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Autore: Montreal    26/04/2017    2 recensioni
Dal testo:
"Balzò fuori in un lampo, dal cespuglio vicino alla torre. Soraka indietreggiò.
-Ci rincontriamo di nuovo, Figlia delle Stelle- latrò la bestia, facendo schioccare le grosse mandibole sprizzanti bava. La sua mole scura e irsuta si stagliava contro di lei, oscurando il suo esile corpo.
Soraka lo fissò di rimando, fissò quegli occhi crudeli, ardenti, e la pelliccia dai bagliori verdastri.
Genere: Avventura, Azione, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draven, Soraka, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Canto delle Stelle
 
Il cacciatore la stava spiando.
Soraka poteva sentire il suo freddo sguardo ferino scrutare ogni suo movimento. Appostato da qualche parte, nell’ombra, in attesa di colpire appena se ne fosse presentata l’occasione.
Nessuno dei suo compagni di squadra sarebbe accorso a salvarla; lo scontro era ormai prossimo alla fine, ed erano tutti all’assalto del Nexus nemico.
Ingoiò un groppo di saliva. Non sarebbe dovuta andare lì, ma non era riuscita ad ignorare il grido di aiuto del Monaco Cieco. Ora lui era morto, e lei era sola, priva di mana, sotto una torre già praticamente distrutta e che non avrebbe resistito all’assalto della belva.
Chiuse gli occhi, strinse le mani al petto; tentò il recall. Era la sua ultima possibilità, doveva almeno tentare. anche se sapeva bene quanto ormai fosse tutto inutile.
Lui era lì.
Balzò fuori in un lampo, dal cespuglio vicino alla torre. Soraka indietreggiò.
-Ci rincontriamo di nuovo, Figlia delle Stelle- latrò la bestia, facendo schioccare le grosse mandibole sprizzanti bava. La sua mole scura e irsuta si stagliava contro di lei, oscurando il suo esile corpo.
Soraka lo fissò di rimando, fissò quegli occhi crudeli, ardenti, e la pelliccia dai bagliori verdastri.  Voleva morire con dignità, affrontando faccia a faccia l’essere mostruoso.
-Ho aspettato a lungo questo momento- Warwik avanzava verso di lei, l’andatura ondeggiante. Sembrava così calmo, senza alcuna fretta. Sapeva di averla in pugno.
-Avanti, mostro! Che aspetti? - lo incitò Soraka, terrorizzata a morte dalle sue stesse parole e dal suo tono così deciso.
Il Lupo digrignò i denti, nella sinistra parodia di un sogghigno. –Avrò il tuo cuore, cucciolotta. Nessuno me lo impedirà-. Si accucciò, pronto a spiccare il balzo fatale.
Soraka lanciò un ultimo sguardo pregno di disperazione alla torre. No, inutile sperare; non avrebbe retto l’assalto della belva.
Protese lo scettro di fronte a sé. Non voleva arrendersi senza combatte. Gli avrebbe fatto più male possibile, l’avrebbe indebolito. Per la sua squadra, avrebbe dato la vita.
Warwik saltò.
-Non oggi, palla di pelo! –.
Un lampo argenteo saettò di fronte a lei. Un’ascia. Volteggiò, veloce come una saetta, andando a scontrarsi sul muso della creatura proprio mentre questa stava per abbattersi sulla torre. Il Lupo si accasciò a terra con un uggiolio stridulo.
Soraka si voltò. Draven stava correndo nella sua direzione, sorridendo, sghignazzando. Così tipico di lui, pensò Soraka con una piacevole stretta al cuore.
Il Glorioso Carnefice alzò un braccio giusto in tempo, accogliendo l’impugnatura di ferro dell’ascia con una sonora risata.
-Credevo stessi combattendo con gli altri! - esclamò Soraka.
-Draven va dove c’è da divertirsi! -. Rispose lui, brandendo nuovamente le lame.
Warwik si rialzò da terra con movimenti goffi. Il suo muso sfregiato sanguinava, ma ciò non sarebbe bastato a fermarlo.
Con rinnovato furore, balzò alla carica, puntando stavolta contro il nuovo arrivato.
-Ora si balla! – tuonò Draven, lanciandosi verso di lui.
Iniziarono una bizzarra danza di morte; Draven lanciava e riprendeva al volo le lame, veloce e scattante come un furetto. Lo colpiva di striscio, gli sfiorava il dorso, ma Warwik continuava a scansarsi all’ultimo secondo.
-Non lasciarti avvicinare! – gli gridò Soraka, ma era troppo tardi. Warwik scattò in avanti e mollò una zampata allo stomaco del Carnefice, sbalzandolo contro il muro. Soraka avvertì la sua forza vitale scemare.
-No! – gridò.
In quel preciso momento una nuova ondata di potere magico pervase il suo corpo. Poteva nuovamente lanciare incantesimi.
Raccolse parte della sua energia vitale e, con un piccolo sforzo, la indirizzò verso l’alleato ferito.
Draven si rianimò immediatamente, saltò in piedi e unì le sue asce con un movimento veloce, e lanciò contro la creatura.
Warwik fu sospinto all’indietro, per un attimo completamente incapace di reagire.
Quell’attimo fu sufficiente. Draven riprese a girargli intorno, facendo piovere sul suo massiccio corpo una pioggia d’acciaio. In pochi istanti fu tutto finito.
I due campioni si guardarono, e sorrisero. La Voce dell’Arena aveva annunciato la vittoria.
 
Quella sera la squadra vincitrice festeggiò fino a tardi. Furono portate casse di idromele al loro padiglione nel parco dell’istituto, e fu preparato un abbondante banchetto. Vennero invitati anche i componenti della squadra avversaria, com’era a tradizione. Garen e Lee Sin discutevano le strategie usate in battaglia, mentre Arhi flirtava con i membri della squadra rivale, e Warwik, accucciato in disparte, sgranocchiava un grosso osso di montone, ed ogni tanto gettava occhiate minacciose a Soraka.
Lei non lo guardò nemmeno. Se ne sarebbe rimasta placidamente alloggiata sulla panca per tutta la sera, sorseggiando dal suo boccale, se solo non si fosse accorta di un posto vuoto al tavolo della sua squadra.
Si alzò, senza dire una parola, ed uscì all’aperto.
Lui era sdraiato sul terreno, ai piedi di una grande quercia nodosa, le braccia posate sotto la nuca.
Senza l’armatura e le asce al suo fianco, Draven sembrava molto meno pericoloso. Più umano, in un certo senso.
Si fermò a pochi passi da lui, interdetta, le braccia raccolte al petto. Le cicale frinivano attorno a loro; dal prato umido giungeva un gradevole odore di muschio. Una leggera, fresca brezza le scompigliava i candidi capelli.
Alzò gli occhi. Il manto scuro del cielo era trapuntato da un’infinità di bagliori, come tante spille di diamanti luccicanti.
-Guardi le stelle? –.
Lui alzò la testa, colto di sorpresa. –Oh. Sei tu- scosse la testa, poi sogghignò –le stelle guardano Draven, bambolina, non il contrario! -.
Soraka sorrise suo malgrado. –A volte mi manca la loro voce-.
Draven la fissò stranito, la fronte aggrottata. –Le stelle parlano? -.
-Certo che sì- si mise a sedere, a pochi passi da lui, e prese a giocare distrattamente con i fili d’erba
 –cantano, anche. Dolci canzoni, talmente belle da far male all’anima -.
-Bah! – fu tutto ciò che aggiunse Draven, prima di volgere nuovamente la sua attenzione al cielo.
Un istante di silenzio, riempito solo dai suoni del bosco. Quel posto le ricordava casa sua, a volte.
-Volevo ringraziarti. Mi hai salvata oggi, nell’arena-.
Lui alzò le spalle. –Draven può fare questo, e molto di più. Draven è eccezionale- disse, rimarcando con attenta enfasi ogni sillaba.
-Già. Beh, sicuramente lo sei stato- osservò Soraka –mi stavo solo chiedendo perché lo avessi fatto. Sai, tornare indietro solo per salvarmi. Warwik aveva così tante uccisioni, e tu…-
-Tu hai aiutato Draven. Lo hai sempre curato. Draven lo riconosce. Draven pensa che tu sia una bambolina tosta. E così Draven ti aiuta-.
Soraka lo guardò con aria incredula. Non si era certo aspettata qualcosa del genere, anche se un po' ci aveva sperato, doveva ammetterlo. C’era qualcosa, nel rapporto fra un Tiratore ed il suo Supporto… un legame che si instaura in battaglia, durante i momenti più critici. Loro ne avevano passate così tante insieme, e questo metteva in secondo piano le loro origini e ciò che avevano fatto in passato.
-Quello che Draven non capisce- continuò l’altro, senza di stogliere gli occhi dal cielo –è perché quel bestione peloso ti abbia tanto in antipatia-.
Soraka sospirò, incrociando le braccia. –È una lunga storia. Diciamo che io ho qualcosa che gli serve. Ha bisogno del cuore di una creatura delle stelle, per poter stabilizzare la sua forma. Non ci rinuncerà mai, temo -.
-Beh, allora non c’è problema- concluse Draven –non ti farà mai del male, bambolina. Draven lo rimetterà al suo posto ogni volta che servirà -.
Soraka sorrise. –Grazie Draven-.
Poi si stese al suo fianco, e rimasero in silenzio, a guardare le stelle.
  
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