Kaiserreich
4
La
Grande Offensiva
St. Mihel, Francia
2 Marzo 1919
Germania si sedette su una sedia di legno, posta vicino
un tavolo su cui era poggiata una radio, nelle retrovie della trincea. Accanto
a lui, in piedi, c’erano alcuni ufficiali. La radio emetteva solo qualche
distorsione e davanti ad essa c’era un microfono. Germania sapeva già cosa
doveva dire, l’aveva preparato da giorni questo discorso. Non era facile come
un discorso al Reichstag1, di fronte a politici che vogliono solo
sentirsi dire ciò che vogliono. Doveva parlare ai suoi soldati, quelli
sopravvissuti a cinque anni di guerra in trincea. Quelli che avevano perso
amici, che avevano perso affetti personali, che non vedevano l’ora di tornare a
casa dalla loro famiglia, e che sapevano come poteva andare a finire. Al Kaiser
aveva promesso una vittoria certa, a loro poteva solo offrire la speranza. Si
avvicinò il microfono, ed iniziò.
“Soldati dell’Impero tedesco, ascoltate. Chi vi parla è
Ludwig Beilschmidt, la Germania. E sto trasmettendo in trincea, qui con voi,
per combattere con voi. Lo so, vi avevamo promesso un ritorno rapido nelle
vostre case, addirittura prima dell’autunno del ‘142, ma come avete
potuto vedere, la guerra si è protratta. Sono cinque anni che vivete nel fango,
in corridoi dove la morte serpeggia ogni minuto. Questo l’ho vissuto anch’io
con voi. Al contrario dei nostri nemici, Francia e Gran Bretagna, che sono
rimasti nelle loro calde dimore mentre i loro uomini morivano come voi in
battaglia, io e mio fratello vi siamo stati accanto. Ora, insieme a voi, ci
accingiamo al più grande sforzo: l’ultimo grande attacco che porterà alla
vittoria. So bene che avete sentito queste parole molte volte invano, ma
stavolta vi prometto che non sarà così. Il mondo è cambiato: Russia è sconfitto,
Grecia, Romania e Serbia sono capitolati. Insieme abbiamo respinto l’attacco dell’Intesa
l’anno scorso, togliendo preziose vite ai nostri nemici. Ora saremo noi ad
attaccare. Siamo di più, siamo meglio armati, abbiamo più esperienza: la
vittoria non può che sorriderci! Preparatevi, perché insieme marceremo su
Parigi! Stavolta ve lo assicuro: tornerete a casa prima che le foglie cadano
dagli alberi. Abbiate fede, e guidate alla vittoria il vostro Paese, che
combatterà con voi fino alla fine! Il Kaiser e le vostre famiglie saranno fieri
di voi, porterete alla Germania la gloria e il potere. E, soprattutto,
porterete la pace in Europa. Questo è l’ultimo atto, ed è ora di recitarlo
assieme. Non temete, Gott ist mitt uns3!”
Lungo la trincea partì un applauso seguito da urla
incoraggiate. Germania si alzò e si diresse verso la linea più esterna.
Arrivato, fu accolto dai soldati con aria gioiosa e tesa. Un tenente gli porse
un telefono:
“Pronto?”
“Kesesese! Bravo, West, si vede che sai parlare!
D’altronde, hai imparato dal migliore!”
“Umpf, saper parlare bene è un’arte Gilbert.”
“Anche saper combattere lo è. Che ne dici di fare una
scommessa? Chi arriva per ultimo a Nancy dovrà offrire una birra all’altro!
Grande idea eh? Beh, prepara il portafoglio Lud, il Magnifico Me avrà di sicuro
molta sete! Kesesese!”
“Aspetta-“
Prussia attaccò prima che Germania potesse ribattere.
Sospirò e ridette il telefono al tenente. Prese un binocolo e diede uno sguardo
alle trincee nemiche. Poi si voltò verso i soldati.
“So bene ciò che provate, ma è bene mettere da parte la
tensione. Non preoccupatevi della morte: sarete vivi nei miei ricordi, ognuno
di voi. Ed ora, avanti!”
Fischiò con il fischietto e i soldati corse fuori dalla
trincea con un urlo gigantesco, amalgamato e compatto: Für den Kaiser, für
Deutschland und Gott!4
St. Mihel, Francia
7 Marzo 1919
Dopo cinque giorni di intensi combattimenti, le truppe
tedesche non avevano ancora occupato la cittadina a sud di Verdun. Le tattiche
utilizzate in Grecia non funzionarono altrettanto efficacemente contro le ben
difese postazioni francesi, le truppe d’assalto si erano dovute fermare prima
di arrivare al villaggio. Ma fin troppo tempo era stato perso secondo Germania,
chinato a terra con il braccio alzato dando le spalle alla trincea. Davanti a
lui vari mortai erano pronti al fuoco, ed aspettavano il suo comando. Germania
diede uno sguardo all’orologio da taschino, aspettò pochi secondi, ed abbassò
la mano. Con il ritmo di una mitraglia i mortai lanciarono i proiettili, che si
schiantarono sulle trincee nemiche sollevando zolle di terra, equipaggiamento
ed esseri umani. Con un altro segnale della mano, dopo aver afferrato una
mitragliatrice, Germania ordinò alla fanteria di partire all’attacco, mentre i
mortai continuavano il fuoco. Germania uscì dalla trincea correndo: davanti a
sé, a soli poche decine di metri, i soldati francesi facevano capolino dalla
trincea con i fucili in mano, e di tanto in tanto i colpi di mortaio
esplodevano lì intorno. Un proiettile gli sfiorò la guancia, un altro gli
strappò parte della manica. Germania portò la mitragliatrice sul fianco,
prendendola con entrambe le mani, e cominciando a far fuoco sui soldati nemici.
La raffica di colpi lo fece tremare, e si abbatté sui sacchi di sabbia,
centrando qualche testa. Un soldato accanto a lui lanciò una granata contro i
francesi, che si gettarono a terra per evitare la detonazione. Questo permise a
Germania ed ad altri uomini di avvicinarsi ancora di più alla trincea. Una
raffica di mitragliatrice fissa francese uccise alcuni uomini, tra cui quello
che aveva lanciato la granata. La mitragliatrice non fece in tempo a
ricaricarsi che venne avvolta dalle fiamme di un lanciafiamme tedesco. Uno dei
mitraglieri corse via bruciando vivo, per poi essere abbattuto da un’altra
raffica di Germania, che uccise anche altri due uomini che correvano da un
corridoio della trincea. Germania ed altri soldati saltarono dentro la trincea,
eliminando gli ultimi occupanti. Sopra di loro passarono una decina di aerei in
formazione a V, che si lanciarono in picchiata disperdendosi per far fuoco
sulle trincee nemiche. Diverse ore dopo, con il sole sullo zenit, le forze
tedesche erano arrivate nella cittadina fantasma, e le ultime truppe francesi
si arresero. Germania, seduto su una cassa di munizioni nella piazza centrale,
osservava un ATV-75 avanzare lentamente. Troppo lentamente per i
gusti di Prussia, certo, ma per Germania era fondamentale, soprattutto contro
le forze motorizzate dell’Intesa. L’unico problema era la sua lentezza: era un
bersaglio troppo facile per l’artiglieria e per i carri nemici, molto più
tecnologicamente avanzati di quelli tedeschi. Germania si alzò, guardò
l’orologio, e si incamminò verso le posizioni più avanzate. Avevano già perso
troppo tempo.
Reims, Francia
26 Marzo 1919
Prussia e Germania erano davanti alla cattedrale dove,
fin dal 486 d.C., tutti i re di Francia furono incoronati. La sua figura gotica
si elevava verso il cielo grigio, coperto di nuvole.
“Allora, West, questa birra?”
Germania guardò il fratello sconsolato: Prussia
infatti, dopo aver vinto la scommessa arrivando per primo a Nancy, ne aveva
subito organizzata un’altra, con obbiettivo Reims.
“Potresti anche goderti l’arte, di tanto in tanto.”
“L’arte è per i damerini come Austria o i deboli come
Francia e Italia. Siamo in guerra, l’arte è superflua. La musica che si ode
sono i colpi dell’artiglieria e le sculture sono i crateri nelle strade.”
“Devi ammettere però che è magnifica.”
“Sai, sarebbe ancora più magnifica con la mia faccia sul
rosone centrale. Non credi?”
“Ja, ja…”
Prussia si incamminò dando le spalle alla cattedrale, e
Germania lo seguì. Entrarono in un locale ed ordinarono due boccali di birra.
Germania pagò e si misero a sedere su un tavolo all’esterno, che dava sulla
strada brulicante di soldati e mezzi che si dispiegavano in vari luoghi della
città. Fecero un brindisi al Kaiser e bevvero un sorso.
“Comunque sia, ormai manca poco.” Disse Prussia
pulendosi la bocca con la manica.
“Già, abbiamo praticamente diviso in due la difesa
nemica. I francesi si sono concentrati nelle aree qui vicino, ma hanno
assottigliato troppo la linea. Un attacco ben mirato sfalderà le loro difese,
permettendoci di arrivare a Parigi.”
“Possibilmente senza un altro dei loro miracoli!6”
“Non farmici pensare…”
Prussia ridacchiò, bevve un altro po’, e poi si piegò
in avanti verso il fratello.
“Sai, anche il damerino ha iniziato l’assalto in
Italia. Ha già preso Verona e Vicenza, ma una divisione australiana gli sta
bloccando la strada. Che figura, kesesese!”
Germania si incupì un po’. L’entrata in guerra dei
fratelli Italia non era stata prevista, o almeno, non dalla parte avversaria.
Romano aveva sin da subito voluto dichiarare loro guerra, Filomena voleva la
neutralità e Veneziano voleva entrare negli Imperi Centrali. Alla fine il
governo scelse la proposta di Romano, anche perché Austria si era mostrato
molto poco collaborativo. Germania pensava che i tre si meritassero una
lezione, ma un po’ si sentiva in colpa. Avevano pure sempre formato un’alleanza7.
Germania finì il boccale, e si rivolse ad un ufficiale che passava in quel
momento.
“Contatta il quartier generale, e richiedi
immediatamente un attacco a Chateau-Thierry, in modo tale che i francesi non
possano ritirarsi sulla linea della Marna.”
L’ufficiale scattò sull’attenti e si diresse verso il
quartier generale. Prussia guardò Ludwig con aria incuriosita.
“Dai già l’attacco?”
“Sì, Gilbert. Non possiamo perdere tempo. Se vinceremo
ancora, Parigi sarà nostra, e questa stupida guerra finirà una volta per
tutte!”
Note:
1 Il Reichstag è il parlamento tedesco, chiamato dal 1945 in
poi Bundestag (parlamento federale)
2 Germania qui fa riferimento alla famosa frase pronunciato
dal Kaiser Guglielmo II allo scoppio della guerra: “La guerra finirà prima che le
foglie cadano dagli alberi.”. Le aspettative dei tedeschi di una guerra lampo
fallirono miseramente.
3 Dio è con noi, in tedesco
4 Per il Kaiser, per la Germania e Dio, in tedesco.
5 L’unico carro tedesco della prima guerra mondiale, simile
ad un grosso mattone metallico.
6 Prussia qui si riferisce alla prima battaglia della Marna,
soprannominata Miracolo della Marna poiché miracolosamente, contro tutte le
aspettative, le forze anglo-francesi riuscirono a respingere l’assalto tedesco
a poco meno di 30 Km da Parigi, anche grazie ai rinforzi arrivati via taxi.
7 La Triplice Alleanza, fra Austria-Ungheria, Germania ed
Italia, era un patto difensivo. L’Italia ruppe l’alleanza per vari motivi,
primo fra tutti le promesse territoriali dell’Intesa.
Rieccomi! Ancora una volta, delle vacanze in famiglia hanno
ritardato l’uscita del capitolo, ma in compenso ne ho scritto un altro fresco
fresco. Spero dunque che l’attesa sia stata ripagata con questo capitolo! La
situazione, come vedete, è ormai segnata. La Francia è sotto attacco, e l’Impero
Tedesco ottiene vittorie su vittorie. Sappiamo già chi vincerà, ma come non
ancora. Il capitolo, suddiviso in tre parti distinte, è un po’ corto, lo ammetto,
ma il prossimo durerà un pochino di più. E finalmente c’è una vera scena di
combattimento! Stavolta Germania attacca le trincee francesi, e la brutalità
della guerra si mostra subito in tutto il suo orrore. Beh, per oggi è tutto
gente! Non mi rimane che invitarvi a lasciare una recensione, ringraziarvi per
la lettura, e dirvi che, se vi foste annoiati, di sicuro non si è fatto
apposta. A presto!