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Autore: JEH1929    26/04/2017    3 recensioni
E così era stato deciso: avremmo abitato insieme.
Io mi ero gettata a capofitto nella novità senza pensare veramente cosa essa potesse veramente comportare, come mi succedeva sempre. Come al solito avevo riflettuto assai poco e così avevamo iniziato a visitare un appartamento dietro l’altro, quanto più vicini possibile all’università.
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“Sarò la tua sabbia, la tua erba, il tuo cielo, la tua felicità. Ti amo. Tua per sempre, Sana”
E mentre stringo fra le mani il libretto e non riesco a trattenere una piccola lacrima, che mi brucia gli occhi, penso a quanto la sorte possa essere ironica e a quanto sia facile che tutto ciò che pensavi avresti posseduto per sempre possa essere perduto in un millisecondo.
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Fanfiction su Sana e Akito e su quello che potrebbe essere loro successo dopo la fine del manga.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Aya Sugita/Alissa, Naozumi Kamura/Charles Lones, Sana Kurata/Rossana Smith, Tsuyoshi Sasaki/Terence | Coppie: Sana/Akito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ormai sto correndo da non so quanto, freneticamente. Il sudore mi bagna la fronte e le gambe iniziano a dare segni di cedimento. Ma non ho alcuna intenzione di smettere.
Perché ho detto quella cosa? Era ovvio che non la pensassi sul serio, come ha fatto Kurata a prenderla sul serio? Mi conosce così bene, mi comprende meglio di chiunque altro ed è l’unica a leggere le mie emozioni anche dietro il muro che mi sono creato intorno, eppure non ha capito che non stavo parlando sul serio, che non potevo parlare sul serio. Andiamo, lei mi ha salvato la vita, come potrei mai pensare che sia la mia rovina? Soltanto un idiota potrebbe pensare che dicessi sul serio. Sbuffo. A volte sa essere così ottusa quella ragazza.
Ed anche così egoista, come ha fatto a non rendersi conto che saremmo morti per la preoccupazione, che sarei morto per la preoccupazione? Accidenti. Me la vedo davanti, con l’aria dispiaciuta, scusandosi con tutti, ma come se non fosse successo niente di che in realtà. Ma io tutta quella sicurezza non me la bevo, la conosco troppo bene per non capire che c’è qualcosa che la sta tormentando. Si sente in colpa, ma per cosa? Che cosa avrà fatto per tutta la notte? E poi, piccolo dettaglio, di cui nessuno si è accorto eccettuato me, non indossava i vestiti di ieri sera. E se non è stata a casa sua, e la reazione di Sagami fa pensare che non ci sia affatto andata, allora dov’è stata per tutta la notte? E dove ha trovato quei ricambi?
Guardo l’orologio e mi rendo conto che è tardi. Se non sarò a casa per l’ora di cena, probabilmente Tsuyoshi darà di matto, visto che dobbiamo mangiare tutti insieme a meno che non avvertiamo in anticipo e stasera non mi sembra il caso di non presentarsi.
Faccio marcia indietro e inizio a correre verso casa.
Appena entro li trovo già tutti a tavola, lo sguardo teso di Tsu mi avverte che ho quasi superato il limite. Mi siedo pesantemente al mio posto, con un sospiro, e poi iniziamo a mangiare.
Il telefono di Kurata suona per l’arrivo di un messaggio. Non si è ancora cambiata e indossa quegli abiti che non si sa dove abbia pescato. Lei guarda il telefono e sorride, ma io riesco a leggere nei suoi occhi lo stesso pizzico di senso di colpa di prima. La sto fissando in modo talmente intenso che alla fine anche lei alza gli occhi e mi guarda, ma io vigliaccamente distolgo i miei.
- Qualche messaggio importante? – insinua Hisae, con una risatina.
Tutti sembrano allungare il collo verso Kurata.
- No, è soltanto Naozumi.
Hisae le dà una gomitata, ammiccante, e Sana arrossisce di nuovo. Il senso di colpa ricompare nei suoi occhi color cioccolata.
- Gli chiederai del mio negozio?
- Certo, te l’ho promesso.
Dopo cena Tsuyoshi mi intima di aiutarlo a riordinare la cucina e sono costretto a seguirlo.
- Dovresti farlo. – inizia.
- Cosa?
- Chiederle scusa.
Era ovvio che non mi avesse chiamato in cucina soltanto per aiutarlo.
- Sai che odio scusarmi. E lei lo sa.
- Sì, lo sappiamo tutti, lo sa lei, ed è proprio per questo che devi farlo. Altrimenti non la riconquisterai mai.
- Ma io non voglio…
- Andiamo, Akito-kun, smettila di fare scene con me. So che ti manca ogni singolo secondo di ogni singolo minuto di ogni singola ora di ogni singolo…
- Sì, ho afferrato l’antifona. – lo interrompo.
- E allora perché non glielo dici.
- Non sono mai stato molto bravo a parlare di quello che provo.
- Dovresti farlo, prima di perderla definitivamente.
- Non la perderò.
- No, per adesso no, ma se continui così, non credo che impiegherà molto a trovare qualcun altro. Tutti la amano. È una bellissima ragazza, con un carattere splendido, è impossibile non amarla. Io non so dove e con chi abbia trascorso la notte, ma questo qualcuno l’ha evidentemente molto calmata. Se tu continui a farla piangere e qualcun altro continua a consolarla, alla fine si stancherà.
Le parole di Tsuyoshi mi cadono addosso come dei macigni.
- E se io non fossi più innamorato di lei?
- Non ci credi neanche tu. Soltanto lei potrebbe pensare una cosa del genere.
- E se lei non fosse più innamorata di me? – riesco a formulare la domanda.
- Io di questo non posso dirti niente, devi vedertela da solo. Siete ancora due bambini, in fondo. Dopo tutti questi anni non siete cambiati affatto.
Finalmente riesco a liberarmi di Tsuyoshi e a rifugiarmi in camera mia. Mi siedo sul letto, le spalle contro il muro e inizio a fissare il vuoto.
Poi la porta si apre e lei entra. La vedo esitare.
- Sc…scusa, pensavo non ci fossi. – arretra, con l’intenzione di chiudersi la porta alle spalle.
- Sana?
Lei si volta e mi guarda.
Passa un minuto interminabile, in cui ci fissiamo negli occhi.
- Scusa. – riesco finalmente ad articolare.
Vedo i suoi occhi cioccolata spalancarsi per la sorpresa, come se non fosse abituata a sentire le mie scuse ed effettivamente non è una cosa che faccio spesso.
- Non pensavo davvero quello che ho detto. – continuo.
Dopo qualche altro secondo interminabile, finalmente il suo volto si rilassa in un sorriso. Il suo bellissimo sorriso, quel sorriso che dedica soltanto a me o almeno è quello che penso io.
- Ok. – dice semplicemente ed esce.
 
Le scuse di Hayama mi risuonano ancora in mente. Mi ha sorpreso molto il fatto che mi abbia chiesto scusa, non è affatto da lui. E sembravano delle scuse così sincere che alla fine non ho potuto fare a me di sfoderare il mio sorriso, quel sorriso che riservo soltanto a lui, nonostante fossi così arrabbiata soltanto fino a qualche secondo prima.
Mi siedo sul mio letto, poi mi sdraio, le gambe penzoloni dalla sponda inferiore e chiudo gli occhi, oggi è stato difficile, ma ho mantenuto il mio sorriso per tutta la giornata, nessuno si è accorto che ancora non mi ero ripresa del tutto, ma va bene così, era proprio quello il mio intento.
Sento la porta aprirsi e penso che possa essere Aya, anche se è strano che non abbia bussato. La persona entrata esita sulla soglia.
- Vieni! – dico, con la voce più entusiasta possibile, senza aprire gli occhi.
Quando si siede accanto a me sul letto, mi rendo conto che non si tratta affatto di Aya, ma il suo profumo, il suo contatto, tutto mi dice che si tratta di Hayama. Scatto su a sedere, aprendo gli occhi.
- Pensavo fossi Aya. – mi giustifico.
- Mi sembrava strana un’accoglienza così cordiale… - ironizza lui.
Rimaniamo in silenzio, io continuo a guardare il pavimento e lui guarda il muro bianco.
- Sei…
- Quindi…
Cominciamo a parlare contemporaneamente. Da quando la situazione fra noi è così tesa? Forse da quando mi ha detto che sono la sua rovina. Il ricordo mi causa una stretta al cuore.
- Prima tu. – mi affretto a dire.
- No, prima tu.
Sospiro, è cocciuto come al solito.
- Sei venuto per dirmi qualcosa?
Non sembra trovare le parole. Guarda nel vuoto, stringendo un pugno e nascondendo gli occhi sotto la zazzera troppo lunga.
- Dovresti tagliarti la zazzera. – dico e inconsciamente allungo la mano, per spostargli i capelli dagli occhi.
Lui sobbalza per il mio contatto e io ritraggo la mano, confusa.
- Scusa. – dico.
- Non sei tu che dovresti scusarti. Le cose che ho detto…
- Hayama, ho già accettato le tue scuse.
- Ma le hai davvero accettate?
- Sì.
- Quindi tutto come prima?
Come prima quando? Quando eravamo due bambini che si odiavano? Quando eravamo migliori amici e peggiori amici? Quando eravamo innamorati senza il coraggio di stare insieme? Quando finalmente siamo riusciti a stare insieme per poi dover essere brutalmente separati? Come durante la mia malattia? Come eravamo negli anni di Los Angeles? O quando finalmente siamo diventati una coppia quasi perfetta? Come quando non ci siamo rivolti la parola per sei mesi? Oppure come eravamo fino a ieri mattina? Ma cosa eravamo esattamente? Sospiro.
- Certo. – sfodero l’ennesimo sorriso della giornata.
Rimaniamo in silenzio per qualche altro minuto, solo che stranamente la situazione non si fa imbarazzante o tesa.
- Va tutto bene? – chiede all’improvviso.
- Eh? Certo che va tutto bene!
- Ho come l’impressione che tu a volte reciti anche nella vita privata. – sobbalzo, queste parole mi rigettano nel passato, ai piedi di un burrone, quando mi disse che se avevo voglia di piangere potevo andare da lui. Eravamo due bambini, così diversi da adesso. Tutto era più semplice. Ma era davvero tutto più semplice? E siamo davvero così cambiati?
- Siamo davvero così cambiati? – prima che possa trattenermi, le parole mi escono di bocca.
- Non lo so. Forse. – Akito mi risponde, serissimo.
- Sana, lo sai che per qualunque cosa puoi venire da me. Come allora. – evidentemente anche lui ha pensato le stesse cose.
Una conversazione quasi normale con Akito Hayama dopo più di un anno è più di quanto possa mai sperare di ottenere. Adesso sono rilassata, ho incrociato le gambe sul letto, mentre lui si è appoggiato sul muro ed è rivolto verso di me. Era da tanto tempo che non stavamo così insieme.
- Dove sei stata stanotte? – la domanda penetra il silenzio, rompendo quel momento di tregua che si era creato fra noi.
Mi guarda negli occhi, la bocca una linea dritta, impassibile, gli occhi ambrati mi incatenano, senza via d’uscita. Mi metto sulla difensiva senza neanche volerlo, ma è la mia unica salvezza.
- Non credo siano affari tuoi.
- Dove hai trovato quei vestiti?
- Non credo siano affari tuoi. – ripeto.
- Ti stai ripetendo, Kurata. – niente più Sana.
Senza un motivo ben preciso sento che gli occhi mi stanno bruciando e che non riesco quasi più a trattenere le lacrime. Sono decisamente arrivata allo stremo delle forze per oggi.
- Sana? – il suo tono si addolcisce di nuovo.
- Non è nulla. – cerco di sfoderare un nuovo sorriso, ma è proprio questo a farmi scoppiare definitivamente in lacrime.
- Sana? Cosa è successo? Che ti hanno fatto? Dimmelo…dimmelo e io…
- Akito, nessuno mi ha fatto nulla. – rispondo con voce più ferma possibile.
Faccio una pausa, mentre le lacrime mi offuscano la vista.
- Sono andata da Naozumi, ieri sera. – confesso infine.
Vedo i suoi occhi incupirsi, ma stranamente non esplode, come mi sarei aspettata. Questo, non so perché, fa esplodere me. Comincio a lacrimare ancora di più.
- Io…continuo a fargli del male. C…continuo a farlo soffrire. Ma io…io non voglio farlo soffrire. È il mio migliore amico. Non voglio…che soffra a causa mia. – singhiozzo, mentre cerco di asciugarmi le lacrime senza molto successo.
Improvvisamente mi ritrovo fra le braccia di Hayama. Lui mi stringe forte, la faccia nei miei capelli. Io rinuncio ad ogni tentativo di asciugarmi le lacrime e comincio a singhiozzare più forte contro la sua spalla.
- Sana, non è colpa tua. Non puoi addossarti la colpa di tutto…- sussurra, a pochi centimetri dal mio orecchio.
Mi scappa una risatina.
- Che fai? Adesso ridi?
- Rido perché proprio tu che mi dici di non addossarmi tutte le colpe, sei quello che se le addossa sempre tutte.
- Io ho tutti i motivi di addossarmi le colpe, tu no.
- Io non sono così innocente…
Non so perché, ma le mie parole sembrano avere un secondo significato, riferito non soltanto a Naozumi. Rimaniamo in silenzio, abbracciati, non so per quanto. Potrebbero essere ore, come minuti. Lentamente mi tranquillizzo e i miei occhi smettono di lacrimare, il mio respiro si calma. Lui continua a respirare piano fra i miei capelli. Alla fine decido di staccarmi e lui non oppone resistenza.
- Scusa, ti ho sporcato tutti i vestiti.
- Non importa.
Un’altra pausa.
- Sai, Sana? In realtà Kamura è probabilmente più forte di noi due. Forse lo è sempre stato.
- Lo spero tanto. Io gli voglio bene, è il mio migliore amico, ma non riuscirò mai a contraccambiare i suoi sentimenti. – esito, è strano parlare con lui di questo, ma stasera sembra un Akito diverso da quello degli ultimi tempi.
Guardo l’orologio, sono già le 2 di notte. Sgrano gli occhi, non mi ero accorta che fosse così tardi, non so proprio come farò domani ad alzarmi per l’università. Però ho appuntamento con Rumi e Hiroto e dopo con Naozumi.
- Sarà meglio che io vada. – dice Akito e si alza.
- ‘Notte.
- ‘Notte.
Indosso il pigiama, ma non riesco a prendere sonno, gli occhi ancora bagnati dalle lacrime. Domattina probabilmente sarò un mostro.
Dopo qualche minuto la porta si apre e io alzo la testa. Hayama si affaccia sullo stipite.
- Ti va di dormire con me? – chiede.
Annuisco vigorosamente e mi alzo.
Ci sdraiamo uno accanto all’altro e lentamente le sue braccia mi avvolgono. Finalmente riesco ad addormentarmi. Un’ultima piccola lacrima che scende lungo la guancia per depositarsi sulla sua spalla.

**
Ciao! Grazie a tutte per le recensioni, siete così carine! E grazie anche a tutti coloro che leggono questa storia!
In realtà all'inizio volevo cancellare la storia dopo i primi due capitoli, perchè non mi convinceva molto e adesso sono arrivata al dodicesimo capitolo, incredibile!
   
 
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