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Autore: BebaTaylor    26/04/2017    1 recensioni
Lindsay, Ryan e tutti gli altri tornano, dopo Straight Trough my heart. Ma scordatevi le atmosfere divertente della storia precedente.
Perché le persone crescono, i rapporti cambiano e si evolvono, perché c'è sempre chi non capisce, chi pensa al successo e lo vuole anche a costo di distruggere la felicità degli altri, ignorando le tante lacrime versate.
Risate, lacrime — tante — e dolore. I nostri saranno in grado di superare tutto quanto?
Attenzione: nella seconda parte del settimo capitolo ci sono vaghissimi accenni di lime slash.

«Ryan!» strilla Lindsay quando, del tutto casualmente, le tocco il sedere.
«Che c'è?» domando, «Non ho fatto niente.»
Lei mi fissa e sbuffa, «Lo sai cosa hai fatto.» dice, «Mi hai toccato il culo.» sibila.
Le sorrido, «Non l'ho fatto apposta.» dico. Lindsay sbuffa e si volta, dandomi le spalle e fissando la fila di persone davanti a noi. Stiamo andando a New York, ed è inutile dire che Liam è felice di passare del tempo con Svetlana, poi andremo in Europa, per la promozione dell'album. Prima tappa: Dublino. Credo che mi sfonderò di Guinness.

La presentazione fa schifo, scusate. Giuro che la storia è molto meglio!!
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'In a World Like this'
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We Start Over

Sette
No One's Gonna Sleep Tonight - Parte I -
*** From the start I knew that we'd be here dancing in the dark ***



«Vai?» domando e do un altro bacio a Lindsay, sfiorandole le guance con la punta delle dita.
«Sì.» risponde lei. «Ma ho tempo per un altro bacetto.» aggiunge sbattendo le ciglia. Adoro quando fa la civetta. Mi chino su di lei e la bacio di nuovo.
«È il campanello?» chiede lei, staccandosi da me e girando il viso verso la porta della sua stanza.
«Sembra di sì.» rispondo. «Chissà chi è.» mormoro, pronto a baciarla di nuovo.
«Il corriere?»
«Di domenica?» esclamo.
«Consegna urgente.» dice lei.
«Hai ordinato qualcosa?» domando, lei scuote la testa, i capelli che ondeggiano da un parte all'altra.
«Sarà stata mamma.» dice.
«Linds!» esclama sua madre, «Scendi, per favore.»
«Chissà chi è.» sospiro mentre la seguo. «Non sarà La Piaga?» squittisco. Non può essere lei! Cioè... no! Non è lei, la signora Mars non la farebbe mai entrare, visto che non la sopporta neppure lei. Usciamo dalla sua stanza e scendiamo le scale. Non è La Piaga. È molto, ma molto, peggio!
«Liam!» esclamo, «Che caz- cioè, che ci fai qui?» domando.
Lui sorride — come un idiota, devo dire —, «Aspetto che arrivi la mia Svetlana.»
Io lo ammazzo. No, poi andrei in galera. Un po' di Gutalax nel caffè. Sì, questo potrei farlo, così impara.
«Uhm, okay.» sospiro. «Ciao.» dico.
Lindsay lo fissa, gli occhi socchiusi, probabilmente sta decidendo se ha abbastanza tempo per picchiarlo. «Bene.» dice, «Io vado.» aggiunge. «A dopo.» esclama, mi da un bacio veloce ed esce di casa, la camminata decisa, le braccia rigide... ecco, Liam l'ha già fatta incazzare senza neppure buttarla giù dal letto alle otto del mattino.
«Perché sei qui?» esclamo, «Liam, lo sai che non arriveranno prima di un'ora, un'ora e mezza.» gli ricordo.
Lui scrolla le spalle e si guarda attorno, «Mi annoiavo.»
E deve venire a rompermi le palle?
Uffa.
«E devi venire a rompermi le palle?» sbotto.
«Volete un tramezzino?» domanda la signora Mars con un grosso sorriso. Forse penserà che siamo due idioti.
«Oh, sì grazie.» risponde Liam, il solito sorriso stampato in faccia.
«Sì.» dico io. Così andiamo in cucina, dove ci attendono un paio di tramezzini al tonno e del succo di frutta.
«Sono buonissimi, signora Mars.» sorride Liam Il Leccaculo.
«Oh, grazie.» dice lei per poi accendere il forno. «Liam, vuoi rimanere a pranzo?»
«Non vuole disturbare.» rispondo. Se rimanesse qui Lindsay me la farebbe pagare, lo so. Povero me!
«Non vorrei disturbare, signora Mars. È molto gentile.» dice Liam sorridendo. Io lo prenderei a schiaffi.
«Ma non è un disturbo.» replica lei.
«Allora accetto volentieri.» Liam continua a sorridere, «È molto gentile.»
Dio, Linds mi ucciderà.
La mamma di Linds ci sorride e torna a tagliare le patate.
«Sei un leccaculo.» sibilo al mio amico.
Lui mi fissa, le labbra sporche di maionese, «Non è vero.» replica, «Sono educato e gentile, io.» dice.
Sbuffo. Sarà una lunga giornata...

Fortunatamente riesco a convincerlo a farci una partitella con la Wii nell'attesa, chissà, magari si dà una calmata.
Ovviamente non lo fa.
Ovviamente ogni cinque minuti continua a ripetere: “Ma dove sono? Perché non arrivano? Chiama Linds e chiedile dove sono!”
Se non lo picchio oggi non lo picchierò mai più.
«Smettila.» sbuffo. «Sei noioso.»
Lui fa una smorfia mentre si prepara a lanciare la pallina in buca. Sì, stiamo giocando a Wii Sport, a golf, per la precisione. «Mi manca.» dice.
«Lo so.» sospiro, «Ma stai diventando noioso.» dico, «E la buca è dall'altra parte, non vicino al laghetto.»
Liam mi guarda e sbuffa, «Svetlana mi manca tanto.» pigola, «Adesso chiamo Linds e chiedo a lei.»
Gli blocco il polso, «Se lo fai ti prende a sberle.» dico, «E lo sai che ne sarebbe capace.» sospiro, «Per cui adesso te ne stai calmo e cerchi di mandare quella cazzo di pallina in buca.»
Liam assottiglia gli occhi e mi fissa, «Insensibile.» soffia.
Perché? Perché proprio a me?
Dio, sarà una lunga giornata!

***

Finalmente sono arrivate!
Grazie!
Esco da casa sulla scia di Liam, che corre verso Svetlana, l'abbraccia e la bacia, mentre io aiuto Lindsay a togliere le valigie dal bagagliaio. «Liam!» sbotto, «Datti una mossa.» ordino indicando la valigia più grande.
«Ti ha rotto le palle?» domanda Linds.
Inspiro, «Non troppo.» dico e lei ride. Se sapesse...
Portiamo le valigie nella stanza di Lindsay e torniamo di sotto. La signora Mars saluta Svetlana e poi dice che è quasi pronto e che bisogna apparecchiare. Cameron Mars esce dal suo studio — ma quando è ritornato? — e ci saluta, arrivano anche Greg, Brenda e Cam, che erano andati a fare un giro in spiaggia.
Entriamo in cucina e Linds sgrana gli occhi, «Mamma, hai sbagliato.» dice, «Ci sono delle posate in più.» dice.
Ecco il momento della verità.
«Liam rimane a pranzo da noi.» risponde sua madre.
«Oh, davvero?» squittisce Svetlana, «Grazie!» cinguetta e l'abbraccia per poi stamparle un bacio — con tanto di schiocco! — sulla guancia destra.
«Ah.» commenta Lindsay, afferra coltelli e forchette e si volta verso di me. «Me la paghi.» soffia fissandomi.
Io prendo i tovaglioli e la seguo nella sala da pranzo, passando per il disimpiego usato come dispensa, «Non è stata una mia idea.» dico, «È stata tua madre a invitarlo, tesorino.»
Linds sbuffa e inizia a sistemare le posate, «Perché l'hai lasciata fare?» sbotta, «Adesso romperà le palle tutto il pomeriggio.» si lamenta.
«Eh, mica potevo dire a tua madre di rimangiarsi l'invito.» le faccio notare.
«Potevi dire a Liam di non accettare.» dice.
«Ci ho provato... ma mica mi ha ascoltato.» esclamo sistemando i tovaglioli.
Linds si ferma e mi fissa, «Va bene.» dice, «Se fa lo stupido lo butto in piscina, okay?» esclama.
Annuisco, «Ti do una mano.» le sorrido.
«A fare cosa?» domanda Liam entrando con in mano tre bicchieri.
«A buttarti in piscina se fai lo stronzo.» replica Linds.
«Ma lui non è stronzo.» lo difende Svetlana.
Linds sbuffa, «Okay.» dice, «Fa' una mossa falsa e ti ritrovi in piscina.»
Liam sorride, «Non la farò.» dice annuendo.
Speriamo.

***

«E se domani mattina arrivi prima delle dieci,» esclama Linds «giuro che ti do un calcio e ti faccio volare in piscina. Dalla terrazza.» dice e incrocia le braccia.
Liam le sorride, «Non dici sul serio.» esclama.
«L'ultima volta di ho lanciato un secchio pieno d'acqua.» ricorda lei e Liam sbianca un po'. «Tu domani entri dal cancello alle dieci.» dice, «Non un minuto prima, capito?»
Liam mi guarda ma io mi limito a sorridere, «E va bene.» sospira. «Ci vediamo dopo.» esclama, dà un bacio a Svetlana, sale in auto e si allontana.
Sospiro, «Bene.» dico, «Io vado a rilassarmi un attimo prima di prepararmi.» continuo, «Siate puntuali.» aggiungo ed entro in casa.
Ormai sono quasi le cinque e mezzo. Liam è rimasto qui quasi sette fottute ore. Gli voglio bene, è uno dei miei migliori amici però... però l'amore l'ha reso un tantino scemo e insopportabile.
Mi stendo sul divano e chiudo gli occhi. Dio, se domani arrivasse alle dieci sarebbe un miracolo e nevicherebbe così tanto da congelare l'oceano. Non credo che lo farà, non lo fa mai, mai!
Al limite lo chiudo in casa. E poi lui uscirebbe dalla finestra.
No, devo trovare un'altra soluzione. Magari una sensata.
L'armadio? Posso bloccare la maniglia incastrandoci sotto una sedia.
Vedremo.

*-*-*

«Noi andiamo!» esclamo, «Ci vediamo.» dico, io e Svetlana salutiamo tutti e Cam mi abbraccia prima di correre a giocare con il cane-robot. Adesso si chiama “Cocco”; ogni giorno cambia idea.Mamma e papà e gli altri ricambiano i saluti, così io e Svetlana usciamo. Ryan è accanto alla macchina, appoggiato con il sedere alla portiera, lo sguardo fisso sull'iPhone.
È bellissimo.
Ed è mio.
Mio.
Saliamo in auto e partiamo, finalmente.
«Ricorda a Liam che domani deve venire alle dieci.» esclamo voltandomi verso la mia migliore amica.
Lei mi sorride e annuisce, «Lo farò.» dice.
Speriamo. «Preso il regalo per Jake?» domando a Ryan.
«Sì.» risponde lui, «È nel bagagliaio.» dice.
«Bene.» sospiro e mi rilasso. Sarà una serata bellissima: è il compleanno di Jake, si mangia la pizza e Svetlana è qui.

«Pizza!» esclama Chris quando le sette fumanti scatole di cartone vengono posate sul tavolo, «Si mangia!»
«Quanto hai bevuto prima di venire qui?» domanda Aaron.
L'altro scrolla le spalle e io ribalto il coperchio della scatola della mia pizza al salmone, «Un paio di tazze di eggnog.» risponde, «Niente di che.»
«Ehm... Chris, tua madre mette una bottiglia intera di Brandy, anche se la ricetta dice di mettercene di meno.» esclama Aaron, «Praticamente ti sei scolato due bicchieri di Brandy come aperitivo.»
Chris ribatte con una linguaccia.
Okay, è andato.
Prendiamo i nostri boccali di birra e brindiamo a Jake e a noi. La pizza è buonissima e il salmone si scioglie in bocca: una vera goduria.
«Allora, Svetlana, come va nella Grande Mela?» domanda Aaron.
«Bene, grazie.» risponde l'interessata.
Io e lei dobbiamo ancora parlare per bene del fatto che voglia venire a vivere qui. Al momento è troppo impegnata con il lavoro e non può mollare i progetti di punto in bianco. E dovrebbe parlarne con i suoi genitori, sempre se trova il coraggio di farlo...
Ma non è questa l'occasione giusta per parlarne, non durante la festa di Jake, almeno. Di certo lo faremo quando Liam e Ryan non saranno nei paraggi. Con il secondo non ci sono problemi, visto che se gli si dice che è una cosa privata lui se ne va, è con Liam che le cosa si fanno complicate, visto che si lamenta.
Non pensiamoci.
Pensiamo alla pizza, che è buonissima.

La torta è qui!
Tre strati di pan di Spagna farciti di crema diplomatica, coperti di panna montata, la parte superiore della torta è piena di piccoli bignè ripieni di crema al cioccolato, alternati a decorazioni di panna e crema pasticcera.
Naturalmente c'è anche lo spumante. Deve esserci. I bicchieri vengono riempiti e le candeline — una a forma di “2” e l'altra di “7”, bianche con i bordi azzurri — vengono accese.
«Dai, muoviti.» sbotta Chris, «Voglio la torta.» dice.
«La prima fetta va al festeggiato.» ricorda Jake.
Che bambini!
«Allora ti prendi il pezzo con la cera.» borbotta Chris e incrocia le braccia al petto.
«Su, bambini, finitela di fare i capricci.» ride Aaron.
«Pronto?» domando, il cellulare in mano, pronta a scattare una foto da postare sul web. Jake annuisce, così Aaron accende le candeline e va a sistemarsi alle spalle del festeggiato, accanto a Ryan e gli altri. «Un bel sorriso, esprimi un desiderio e soffia!» cinguetto.
Jake mi mostra la lingua, prende un bel respiro facendo gonfiare le guance e soffia, spegnendo le candeline in un colpo solo, mentre io scatto la foto. «È venuta bene.» esclamo e la invio. Fra trenta secondi sarò — saremo — sommersi dalle notifiche. Ma non pensiamoci adesso.
Adesso c'è la torta!

Jake sembra un po' Cam quando scarta i regali: lo fa con foga, strappando la carta e lasciandola cadere per terra, fissa la scatola e ride.
Ogni singola volta.
Fissa ogni regalo, gira la scatola e sospira estasiato, poi ringrazia almeno quattro volte. Ci impiega una mezz'ora per aprire cinque regali.
«Stiamo invecchiando.» borbotta Liam.
«Oh, smettila.» sbotta Jake mentre apre l'ultimo regalo, quello di Svetlana. «Dieci corse sul go-kart?» squittisce, «Oh, grazie! Grazie!» esclama e la travolge in un abbraccio, «Tu si che mi capisci.» dice.
«Oh, di niente.» commenta Svetlana e dà qualche pacca sulla schiena del batterista mentre mi fissa perplessa. Io mi limito a scrollare le spalle.
È andato.
«L'abbiamo perso.» ride Chris.
«Oh, smettetela!» sbotta Jake e si concede un lungo sorso di spumante, «Non siete simpatici.» dice guardandoci, «Il go-kart mi piace.»
«Da quando?» chiede Ryan, «Perché non ci hai mai detto nulla.»
Jake sbuffa, «Io l'ho detto, siete voi che non ascoltate.» si lamenta incrociando le braccia al petto.
«Dici tante cose.» scrollo le spalle, «Non possiamo ricordarci tutto!» borbotto e bevo un sorso di spumante, mentre mi appoggio allo schienale del divano.
Non siamo al Soleil ma nella taverna di Aaron, anche perché il Soleil è chiuso per la ristrutturazione e riaprirà fra qualche giorno.
Jake sospira e fissa il suo bicchiere, «Okay.» borbotta, «Che si fa?» domanda.
C'è un coro di “Bho”, “Non saprei”, “Non lo so”, interrotto solo dalla suoneria del mio cellulare, il theme song della serie tv “Rizzoli & Isle”. È un numero anonimo.
«Pronto?» domando, «Chi è?»
«Perché non mi avete invitato?»
Chi cazzo è che piange?
«Chi cazzo sei?» sbotto, «Perché mi chiami?»
«Sono io.» singhiozza quella, «Melanie!»
Che cosa?
«Melanie?!» strillo, «Che diavolo vuoi?» dico, «Perché mi chiami con l'anonimo?»
«Perché altrimenti non mi rispondi.» squittisce la Piaga.
Ha ragione.
«Hai ragione.» sbotto, «Che cazzo vuoi?» chiedo e guardo gli altri: Jake mi fissa a bocca aperta, Chris sta bevendo e Aaron non mi guarda. Non sarà ancora innamorato di quella cosa, vero?
«Non mi avete invitato al compleanno di Jake.» piagnucola Melanie, «E non posso entrare al Soleil!»
Oh Cielo. Ma è cretina?
«Ma sei cretina?» sbotto, «Lo sai che non ti invitiamo mai ai compleanni, quindi non capisco perché ti aspetti una cosa del genere.» dico, «E poi... e poi il Solei è chiuso per
ristrutturazione, idiota.» sbotto, «Non te ne sei accorta?» dico, «E sì che il cartello è bello grande.» dico, «Ciao.» e riattacco.
«Che voleva?» chiede Jake, «Non verrà qui, vero?» ansima.
Finisco lo spumante, «Ma no, scemo.» rispondo, «Manco si è accorta che il locale è chiuso.» sospiro.
«Che idiota.» sospira Svetlana, «Facciamo qualche gioco?» domanda.
«Niente “Hai mai”.» esclama Ryan, «Non voglio sapere altre cose.» dice.
«Non c'è niente da sapere.» esclamo.
Ryan mi fissa, gli occhi azzurri socchiusi, «Davvero?» soffia, «Sei sicura, Linds?»
Lo fisso, «Certo.» rispondo.
Lui scrolla le spalle, «Non ti credo.» ridacchia.
Idiota.
«Idiota.» borbotto.
Ryan ride e mi dà un bacio veloce. «Ti amo.» mormora a voce così bassa che l'ho sentito appena.

***

Stiamo tornando a casa e sono quasi le tre del mattino. Diciamo che sono le tre e mezza.
«Perché non posso dormire da te?!» piagnucola Liam, «Eddai, farò il bravo.» biascica.
«Perché altrimenti ti sveglieresti alle otto e mezzo e pretenderesti di svegliare Linds alle nove.» ripete Ryan, «Quindi no, dormi a casa tua.»
«Non è giusto.» pigola Liam e mi giro a guardarlo, ma è troppo impegnato a ficcare la lingua in gola a Svetlana per accorgersi di qualcosa.
«Ho sonno.» borbotto.
«Siamo quasi arrivati a casa.» esclama Ryan e mi stringe la mano. Gli sorrido e poso la testa contro il finestrino. Anche se è tardi — o presto, dipende dai punti di vista — la città non per niente silenziosa e deserta: le auto sfrecciano accanto a noi, dirette chissà dove.
Poco dopo Ryan si ferma accanto al cancello della villa dei genitori di Liam. «Saluta e scendi.» sbadiglia.
«Che bell'amico che sei.» borbotta l'altro, «Ci vediamo presto.» cinguetta a Svetlana mentre la bacia.
«Dopo le dieci.» gli ricordo, «Altrimenti mettiti il costume e portati un cambio perché ti sbatto in piscina.» dico e lo guardo.
«Sì, sì, okay.» borbotta lui, «A più tardi.» dice, dà un altro bacio a Svetlana e si allontana dall'auto. Ryan aspetta che abbia varcato il cancello e sia entrato in casa prima di proseguire.
Che gentile.
Un quarto d'ora dopo sbadiglio e prendo il telecomando del cancello, schiaccio il pulsante e stringo la mia borsetta. Sono stanchissima, voglio dormire.
«Stanca?» domanda Ryan mentre posteggia davanti al garage.
Annuisco e sbadiglio, «Sì.» dico e scendo dall'auto. Lo saluto stringendomi a lui e baciandolo, poi entro in casa con Svetlana.
«Ho sonno.» pigola la mia migliore amica.
«Siamo arrivate.» mormoro cercando di reprimere uno sbadiglio.
In pochi minuti siamo pronte per andare a letto.
Il primo che mi sveglia prima delle dieci è un uomo morto.

***

Qualcuno bussa alla porta finestra.
«Pianta, Liam.» sento dire. È Ryan.
«Oh, smettila.» replica Liam, «Sono le dieci meno venti.» dice e continua a bussare.
Io gli spezzo le gambe.
«Appunto!» sbotta Ryan, «Mancano venti minuti alle dieci e Linds ti darà un calcio per ogni minuti di anticipo.» gli fa notare, «Anzi, ti darà un calcio per ogni secondo.»
Ha ragione.
Mi alzo dal letto e invidio Svetlana che non si sveglia neppure con le cannonate. Beata lei.
Mi avvicino alla porta finestra e la apro piano mentre quei due discutono se e quanti calci darò a Liam. E dove li darò.
Ah, un paio di idee le avrei. E non sono piacevoli, almeno per lui.
«La finite?» sbadiglio quando si degnano di tacere per un secondo.
Liam, colto alla sprovvista, caccia un urlo e fa un passo indietro mentre Ryan ride. «Sei uno scemo.» dico, «Mancano venti minuti alle dieci.» sbadiglio di nuovo, «Avevo detto alle dieci.» fisso Liam che mi guarda.
«Ma manca poco.» si giustifica lui e fa una faccia da cucciolotto abbandonato.
Ah-ah, ciccino bello, sbagli di grosso: solo le faccine da cucciolotto di Ryan hanno presa su di me.
«Ciao.» dico, «Ripassate fra venti minuti, okay?» sbotto e per chiarire il concetto di “non disturbatemi” chiudo le persiane, la porta finestra e tiro anche la tenda, poi me ne torno a letto.
«Ma... ma...» sento biascicare da Liam.
«Andiamo.» sospira Ryan, «E muoviti prima che cambi idea e ti prenda a calci.»
Finalmente c'è silenzio.
Posso dormire ancora!

Sarebbe bello, ovviamente. Ma non è così. Dopo neanche cinque minuti la porta della mia camera si apre e Cam entra, «Zia, la colazione!» trilla, «È pronta!» dice, «Zia!» sia arrampica sul letto e si siede in mezzo a me e Svetlana, «La colazione è pronta.» ripete. «È pronta.» dice, «È pronta.» ripeta, «Pronta, pronta, pronta.» cantilena.
«Ho capito.» sbadiglia Svetlana, «La colazione è pronta.»
Cam ride, «Andiamo!» trilla, «Andiamo, andiamo.» ripete.
«Subito.» sbadiglio.
Cinque minuti dopo siamo di sotto ed entriamo in sala da pranzo e mi blocco. Non. È. Possibile.
Liam è seduto fra mio fratello e mio padre.
«Tu.» sibilo.
«Tua madre è così gentile da invitarmi.» dice lui, un sorriso idiota stampato in faccia.
Posso rovinarlo piazzandogli una bella sberla?
Sì che posso. Ma non lo faccio, ho fame.
Così mi siedo al mio solito posto accanto a Ryan e inizio a mangiare, lanciato di tanto in tanto qualche occhiata assassina a Liam, che però è troppo impegnato a mangiare e a sorridere a Svetlana per accorgersi di me.
Mamma continua a parlare dei cambiamenti da fare, di cosa modificare, di buttare giù la parete che divide la stanza che usano Greg e Brenda da quella che usiamo per tenere coperte e cuscini in più.
«Bhe, ci sarebbe la stanza di Lindsay che è bella grande.» esclama Liam, «Così non dovreste fa-ahi!» squittisce, «Mi hai dato un calcio!» si lamenta.
«Scusa.» dico tagliando un pezzetto di bacon, «Non ho fatto apposta.» gli sorrido.
E invece l'ho fatto apposta.
Lui mi fissa, «Sarà.» borbotta.
«Oh, così potrei riavere la mia stanza.» esclama Greg.
«Linds!» sbotta Liam, «Mi hai dato un altro calcio.» dice, «Hai sbagliato mira.» esclama.
«Scusa.» sospiro e do un calcio sullo stinco giusto, Greg mi fissa ma non replica. Io non cederò la mia stanza, anche se prima era la sua. Me l'ha lasciata quando è andato al college.
In realtà, quando è partito, gli ho semplicemente detto “Greg, mi prendo la tua stanza.” e poi l'ho fatto sul serio. Non ha detto niente allora e quindi adesso è mia.
E che nessuno me la porti via.

Se speravo in un po' di tranquillità, in un momento in cui ritornare a letto e dormire un altro po', mi sbagliavo di grosso: Cam pretende che salga sulla jeep, anzi, vuole che ci salga anche Svetlana.
«Dai, zia!» trilla il piccolo, «Siediti.» dice e batte la mano sul sedile accanto al suo.
Sospiro, «Arrivo.» dico.
«Attenta a non incastrarti.» soffia Ryan al mio orecchio.
Lo fisso, «Attento a non finire in bianco.» sibilo, mi volto e salgo su quella scatoletta.
Devo tenere i talloni sollevati se voglio che entrambe le gambe stiano dentro — è Cam che lo vuole! — ma anche così sto scomoda, il bordo del sedile preme contro i polpacci.
«La cintura, zia.» esclama Cam mentre tutti ci osservano — anche Liam, che è ancora qui.
«Non riesco ad allacciarla.» dico.
«La cintura.» ripete Cam, passando dalla modalità “Cam l'Angioletto” a “Cam Il Figlio di Satana” in due secondi: socchiude gli occhi, le sopracciglia chiare aggrottate, le labbra così tirate da scomparire... fa paura. Così prendo la cintura e tengo il gancio con la mano sinistra.
Cam ride e parte, prima piano, poi accelera.
«Tesoro, 'sta attento!» strilla Greg, «Stai lontano dalla piscina!» esclama.
Fiato sprecato: Cam si avvicina pericolosamente alla piscina e curva a destra un attimo prima di finirci dentro.
Non avrà mai la patente. Nessuno gliela darà se guiderà così anche da adolescente. Siamo matti?!
«Cam, vai piano.» dico.
«No!» ride lui.
Perfetto.
Ma anche no, grazie.
«Rallenta!»
Volto appena la testa, mi abbasso per evitare di prendere in pieno un cespuglio e vedo Greg che corre dietro di noi, agitando le braccia e ripetendo “Rallenta!” come un mantra o una cantilena, come se Cam lo ascoltasse, poi.
«Cam, ti do un biscotto se la smetti subito.» ansima Greg, le mani sulle ginocchia e la fronte piena di sudore.
«Ti manca il fiato.» rido mentre gli passiamo davanti.
«Mi farà venire i capelli bianchi prima del tempo.» sospira lui, «Oh, tesoro, bravo.» si complimenta, «Piano così va benissimo.»
Cam ride e accelera, mio fratello riprende a sgolarsi, anche se dovrebbe aver capito che è del tutto inutile: Cam non ha la minima intenzione di ascoltarlo.
Fortunatamente Cam si ferma, «Giù.» dice, «Tata, sali.» dice indicando Svetlana.
Mi disincastro dalla scatoletta e scendo, lasciando spazio a Svetlana, «Non ci sto.» dice lei.
«Sali.» Cam Il Figlio Di Satana è tornato e Svetlana si affretta a salire, rannicchiando le gambe il più possibile. È più alta di me, quindi le sue gambe sono più lunghe. Si abbraccia le ginocchia e anche lei tiene il gancio della cintura con la mano sinistra.
«Vai piano, Cameron.» ripete Greg, ma Cam ride, gli fa una pernacchia e parte, seguito da mio fratello.
«In bianco, eh.» sussurra Ryan, dietro di me. Mi tocca piano i fianchi, «Guarda che sei la prima che cambierà idea.» soffia e mi scosta i capelli, mi tocca il retro del collo.
«Non credo.» borbotto. Non posso dirgli che ha ragione! Non posso.
Lui ride, «Dici sempre così.» mormora.
Inspiro a fondo, incrocio le braccia e mi giro, «Lo credi tu.» dico, «Vado a prendere un bicchiere d'acqua.» aggiungo e vado in cucina, sentendo ancora le urla di Greg.
«Eddai, Linds.» borbotta Ryan, «Lo so che non mi resisti.» dice.
«Sei egocentrico, lo sai?» ribatto versando dell'acqua in un bicchiere.
«Sono affascinate e figo.» ride lui, «È diverso.» scrolla le spalle.
«Imbecille.» sbotto.
«Ti amo anche quando sei scontrosa.»
Sbuffo, «E io ti amo quando sei scemo.»
E con questo, oltre a un bacio, si conclude questo “litigio”.

***

«È stato un piacere, Liam.» dico e lo spingo con poca grazia verso la sua auto, «Ci vediamo dopo.» esclamo e mi fermo. Svetlana lo agguanta e gli si stringe addosso e lo bacia.
Ormai è quasi ora di cena e non ne posso più di averlo fra i piedi: prima la colazione, poi il pranzo, poi la merenda... se rimanesse qui per cena probabilmente lo picchierei.
«A dopo, ciccina.» mormora lui, un sorrise da scemo sulle labbra.
«A dopo, ciccino.» sospira Svetlana e, finalmente, Liam sale sulla sua BMW e parte.
Sospiro e fisso il cancello che si chiude.
«Ancora cinque minuti e lo avrei preso a sberle.» esclama Ryan, «A dopo.» dice e va nella dependance.
Inspiro a fondo ed entro in casa, anche stasera andremo da Aaron.
Meglio andare a decidere cosa indossare, prima che Cam smetta di giocare con il cane-robot, che adesso si chiama Fuffy, e pretenda che salga di nuovo sulla jeep.

***

Varchiamo la soglia del Soleil — sempre dall'ingresso posteriore — e saliamo nella nuova ed esclusiva saletta superiore. Quest'anno niente concerti, niente foto con le fan. Quest'anno Ryan è mio, nessuna gallina starnazzante lo palperà o gli infilerà bigliettini nelle tasche dei jeans o gli struscerà le tette sul braccio.
E lo bacerò allo scoccare della mezzanotte.
Sarà perfetto.
Cena a base di pesce, fiumi di alcol, musica, nessuno che può salire tranne il personale... sarà fantastico.
Da qui vediamo la sala sottostante, le persone che bevono e mangiano e parlano.
«Ehi, guarda quella.» Chris, appoggiato alla ringhiera bianca, indica una ragazza bionda con un culo così tondo e sodo da sembrare finto. La tizia se ne sta di sotto, accanto a una colonna, e parla con una sua amica.
«Figa.» commenta Jake.
«Fate i bravi.» ricordo loro e mi siedo fra Aaron e Ryan. Possono scendere se vogliono, basta che avvertano uno della security del locale: se gli succedesse qualcosa poi sarebbe
colpa mia.
Però oggi non lavoro, quindi non sarebbe colpa mia, ma è meglio non rischiare.
E comunque Ryan non scende, dovessi legarlo alla sedia.
Dio, sto parlando come una gelosa isterica.
Ma non scenderà lo stesso.
E neppure Liam scenderà, lo so. Svetlana lo impedirebbe. O abbasserebbe il top senza spalline, distraendolo da qualunque cosa voglia fare.
«Quante belle ragazze...» sospira Chris, «Non so neppure dove guardare.» dice sedendosi.
«Già.» conferma Jake, «Ce ne sono tante...» dice e guarda il culo di Camille, una delle cameriere che ci porta l'aperitivo.
Nelle ultime tre settimane i miei genitori hanno apportato un po' di modifiche al locale: oltre alla salette privè soppalcata — che c'era già prima ed è solo stata sistemata — hanno sistemato l'altro pezzo di locale, trasformandolo in un ristorante da ottanta coperti. Era una cosa che volevano fare da un po'; chi sta nel ristorante — Soleil Restaurant — se vuole, dopo, può passare nel locale — Soleil Club — altrimenti va dove vuole.
Afferro la fetta di pane tostato cosparsa di salsa rosa e gamberetti e l'addento. La serata può cominciare!

***

Ormai sono le undici e mezza, il 2015 è quasi finito e il 2016 è dietro l'angolo. Insieme a Svetlana scendo le scale, dirette al bar.
Ryan e Liam si sono lamentati e lo so, oh se lo so, che adesso ci staranno spiando. Saranno appoggiati alla ringhiera e ci staranno fissando, preoccupandosi se qualcuno ci si avvicina troppo.
Gelosi.
«Lindsay!»
Mi sento chiamare e mi volto, trovandomi di fronte Yelina, una mia ex compagna del liceo. «Ehi, ciao.» le dico. Non eravamo amiche, avevamo giusto un paio di lezioni in comune. Eravamo più delle conoscenti, ecco.
«È bellissimo.» dice, la ringrazio e le presento Svetlana.
«Che hai fatto in tutto questo tempo?» le chiedo.
Lei scrolla le spalle, i capelli ricci che ondeggiano da una parte all'altra, «Ho studiato per un anno alla Miami University, poi sono andata a Dublino, al Trinity College.» risponde mentre ci allontaniamo un po' e continuiamo a chiacchierare, raccontandoci in breve quello che è successo in questi anni.
«Sono tornata giusto un paio di mesi fa.» ci racconta, «Anche se penso di andare a Los Angels a Febbraio.» dice.
«Signorina Mars.» ci interrompe uno della sicurezza del locale, «Fuori c'è una ragazza che dice di conoscerla e che è in lista ma il suo nominativo non c'è.»
No. Non può essere.
Perché? Perché?
«Per caso è Melanie Green?» domando e lui annuisce. «Vado a parlarci.» dico, «Tu non devi farla entrare, okay?» sbotto e avanzo verso la porta, seguita da Svetlana e Yelina. Quella stronza dovrà passare sul mio cadavere prima di entrare di straforo qui dentro.
«Ma è quella Melanie?» domanda la mia ex compagna.
«Purtroppo sì.» sospiro ed esco all'aperto. Melanie è lì, poco lontana dalla porta, che mi fissa.
«Devi sempre rompere le palle, eh?» commento fissandola. Per fortuna non piange.
«Oh, ciao Melanie.» dice Yelina.
«Cosa?» sbotta la Piaga, «Anche lei!?» esclama, «Fai entrare tutti tranne me.» piagnucola.
Come non detto. Piange.
«Ma che succede?» domanda Yelina e Svetlana le risponde che è una lunga storia e che glielo spiegheremo.
«Yelina l'ho appena incontrata, e comunque lei ha prenotato, quindi ha tutto il diritto di entrare.» sbotto, «Tu non sei in lista, Melanie.» le ricordo. «Lo sai che per entrare qui devi prenotare.» sospiro.
Rovinami questa serata e ti do un cazzotto.
«Ma prima mi facevi entrare.» singhiozza quella.
Lindsay stai calma e non darle una sberla.
«Esatto, prima.» replico cercando di essere il più acida possibile e mi avvicino di un passo, giusto per metterle addosso un po' di paura, «Prima che cercassi di affogarmi in piscina.»
«Ma io ti ho chiesto scusa.» piange lei.
«Sei una piaga.» sbuffo, «Vattene.» sibilo e mi volto e, insieme alle altre, rientro nel locale.
«Ma è ancora così imbecille?» domanda Yelina.
«Ancora di più.» rispondo e andiamo al bar, dove ordino a Jose tre Long Island, «Era convinta che Ryan l'amasse, era ed è gelosa di me, ha tentato di affogarmi nella mia piscina e fa la piaga che si attacca ai coglioni.» semplifico.
«Ah.» commenta lei e io la invito a salire con noi, visto che ci ha detto di essere venuta qui da sola. E poi lei non ha fatto cenno al mio lavoro, al gruppo, forse anche perché lei è un po' più da musica metal. E in ogni caso è sempre meglio di Melanie.
Saliamo le scale, sparlando di quello che faceva Melanie al liceo — non è che sia cambiata poi molto — e arriviamo al soppalco, «Lei è Yelina.» la presento, «Una mia ex compagna di classe.» sorrido, felice.
Ryan è così bello...
Sono già sbronza, ecco.
I ragazzi si presentano a loro volta. Chris la fissa in uno strano modo: occhi sgranati, labbra socchiuse e guance leggermente rosse... non l'ho mai visto così.
La sua voce trema giusto un po' mentre parla con lei.
«Dio, no.» dice Jake. «È finita.»
«Cosa?» chiedo sorseggiando il mio cocktail.
Lui mi fissa, «Si è innamorato.» risponde.
«Ma chi?» chiedo.
«Chris.» risponde Jake.
Lo fisso, «Ed è un problema?» domando e sorseggio il mio cocktail mentre mi siedo sul divanetto accanto a Ryan.
Jake sgrana gli occhi, «Certo che è un problema!» sbotta, «Hai presente Liam?» chiede e annuisco, «Bhe, Chris innamorato è cento volte peggio.» dice.
«Oh, sì.» conferma Ryan, «Mille volte peggio.» dice, «Fa' il grande uomo che non deve chiedere mai, ma se si innamora è una mammoletta.» ridacchia.
Oh, bene. Un altro Liam era quello che desideravo.
Bhe, vediamo il lato positivo: se la storia dovesse andare in porto, Chris non mi butterà giù dal letto alle nove di mattina dopo quattro ore scarse di sonno.
Li fisso: Chris è proteso verso Yelina e la osserva con uno sguardo che ricorda una triglia lessa. Ma a lei sembra non importare, visto che ride alle sue battute sceme. Bhe, se le piacciono è anche giusto.
«Aaron, che ne dici di andare giù a fare un giretto?» domanda Jake, «Magari saremo fortunati anche noi.» ride.
«Fate i bravi.» mi raccomando.
«Sì, mammina.» ride Jake, mi dà una pacca sulla spalla e se ne va insieme ad Aaron.
«Oh, sono così carini!» cinguetta Svetlana, «Non trovi?» chiede.
«Sì.» dico, «Anche se Chris ha la faccia da pesce lesso.» rido.
«Già.» commenta Ryan e prende la bottiglia di birra, «Sembra uno scemo.» ride, «Bhe almeno lei è di Miami, nessuno mi butterà giù dal letto alle nove del mattino.»
Abbiamo pensato la stessa cosa!
«Già.» confermo, «Potremmo dormire.» sospiro appoggiandomi allo schienale del divano.
Ryan mi guarda e mi sorride. «Io però questa notte non voglio dormire.» soffia.
«Nemmeno io.» replico.

A mezzanotte meno un quarto, Jake e Aaron tornano da noi. «Com'è andata?» domanda Ryan.
«Bene.» commenta Aaron, «Abbiamo più numeri noi che l'elenco telefonico.» dice, infila una mano in tasca, per poi tirare fuori una decina — o forse una ventina — di bigliettini su cui sono scribacchiati numeri di telefono.
«Perfetto, così vi trovate la donna anche voi.» continua Ryan.
Aaron si siede accanto a me e sospira, «Il punto è ricordarsi che faccia ha ogni ragazza.» dice.
«Puoi sempre metterle un sacchetto di carta in testa.» commenta Ryan.
«Idiota.» sbotta Aaron e beve un sorso di vino, «Cazzo, la faccia da imbecille di Chris aumenta sempre di più.» ride.
Già, ha ragione: se Chris sorride ancora un po' gli si spaccherà la faccia. O cadrà per terra se si sporge ancora un po'. Però a Yelina sembra non importare, visto che è ancora lì seduta e non sembra in procinto di fuggire a gambe levate.
Bhe, se funziona bene, altrimenti... altrimenti pace, Chris ne troverà un'altra. In fondo è un bel ragazzo, è famoso... gli basta schioccare le dita per ritrovarsi con centinaia di ragazze prostate ai suoi piedi. O Aaron e Jake possono passargli qualche bigliettino.

A mezzanotte meno cinque i camerieri portano bicchieri e due bottiglie di spumante mentre il DJ blatera di quanto manchi allo scoccare dell'anno nuovo.
Aaron prende in mano una bottiglia, Ryan l'altra, «Se mi bagni ti picchio.» gli dico agitando il flûte vuoto.
Lui ride, «Non lo farei mai, lo sai.» dice e mi bacia una guancia.
«Hai la stessa faccia di Cam quando nega di aver combinato un disastro.» faccio notare e lui ride di nuovo.
«Non lo farò, giuro.» dice.
Inspiro a fondo e mi alzo in piedi.
«Dieci... nove...» la voce del DJ copre il resto, sembra che urli con un megafono davanti al microfono.
«Cinque, quattro, tre, due, uno! Auguri!» strilla quello, mentre Ryan e Aaron stappano le bottiglie e riempiono i bicchieri.
Afferro Ryan per una mano e mi avvento su di lui, baciandolo a mezzanotte e qualche secondo. «Auguri, idiota.» soffio.
«Auguri, isterica.»
Gli attimi seguenti sono fatti di baci e abbracci, di strilli, di urla, di foto postate sui social network.
E io sono così felice che potrei scoppiare da un momento all'altro: Ryan è accanto a me e non su un palco, l'ho baciato a pochi secondi dallo scoccare della mezzanotte e non dopo un'ora ed è ancora qui, accanto a me; anche se fa lo scemo con Jake, tirandosi addosso i tappi e le patatine.
Ma è tutto perfetto.

Appena esco dal bagno a disposizione di chi usa la sala sul soppalco, vengo agguantata da Ryan proprio nell'antibagno, mentre la luce automatica si spegne.
Al piano di sotto il DJ sta mandando “I don't want miss a thing. Mi domando se piace al DJ — che è lo stesso di sempre, che viene qui una volta la settimana — o se è stato Ryan a chiedergli di mandarla. Ma non importa, siamo io e lui abbracciati nella semi oscurità, le sue labbra che mi sfiorano l'orecchio, la sua voce che mi culla: «I could stay awake just to hear you breathing, watch you smile while you are sleeping, while you're far away dreaming, I could spend my life in this sweet surrender, I could stay lost in this moment forever, every moment spent whit you is a moment I treasure...»
È bello, così bello che potrei morire qui, adesso, in questo preciso istante e non avere nessun rimpianto.
«Don't want to close my eyes, I don't want to fall asleep, 'cause i'd miss you baby, and I don't want to miss a thing, 'cause even when I dream of you, the sweetest dream will never do, I'd still miss you baby, and I don't want to miss a thing.»
È così bello, così perfetto che non mi stancherei mai, mai, ma proprio mai di sentirlo cantare, di sentire le sue braccia che mi stringono, la sua voce nell'orecchio, il suo fiato sulla pelle.
«Lying close to you feeling your heart beating, and I'm wondering what you're dreaming, wondering if it's me you're seeing, then I kiss your eyes, and thank God we're together, I just want to stay whit you in this moment forever, forever and ever...»
Lo amo, lo amo, lo amo.
E non smetterò mai di farlo, dovessi morire in questo preciso momento.

***

Grazie al cielo questa volta Svetlana e Liam non si sono dati alla pazza gioia nel cesso. Meno male!
Ormai sono quasi le tre del mattino, siamo tutti stanchi e sbronzi, Chris ha l'aria ancora più scema mentre parla con Yelina, che è ancora più simpatica di quanto ricordassi.
Sono contenta di averla rivista. Per fortuna ci siamo scambiati i numeri prima che fossi troppo sbronza pure per prendere il cellulare dalla borsetta.
Al momento stiamo aspettando che arrivi i nostri taxi. Aaron dormirà da Jake, mentre Chris dormirà da solo, visto che Yelina non mi pare la tipa che va a letto con uno un paio d'ore dopo averlo conosciuto. Ma magari mi sbaglio.
Invece no, ho ragione: alle tre e venti del mattino i nostri taxi sono arrivati e Yelina va a casa da sola, lasciando Chris in un leggero stato di delusione.
«La vedrai presto.» esclama Aaron mentre sali sul taxi, «Te lo ha detto lei, lo ha promesso.» lo consola.
«È bellissima.» sospira Chris, la faccia sempre più idiota — ma forse è colpa dell'alcol — e sale anche lui sul taxi, insieme a Jake. Prendono lo stesso perché tanto Chris è di strada. Invece noi quattro faremo come l'anno scorso: Svetlana e Liam da Ryan, io e lui nella mia stanza. E spero che Cam non mi svegli all'alba.
Anche io, Ryan, Svetlana e Liam saliamo sul nostro taxi e andiamo a casa.
Penso che sia stata una serata bellissima, stringo la mano di Ryan e poso la testa sulla sua spalla, nascondendo uno sbadiglio contro il suo corpo.
Inspiro il suo profumo e mi rilasso.



Salve salvino!
Ecco qui la prima parte del settimo capitolo. Prima parte perché bhe... sono logorroica e perché così non vi faccio aspettare un secolo.
Il titolo è una canzone dei Westlife, mentre quella citata alla fine è degli Aerosmith.
Grazie a tutti.

   
 
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