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Autore: _valerie    26/04/2017    4 recensioni
\ When I met you in the summer
to my heartbeat sound
we fell in love.
Castiel è costretto a trascorrere le vacanze estive con i suoi genitori, i quali non fanno altro che litigare spingendo il ragazzo ad allontanarsi il più possibile da loro.
Sarà proprio quella spiaggia a renderlo libero da quel caos.
O meglio, sarà su quella spiaggia che incontrerà qualcuno in grado di sconvolgergli le giornate.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Castiel, Dean Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Ciao a tutti, benvenuti nella mia nuova storia!
Cosa può essere più bello di un giovane Cas e un giovane Dean che si incontrano e vivono un'estate che non dimenticheranno mai? Mmh, forse una serata in spiaggia, forse con un falò e quel pizzico di alcool che non guasta mai ;)
Si sa, l'estate è magica, ma le notti estive lo sono maggiormente!
Non voglio dilungarmi molto, vi invito a leggere questa prima parte e lasciare una recensione, anche piccolina. (sono davvero fondamentali, come si può avere la forza di continuare senza i propri sostenitori???)
Spero di rivedervi presto, un bacino a tutti quelli che dedicheranno un po' del loro tempo alla mia storia e a questi due bimbi.

XOXO







15 Luglio.

 

‘’Caro diario?

(Si inizia così un diario, no?)

E’ la prima volta che provo a scriverne uno e credo d’averne un buon motivo, mettiamola così.

(Mi sento uno stupido, seriamente. Ho quasi 18 anni e davvero sto scrivendo un diario… davvero?!)

Comunque, tra poco saremo arrivati. Non vedo l’ora di lasciare questa macchina, farmi una doccia e starmene un po’ per i fatti miei. I miei genitori non smettono di discutere e non li sopporto più!!

Qualche mese fa mi hanno annunciato questo cambiamento imminente. Questa sarà la nostra ultima estate insieme, insieme come una famiglia, prima del trasferimento di mio padre.

Sapevo che sarebbe successo, sapevo che sarebbe andata così, nonostante i loro continui tentativi di nascondermi la verità.

Stanno per divorziare, niente di più e niente di meno.

Oltre a sentirmi uno stupido scrivendo questo diario, mi sento anche un oggetto lanciato tra le mani di qualcuno senza troppi problemi.

Fondamentalmente mi sembra una grandissima stronzata!

Una vacanza insieme? Ma dai…

I miei sono estremamente presi da questi cambiamenti, troppo presi dal rinfacciarsi tutto quello che hanno sbagliato in questi anni e  ‘’

 

 

La macchina frenò di colpo facendo scivolare il quaderno dalle mani di Castiel per poi cadere e poggiarsi vicino i suoi piedi negandogli la possibilità di finire la frase. Castiel alzò subito gli occhi e, prima di poter dire qualcosa, si rese conto di trovarsi davanti una piccola casetta bianca.

Era la casa che avevano affittato per quelle vacanze e da quello che riusciva a vedere, soprattutto l’esterno, non era niente male.

La macchina si fermò nel piccolo spiazzale vicino al vialetto e una volta spenta, piano piano, si svuotò velocemente.

Castiel corse fuori dal veicolo senza neanche aspettare i suoi genitori, camminò velocemente verso la porta principale sistemandosi lo zaino in spalla salendo poi le scale dando un’occhiata veloce in giro.

Non conosceva minimamente quella casa, non aveva neanche la minima idea di dove fossero le camere da letto, così decise di superare il corridoio aprendo una porta alla volta fin quando non aprì l’ultima su quel lato. Doveva essere la sua camera di sicuro visto il letto ad una piazza e mezzo sistemato appena sotto la finestra. Quel letto era troppo piccolo per una coppia, doveva per forza esser per una sola persona.

Entrò piano in camera lasciando la porta socchiusa, posò lo zaino ai piedi del letto per poi sedersi a terra con le spalle contro il materasso. Poggiando le mani a terra notò quanto fosse morbida la moquette, la sfiorava appena con le dita rendendosi conto di non aver mai avuto una camera con qualcosa di diverso dal parquet. Non era male, doveva esser sincero, ma sapeva che la madre gli avrebbe fatto un sacco di ramanzine. Non c’era donna più fissata di lei con l’ordine e la pulizia.

Riprese il quaderno e lo poggiò sulle sue gambe, sfogliò qualche pagina scuotendo la testa pensando quanto fosse uno sfigato, uno stupido a scrivere un diario.

 

Nel giro di qualche ora, con il continuo sottofondo dei suoi genitori che litigavano alternando qualche breve pausa di silenzio tombale, riuscì a sistemare le sue cose nel migliore dei modi. Mentre sistemava la camera, vide con la coda dell’occhio un paio di costumi nel borsone poco distante dai suoi piedi. Decise di prenderne uno, indossandolo con una semplice maglia a mezze maniche.

Voleva visitare un po’ quella che sarebbe stata la cittadina delle sue vacanze, perché non andare a fare un giro? Non gli sembrava per niente una cattiva idea, almeno si sarebbe allontano dai suoi genitori per qualche oretta e avrebbe evitato di sentirli mentre si lamentavano anche per le minime cose.

Si diresse verso il lungomare. Lo aveva notato mentre entravano in città, di sfuggita, tra un’occhiata e l’altra.

Camminava piano, con le mani nelle tasche del costume, non aveva minimamente fretta, voleva godersi quella passeggiata senza pensare a nulla. Si guardava intorno senza prestare troppa attenzione, evitava di fermarsi anche se la tentazione era tanta. Avrebbe avuto quasi due mesi per osservare tutto.

Man mano che si avvicinava al mare, anche se ancora a distanza, riusciva a sentire dei ragazzi ridere tra loro, qualche bambino urlare. Riuscì a vederli chiaramente una volta arrivato. Scese le scale alla fine della strada arrivando direttamente sulla spiaggia.

Era tutto completamente diverso da casa sua. Il mare, i raggi di sole che gli riscaldavano la pelle, quel profumo di frutta appena accentuato poco distante, tutte quelle risate, quei volti spensierati non facevano altro che rallegrarlo e farlo sentire esattamente come loro: senza pensieri.

Guardandosi intorno vide un piccolo chiosco, decise di avvicinarsi sedendosi poi su uno sgabello lì vicino. Ordinò un semplice frullato alla frutta  e notò subito la gentilezza della cameriera, estremamente abbronzata e molto più abituata a quel tipo di posto, a differenza sua. La sua attenzione fu attirata da un gruppo di ragazzi intenti a giocare a biliardino a pochi metri da lui. La maggior parte di loro erano ragazzi, una decina più o meno, e giusto tre ragazze. Avevano la sua età di sicuro, quasi tutti abbronzati e le ragazze, visti i loro comportamenti, dovevano essere le fidanzate di qualcuno lì nel gruppo.

Tra le risate e qualche gridolino, riuscì a notare un ragazzo che prima non aveva visto. Era piegato sul biliardino, troppo intento a giocare evidentemente, riusciva a vedergli a malapena il viso fin quando non finì la partita tirandosi su.

 

Porca troia.

 

Fu l’unica cosa che pensò non appena si girò verso di lui subito dopo la partita.

Era bellissimo. Davvero un bellissimo ragazzo.

Non era sicuro d’esser stato notato, il suo fu uno scatto veloce, ma si sbagliava. Dopo pochi minuti vide quel ragazzo avvicinarsi con qualche altro membro del gruppo.

Riusciva a sentire una leggera ansia crescere piano piano nello stomaco. Non si sentiva pronto per fare nuove amicizie, così all’improvviso, con quel ragazzo poi. Non riusciva a capire cosa avesse di così assurdo, perché lo rendeva nervoso? Mica lo capiva!

 

«Hey! Sei nuovo? Non ti abbiamo mai visto! » chiese uno dei ragazzi. Aveva i capelli leggermente lunghi, sembrava un po’ più grande degli altri, si avvicinò porgendogli una mano.

Castiel l’afferrò senza stringerla troppo e annuì.

 

« Eh sì, sono arrivato qualche ora fa ad esser sincero! »

 

« No, fantastico! E’ da tanto che non vediamo qualche faccia nuova… vero ragazzi? » si girò leggermente verso gli altri, i quali sorrisero e risero a quelle parole.

 

«Comunque, io sono Gabriel. Tu? »

 

« Cas. Castiel! »

 

« Oh, un altro angioletto sceso dal cielo! » disse piano il ragazzo alla sue spalle facendo riferimento evidentemente ai loro nomi. Il modo in cui lo disse, ovviamente scherzoso e senza cattiveria, fece ridere tutti. Era il ragazzo che aveva notato poco fa.

« Io comunque sono Dean, onorato di conoscerti..» il suo tono era estremamente calmo, non sorrideva in maniera eccessiva ma aveva comunque uno sguardo radioso. Gli strinse la mano, più che altro per gentilezza, e sentì una specie di scossa in tutto il corpo.

La sua attenzione fu subito attirata dalla ragazza che aveva di fronte. Si sporse leggermente verso di lui sussurrando appena «Dean invece è proprio un diavoletto» ridendo subito dopo alle sue parole e prendendo a braccetto Dean, il quale accennò un saluto a Castiel facendogli un occhiolino prima di allontanarsi insieme alla ragazza.

Non riuscì a dire nulla, scosse solamente la testa guardando quei due allontanarsi. Erano fidanzati sicuramente, non aveva nessun tipo di possibilità.

 

Quel viso gli rimase impresso in mente per tutto il pomeriggio.

Dopo aver salutato gli altri, cercando di sembrare il più rilassato possibile, decise di lasciare quel chiosco e di spostarsi verso delle panchine poco distanti da lì.

Ne scelse una abbastanza all’ombra e una volta seduto prese il cellulare cercando di scattare almeno una foto carina del mare da poter inviare ai suoi amici.

Non ne aveva tantissimi, ma sapeva di poter contare sul suo piccolo gruppo. Era la prima volta che non trascorrevano un’estate insieme ed erano stati proprio  loro ad incoraggiarlo in quella piccola avventura.

Cas era così, aveva sempre bisogno di supporto, di una piccola spinta per continuare qualsiasi cosa stesse facendo e ne era consapevole.

Proprio mentre stava scegliendo la foto migliore, Gabriel si avvicinò sedendosi affianco a lui, si muoveva talmente tanto silenziosamente che inizialmente neanche si rese conto di aver qualcuno vicino.

Dopo essersi salutati iniziarono a parlare, questa volta con meno imbarazzo.

Parlarono del più e del meno, del mare e di come erano soliti trascorrere le estati, fin quando la conversazione si spostò su Dean mettendo leggermente Castiel a disagio.

 

«E’ la sua fidanzata quella ragazza che ho visto prima…?» Cas si rese conto troppo tardi d’aver fatto sul serio quella domanda, non poteva di certo tornare indietro, ma la sua ansia fu calmata dalla risposta di Gabriel, il quale rispondeva sempre in maniera estremamente gentile, non sembrava mai infastidito.

 

«Amanda? Oh, no! Di certo non sono fidanzati, ma con Dean è così.»

 

Purtroppo la parte finale della sua risposta fece storcere il naso a Castiel, piccolo dettaglio che Gabriel di certo non ignorò e accennò una risata prima di rispondere.

 

«Non lo conosci, è vero, ma Dean è come dire… libero? Si, possiamo definirlo così. Non ama e non vuole assolutamente dei limiti, vuole fare quello che gli pare in pratica e lo stesso vale anche per le relazioni…o per i passatempi » Gabriel cercò di restare serio ma non riuscì a trattenere una risatina soprattutto per le ultime parole.

 Forse era proprio quello che si aspettava di sentire. Lo conosceva da pochissimo e già si sentiva attratto da lui senza neanche capirne i motivi visto che più di qualche piccola cosa non sapeva altro, eppure sentiva quel qualcosa e voleva conoscerlo davvero, voleva sapere di più pur sentendosi bloccato allo stesso tempo.

Si sentiva libero, no? Non avrebbe avuto problemi.

L’unico problema era trovare il coraggio di parlargli, il coraggio di fare qualche passo in più e scoprire, da solo, fin dopo poteva arrivare.

Era solo questione di tempo, ci sarebbe riuscito in un modo o nell’altro.

 

 

 

Erano trascorsi solo due giorni dal loro arrivo e già non vedeva l’ora di tornare a casa, di stare il più lontano dai suoi genitori.

Come sempre, anche quella sera, litigarono.

Avevano da poco terminato la cena quando iniziarono a lamentarsi di alcune cose, più si lamentavano più i loro toni di voce aumentavano e la voce di sua madre era davvero odiosa quando urlava.

D’istinto poggiò il bicchiere sul tavolo con forza provocando un rumore tonfo, i suoi genitori si fermarono per un secondo girandosi verso di lui.

 

«Siete patetici. Mi avete costretto e vi ho seguito qui sperando in un’estate decente almeno, cosa ho trovato? La stessa merda di casa! Non fate altro che discutere e io non vi sopporto più. Dovrebbe essere l’ultima estate insieme e io non riesco neanche a starvi vicino! »

Si rese conto di aver terminato la frase tutta d’un fiato e di non aver mai risposto così ai suoi genitori.

Ma cosa poteva farci? Anche lui aveva un limite di sopportazione e piano piano lo stavano raggiungendo.

Senza neanche aspettare una risposta, si alzò e si diresse verso la porta principale uscendo e camminando velocemente lungo il vialetto per poi allontanarsi dalla casa.

Quella sera si sentiva diverso. Non gli interessava minimamente una possibile reazione dei suoi, non gli interessava restare fuori casa, non gli interessava neanche stare con loro. Era la stessa storia ormai da più di un anno. Si ostinavano a restare insieme pur essendo consapevoli che non andava più bene, più continuavano e più la situazione degenerava. Per loro quella vacanza sarebbe servita a sistemare le cose, a rendere la separazione migliore, stavano cercando di indorare la pillola perdendo di vista l’obiettivo principale: non rendere un inferno la vita del figlio.

Perché non lo capivano? Era davvero così difficile pensare alle conseguenze? Per loro la cosa fondamentale era lamentarsi delle cose che non andavano, perdere giornate intere a discutere solo perché non andavano d’accordo e per lui la separazione andava benissimo, gli sarebbe dispiaciuto tantissimo non vederli più insieme, non vederli ogni giorno come era solito fare, ma preferiva quello alle continue discussioni.

Ormai si svegliava la mattina senza neanche aspettarsi un abbraccio, già sapeva che si sarebbe dovuto preparare il più velocemente possibile e scappare da quella casa per avere un po’ di pace. Gli sembrava assurdo trovarsi meglio a scuola, in giro, con estranei addirittura, piuttosto che stare a casa sua.

Era così preso dai suoi pensieri che neanche si era reso conto d’esser arrivato, di nuovo, sul lungomare.

Si avvicinò alla staccionata poggiandoci su i gomiti, aveva lo sguardo fisso sulle onde delicate del mare. Si allontanavano e avvicinavano alla riva con delicatezza, erano illuminate dai lampioni posti lungo la strada e un piccolo faro colpiva la spiaggia ad intermittenza. In quel momento si rese conto di quanto potesse esser rilassante il mare, quel profumo che gli sfiorava il naso, non c’erano rumori. Era tutto silenzioso e tranquillo e per la prima volta si sentì in pace con se stesso.

Alzò lo sguardo verso il cielo iniziando a contare le stelle. Ne contò una decina tra quelle più luminose, gli sembrava che svanissero una volta che gli rivolgeva lo sguardo.

Sorrise istintivamente senza farci troppo caso. Gli erano bastati un paio di giorni per riscoprire cose che non faceva più da troppo tempo.

Si sentiva come in una bolla, era lì da solo con il mare e il cielo e si sentiva tremendamente bene. Tutte le preoccupazioni, i pensieri, i malumori sembravano esser in secondo piano e in quel momento avrebbe voluto essere lì, perso tra le stelle o tra le onde del mare, libero come non mai.

Il tempo volò quella sera e gli bastarono pochi secondi per ritornare alla realtà quando vide una piccola figura in lontananza.

Sembrava un ragazzino, non gli sembrava un uomo adulto, aveva un profilo delicato pur non essendo riconoscibile. Lo vedeva camminare piano lungo la riva del mare, aveva la testa leggermente abbassata come se stesse guardando i propri piedi, si fermava dopo pochi passi girandosi appena verso il mare per poi riprendere a camminare fin quando non decise di fermarsi e di sedersi sulla sabbia abbastanza distante dal mare per non bagnarsi.

Castiel sentì la curiosità crescere, avrebbe voluto saltare la staccionata e correre lì da lui, voleva vedergli almeno il viso.

Questa era una delle caratteristiche di Cas: era tremendamente curioso. A momenti neanche ci pensava alle cose, voleva solo sapere di più, scoprire sempre quel qualcosa in più.

Si era quasi deciso quando sentì squillare un cellulare in lontananza e vide quella figura rispondere, in pochi minuti quel ragazzo si alzò e iniziò a camminare velocemente verso la strada tenendo ancora il telefono vicino l’orecchio.

Passando vicino un lampione Castiel riuscì a vedergli il viso ed era proprio lui, Dean.

Non ebbe tempo di far nulla, camminava troppo veloce in direzione opposta e in pochi secondi quella figura si dileguò nell’oscurità della città.

I giorni passarono più o meno in maniera tranquilla, dopo quella specie di scenata i suoi genitori decisero di parlargli, discussero per un bel po’ prima di arrivare ad una specie di pausa. Ovviamente non fece molto affidamento alle loro parole, tanto sarebbe ritornato tutto come prima e decise che avrebbe dovuto stringere amicizia con quei ragazzi il prima possibile in modo da avere una fuga da tutto.

Quel pomeriggio decise di andare in spiaggia e di parlare con Gabriel, anche perché era l’unico che conosceva un minimo, l’unico con cui avesse parlato per più di dieci secondi.

Una volta arrivato vide il solito gruppetto fermo vicino il chiosco e decise di avvicinarsi e salutarli senza pensarci troppo.

 

«Hey, Cas! Non ti abbiamo visto più, pensavo fossi andato via »

 

«Ehm, no, no… mi tocca restare qui per un bel po’. Non conoscendovi non mi andava di disturbare »

 

«Ma no! Nessun disturbo! Perché non resti qui con noi? » disse Gabriel facendo spallucce e lanciando qualche sguardo agli altri senza ottenere risposte negative, Castiel annuì piano accennando un lieve sorriso sedendosi poi su uno sgabello lì vicino.

 

 

Non era stato difficile alla fine dei conti, rimase lì con loro per qualche ora parlando del più e del meno scoprendo quanto fossero simpatici anche gli altri. Si trovava bene e non vedeva l’ora di trascorrere il resto dei giorni con loro, sembrava conoscerli da tanto e fu felice di sentirsi parte del gruppo.

Inizialmente non ci fece caso, ma dopo aver chiacchierato un po’ con gli altri notò che c’erano tutti tranne Dean e Amanda. Avrebbe voluto chiedere a Gabriel dove fossero, ma non ebbe il coraggio, voleva saperlo ma evidentemente era un segno e doveva farsi i fatti suoi.

Gli fu impossibile non ripensare a quella volta in cui lo vide in riva al mare, si sentiva leggermente in colpa per non averlo rincorso, per non aver fatto qualcosa pur non sapendo cosa fare. Sperava con tutto il cuore che quella preoccupazione fosse solo un suo pensiero e niente di serio, di sicuro era impegnato, magari con chissà che o semplicemente con lei.

Si stava preoccupando troppo per una persona che neanche conosceva sul serio e questa cosa non faceva altro che provocargli una specie di ansia. Non capiva assolutamente il motivo di tutta quella curiosità nei suoi confronti. Dean aveva qualcosa di magnetico, qualcosa di misterioso che lo attirava tantissimo e quel qualcosa non lo aveva mai trovato in nessuno. A dire la verità, non aveva mai trovato niente di simile perché non aveva mai frequentato tanti ragazzi, non aveva neanche mai avuto una relazione seria. Fin da sempre sognava un ragazzo simile a lui, con la testa sulle spalle, senza problemi ad esser se stesso, ma evidentemente non erano tutti così.

 

«Ma perché non vieni al falò di stasera?! Lo stiamo organizzando da una settimana e ci farebbe solo piacere qualche persona in più. Sarà divertente! » Gabriel riportò la mente di Castiel alla realtà.

Stava per dirgli di no ma subito pensò alla possibilità di divertirsi per davvero, di conoscere persone nuove e senza pensarci troppo rispose di si e da lì iniziarono a parlare di cose a cui Cas non diede troppa importanza, la sua mente era già al falò.

 

 

 

 

Il ritorno a casa e le ore prima del falò furono davvero un inferno. Si sentiva iperattivo ma al tempo stesso non riusciva a fare niente, se ne stava steso sul letto con lo sguardo fisso verso il soffitto pensando e ripensando a come sarebbe andata quella specie di festa. I suoi pensieri erano un continuo di domande e risposte contrastanti. Andare vestito casual o portare un costume? Arrivare prima o in ritardo? Starsene in disparte o lanciarsi nella mischia? Parlare con tutti o solo con Gabriel? Si stava per sentire male, non voleva andarci più.

Quel conflitto di pensieri durò fin quando non varcò la soglia e si ritrovò catapultato su una spiaggia piena di ragazzi e ragazze, la maggior parte di loro già ubriachi, troppo occupati a divertirsi piuttosto che a prestar attenzione al fuoco poco distante dai loro corpi.

A dire la verità, un po’ li invidiava. Avevano i loro amici, si stavano divertendo e non se ne stavano seduti su una panca con un bicchiere pieno di soda, da soli. Ma che poteva farci? Alla fine era lì da solo una settimana più o meno e non poteva prendersela con nessuno, avrebbe parlato prima o poi con qualcuno, magari con Gabriel o con gli altri.

Si lasciò andare poggiandosi contro lo schienale, se ne stava lì con il suo bicchiere passandoselo da una mano all’altra fin quando qualcuno non gli prese il bicchiere dalle mani sedendosi affianco a lui.

Era Dean.

Aveva un sorriso diverso dalle altre volte, un sorriso furbetto, il quale gli provocò una leggera risata.

 

«Mi piace la tua risata. È delicata! » disse piano Dean voltandosi verso la folla facendo poi un sorso dal bicchiere appartenente a Castiel poco prima.

Non rispose, non sapeva molto bene cosa dire, quel complimento lo aveva spiazzato.

 

«Non abbiamo mai parlato da quando sei arrivato, non ti trovavo mai quando arrivavo in spiaggia »

 

«Beh, è vero, ho parlato solo con Gabriel in effetti e… eri sempre occupato quando venivo qui »

 

«Occupato? » rise piano Dean girandosi verso Castiel e rivolgendogli per la prima volta uno sguardo sincero, «occupato… diciamo che non avevo molta voglia di stare qui»

 

«Effettivamente hai ragione, non è bello esser circondato da mille persone se non ti va »

 

«A volte vuoi stare solo con una determinata persona, o stare da solo ti va bene uguale »

 

Era Amanda quella ragazza? Sicuramente era lei, chi poteva essere altrimenti? Più parlava e più si rendeva conto di non avere la minima possibilità con lui. Potevano essere amici, sarebbe andata bene lo stesso, sempre meglio di niente, tenendo anche conto che sarebbe andato via dopo quasi due mesi e lasciare un amico sarebbe stato meno doloroso piuttosto che lasciare un fidanzato. O qualcosa di simile.

 

«Sai cosa, Cas? Visto che non parliamo mai, stasera sarà la nostra opportunità per non esser solo degli estranei» Dean si alzò mettendosi davanti a lui per poi allungare una mano «vieni?»

Castiel gli prese la mano alzandosi e seguendolo subito dopo tra la folla, raggiunsero il chiosco per prendere un paio di bicchieri di birra prima di avvicinarsi al falò.

Una volta seduti lì vicino, Dean iniziò a bere la sua birra guardando il fuoco, aveva di nuovo quel sorrisetto e doveva ammetterlo, era proprio carino quando sorrideva così.

Dopo aver chiacchierato un po’ e finito entrambi le loro birre, Dean prese dalla tasca una sigaretta e si sporse appena verso il fuoco per accenderla, subito dopo si rimise seduto affianco a Castiel. Lo guardava negli occhi senza dire nulla, faceva dei piccoli tiri lasciando uscire lentamente il fumo. Vederlo fumare era persino migliore delle altre cose, in quel momento non gliene fregava niente di niente, voleva starsene lì tutta la sera solo per ammirarlo. Dean si leccò piano il labbro inferiore prima di morderlo appena e gli avvicinò la sigaretta alle labbra facendogli fare un piccolo tiro. Lo sguardo di Dean era fisso sulle proprie labbra, lo notava benissimo. Forse era il fuoco, forse era proprio la vicinanza di Dean, ma sentiva un’elettricità crescere in tutto il corpo, si sentiva estremamente frenetico in quel momento.

Proprio mentre ci stava pensando, Dean si alzò dicendogli di doversi allontanare un attimo e che sarebbe ritornato dopo non molto.

L’attesa fu abbastanza lunga da spingere Castiel a bere altri due bicchieri di birra prima di spingersi in pista insieme agli altri. L’alcool di sicuro gli stava facendo perdere l’inibizione, lo faceva sentire più libero e per qualche minuto i suoi pensieri non erano rivolti a Dean.

La musica era davvero alta, l’atmosfera stava diventando sempre più calda e la birra non stava aiutando di certo, sentiva un caldo assurdo, si sentiva invincibile e si sarebbe lanciato in acqua senza neanche pensarci.

Ed è proprio quello che successe, più o meno.

Si avvicinò alla riva e si sfilò la maglia lasciandola cadere a terra quando sentì una mano poggiarsi sulla spalla, era talmente sovrappensiero che quel gesto lo fece sussultare e si girò di colpo.

« Hey, angioletto, tranquillo! Sono io! » Dean non fu capace di non ridere vedendolo così spaventato. Doveva esser leggermente ubriaco ma questo non gli impedì di levarsi la maglia lanciandola sulla sabbia e avvicinandosi a Castiel indicò il mare, gli prese la mano leccandosi velocemente le labbra.

 

« Ci tuffiamo, Cas? »

   
 
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