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Autore: Luca29    26/04/2017    0 recensioni
La Weltkrieg, la Guerra Mondiale, segnò un punto di svolta nella storia dell'umanità. Per sette anni, l'Europa bruciò nelle fiamme della guerra, e dalle sue ceneri emerse l'unico vincitore: l'Impero Tedesco. Nel 1921 la Pace con Onore sancì il destino dell'intero pianeta, che provava a risollevarsi. Antichi imperi crollarono, sorsero nuove Nazioni, nuove ideologie si diffusero tra la gente di un mondo sempre più sull'orlo di una nuova guerra, stavolta ancora più grande, e dall'esito incerto. L'eredità della Weltrkrieg era lì, da cogliere, e l'umanità intera avrebbe lottato per averla.
Genere: Drammatico, Guerra, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La grande offensiva

Kaiserreich

4

La Grande Offensiva

St. Mihel, Francia

2 Marzo 1919

 

Germania si sedette su una sedia di legno, posta vicino un tavolo su cui era poggiata una radio, nelle retrovie della trincea. Accanto a lui, in piedi, c’erano alcuni ufficiali. La radio emetteva solo qualche distorsione e davanti ad essa c’era un microfono. Germania sapeva già cosa doveva dire, l’aveva preparato da giorni questo discorso. Non era facile come un discorso al Reichstag1, di fronte a politici che vogliono solo sentirsi dire ciò che vogliono. Doveva parlare ai suoi soldati, quelli sopravvissuti a cinque anni di guerra in trincea. Quelli che avevano perso amici, che avevano perso affetti personali, che non vedevano l’ora di tornare a casa dalla loro famiglia, e che sapevano come poteva andare a finire. Al Kaiser aveva promesso una vittoria certa, a loro poteva solo offrire la speranza. Si avvicinò il microfono, ed iniziò.

“Soldati dell’Impero tedesco, ascoltate. Chi vi parla è Ludwig Beilschmidt, la Germania. E sto trasmettendo in trincea, qui con voi, per combattere con voi. Lo so, vi avevamo promesso un ritorno rapido nelle vostre case, addirittura prima dell’autunno del ‘142, ma come avete potuto vedere, la guerra si è protratta. Sono cinque anni che vivete nel fango, in corridoi dove la morte serpeggia ogni minuto. Questo l’ho vissuto anch’io con voi. Al contrario dei nostri nemici, Francia e Gran Bretagna, che sono rimasti nelle loro calde dimore mentre i loro uomini morivano come voi in battaglia, io e mio fratello vi siamo stati accanto. Ora, insieme a voi, ci accingiamo al più grande sforzo: l’ultimo grande attacco che porterà alla vittoria. So bene che avete sentito queste parole molte volte invano, ma stavolta vi prometto che non sarà così. Il mondo è cambiato: Russia è sconfitto, Grecia, Romania e Serbia sono capitolati.  Insieme abbiamo respinto l’attacco dell’Intesa l’anno scorso, togliendo preziose vite ai nostri nemici. Ora saremo noi ad attaccare. Siamo di più, siamo meglio armati, abbiamo più esperienza: la vittoria non può che sorriderci! Preparatevi, perché insieme marceremo su Parigi! Stavolta ve lo assicuro: tornerete a casa prima che le foglie cadano dagli alberi. Abbiate fede, e guidate alla vittoria il vostro Paese, che combatterà con voi fino alla fine! Il Kaiser e le vostre famiglie saranno fieri di voi, porterete alla Germania la gloria e il potere. E, soprattutto, porterete la pace in Europa. Questo è l’ultimo atto, ed è ora di recitarlo assieme. Non temete, Gott ist mitt uns3!”

Lungo la trincea partì un applauso seguito da urla incoraggiate. Germania si alzò e si diresse verso la linea più esterna. Arrivato, fu accolto dai soldati con aria gioiosa e tesa. Un tenente gli porse un telefono:

“Pronto?”

“Kesesese! Bravo, West, si vede che sai parlare! D’altronde, hai imparato dal migliore!”

“Umpf, saper parlare bene è un’arte Gilbert.”

“Anche saper combattere lo è. Che ne dici di fare una scommessa? Chi arriva per ultimo a Nancy dovrà offrire una birra all’altro! Grande idea eh? Beh, prepara il portafoglio Lud, il Magnifico Me avrà di sicuro molta sete! Kesesese!”

“Aspetta-“

Prussia attaccò prima che Germania potesse ribattere. Sospirò e ridette il telefono al tenente. Prese un binocolo e diede uno sguardo alle trincee nemiche. Poi si voltò verso i soldati.

“So bene ciò che provate, ma è bene mettere da parte la tensione. Non preoccupatevi della morte: sarete vivi nei miei ricordi, ognuno di voi. Ed ora, avanti!”

Fischiò con il fischietto e i soldati corse fuori dalla trincea con un urlo gigantesco, amalgamato e compatto: Für den Kaiser, für Deutschland und Gott!4

 

St. Mihel, Francia

7 Marzo 1919

 

Dopo cinque giorni di intensi combattimenti, le truppe tedesche non avevano ancora occupato la cittadina a sud di Verdun. Le tattiche utilizzate in Grecia non funzionarono altrettanto efficacemente contro le ben difese postazioni francesi, le truppe d’assalto si erano dovute fermare prima di arrivare al villaggio. Ma fin troppo tempo era stato perso secondo Germania, chinato a terra con il braccio alzato dando le spalle alla trincea. Davanti a lui vari mortai erano pronti al fuoco, ed aspettavano il suo comando. Germania diede uno sguardo all’orologio da taschino, aspettò pochi secondi, ed abbassò la mano. Con il ritmo di una mitraglia i mortai lanciarono i proiettili, che si schiantarono sulle trincee nemiche sollevando zolle di terra, equipaggiamento ed esseri umani. Con un altro segnale della mano, dopo aver afferrato una mitragliatrice, Germania ordinò alla fanteria di partire all’attacco, mentre i mortai continuavano il fuoco. Germania uscì dalla trincea correndo: davanti a sé, a soli poche decine di metri, i soldati francesi facevano capolino dalla trincea con i fucili in mano, e di tanto in tanto i colpi di mortaio esplodevano lì intorno. Un proiettile gli sfiorò la guancia, un altro gli strappò parte della manica. Germania portò la mitragliatrice sul fianco, prendendola con entrambe le mani, e cominciando a far fuoco sui soldati nemici. La raffica di colpi lo fece tremare, e si abbatté sui sacchi di sabbia, centrando qualche testa. Un soldato accanto a lui lanciò una granata contro i francesi, che si gettarono a terra per evitare la detonazione. Questo permise a Germania ed ad altri uomini di avvicinarsi ancora di più alla trincea. Una raffica di mitragliatrice fissa francese uccise alcuni uomini, tra cui quello che aveva lanciato la granata. La mitragliatrice non fece in tempo a ricaricarsi che venne avvolta dalle fiamme di un lanciafiamme tedesco. Uno dei mitraglieri corse via bruciando vivo, per poi essere abbattuto da un’altra raffica di Germania, che uccise anche altri due uomini che correvano da un corridoio della trincea. Germania ed altri soldati saltarono dentro la trincea, eliminando gli ultimi occupanti. Sopra di loro passarono una decina di aerei in formazione a V, che si lanciarono in picchiata disperdendosi per far fuoco sulle trincee nemiche. Diverse ore dopo, con il sole sullo zenit, le forze tedesche erano arrivate nella cittadina fantasma, e le ultime truppe francesi si arresero. Germania, seduto su una cassa di munizioni nella piazza centrale, osservava un ATV-75 avanzare lentamente. Troppo lentamente per i gusti di Prussia, certo, ma per Germania era fondamentale, soprattutto contro le forze motorizzate dell’Intesa. L’unico problema era la sua lentezza: era un bersaglio troppo facile per l’artiglieria e per i carri nemici, molto più tecnologicamente avanzati di quelli tedeschi. Germania si alzò, guardò l’orologio, e si incamminò verso le posizioni più avanzate. Avevano già perso troppo tempo.

 

 

 

Reims, Francia

26 Marzo 1919

 

Prussia e Germania erano davanti alla cattedrale dove, fin dal 486 d.C., tutti i re di Francia furono incoronati. La sua figura gotica si elevava verso il cielo grigio, coperto di nuvole.

“Allora, West, questa birra?”

Germania guardò il fratello sconsolato: Prussia infatti, dopo aver vinto la scommessa arrivando per primo a Nancy, ne aveva subito organizzata un’altra, con obbiettivo Reims.

“Potresti anche goderti l’arte, di tanto in tanto.”

“L’arte è per i damerini come Austria o i deboli come Francia e Italia. Siamo in guerra, l’arte è superflua. La musica che si ode sono i colpi dell’artiglieria e le sculture sono i crateri nelle strade.”

“Devi ammettere però che è magnifica.”

“Sai, sarebbe ancora più magnifica con la mia faccia sul rosone centrale. Non credi?”

“Ja, ja…”

Prussia si incamminò dando le spalle alla cattedrale, e Germania lo seguì. Entrarono in un locale ed ordinarono due boccali di birra. Germania pagò e si misero a sedere su un tavolo all’esterno, che dava sulla strada brulicante di soldati e mezzi che si dispiegavano in vari luoghi della città. Fecero un brindisi al Kaiser e bevvero un sorso.

“Comunque sia, ormai manca poco.” Disse Prussia pulendosi la bocca con la manica.

“Già, abbiamo praticamente diviso in due la difesa nemica. I francesi si sono concentrati nelle aree qui vicino, ma hanno assottigliato troppo la linea. Un attacco ben mirato sfalderà le loro difese, permettendoci di arrivare a Parigi.”

“Possibilmente senza un altro dei loro miracoli!6

“Non farmici pensare…”

Prussia ridacchiò, bevve un altro po’, e poi si piegò in avanti verso il fratello.

“Sai, anche il damerino ha iniziato l’assalto in Italia. Ha già preso Verona e Vicenza, ma una divisione australiana gli sta bloccando la strada. Che figura, kesesese!”

Germania si incupì un po’. L’entrata in guerra dei fratelli Italia non era stata prevista, o almeno, non dalla parte avversaria. Romano aveva sin da subito voluto dichiarare loro guerra, Filomena voleva la neutralità e Veneziano voleva entrare negli Imperi Centrali. Alla fine il governo scelse la proposta di Romano, anche perché Austria si era mostrato molto poco collaborativo. Germania pensava che i tre si meritassero una lezione, ma un po’ si sentiva in colpa. Avevano pure sempre formato un’alleanza7. Germania finì il boccale, e si rivolse ad un ufficiale che passava in quel momento.

“Contatta il quartier generale, e richiedi immediatamente un attacco a Chateau-Thierry, in modo tale che i francesi non possano ritirarsi sulla linea della Marna.”

L’ufficiale scattò sull’attenti e si diresse verso il quartier generale. Prussia guardò Ludwig con aria incuriosita.

“Dai già l’attacco?”

“Sì, Gilbert. Non possiamo perdere tempo. Se vinceremo ancora, Parigi sarà nostra, e questa stupida guerra finirà una volta per tutte!”

 

Note:

1 Il Reichstag è il parlamento tedesco, chiamato dal 1945 in poi Bundestag (parlamento federale)

2 Germania qui fa riferimento alla famosa frase pronunciato dal Kaiser Guglielmo II allo scoppio della guerra: “La guerra finirà prima che le foglie cadano dagli alberi.”. Le aspettative dei tedeschi di una guerra lampo fallirono miseramente.

3 Dio è con noi, in tedesco

4 Per il Kaiser, per la Germania e Dio, in tedesco.

5 L’unico carro tedesco della prima guerra mondiale, simile ad un grosso mattone metallico.

6 Prussia qui si riferisce alla prima battaglia della Marna, soprannominata Miracolo della Marna poiché miracolosamente, contro tutte le aspettative, le forze anglo-francesi riuscirono a respingere l’assalto tedesco a poco meno di 30 Km da Parigi, anche grazie ai rinforzi arrivati via taxi.

7 La Triplice Alleanza, fra Austria-Ungheria, Germania ed Italia, era un patto difensivo. L’Italia ruppe l’alleanza per vari motivi, primo fra tutti le promesse territoriali dell’Intesa.

 

Rieccomi! Ancora una volta, delle vacanze in famiglia hanno ritardato l’uscita del capitolo, ma in compenso ne ho scritto un altro fresco fresco. Spero dunque che l’attesa sia stata ripagata con questo capitolo! La situazione, come vedete, è ormai segnata. La Francia è sotto attacco, e l’Impero Tedesco ottiene vittorie su vittorie. Sappiamo già chi vincerà, ma come non ancora. Il capitolo, suddiviso in tre parti distinte, è un po’ corto, lo ammetto, ma il prossimo durerà un pochino di più. E finalmente c’è una vera scena di combattimento! Stavolta Germania attacca le trincee francesi, e la brutalità della guerra si mostra subito in tutto il suo orrore. Beh, per oggi è tutto gente! Non mi rimane che invitarvi a lasciare una recensione, ringraziarvi per la lettura, e dirvi che, se vi foste annoiati, di sicuro non si è fatto apposta. A presto!

   
 
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