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Autore: FaNgIrL_97    26/04/2017    10 recensioni
E chi lo ha detto che essere genitori sarebbe stata una passeggiata? Christian Grey non di certo. Sarà facile per lui ed Anastasia, crescere due figli adolescenti in preda agli ormoni?
Venitelo a scoprire!
P.S: IL RATING POTREBBE CAMBIARE!
Genere: Fluff, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Phoebe Grey, Theodore Grey, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi presi la testa fra le mani e mi afflosciai a terra, incapace di comprendere appieno la situazione. Era mai possibile che i bei momenti fossero sempre destinati a finire in un battibaleno? 
-Phoebe.- Mi richiamò papà. -Dobbiamo andare a casa, tesoro.-
-No. Ti prego, no. Prima devi farlo uscire.-
Lui si accovacciò davanti a me. -Non posso fare nulla, per ora.- Spiegò. -È stato denunciato.-
-Ma non ha fatto nulla! Lui era con me! Ti prego- lo supplicai. -Ti prego, papà! Paga la cauzione.-
Papà sospirò pesantemente e mi prese per un braccio, aiutandomi ad alzarmi. -Dobbiamo andare.-
-No!- Gridai. -Non me ne andrò fino a quando non lo avrai fatto uscire!-
Lui non si fece troppi problemi prima di prendermi per la vita e, come fossi una bambina, trascinarmi fuori, sotto gli occhi allibiti dei presenti.
-Papà, lasciami andare!-
-Mi dispiace, tesoro. Non possiamo restare.-
-Ma non possiamo lasciarlo lì!-
-È un problema suo e dei suoi genitori, Phoebe. Ci penseranno loro. Se è stato denunciato, qualcosa deve aver pur fatto.- Mi guardò dritto negli occhi. -E noi sappiamo già cosa potrebbe aver fatto, giusto?-
-Deve esserci un errore...- sussurrai. -Ne sono sicura.-
-Mi dispiace tanto, piccola. Non avrei mai voluto che questa cosa ti ferisse.-
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~QUATTRO ORE PRIMA: GIOVEDÌ, ORE 07.30 P.M.~
-Mi porti a giocare di nuovo a bowling?- Chiesi, curiosa. -Perché ti avverto: potrei batterti ora che so come si gioca.-
Cameron fece un'enorme sorriso. -Non ho intenzione di farmi battere oggi, così ho pensato di aspettare che arrivi l'orario facendo una passeggiata in centro.-
-Aspettare l'orario per andare dove?-
-Non ho intenzione di dirtelo.-
-Cosa? Perché?-
-È una sorpresa. Di solito non deve essere "l'uomo"- fece le virgolette con le dita, mentre lo diceva. -A dover far colpo sulla ragazza?-
-Aspetta, aspetta, aspetta- scossi la testa. -Perché tu uomo e io ragazza? Noi femmine siamo molto più mature di voi maschi.-
-Okay.- Rise. -Allora è il ragazzo a dover far colpo sulla donna. Così va meglio?-
Gli feci la linguaccia e passai avanti, guardando i negozi illuminati. 
-Che c'è?- Chiese, seguendomi. -Non ti piacciono le sorprese?-
-Si. Se sono belle, sì.-
-Riuscirò a sorprenderti.- Aggrottò la fronte, dopo averlo detto. -O forse no. Probabilmente avrai girato ogni singolo locale di ogni città.-
-Non è così.- Cercai di rassicurarlo, vedendo che la sua espressione da fiera si era tramutata in delusa. -Ti assicuro che da quando sono cresciuta ho smesso di seguire i miei genitori in tutti quei locali super belli in cui andavano sempre.-
-Beh, se dovessi conoscerlo, fa almeno finta che ti piaccia.-
Sorrisi intenerita. -Non hai bisogno di far colpo su di me con un locale, Cameron.-
-Lo so, lo so. Sono già perfetto così.- Sbuffò. -Considerala solo una piccola aggiunta da parte mia.-
-Guarda che qui l'unica ad essere perfetta sono io.- Scherzai. 
-No, no. Ti assicuro che sono io ad esserlo.-
Socchiusi gli occhi e incrociai le braccia. -Allora sai cosa ti dico? Dovrei tornare a casa. Non mi piacciono i palloni gonfiati.-
Lui scoppiò a ridere e mi appoggiò un braccio sulle spalle. -Okay, okay. La smetto.-
-Adesso si che ci siamo!- Sorrisi soddisfatta. -Mi dici almeno fino a che ora ci toccherà aspettare?- 
-Che c'è? Hai già fame?-
-Oh, io ho sempre fame.-
La mia risposta lo fece ridere. -Tra una ventina di minuti potremmo iniziare ad avviarci.-
-A piedi?-
-Certo.-
-E sei sicuro che non sia lontano?- 
Cameron alzò gli occhi al cielo. -Sono sicuro che riuscirai a sopravvivere.-
-Mi stai irritando.-
-Solo perché non stai nella pelle di sapere dove mangeremo.- Rise. -Se magari parlassimo di qualcos'altro ti riusciresti a distrarre.- 
-Per esempio?-
-Sei felice di poter andare da tuo fratello, domani?-
Decisi di assecondarlo, rilassandomi. -Si. E lo sono anche di più, visto che i miei genitori non ci saranno.-
-Perché? Hai intenzione di trasgredire ancora le regole?-
-No- sbuffai. -Mio fratello è quasi come mio padre, quindi non potrei. Però sarà divertente essere solo con lui e i suoi amici.-
La sua espressione diventò subito dubbiosa, quindi mi affrettai ad aggiungere: -ma mi comporterò bene, te lo prometto.-
-Che aereo prenderai?-
Strinsi le labbra per impedirmi di ridere. -Dovrei essere con il jet di papà.-
Cameron parve imbarazzato. -Già, certo...-
-Essere ricchi ha anche i suoi vantaggi.- Risi. -Non è male viaggiare lassù.-
-Ti credo sulla parola.- Rise anche lui. -Quanti mezzi ha tuo padre?-
-Un bel po'. Sai, ha anche un elicottero, si chiama Charlie Tango e sa pilotarlo.-
Cameron spalancò gli occhi. -Sul serio? Tuo padre sa pilotare un elicottero?-
-Già. Ma lui è bravo in un sacco di cose.-
-Wow- sospirò. -Dev'essere meravigliosa la vista da lassù.-
-Non lo so. Mamma non ha mai voluto che ci salissi e papà è sempre stato d'accordo con lei.-
-Davvero? E perché?-
-Non lo so. Si spaventano perché una volta ha avuto qualche problema, durante un volo.-
-È davvero un peccato.-
Scrollai le spalle e ammisi: -non mi dispiace più di tanto.-
-Ti invidio.-
-Oh, non devi. Qualche volta potrei portarti sul jet. Oppure potremmo andare a fare un giro sulla Grace, sarebbe divertente.-
-Sulla Grace?-
-Si, è il catamarano di papà.- Gli sorrisi dolcemente. -E sa guidare anche questa.-
-Credo di volermi prostrare ai piedi di tuo padre.-
A quella risposta, scoppiai a ridere. -Che esagerato!-

-Wow, Cam...- sussurrai allibita, ammirando il panorama. -Credevo che questi luoghi esistessero solo nei film fantasy.-
-Quindi ti piace?-
Mi guardai attorno. Cameron mi aveva portata ad un ristorante davvero delizioso. Se dovevo essere sincera, lo conoscevo già, ma c'ero stata una sola volta e non avevo mai visto la bellezza del giardino sul retro. Era mozzafiato e io davvero senza parole. 
Tutto era curato nei minimi dettagli, non una cosa che fosse fuori posto. Al centro, sotto l'imponente fontana, si trovava una lastra di vetro dalla quale si riusciva a scorgere la piscina sottostante. Tutt'attorno era cosparso d'erba e, nella parte sinistra, dopo il piccolo ponticello in mogano, dominava la scena la grande cascata cristallina. 
-Se mi piace?- Risposi, senza fiato. -È bellissimo...-
-Lo dici come se non lo avessi mai visto.-
-Infatti è così! Smettila di pensare che io conosca già il posto. Non avevo mai visto questo giardino.- Mi guardai attorno, accorgendomi tristemente che non ci fosse nessun tavolo, escluso per qualche panchina. -Mangiamo dentro?-
-No, Miss.Grey.- Uno degli elegantissimi camerieri ci raggiunse, con in mano una grande tovaglia. -Perché non sceglie lei dove mettersi?-
Guardai Cameron interrogativa, ma tutto ciò che mi mostrò lui fu il suo enorme sorriso soddisfatto. 
-Mh... sotto la cascata?-
Il cameriere sorrise, apprezzando la mia scelta. -Godrete di una magnifica. Prego, da questa parte.-
Cameron mi prese per mano, facendomi arrossire leggermente, e mi condusse oltre il ponte, là dove il cameriere stava stendendo la tovaglia.
-Potete cominciare ad accomodarvi. Verremo subito a servirvi.-
-È un picnic?-
-Si.- Sorrise, sedendosi. -Ma di classe.-  
Mi sistemai la gonna, prima di sedermi, poi osservai la cascata. Era illuminata da luci blu e viola ed era comunque abbastanza lontana, affinché il suo scroscio non ci disturbasse troppo. 
-Non pensavo che sarei riuscito a sorprenderti così tanto.-
-Eppure lo hai fatto. Cam, tutto questo è stupendo! Non sapevo che si potessero fare i picnic, qui.-
-E in effetti hai ragione, non credo che lo abbiano mai fatto.-
Lo guardai interrogativa, cercando di capire come fosse possibile. 
-Vedi,- mi spiegò. -Il proprietario di questo ristorante è il fratello del socio di mio padre e suo figlio è da poco diventato un mio amico. Diciamo solo che ho approfittato un po' della situazione e ho chiesto loro questo piccolo favore.-
-E hanno fatto tutto questo per noi?- Chiesi sbigottita. 
-Solo per noi.-
-Porca miseria.-
-Ragazzi, scusate l'interruzione.- Disse il cameriere, cominciando ad imbandire la tovaglia. -Che ne dite di cominciare con un sobrio antipasto? Dopo mi direte cosa vorreste per cena.-
-La fate la pizza?- Scherzai io. 
Il cameriere sorrise, per nulla intimorito. -Questa sera abbiamo chi potrebbe farla, si.-
Spalancai gli occhi, guardando Cameron e poi di nuovo il cameriere. -Sul serio?-
-Certo, miss. Questa è la sua serata.- Annuì educatamente. -Godetevi l'antipasto.-
-Certo. Grazie, Joel.- Rispose Cameron. 
-Hai seriamente pensato anche alla pizza?-
-Si. Ma non ero del tutto sicuro di farla servire. Mi sembrava... inappropriata ad un appuntamento.-
-Non ad una come me. Mi rendi molto più felice con una pizza che con una cena da un sacco di soldi, credimi.-
-Allora sono contento di aver pensato anche a questo.-
Gli sorrisi riconoscente, convincendomi sempre di più della sua perfezione.
.
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~DUE ORE DOPO: 10.00 P.M.~
-È stata una delle pizze più buone che io abbia mai assaggiato, dopo quella italiana!- Mi sgranchii le braccia. -Grazie!-
-Non c'è di che. Sono contento che tu sia soddisfatta.- Rise. -Ma ora arriva il mio pezzo preferito.-
-La pizza era buona, ragazzi?- Chiese Joel.
-Da leccarsi i baffi.-
-E ditemi, avete già scelto il dolce?-
-Io vorrei un tortino al cioccolato con cuore fondente. Dev'essere una prelibatezza.-
-Lo è, Cameron. Te lo assicuro.- Sorrise lui. -E per lei, miss?-
-Credo proprio che ne prenderò uno anch'io.-
-Perfetto. Gradite dell'altro?-
Cameron scosse la testa e mi guardò interrogativo.
-No, grazie. Siamo apposto così.-
-Bene, ve lo serviremo tra un momento.-
-Grazie mille.- Rispose Cameron.
Mi assicurai che il cameriere se ne fosse andato, prima di avvicinarmi a quel ragazzo troppo perfetto. 
-Ehi- disse, sorpreso, non appena gli misi le braccia al collo.
-Ehi.-
-Che cosa fai?-
-Avevo intenzione di ringraziarti.- Sussurrai, vicino il suo orecchio. -Ti sembra una cattiva idea?-
-No...- lo sentii inghiottire. -Non credo.-
Gli accarezzai una guancia e lo guardai dritto negli occhi. -Grazie- gli sfiorai le labbra con le mie, prima di baciarlo sul serio. Quando però, lui dischiuse le labbra, mi tirai indietro, provocando un gemito infastidito da parte sua. 
-Sarebbe imbarazzante se venisse il cameriere.- Spiegai. -Non essere impaziente. Ora devi essere tu ad aspettare.-
-Cos'è? Una punizione?-
-Più o meno.- Risi. -Ma stai tranquillo, non durerà molto.-
.
.
Quando arrivarono i due tortini, dovetti ammettere che erano davvero squisiti. Come tutto, del resto.
-Su, dai. Ammettilo! Voglio sentirti dire che era ottimo.-
-Okay, okay.- Scoppiai a ridere. -Il tortino era davvero buonissimo, Cameron. Ma preferirò sempre la pizza a qualsiasi cosa.-
-Mi può andare bene anche così.- Rispose, alzandosi e porgendomi la mano.
La afferrai con decisione e mi tirai su anch'io. -Nessuno aveva mai fatto così tanto per me, Cameron. Mai.-
-Sono onorato di essere stato il primo.- Rispose, prima di aggrottare la fronte. -E spero anche di essere l'ultimo.-
Il suo ultimo commento mi fece arrossire, ma Cam non mi diede possibilità di rispondere, poiché mi portò oltre il ponte.
-Pronta ad andare?-
-Per andare dove?-
-È una sorpresa.-
-Un'altra?-
-Si, Phoebe.- Rise. -Un'altra. Ma è l'ultima, te lo prometto.-
Non sapeva quanto si sbagliasse.
.
.
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~ORE 10.45 P.M. = QUARANTACINQUE MINUTI ALLA FINE~ 
-Che ci facciamo qui?- Chiesi, guardandomi nuovamente intorno. -Vuoi uccidermi?-
Lui rise, ma la sua risata non fu come le altre. Era spenta. -No, non voglio ucciderti. Non oggi, almeno.-
-Buono a sapersi...-
-Vieni a sederti qui.- Mi invitò vicino a lui. 
Io obbedii immediatamente e guardai il cielo che si apriva sopra le nostre teste. -Ci sono un sacco di stelle.-
-Mi piaceva un sacco, guardarle da bambino.-
Lo guardai. -E ora non più?- 
-Si, ma non come una volta.- Mormorò. -Ma restano comunque bellissime.-
Lui si girò di scatto, quasi come se avesse sentito qualcosa, ma invece mi chiese: -posso baciarti?-
Lo guardai per un attimo, prima di rispondergli: -si.-
Non se lo fece ripetere due volte. Mi stupiva ogni volta la morbidezza delle sue labbra e quando mi accarezzò una guancia, quasi mi sciolsi. 
Sperai di non spaventarlo o confonderlo quando mi misi a cavalcioni su di lui, ma lui, al contrario, sembrò accettarmi, mettendomi una mano sul fianco destro e una tra i capelli, spingendomi più vicina. Io lo assecondai e affondai le dite tra i suoi capelli, beandomi del calore delle sue labbra e della sua lingua e della morbidezza dei suoi capelli e dei suoi polpastrelli su di me.
Ci staccammo giusto il tempo per riprendere fiato, prima che Cam iniziasse a mordicchiarmi il collo, facendomi sfuggire un gemito. Lo strinsi di più a me e cercai nuovamente le sue labbra ma, quasi mi venne un colpo al cuore, quando sentii uno sparo improvviso. 
-Stai tranquilla- disse, col fiatone. -Sono i fuochi d'artificio.-
Alzai lo sguardo verso l'alto e constatai che in effetti Cameron aveva ragione. Adoravo i fuochi d'artificio e, nemmeno un attimo dopo, i colori iniziarono ad esplodere in mezzo alle stelle. 
-Ma è bellissimo!- Esclamai, tenendomi in equilibrio con le sue spalle. -Era questa l'ultima sorpresa?-
-Si.- Mi mostrò un sorriso a trentadue denti, riportando le mani sui miei fianchi. -Era questa.-
Abbassai la testa per dargli un casto bacio sulle labbra. -Grazie. È stato tutto meraviglioso.-
-Sarò felice di sorprenderti ogni volta che vorrai, Phoebe.-

La strada per ritornare al centro, non era molto illuminata e fu per questo che Cameron mi tenne la mano per tutto il tragitto. 
Di sicuro quella era una sera che non avrei mai dimenticato. Era stata una delle serate più belle della mia vita, ma non sempre le cose finiscono bene, giusto? 
Quando sentii in lontananza il suono delle sirene, non mi preoccupai e nemmeno Cam. Ma, quando il suono iniziò ad avvicinarsi a noi e, più di una macchina della polizia, ci aggirò, iniziai a sudare freddo, non capendo cosa stesse succedendo. Il suono era assordante e le luci dei fari delle macchine mi stavano accecando.
-Ma che succede?!-
-Non lo so.- Rispose teso, spingendomi dietro di lui. -Vedrai che non è niente.-
Sarebbe stato bello se non fosse accaduto niente ma, quando un poliziotto scese dalla macchina puntandoci contro una pistola, iniziai ad avere paura. 
-Cameron Hughes- disse. -Lascia andare la ragazza.-
Spalancai gli occhi e per un nano secondo credetti che i miei genitori potessero aver denunciato la mia scomparsa, ma era impossibile visto che sapevano esattamente dove fossi. 
-Phoebe- sussurrò lui. -Ora ti lascio andare. Ti prometto che non ti faranno nulla, quindi non farti prendere dal panico.-
Cameron mi lasciò andare e, lentamente, iniziò ad alzare entrambe le mani. 
-Signorina, si allontani da lui e venga qui.-
-Perché? Non abbiamo fatto niente!-
-Phoebe, fa come ti dice.-
-No!- Mi misi davanti a lui. -Voglio sapere che succede.- 
Il poliziotto mi afferrò per un braccio, spingendomi lontana da Cameron.
-Cameron Hughes, ti dichiaro ufficialmente in arresto.-
Oddio. Forse mi ero ingozzata troppo con la pizza e avevo finito per svenire e ora stavo facendo quello strano sogno. Sembrava troppo reale per esserlo, però.
-Tutto ciò che dirai potrà essere usato contro di te in tribunale.-
-No, no, no!- Scossi la testa e mi avventai sul poliziotto, proprio mentre lo ammanettava. -Lo lasci stare! Non ha fatto nulla!-
Alcuni agenti dovettero intervenire per bloccarmi. 
-Phoebe, va tutto bene.-
-Non è vero! Non puoi farti arrestare senza aver fatto nulla.-
-È stato denunciato per tentato omicidio.- Disse. -Dobbiamo portarlo in centrale.-
Smisi di opporre resistenza, incapace di elaborare ciò che le mie orecchie avevano appena sentito.
Non stava succedendo. Mi rifiutavo di crederlo.
   
 
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