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Autore: Kya_63    26/04/2017    0 recensioni
Percy Jackson pensava che la sua vita sarebbe stata tranquilla, ovviamente nei limiti di un mezzosangue, ma non pensava che stesse tutto per cambiare.
Harry Potter aveva combattuto la sua battaglia, aveva sconfitto il Signore Oscuro e salvato i suoi amici e il mondo maglico, ma qualcosa stava cambiando.
Due mondi diversi, due eroi diversi e un pericolo in comune che minaccia di distruggere il mondo. Questa è la storia che nessuno ha il coraggio di raccontare, che nessun poeta o scrittore conosce veramente sino in fondo e che non ha mai trascritto. Questa è la storia che pure gli Dei hanno paura a narrare.
(Spoiler di Eroi dell'Olimpo, la saga di Percy Jackson e gli Dei dell'Olimpo e Harry Potter. Non tiene conto di TOA)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Quasi tutti
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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LASCIAR ANDARE

La donna era lì. Aveva lunghi capelli castani e occhiali da sole tondeggianti che le coprivano gli occhi. Portava una corona di margherite sulla testa e una gonna larga con maglietta e sandali di cuoio. Sembrava una hippie degli anni Settanta. Nonostante il suo look da figlia dei fiori, la dea portava un pugnale attaccato alla cintura insieme ad un sacchetto di cuoio.
Scesero dal veicolo, rimanendo comunque a distanza debita. La dea, nonostante l'aspetto pacifico, era comunque inquietante. Nessuno si fece avanti. Rimasero lì: loro da una parte e la dea dall'altra. Anne sentiva il dovere di fare qualcosa. Kya e Logan avevano già subito abbastanza danni e James sembrava a pezzi. Il figlio di Bau aveva utilizzato la sua magia e questo gli aveva causato non pochi problemi.
Anne si avvicinò lentamente alla dea. Teneva la mano pronta ad afferrare la lancia che portava sulla schiena. Non si era mai fidata delle divinità, neanche si suo padre. Suo padre, che aveva abbandonato sua madre già incinta di lei, era forse anche peggiore degli altri. Prediligeva la guerra lui, il sangue e il dolore. Aveva creato un mostro:lei. Era così che Anne si sentiva. La dea le sorrise in un modo inquietante. Forse sapeva che lei, la figlia di Assur, si sarebbe fatta avanti e forse sapeva anche il perchè. Anne teneva lo sguardo sulla dea, seria e concentrata, mentre l'altra rideva.
-Anne- la chiamò Kya. La figlia di Assur si voltò verso l'amica e quella la guardò come per dirle di non comportarsi in modo intraprendente, ma di agire pensando. Avevano bisogno dell'aiuto della dea e Anne lo capiva. Doveva fidarsi dei suoi amici. Anne annuì e Kya le sorrise.
Ki, la dea, continuava a sorridere. Anne ispirò e s'avvicinò ancora, quasi ad arrivare davanti alla dea. Allora s'inginocchió e disse:-Oh dea della terra, abbiamo bisogno del tuo aiuto.
-Lo so figlia di Assur- commentò la dea- Ninurta mi ha avvertito del vostro arrivo.
Anne storse le labbra al pensiero del dio che diceva loro la profezia e porgeva loro il biglietto. Lo odiava ora... non che fosse una novità per lei... odiava tutti gli Dei, perché sapeva che erano egoisti e superficiali.
-Immagino- commentò la semidea-Vorremmo chiederle aiuto.
-Cos'hai da offrirmi semidea?- chiese la dea con fare superiore. Anne guardò la terra rocciosa e secca. Che cosa avrebbe offerto alla dea in cambio del suo aiuto. Non poteva certo darle un oggetto qualunque... serviva qualcosa di personale, perché gli Dei amano quando cedi loro qualcosa a cui tieni. Anne non teneva a niente se non ai suoi amici e a quel bracialetto in argento che aveva al polso. Avrebbe mai potuto cederlo? No. Era l'unica cosa che le era rimasta di sua madre e non voleva perderlo. Sua madre... L'unica persona che l'avesse mai amata. La carnagione pallida risplendeva sotto la luce e gli occhi verdi erano sempre scintillanti, come stelle. Era morta sua madre. Morta durante il servizio alla caserma dei pompieri. Un edificio era esploso in fiamme e sua madre si era gettata in quel falò gigantesco per salvare un bambino con sua madre. Nessuno l'aveva vista tornare indietro, ma il bambino e la madre sopravvissero. La mamma di Anne non era mai stata trovata. Bruciata dalle fiamme e consumata fino all'ultimo. Anne aveva pianto, giorni e notti, finché non erano arrivati Zoey e James e l'avevano portata al Campo Mesopotamia, dove aveva trovato qualcosa che le tenesse impegnata la mente: la guerra. Si tolse il bacciale e lo porse alla dea, senza rimpianti. Era il momento di allontanare il passato e andare verso il futuro. Aveva trovato degli amici e una famiglia, ora doveva accettarla. Doveva lasciare che sua madre fosse morta, perchè Anne aveva sperato con tutta sé stessa che sua madre, in quei anni, si facesse viva. Non successe mai e mai sarebbe successo.
La dea le sorrise e disse:-La cosa a cui tieni di più, Anne Clark?
-Lo accetti e basta, per favore- commentò la ragazza sollevandosi da terra e pulendosi le ginocchia. La dea lo prese e se lo infilò nella tasca della gonna, poi alzò il volto e fece segno agli altri quattro ragazzi di avvicinarsi. Senza porsi troppe domande, ma timorosi, i quattro si avvicinarono. Kya era appoggiata a James mentre camminava. La gamba della figlia di Ishtar era stata ferita gravemente durante il combattimento ed ora l'appoggiava a malapena. James la sosteneva, pronto a prenderla nel caso cadesse. Si guardavano negli occhi qualche volta e Anne vedeva solo quello che provavano l'uno per l'altra. Doveva fare qualcosa non appena avessero lasciato la dea alle sua faccende terrose.
-Cari semidei- iniziò la dea- L'unica risposta che vi serve è un nome: Utu. Lui è il Sole e vede tutto. Colui che cercate è a Phoenix in Arizona.
Anne guardò Jacob, sbiancato e pallido. Chissà se il semidio era pronto a conoscere suo padre, ma dai suo comportamenti, Anne credeva di no.Però il semidio non aveva tutti i torti... insomma, chi vuole veramente conoscere il genitore, divino o meno, che ti ha abbandonato?
-Grazie mille- disse Anna con gentilezza- La ringraziamo per il suo aiuto.
Mentre si voltavano per andarsene, la dea li chiamò a gran voce, che rimbombò ovunque:-Figlia di Ishtar!
-Marduk ha commesso uno sbaglio a mettere una taglia sulla tua testa. Sei l'unica che può salvarci tutti.
Kya annuì e rispose:-Spero di farcela, o mia Signora.
La dea li congedò e loro risalirono sul pick up. Logan, Anne e Jacob si misero davanti, lasciando James e Kya dietro. Li guardava ogni tanto Anne e sperava che prima o poi smettessero di giocare a rincorrersi.

Presero il primo volo per Phoenix su un jet privato, imbucandosi nella piccola stiva. Dopo qualche ora di viaggio, giunsero a destinazione. Il rporietario dell'aereo, un tipetto giovane e pimpante, si accorse di loro quando scesero dall'aereo. Li chiamò e loro come stupidi si voltarono. Il signore si avvicinò e disse loro:-Chi siete ragazzini?
Kya, col suo bel sorriso che avrebbe steso un toro, gli rispose:- Salve, stavamo cercando proprio lei. Volevamo farle qualche domanda sull'inquinamento se è possibile. Siamo giornalisti proffessionisti, che lavorano per il CM, una rivista molto famosa che tratta di ambientalismo e moda. Possiamo, allora?
Il signore, a sentir nominare "una rivista famosa", acconsentì. James is domandava come facesse la figlia di Ishtar ad avere sempre un piano. Un piano che però aveva molte falle. Appena il signore si sarebbe reso conto che non esisteva nessuna rivista famosa chiamata CM, si sarebbe infuriato e avrebbe chiamato la polizia, denunciandoli. Kya però sembrava avere la situazione sotto controllo. Prese una penna e un blocknotes, scrivendo ciò che il signore le diceva. Scriveva velocemente, con la calligrafia elegante e precisa. Finita questa farsa, Kya lo salutò e si diresse verso l'uscita, con passo svelto. Loro la seguirono. Salirono su un bus che passava di lì, che li condusse a Phoenix. Fu Jacob a guidarli nella città questa volta. James aiutava Kya a camminare. Entrambi erano distrutti, sia fisicamente che psicologicamente. Kya aveva messo dei paletti alla loro relazione, che stava sbocciando, piano piano, e James non riusciva a capire perchè la ragazza fosse così sempre altruista. Perchè non voleva fare qualcosa per lei, per una santissima volta! Era cocciuta e testarda, ma era proprio per quello che a James piaceva tanto. Giunsero davanti ad una bel edificio, dai mattoni rosso fuoco e le finestre bianche. Jacob prese fuori dalla sua tasca un mazzetto di chiavi. Con una ci aprì il portne d'ingresso e con l'altra una porta all'ultimo piano. Jacob, entrando dalla porta, ispirò quell'odore di arance che aveva sempre caratterizzato quel luogo. Buttò lo zaino in un angolo e lasciò entrare i suoi amici in quella che, una volta, era casa sua. Non era molto lo spazio: una piccola cucina, con un piccolo tavolo, un balcone, un bagno di piccole dimensioni e tre camere da letto minuscole. Anne, stanca per il viaggio, entrò nella camera dalle pareti rosa e gialle, chiuse la porta e si mise a dormire. Tutto ciò senza dire una parola. Gli altri fecero lo stesso: scelsero una camera e andarono a dormire. Jacob rimase lì, a guardare la sua vecchia casa, che in realtà non lo era mai stata. Era stata la nonna a prendersi cura di lui e di Kristen. Era un passato doloroso quello che portava Jacob dietro di sé. Sua madre non li aveva mai voluti, mentre l'attenzione del dio Utu sì. Voleva solo essere al centro dell'attenzione, lei. Organizzava feste e la maggiorparte a casa loro, in quel piccolo appartamento. Chiamava sempre molta gente, specialmente uomini, che si faceva durante la serata. Era morta, sua madre. Accoltellata per la strada. Jacob aveva ritracciato colui che gli aveva portato via sua madre, non appena gli avevano detto che era un semidio. Aveva cercato colui che gli aveva portato via la madre e l'aveva ucciso, non curante del fatto che magari avesse una famiglia. Si era lasciato andare. Aveva seguito la vendetta.
Rimase alzato fino a tardi a pensare a quei momenti della sua vita, a quei demoni che lo seguivano da lontano, ma che non lo lasciavano andare. Era ancora lì quando Anne si alzò per bere un bicchiere d'acqua. Lo salutò stropicciandosi gli occhi e prendendo un bicchiere da sopra il lavandino. Si domandava come facesse a sapere che erano lì. Neanche lui, dopo tutti gli anni passati a vivere lì, si ricordava dove fossero. Invece lei sì.
Anne trangugiò un bicchiere d'acqua e lo appoggiò sulla mensola, poi incrociò le braccia e disse:-Pensi ancora a tua madre vero?
-Come fai a saperlo?- chiese il figlio di Utu sorpreso. Sì, perchè nessuno riusciva a leggere i suoi pensieri, tranne Anne. Lei scava dentro di lui, senza che non se ne accorgesse.
-Anche mia madre è morta, sai? Le volevo tanto bene e non ho mai smesso di volergliene. Devi lasciarla andare però. Anche i morti devono allontanarsi. Il passato che nascondi... è il caso che tu lo lasci andare- confessò Anne. Poi sorrise e ritornò a dormire. Jacob la seguì, dopo un paio di minuti, durante i quali rimase a fossare il vuoto. Scostò le coperte  e si sdraiò accanto alla figlia di Assur. L'abbracciò e poi s addormentò, cullato dal respiro dolce della ragazza

La mattina dopo, Logan si svegliò di buon umore. Quella notte era passata tranquilla, per una volta dopo anni. Da quando era scomparsa lei, non riusciva chiudere occhio. Erano anni che andava avanti così. La cercava senza sosta da cinque anni. La cercava perché l'amava. Amava il suo sorriso, i suoi modi di fare e la sua forza. Voleva riabbaracciarla e vedere i suoi occhi oro che brillavano alla luce del Sole. Quella notte, aveva dormito dopo cinque anni. Sentiva che stava per trovarla, finalmente.
Si alzò e andò in bagno, dove si sciacquó il volto e lavó i denti. Si vestí e preparò lo zaino. Kya e James erano svegli, in cucina che preparavano la colazione. Scherzavano e giocavano. Logan era felice di vedere la sua migliore amica felice e scherzare con James. Il figlio di Bau era una persona d'oro, che sapeva prendersi cura delle persone. Logan era disposto ad affidare Kya a James.
-Buongiorno Logan- lo salutò Kya sorridendo. Gli porse una tazza di caffè bollente aromatizzato alla menta. Logan si sedette al tavolo e si gustó la colazione preparata da Kya e James. Presto arrivarono anche Anna e Jacob, che si sederono al tavolo e mangiarono le frittelle al miele di James. Jacob interruppe il silenzio dicendo:-Sta mattina andremo dal dio Utu. Prima sapremo dove andare, prima torneremo a casa.
Anne aveva parlato con lui quella sera, Logan lo sapeva. Aveva ascoltato la conversazione per puro sbaglio. Si era alzato per andare in bagno e aveva ascoltato un po' della loro conversazione. Anne, aveva ragione. Aveva chiarito i suoi dubbi. Li aveva confermati.
-Ce la possiamo fare!- esclamò Kya entusiasta. Logan la guardò. Il suo sorriso splendeva come un Sole. Chissà se il sorriso della ragazza sarebbe durato ancora per molto. Le avrebbe fatto male, sicuramente.
Finirono di fare colazione e iniziarono a prepararsi. Logan, appena Kya uscì dalla camera dove aveva dormito, entrò. Doveva parlare con James della situazione. Lui poteva aiutarla. E forse era l'unico.
-James- lo chiamò serio. Il figlio di Bau si voltò, spaventato:-Ciao Logan. Hai bisogno di qualcosa?
-Volevo parlare con te, di Kya- proseguì il figlio di Ereshkigal, più convinto che mai a portare a termine la conversazione.
-Non ho intenzione di farle del male, Logan. Non la lascerò andare. Non posso e non voglio.
-James, non è di questo che ti volevo parlare. Riguarda il rapporto che Kya ha con Zoey. Sopettiamo, che sia lei a...
-Non l'avrebbe fatto- commentò James- È impossibile. Distruggerebbe Kya saperlo.
-Esatto- ammise Logan- Per questo volevo dirti di... proteggerla... avrà bisogno di te.
-Certo. Puoi contare su di me.
Logan sorrise e uscì dalla camera, raggiungendo Kya, Anne e Jacob. Poco dopo arrivò anche James. Uscirono dal condominio, nell'aria fredda del mattino di dicembre. Camminarono, finché non raggiunsero il centro città. Erano appena le sette, giusto puntuali per vedere sorgere il Sole. La dea della terra aveva indicato il Campidoglio di Phoenix come luogo in cui il dio del Sole sarebbe sceso dal suo carro. Ed erano lì, ad aspettare l'arrivo del dio del Sole. Jacob era calmo e pacato, mentre Logan era in ansia. Non gli era mai piaciuto il Sole e il dio del Sole gli piaceva ancora meno. Preferiva l'oscurità, lui. Così, tremava lui. Spaventato dall'incontro col dio del Sole.
Atterrò davanti a loro una moto nera, con a cavallo un signore con il casco e la tuta da motociclista. Scese dalla moto, il tipo, si levò il casco e chise:-Siete vo i semidei in cerca di aiuto?
Annuirono, in silenzio. Logan guardava a moto. Era una bella Kavasaki nera, dai cerchioni in argento e il sedile in pelle. Aveva sempre sognato una moto così, Logan. Voleva una moto per andare lontano, viaggiare e scappare, magari con lei.
-Bene!- esclamò- Seguitemi!
Lo seguirono dietro al Campidoglio, in un giardino. Il dio si era levato il casco, rivelando una capiliatura castana e occhi azzurri. Si era slacciato la giacca da motocilista e i ragazzi vedevano la maglietta dei Pink Folyd spiccare. Si sederono all'ombra di un albero, su una tovaglia a scacchi rossi che il dio aveva fatto comparire insieme a del cibo.
-Allora- disse Utu con entusiasmo- Siete venuti qui per...?
-Può aiutarci a capire dove si sta dirigendo la nostra amica Zoey- parlò Kya, senza pensare. Voleva riabbracciare la sua amica, quella che l'aveva portata al Campo Mesopotamia, quella che per tutti gli anni della sua infanzia le era stata vicino.
-Cara- rispose il dio- Sei sicura che sia veramente tua amica?
-Sì, ne sono convinta. Perchè mi fa questa domanda?
A Logan tramavano le mani. Kya stava per scoprire tutto? Se il dio avesse parlato, che cosa sarebbe successo? Logan era tormentato da queste domande. Forse doveva parlare con la sua amica, dirle che cosa pensavano loro di Zoey e che forse era meglio concentrarsi sul recupero della pergamena. Però voleva dire perdere lei... Forse per sempre.
-Sarà...- commentò il dio- Sta andando nello Stato di Washington... A Seattle, per l'esattezza. Troverete tutte le risposte lì. La pergamena è lì. Posso anche dirvi chi ce l'ha.
-Sarebbe così gentile?- domandò James. Il dio scoccò un'occhiata al semidio:-Io sono gentile, figlio di Bau. Porta rispetto.
-Certo- succurrò James- Mi scusi.
Logan si torturava la maglietta. Seattle... così lontana ma così vicina... Stava per trovarla dopo tanto tempo. Chissà se era cambiata, se i suoi occhi brillavano ancora e le sue labbra sapevano ancora di cioccolata e cannella. Non ascoltò cosa il dio avesse da dire loro, anzi aveva smesso di ascoltarlo da un pezzo. Mangiarono qualcosa con il dio, perchè insistette, poi si dileguarono, lasciando il dio alla sua moto e ai suoi problemi all'interno del Campidoglio. Aveva detto loro che lui era anche il dio della giustizia e, di conseguenza, si fermava diverse volte a controllare come procedeva la città di Phoenix, la sua città americana preferita. Così, i semidei, presero il primo volo per Washington, finanziato dal dio Utu. Jacob non aveva aperto bocca per tutto il tempo. Era stato vicino ad Anne, in silenzio, senza muoversi se non fosse strettamente necessario. Sull'areo, si sedette vicino al finestrino e guardò le nuvole che correvano sotto di loro. Il cielo limpido sopra e sotto la pioggia.
Atterratrono a Seattle, dove nuvole temporaleche minacciavano il cielo grigio, ma sereno della città. Camminarono per ore, alla ricerca del luogo giusto. Si guardavano attorno, quasi spaesati.
Logan sentì qualcosa tappargli la bocca ad un certo punto. Cercò aria, ma non la trovò. Si sentì macare. L'aria non c'era. Annussò il fazzoletto con cui gli avevano coperto la bocca e capì: stavano per essere portati nella tana del lupo.

 

Angolo autrice
Ciao bella gente! Come va? Ve li ricordavate questi ragazzi che avevamo lascito ad Atlantic City? Spero di si... comunque.... vi piace? Lo so, è troppo corto, ma non ho tempo. Prefrisco che leggiate piccoli pezzi e apsettiate di meno... comunque, lasciate commenti e stelline.
Baci

   
 
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