Esclama mentre versa il caffè in cinque tazze sopra il banco della cucina. Non sta parlando con me evidentemente e sono abbastanza confuso, anche se sollevato del fatto che non si è accorta del mio essere distratto.

-Sì! Ma dovevi vederlo un mese fa, era disperato perché lei quel giorno non c'era.- Le risponde il mio cameraman ridendo e prendendo una delle tazze dal bancone. Ora sono molto confuso.

-Paul finiscila.- Gli dice l'altro cameraman che gli sta vicino. È un bel ragazzo, sulla trentina, ma un po' nerd proprio come Paul e tutti i tecnici che ho visto in studio da quando sono nel programma.

-Dai Scott non prendertela.- Si intromette Belle trattenendo una risata in modo stentato. La guardo confuso, poi guardo quello che ha appena chiamato Scott e poi l'uomo sui cinquanta, probabilmente Eugene, e scoppio a ridere. La concentrazione si sposta su di me e tutti mi guardano come se fossi impazzito. Smetto subito cercando di trattenermi dal mio improvviso attacco di consapevolezza. 

-Scusate, davvero, ma non avevo capito che...- Dico ridacchiando. –Che fossero loro Scott e Eugene.- Tutti mi guardano ancora peggio di prima e probabilmente sto passando per un pazzo. Certo non è la miglior impressione che potevo dare a una ragazza al primo appuntamento, ma continuo a sogghignare.

-In che senso?- Mi chiede Belle confusa.

- Insomma, hai chiesto loro di fare il caffè? Ti sentivo dal citofono.-

Mi guarda seria e penso di aver detto la cosa sbagliata, ma dopo un secondo sta già ridendo con me e stavolta sembriamo entrambi due pazzi. Ovviamente le telecamere ci stanno inquadrando, anche se non penso che ci trovino poi così da ridere i nostri cameraman. –Sì. Stavo mettendo la casa in una specie di ordine ed ero un po' in ritardo.- Aggiunge ridendo. La guardo e continuiamo a fissarci sorridendo ancora per un po'. Non so perché il fatto che lei tratti i suoi persecutori come degli amici di vecchia data mi sembri tanto divertente, ma sicuramente è strano. Nessuna ragazza ha mai fatto così. È strano e mi piace. Mi piace già troppo per non essere il mio tipo. –Allora, io avrei delle cose da fare e dato che hai scelto un giorno orribile per incontrarmi, devi adattarti ai miei impegni.- Dice a un certo punto seria, ma con ancora il sorriso sulle labbra. Non capisco se quell'espressione è dovuta a ciò che è appena successo o a ciò che stiamo per fare e la cosa mi incuriosisce e inquieta al tempo stesso. 

-Come mai sembri quasi una ragazza simpatica oggi?- Le chiedo col mio solito sorriso arrogante che in genere fa sciogliere ogni tipa che incontro. Lei emette una risatina di scherno e si avvicina di un passo.

-Se sono obbligata a frequentarti è inutile farti la guerra. E poi essere me stessa basterà affinché tu mi sbatta fuori.- Sorride a dentatura piena e mi fa un veloce occhiolino. Non mi perdo l'arroganza della sua risposta. È un po' fredda. In genere sono io che domino le uscite e che faccio battute, ma ora lei mi sta surclassando e la cosa mi diverte molto e mi mette in difficoltà al tempo stesso. Sarà difficile gestirla, è un esemplare di ragazza etero che mi mancava da incontrare. -Ora proseguiamo con i programmi.- 

-E quali sarebbero?- Chiedo cauto. Spero solo non sia qualcosa di noioso perché inizia a starmi simpatica e sarebbe un peccato rovinare il pomeriggio.

-Studiare.- È fiera e convinta di ciò che ha appena detto, ma sono sicuro che sul mio viso c'è un'espressione tutt'altro che felice.

-Stai scherzando, vero?-

-Assolutamente no.- Mi risponde lei con tono sicuro. Non posso credere che voglia davvero studiare durante le due uniche due ore che abbiamo per vederci! -Hai scelto di portarmi in uscita oggi e hai lasciato a me tutte le altre decisioni. Io giovedì ho un esame e quindi ho deciso che devo studiare. O torni a casa o studi con me, vedi tu.- È seria, con le sopracciglia alzate e le labbra arricciate. Non sta scherzando e non penso neanche che sia una strana tecnica per flirtare, deve davvero studiare, non ne è dispiaciuta e, anzi, forse spera che io decida di andarmene. Non ha capito niente di me allora.

-Studio con te.- Le rispondo sicuro e a testa alta. Le ci vorrà più di qualche ora di studio per farmi rinunciare. È troppo bella per farla andare a casa senza averla neanche conosciuta. Conosciuta da un punto di vista totalmente fisico, è quello il mio scopo finale. Sì, è quello. Lei non rimane sorpresa dalla mia risposta, non tradisce nessuna emozione e incrocia le braccia in tono di sfida mentre una ciocca di capelli le sfugge da dietro le orecchie. 

-Prevedibile.-

-Ah sì?-

-Assolutamente.-

-Forza Miss Arroganza, vai a prendere i libri. È meglio per te che tu sappia tutto.- Le labbra si arricciano ancora. 

-Mi stai sfidando?-

-Certo.-

-Bene. Ti aspetta un'ora di procedure investigative.- Dice soddisfatta mentre saltella verso quella che deve essere camera sua. Due secondi dopo ricompare con tre enormi volumi sotto il mento, un astuccio a penzoloni tenuto con un laccio in bocca e un blocchetto di post-it colorati in bilico in una mano. La osservo mentre cerca un modo per chiudere la porta con qualche altra parte del corpo libera. È impacciata e ciò la rende talmente umana e buffa che non posso fare a meno di fissarla sorridendo. Si guarda attorno e corruga la fronte, poi mi guarda accigliata e mi rivolge un terribile sguardo assassino. –Potvesti anche aiutavmi!- Mi rimprovera farfugliando contro il laccio che ha in bocca. Sorrido, la raggiungo e le tolgo dalla mano il blocchetto. Sul suo viso si forma uno strano cipiglio di offesa, gli occhi le si stringono in due fessure azzurrissime, le ciglia le sfiorano le guance rossastre e le labbra s'increspano attorno al laccio. Dio, quelle labbra devono essere buone come caramelle. Sento il sorriso allargarmisi in faccia per colpa della sua espressione buffa, nonostante so che questo la farà arrabbiare di più. Per fortuna ho ancora le braccia alzate, e i miei riflessi non sono niente male, quando mi lancia addosso i tre volumi di investigazione. Quando mi atterrano sugli avambracci emetto un verso strozzato e sento la circolazione fermasi istantaneamente. Pesano un quintale e mi sorprende che lei li abbia trasportati persino fino a qui. Non sono un tipo magrolino, anzi, portarli per me è uno scherzo, ma sentirseli atterrare addosso fa il suo effetto. Lei sorride, soddisfatta del suo atto di protesta, e io mi compiaccio a vederla così fiera di se per così poco. Mi avvicino al tavolo, ma lei mi ferma subito prendendomi il braccio e indicandomi il divano. Non capisco come possa studiare su quel coso, ma la seguo come un bravo schiavo.

-Allora, cosa devo fare io?- Le chiedo aprendo a caso uno dei libri che ho tra le mani e sfogliandolo. I titoli e le parole che leggo mi sembrano solo vagamente famigliari.

-Mi ascolti.-

-Tutto qui?-

-E mi fai qualche domanda.- La guardo con la fronte aggrottata. Come posso farle domande su cose che non conosco neanche io? E come faccio a correggerla se quando mi dice qualcosa sbaglia? O mi sta prendendo in giro o è terribilmente seria e mi aspetta un noioso pomeriggio di procedure legali delle quali non mi interessa assolutamente niente. Sto per dirle tutto questo quando all'improvviso esclama –Allora?- La guardo e vedo che mi fissa con due occhioni luccicanti. In questo modo le iridi sono ancora più grandi e azzurre del solito, risaltate dalla sua carnagione caramellata e dalle lunga ciglia. Il mio cervello si svuota! Rimango a guardarla per un po', cogliendo ogni sfumatura di questa nuova espressione del suo viso. Riesce a sembrare dolce e innocente, ma da ciò che ho visto finora è tutt'altro che ingenua. Mi stupisco della confidenza con la quale mi tratta, ma non sarò di sicuro io a protestare, anzi.

-Da cosa iniziamo?- Accetto all'ennesimo battito di ciglia. Lei alza gli occhi al cielo, ma poi sorride soddisfatta di aver vinto e ci mettiamo subito sotto a lavorare. Devo ammettere che è preparata e io non capisco molto delle cose che sta dicendo, ma mi sfida, mi interroga, come se fossi io ad avere l'esame, e alle sfide non so proprio resistere. Il suo modo di fare, da freddo e distaccato, pian piano cambia, facendomi apparire una Belle diversa da quella che ho visto fin'ora, più simpatica, dolce e scherzosa. Decisamente più affabile, e penso sia questa la sua vera natura perché una persona riservata e che se ne sa sulle sue non può cambiare in questo modo da un momento all'altro. La osservo mentre legge, si sistema i capelli dietro le orecchie, ripete la lezione e risponde convinta alle mie domande. Ogni volta che le chiedo qualcosa di intelligente si scrive la domanda su un post-it e poi lo attacca su quello precedente, invece quando la punzecchio o le chiedo qualcosa di stupido mi spinge o mi tira una pallina di carta. Ridiamo e ci prendiamo in giro e dopo poco che siamo insieme sembriamo già amici. Mi sento a mio agio e mi diverte, nonostante non sempre capisca bene il suo carattere. Riesco a cogliere in lei la dolcezza, la serenità e la sicurezza che ha in se stessa e nelle sue decisioni da semplici frasi e parole che mette qua e là. Non è solo una bella ragazza, ma è intelligente e simpatica, cose che singolarmente mi piacciono, ma che insieme, fino ad ora, ho travato solo in poche persone. Le sfioro la spalla con lentezza per sistemarle dei capelli in disordine, lo faccio con spontaneità, senza pensarci, e forse è ancora un po' presto per il contatto fisico, ma lei al posto di tirarsi indietro scoppia a ridere.

-Che ti prende?-

-Non farlo più.- Mi ammonisce col sorriso ancora sulle labbra. 

-Cosa? Questo?- E prima che lei riesca a liberare le mani dai foglio le passo le dita dalla clavicola fino al punto in cui la ho toccata prima. Lei scoppia ancora a ridere e scrolla le spalle.

-Ti ho detto di non...- Ormai ho capito qual è il problema: è estremamente sensibile al solletico. Così con una mano le stringo prontamente i polsi e con l'altra inizio a sfiorarle le braccia e le spalle fino al collo. Lei si agita sotto il mio tocco e inizio a ridere con lei, finché, senza che me ne accorga, riesce a liberare le mani e spingermi indietro. La guardo divertito e anche un po' preoccupato di aver esagerato, ma in effetti cosa mi importa? Se si offende peggio per lei. È questo che sto pensando quando però tiro un sospiro di sollievo nel vederla tirarmi una pallina di carta mentre cerca di trattenere il sorriso. –Sei uno stronzo.- Mi insulta senza crederci e così riprendiamo a ripassare. Ci mettiamo poco però a perderci in una discussione stupida sui telefilm polizieschi e su quanto a volte siano ridicoli. Iniziamo una gara su quanti libri e film gialli abbiamo visto e lei mi straccia alla grande, poi ricominciamo da capo a leggere e ripetere finché lei non è talmente esausta da iniziare a canticchiare le frasi e a fare voci strane. È così che scopro che quando è stanca si comporta come una pazza bipolare e mentre studia inizia a interpretare ciò che deve ripetere, facendo strane arringhe, e one-woman show ricchi di battute. Rido tutto il tempo finché lei non si ferma di punto in bianco. Sbuffa, incurva le spalle si lascia cadere di colpo con il fianco sul divano, la testa sulle mie gambe, e chiudendo gli occhi per un decimo di secondo. Non posso fare a meno di guardarla. È una calamita per gli occhi. È un disastro. I capelli sono un disastro, sparano da tutte le parti senza un senso logico. Il posto è un disastro, con fogli ovunque e ricoperto di palline di carta. Persino i suoi vestiti ora sono un disastro: la felpa è accartocciata per terra, un pantalone è stato tirato su fino al ginocchio e la maglia è stropicciata. È un disastro eppure è terribilmente sexy. La cosa mi mettere seriamente a disagio. È diversa dalle altre e non va bene. Mi vengono in mente almeno una ventina di battute antipatiche o volgari che potrei farlo in questo momento, ma non vale la pena rovinare il momento dato che siamo entrambi troppo esausti per insultarci.

-Sei stanca?- Le chiedo passandole una mano tra i capelli e sentendola irrigidirsi contro di me per un istante quasi inesistente e poi rilassarsi e far fuoriuscire un sospiro pesante. Siamo alla prima uscita eppure mi sembra di sapere più cose su di lei che su una qualunque delle altre ragazze che frequento.

-Troppo.- Si accartoccia contro la sponda del divano diventando una cosa così piccola che mi sembra quasi di poterla rompere con un solo tocco. Chiude nuovamente gli occhi e sbuffa una ventata di alito alla menta. -Sto esaurendo. Mi serve del cibo.-

-Ti preparo qualcosa se vuoi.- Mi offro ancor prima di pensarci su. Io? Cucinare? Per una ragazza? Questa si che è bella! E poi non so preparare niente, se non cose fredde e semplici. Oltretutto questa non è casa mia e non saprei dove recuperare le cose che mi servirebbero. Vabbhe che tanto è una ragazza, cosa vorrà mai mangiare? "Dieta" e "ipocalorico" non sono parole del mio vocabolario in genere. -Non so... vuoi un'insalata? Un panino?- 

Si alza all'improvviso e si mette a sedere per poi saltare in piedi e avviarsi verso la cucina a passo di danza. –Pancake.- Esclama soddisfatta. –Hai voglia di pancake?-

-Sì.- La guardo, stranito dal fatto che stia per mangiare un cibo pieno di zuccheri e grassi e che la cosa non la interessi minimamente. Inizia a prendere il latte e le uova dal frigorifero e io mi alzo per andarmi a sedere su uno degli sgabelli del bancone della cucina. –Allora tu mangi pancake?-

-Sì, la ricetta è giunta fino a casa mia.- Mi risponde sarcastica. -Perché?-

-Non so... la maggior parte delle ragazze che frequento in genere non mangia pancake. Sai... zuccheri e robe simili sono i nemici della linea.-

-Sono grassa?-

-Bhe, non prenderla male, ma un po' sì.- Le rispondo, ovviamente mentendo. Lei mi guarda e si mette a ridere.

-Perfetto allora, un kilo in più non si vedrà sulle abbondanti curve.- Mi risponde ancora col sorriso sul volto. Ovviamente sa che non penso ciò che ho detto, nonostante il mio tono serio e finto imbarazzato. Oppure non le importa niente. Okay, tentativo di scalfirla numero millecentoventisei fallito, anche lui. Fa un sorriso soddisfatto mentre abbassa lo sguardo sulla ciotola in cui ha appena inserito farina e zucchero. –Comunque anche le mie amiche mangiano.-

-Anche davanti al proprio ragazzo o alle telecamere?- Le chiedo con la fronte aggrottata. È da quando sono iniziate le riprese che vedo le mie cavaliere mangiare solo insalate, frullati, yogurt e verdura lessata e non posso credere che le uniche ragazze che si comportano in maniera così stupida le ho trovate io. 

-In effetti da quando ho iniziato il programma sono stranamente a dieta.- Mi risponde lei pensierosa, fissando il vuoto, come se non ci avesse mai fatto caso.

-Già.-

-Bhe a me non importa.- Aggiunge continuando a mescolare l'impasto. -Mangiare è uno dei piaceri della vita, se non mangio cosa vivo a fare?-

-Se la metti sotto questo punto di vista.- Rido io. Non posso credere alle parole che ha appena pronunciato e neanche al fatto che nonostante questo abbia un corpo praticamente perfetto. Cazzo, è una specie di dea! Afrodite, se è così che si chiamava quella tizia greca, non le farebbe neanche concorrenza. 

-Quindi sappi che diventerò ancora più grassa, piena di brufoli e diabetica, ti conviene mandarmi a casa subito.-

-Io le preferisco così le donne.- Le rispondo stando al gioco.

-Bhe, non si può dire che non ci abbia provato.- Sorride calorosamente e fa spallucce. Io sorrido, istinto che ormai ho capito che è inutile reprimere con lei.

–Allora, che mi dici della tua famiglia?- Le chiedo prima di cadere in un silenzio imbarazzato. Lei non alza gli occhi dalla padella sul fornello e continua a lavorare come se non avesse niente di che da raccontarmi a riguardo. Le vorrei chiedere qualcosa sul cognome cancellato sul citofono, ma non vorrei esagerare alla prima uscita. Se voglio conoscerla fino a non sopportarla devo fare il bravo ancora per un po'.

-Siamo tanti.-

-Tipo?-

-Tipo tanti.- Mi risponde sorridendo. -Viviamo tutti insieme, con i miei nonni e i miei zii. Ho tre sorelle: Kate, Ashley e Britney. Quando vedranno la puntata, e la vedranno in mia presenza dato che mercoledì sarò da loro a cena, saranno qualcosa tipo dei fuochi d'artificio pronti a scoppiare sentendo parlare di loro.- Mi spiega servendomi i pancake caldi con una buona dose di cioccolato sopra e pieni di panna montata. Porge un piatto anche ai nostri cameraman. Non posso crederci!

-Allora saluto tutti i tuoi parenti e dico alle tue sorelle che se sono belle anche solo la metà di te direi che possono tentare con la carriera da modelle.-

-Ecco, hai appena fatto venire un infarto a Britney e incazzare di brutto Ashley.- Scuote la testa, iniziando a tagliare il suo pancake.

Rido. -Porgile le mie scuse quando si sveglierà, e perché Ashey dovrebbe arrabbiarsi?- 

-Perché crede di essere più bella di me.- Mi risponde sottolineando al parola "crede". Probabilmente vuole solo far arrabbiare ancora di più la sorella e ci sta riuscendo benissimo, immagino. Rido per la risposta che mi ha dato. Con questa ragazza non riesco a fare a meno di ridere.

-Chiedi scusa anche a lei allora.- Assaggio il cibo che ho nel piatto. Il boccone mi si scioglie in bocca e sopra c'è la perfetta dose di Nutella, che li fa essere dolci al punto giusto e lascia le tracce sul piatto per poterle tirar via con la forchetta, proprio come piace a me. Ovvio, è anche un'ottima cuoca. Dov'è la fregatura? E ha qualcosa che non va? Altrimenti lasciarla perdere potrebbe diventare più difficile del previsto.

-Lo sto facendo proprio ora.- Si infila anche lei in bocca una forchettata e li assapora meglio leccandosi le labbra e togliendo le ultime tracce di cioccolato. È una cosa incredibilmente sexy. Sì, è anche sexy, e i miei pensieri devono distogliersi subito da dove vorrei leccare via quel cioccolato prima che il sangue mi affluisca alla parte sbagliata del corpo.

-Quanti anni ha Britney?- Chiedo per distrarmi il più possibile.

-Due meno di me: diciassette.-

-Com'è?-

-È diversa da noi.- Inizia abbassando gli occhi. Li vedo luccicare e sorridere. -Io, Kate e Ashley siamo tutte bionde, come mamma, sembriamo fatte con lo stampino, ma lei è unica e questo la rende ancora più meravigliosa. Ha i capelli lunghi e neri, come quelli di mio nonno, e gli occhi azzurri su di lei risaltano come la luna nel cielo notturno. Penso sia la più bella ragazza che io abbia mai visto.-

Paul fa capolino da dietro la telecamera. -Ragazzi avete solo due minuti.- Ci avvisa, facendo spaventare Belle, che evidentemente si era dimenticata quanto me della loro presenza.

-Sono già passate due ore?- Chiedo sorpreso. Il tempo è volato e non me ne sono neanche accorto. Mi sono dimenticato del programma e delle telecamere. Persino delle altre ragazze. Non le ho neanche chiesto cosa pensa a proposito e vorrei proprio conoscere la sua opinione.

-A quanto pare.- Commenta la ragazza togliendo gli ultimi resti del dolce dal piatto con il dito e leccandoselo. In questi momenti mi chiedo se è solo ingenua o se fa tutto parte di una strana tattica ben architettata. Neanche si accorge dell'effetto che ha un gesto del genere su uno come me. -Sei sopravvissuto a più di un'ora di procedure investigative. La prossima volta facciamo le leggi federali per le prove?-

-Allora vuoi che ci sia una prossima volta?-

-Diciamo che non mi sembri uno che molla facilmente e io sono comunque obbligata a restare per un po', quindi...-

-Allora la prossima volta preferirei non studiare.-

-Vedrò cosa posso fare.- Alza il mento, in tono di sfida, e arriccia le labbra in quello che ormai ho capito essere un vizio che si mostra ogni volta che vuol fare la dura.

-È ora di andare.- Si intromette uno dei suoi cameraman. 

-Certo.- Gli rispondo e poi guardo la ragazza che si è appena alzata e sta andando a salutare Paul. 

-Non sei come mi aspettavo.- Mi dice quando poi si gira verso di me.

-In che senso?- Non capisco proprio chi si aspettasse di avere di fronte.

-Nel senso che sei evidentemente uno stronzo e uno a cui piace giocare con le ragazze, ma mi sono trovata bene tutto sommato. Sei stato stranamente simpatico con me.- Mi guarda sospettosa, con le sopracciglia un po' aggrottate, come se proprio non volesse credere al fatto che io possa essere davvero una brava persona. In realtà non posso biasimarla e la cosa mi fa sorridere. Mi avvicino e le sfioro la mano calda. 

-Ci vediamo Belle.- Siamo vicini, molto vicini, e nonostante io mi renda conto che la conosco appena e che lei probabilmente mi respingerà non riesco a non guardare quelle due piene labbra rosse e morbide. Fantastico da quando sono arrivato sui mille modi in cui quelle labbra potrebbero toccarmi e non so se potrei sopportare di esser uscito da questa stanza senza averle nemmeno sfiorate. Mi allungo cautamente verso il suo viso. Nei suoi occhi vedo la consapevolezza di ciò che sto per fare, ha capito benissimo le mie intenzioni, ma non sembra preoccupata, spaventata o contrariata. Mi basta poco per uscire dalla porta, già aperta alle mie spalle, ma mi avvicino di più al suo viso e lei chiude gli occhi e trae un profondo respiro, pronta a ricevermi, -lo vuole, vuole il mio bacio- prima di posarmi una mano sul petto e spingermi delicatamente fuori casa. Spalanco gli occhi, confuso, irritato ed eccitato. Non capisco cosa le sia preso e perché cavolo mi ha spinto indietro. Era lì, era così vicina che sarebbe bastato un decimo di secondo in più e le mie labbra ora sarebbero sulle sue e la mia lingua scorrerebbe sulla sua intrappolandola in una spirale lussuriosa, ma lei si è spostata. Anzi, mi ha spostato! Sono ancora scosso e infastidito quando mi si avvicina, mi stampa un bacio sulla guancia e all'ultimo mi tocca il naso con un dito e scappa in casa. Sento una sostanza appiccicosa sulla pelle. Lei ride come una bambina e mentre la guardo sento l'irritazione e la confusione ritirarsi in un cassetto chiuso a chiave del mio cervello per lasciar posto alla sorpresa e a una strana sensazione di serenità. Inizio a ridere con lei, scuoto la testa incredulo e mi lecco via dal dito il cioccolato che ho tolto dal naso. 

-Ci vediamo Derek.- Mi dice salutandomi con la mano sventolante. 

-Sei un'ottima cuoca.-

-Lo so.- Mi risponde. Poi chiude la porta e mi lascia in corridoio, con Paul, pronto a farmi mille domande, come al solito. Non riesco a togliermi il sorriso neanche a questa noiosa prospettiva.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Mel96ly