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Autore: mgrandier    27/04/2017    15 recensioni
"Se in quell’istante avessi avuto il coraggio di abbassare lo sguardo,
evitando quegli occhi trasparenti come cristallo e taglienti come il filo di una lama,
allora, forse, avrei avuto la libertà.
La libertà di obbedire."
Genere: Introspettivo, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Senza fiato
 
André, ripresosi dalla sorpresa iniziale, recuperò le proprie forze, cercando di dimenarsi per sfuggire alla presa dell’uomo che, ancora pesante sulla schiena, lo aveva costretto a terra, gli aveva stretto le braccia e, con forza, gliele stava trattenendo sulla schiena, come a volerle legare insieme. Strinse i denti, nello sforzo di reagire, incapace di strappare le braccia da quella presa e impossibilitato a sollevarsi, con le punte degli stivali che a fatica riuscivano a trovare un punto a cui sostenersi. Si sforzò per girare il capo e intravide il guizzò con cui Oscar ruzzolava a terra, sfuggendo per un istante alla presa dell’uomo che l’aveva aggredita, per poi essere raggiunta, mentre un bagliore metallico indistinto attirava la sua attenzione in quello scontro confuso, tra grugniti e urla soffocate.
Nella disperazione, con un forte colpo di reni, riuscì a destabilizzare l’uomo che l’aveva aggredito, liberando i polsi dalla sua stretta, e, galvanizzato dal piccolo successo ottenuto,  puntò un ginocchio a terra, forzandosi ancora a spingere, fino a sollevare la schiena ribaltando l’avversario. Improvvisamente libero, si guardò attorno, sperando di poter portare aiuto a Oscar.
- Oscar! – riuscì a chiamarla, e nella penombra poco distante la intuì stesa sull’assito, alle prese con l’uomo che la sovrastava stringendole le mani al collo, mentre lei tentava di scalciare per toglierlo da sopra di sé.
Sconvolto da quella vista, si buttò addosso a quel tizio a mani nude, colpendolo sulla nuca con tutta la forza che aveva in corpo e poi afferrandolo per le spalle, per strapparlo da lei. Riuscì appena a scorgere il suo volto, l’espressione sofferente mentre si portava le mani al collo esile, massaggiandolo, e le labbra aperte a cercare aria. Si chinò su di lei, incrociando il suo sguardo e vedendolo farsi sgomento.
Poi si sentì afferrare per le spalle, mentre un bastone, freddo e lucido al contatto con la pelle, gli si stringeva sotto la gola. Colto alle spalle, André, ormai in piedi, dovette arretrare, seguendo l’uomo che lo trascinava con sé. Camminando alla cieca, urtò contro una cassa a terra, inciampò e scivolò sull’assito umido; sopra di sé, vide l’albero di poppa e l’intrico delle cime, il cielo scuro e lontano … comprese che l’uomo lo stava allontanando da Oscar, che lo stava conducendo verso la prua, o forse al parapetto, per scaraventarlo in mare.
Strinse i denti, cercando di recuperare lucidità; riuscì a intuire un’estremità metallica e appuntita sul  bastone da cui era stretto e allora cercò sull’altro lato, riconoscendo il pomello lucido e affusolato di un bastone da passeggio.
- Maledizione! – imprecò tra i denti, comprendendo di chi si trattasse, ma non riuscì a dire altro.
A corto di fiato, la gola stretta dal bastone puntato di traverso sotto la gola, André si rese conto che la sua vista tremava, annebbiandosi e lasciandolo senza riferimenti. Allora, disperato, tentò di nuovo di divincolarsi, da quella presenza opprimente che lo tratteneva a sé e di cui avvertiva alle proprie spalle il corpo solido e possente. Sollevando le braccia e muovendo nell’aria le mani, cercò di afferrare il bastone fino a quando, in un ennesimo turbinare, le dita non riuscirono a toccare il legno e a chiudersi su di esso.
Grugnì per lo sforzo e la rabbia, come per la disperazione del non poter vedere Oscar, né ciò che le stava accadendo; strinse i denti recuperando tutta la determinazione possibile e si aggrappò al bastone, spingendolo via da sé, cercando di contrastare la forza della presa che invece lo teneva saldo al suo collo.
Dietro le spalle, avvertiva il fiato umido dell’uomo che lo tratteneva, il gorgogliare nella sua gola rauca, mentre si sforzava di tenerlo fermo.
Per un istante, riuscì ad allentare quella morsa, a prendere fiato, e a staccarsi di un poco dal proprio assalitore per sollevarsi appena il necessario per cercare Oscar. Sul lato opposto del ponte, riconobbe il trambusto della lotta: Oscar si stava scontrando con il suo avversario, brandendo un arnese scuro, che sembrava riflettere la tenue luce della notte in un bagliore metallico; la vide colpire l’uomo con quell’oggetto e poi venire colpita a sua volta, con una spranga del tutto simile, fino a cadere a terra.
Sconvolto da quella vista e consapevole di dover reagire anche per il bene di Oscar, colse quel momento di debolezza e tornò a forzare la stretta del bastone, spingendolo con disperazione, stringendovi le dita fino a conficcarvi le unghie, fino a che l’uomo non cedette e il bastone non cadde a terra con un tonfo sordo.
Barcollante, stremato dallo sforzo, ritrovò fiato e forza in pochi profondi respiri, scagliandosi verso Oscar; ad un passo da lei, l’assalitore stava recuperando la spranga per poi sollevarla sopra il proprio capo, preparandosi a colpirla.
Stava per gettarsi su di lei che, riversa a terra, tossiva, provata dallo scontro e segnata in volto da lividi, ma, vedendola viva e notando il suo sguardo combattivo, virò verso l’assalitore, lanciandosi su di lui per strappargli l’arma di mano. Pur nella rapidità dell’azione, con la coda dell’occhio, notò che l’uomo era ferito: una lunga scia scura e dall’aspetto umido segnava i suoi pantaloni su una coscia, molto probabilmente là dove Oscar aveva conficcato il pugnale che sempre portava con sé. Questa consapevolezza gli diede forza, fece sì che, mentre quello cercava di calare la spranga su di lui, André riuscisse a bloccarne la corsa con un braccio, ruotandolo poi per afferrarla, strapparla di mano al malvivente e lanciarla oltre il parapetto del ponte.
- André! - udì il proprio nome in un richiamo spezzato, la voce strozzata dalla paura e dalla sofferenza, e prima ancora che potesse reagire, un colpo violento alla schiena lo privò del respiro; un urto secco, possente e rigido, come solo quel bastone avrebbe potuto colpire.
Tentò di riprendersi, di voltarsi per reagire, ma si ritrovò con il legno alla gola, di nuovo stretto nella morsa che gli toglieva il fiato; tentò di sollevare le braccia, ma un dolore lancinante, là dove la spranga si era abbattuta sull’avambraccio, gli impedì di forzare quella stretta, privandolo di ogni forza.
Si sentì perduto, disperato, incapace di reagire … fino a quando una voce non urlò alle sue spalle, giungendo inattesa anche per l’uomo che lo stava trattenendo e che, inconsapevolmente, per un istante si irrigidì, allentando la presa.
- Lasciatela andare! – gridò la voce imperiosa, sovrastando il trambusto della lotta in corso – Lasciatela o mi occuperò io stesso di voi, Valtand, come del  vostro leccapiedi! –
Riconoscendo il Generale Jarjayes, André tentò di voltarsi a cercarlo con lo sguardo, ma per reazione a quel suo muoversi, la stretta del bastone si fece più soffocante.
- Non potete fare niente, Generale: sapete bene che non mi fermerò fino a che non avrò portato a termine il mio compito! – rispose rabbioso l’uomo che lo tratteneva, muovendosi appena per cercare il proprio interlocutore e sistemando il corpo di André davanti a sé, come una protezione.
André tentò di scrutare attorno a sé e riuscì a intravedere il Generale, fermo sul ponte con la pistola sollevata, puntata verso il groviglio in cui era trattenuto.
– Ge … nerale … - cercò di chiamarlo, faticando a trovare aria a sufficienza - … Oscar è … -
Si sforzò di attirare l’attenzione del Generale su Oscar, temendo che non avesse compreso il pericolo che lei stava correndo, e vide lo sguardo del nobile correre oltre la sua posizione, in cerca della propria figlia.
- Oscar! – gridò allora lui, ma in risposta non si udì niente più che un gemito sordo.
Strattonando e dimenandosi, André riuscì a mala pena a scorgere l’altro malvivente che, con un ginocchio sulla schiena di Oscar, la teneva ferma a terra, prona quasi inerme, legandole le mani dietro la schiena. Gli si bloccò il respiro, a quella vista, disperato e impotente di fronte a ciò che stava accadendo.
- Vi ordino di lasciarla! – gridò ancora perentorio il Generale, avanzando di un passo, ma, alle proprie spalle, André avvertì Valtand sussultare in una risata isterica.
- Se lo volete, vi ridarò il vostro servo! – rispose quello, scrollando violentemente il corpo di André che ormai, annebbiato dal dolore al braccio e indebolito dalla lotta e dalla stretta al collo, sentiva venir meno le forze e a mala pena si reggeva sulle gambe – Ma quella … - soggiunse poi beffardo, indicando il corpo di Oscar - … quella deve pagare! –
- Io sono qui per mia figlia. Potete prendere me, al suo posto. – rispose il Generale, il volto teso e l’espressione cupa, ignorando la proposta di Valtand e quello, di rimando, riprese a ridere, scambiando un’occhiata con l’altro uomo che stava sollevando di peso Oscar, ormai immobilizzata.
- Anche voi pagherete, Generale … ma Madame era stata molto chiara, in proposito: lei è responsabile di ciò che ha fatto e risponderà personalmente per il suo tradimento! -
André venne colpito da quelle parole, cercò il volto del Generale, riuscì a scorgere un baluginare cupo nel suo sguardo e le sopracciglia farsi basse sopra gli occhi socchiusi in due fessure.
- Madame?- si chiese mormorando André, cercando di comprendere, mentre già il Generale avanzava di un passo, mantenendo l’arma puntata nella sua direzione, ma ignorandolo completamente.
- Io avevo un accordo con Madame e sono responsabile dell’operato di Oscar. – ribadì fermo il Generale – E se anche lei non volle ricevermi quella notte … io ottenni di parlare con sua sorella, e Madame Victoire mi assicurò che Oscar non sarebbe mai stata coinvolta fino a … -
Il Generale venne interrotto dalla grottesca risata di Valtand – Generale Jarjayes … siete un illuso. – lo schernì soffocando i propri sussulti – Tutti nel gruppo sapevano chi fosse davvero l’anima del partito! Madame Victoire ha vissuto all’ombra di Madame Adelaide[i] per una vita intera, mi sorprende il fatto che si sia presa la libertà di incontrarvi senza consultare la sorella … o forse semplicemente lo ha fatto nella consapevolezza di potervi illudere che vostra figlia sarebbe per sempre rimasta ai margini delle loro trame! –
André riconobbe il moto di disappunto soffocato nello sguardo del Generale e la tensione crescente della presa sull’arma che teneva ancora sollevata.
- Oscar non sapeva nulla … - mormorò tra i denti il Generale.
- E questo è stato un vostro errore, Generale: lei avrebbe dovuto sapere fin dal principio che avrebbe dovuto saldare il suo debito, prima o poi … - lo incalzò ancora Valtand.
- Anche voi pagherete per questo! – lo minacciò allora il Generale, la cui voce parve contenere a fatica l’ira che tendeva ogni fibra del suo corpo – Io farò valere le mie ragioni e Madame non potrà che rinnegarvi e … -
Valdand scoppiò in una nuova risata, stringendo i pugni sul bastone – Adelaide sa che non può permettersi di abbandonarmi al mio destino: mi basterebbe raccontare di noi ai devoti … e la sua reputazione immacolata, la sua credibilità e la sua influenza … svanirebbero in un istante. – spiegò orgoglioso – No … lei ha promesso di ricompensarmi e lo farà! Restituirà alla mia famiglia il titolo che ha perduto e io tornerò a Corte a pieno diritto! –
Il Generale scosse il capo, rifiutando le spiegazioni di Valtand e tornando fronteggiarlo - Sua Maestà la Regina non lascerà che restiate impunito! Lei verrà a sapere cosa avete fatto a Oscar e non potrà che … -
- Cosa verrà a sapere, Generale Jarjayes? – riprese Valtand sarcastico, per poi proseguire, provocando deliberatamente – La realtà è che vostra figlia è fuggita e si è sottratta ai suoi doveri per godersi la vita con il suo servo! –
- Oscar ha ottenuto un regolare congedo dal suo incarico! – irruppe allora il Generale, sempre più adirato, ma Valtand non gli permise di proseguire oltre.
- Certamente! E voi stesso lo avete chiesto e ottenuto per assecondare i bassi istinti di vostra figlia, rendendovi complice del suo tradimento! – spiegò allora – Per questo anche voi, Generale, finirete nel fango, dove dovreste essere da tempo, insieme al vostro casato! -
André riuscì a scorgere nello sguardo del Generale l’ombra di una determinazione al limite della furia … e nella reazione boriosa di Valtand venne scosso ancora dalla stretta possente che lo teneva immobilizzato; riversò il capo all’indietro, reagendo a quella nuova pressione al collo e in quell’istante, udì il gemito soffocato di Oscar che lo ferì come una arma, quasi trafiggendolo.
Ebbe un unico pensiero, una sola speranza.
Si rese conto del fatto che il Generale, fino a quel momento, lo aveva deliberatamente ignorato e aveva evitato di guardarlo, sviando il suo sguardo ogni volta che aveva rischiato di incontrarlo; eppure, le uniche speranze che aveva di salvare Oscar, erano legate a lui, a suo padre. Il Generale era armato … e avrebbe potuto sparare all’uomo che stava ancora tenendo in ostaggio Oscar, anche se non sarebbe stato possibile prevedere come avrebbe invece reagito Valtand ... Probabilmente, lo stesso Generale aveva compreso la situazione e se non aveva ancora colpito quell’uomo era perché, nonostante lo stesse volontariamente evitando, forse … forse ancora si preoccupava anche della sua vita, oltre che di quella della figlia.
In un ultimo sforzo, André prese la decisione definitiva.
- Generale! – urlò con tutto il fiato che aveva in gola, producendo un verso roco e graffiato, che riuscì a sorprendere il nobile.
Colpito da quel grido improvviso, il Generale si era come irrigidito, voltandosi di scatto e incrociando il suo sguardo; allora in quell’unico scambio di un istante, André si sforzo ancora, aprendo le dita della mano sinistra, lasciando la presa sul bastone, e muovendo il polso, a costo di un dolore lancinante.
Fu questione di un attimo, legare il suo sguardo con quello del Generale e riconoscerne nel battito di ciglia, il più eloquente dei cenni di intesa; in quel frangente insignificante, nel silenzio tra un battito del cuore e il successivo, ebbe consapevolezza che tutto sarebbe stato davvero possibile.
Allora prese fiato, graffiando la gola contro il bastone, e poi si irrigidì di colpo, piegandosi su sé stesso in uno sforzo che gli oscurò la vista, e trascinando nel suo gesto il peso di Valtand, fino a ribaltarlo sopra di sé, rotolando alla propria sinistra.
Provato dallo sforzo e ormai senza fiato, riuscì appena a udire lo sparo, il colpo che lo fece tremare, quasi esplodesse nelle sue stesse orecchie, rimbombando nella sua testa e lasciandolo sordo. Perse l’equilibrio, stordito dal dolore e dalla spossatezza, fino ad accasciarsi a terra, senza fiato, sopraffatto dagli eventi.
 
Il colpo con cui il capo cozzò a terra lo fece sussultare. Scosso dal dolore che lo attraversava in ogni parte del corpo, André cercò di governare il proprio respiro e di comprendere in quale posizione si trovasse e come ci fosse finito. Tuttavia, gli fu sufficiente un istante per recuperare coscienza della realtà e dell’unico pensiero per cui potesse ancora reagire all’oblio.
- Oscar … - sussurrò faticando al solo articolare il suo nome e avvertendo un fastidioso dolore al petto, quasi che non gli fosse più possibile nemmeno respirare.
Cercando di muoversi, avvertì il peso del corpo che lo teneva schiacciato a terra, ma si accorse che la stretta alla gola non era più quella rigida e determinata che lo aveva quasi soffocato; si fece forza, cercando di raddrizzare il busto e puntando le mani, ora libere, a terra. Con fatica, riuscì a sollevare il capo e avvertì il peso sulla propria schiena scivolare via, inerme; allora si mosse più rapido, a costo di una fitta lancinante al braccio destro, che gli spezzò il respiro, e si scrollò di dosso il corpo di quello che riconobbe immediatamente come Valtand.
L’uomo respirava ancora, ma il suo rantolo umido di sangue e il suo sguardo vitreo, perso nel cielo buio che li sovrastava, non lasciavano spazio a nessuna speranza … Sul suo fianco, uno squarcio scuro negli abiti lasciava intravedere lo scempio compiuto dal colpo di pistola sparato dal Generale, mentre un fiotto di sangue sgorgava copioso dalla ferita. Ebbe la certezza che quell’uomo senza scrupoli non avrebbe potuto nuocere oltre … e trovò un nuovo stimolo a reagire, superando i limiti del proprio fisico provato.
Voltandosi rapido, improvvisamente pervaso da nuova forza, individuò all’istante il trambusto sul limitare del ponte, dove il Generale stava lottando con l’uomo di Valtand in un groviglio illeggibile. Cercò di correre in aiuto del Generale, barcollando ad ogni passo, e realizzando di essere a sua volta rimasto ferito a causa del colpo di pistola; la gamba sinistra era debole e malferma, il pantalone lacerato mostrava una ferita che intuì non profonda, ma piuttosto estesa, tuttavia, André avanzò a tentoni, cercando sostegno a quel poco che riusciva ad essergli di aiuto, senza mai distogliere lo sguardo dalla lotta e comprendendo, mentre si faceva più vicino, la realtà di quello scontro.
Il Generale lottava a mani nude, i pugni stretti sulle spalle dell’uomo e i piedi puntati a terra, strattonandolo a più riprese; l’altro si dimenava dall’attacco, scalciando per respingerlo e agitando i gomiti per colpirlo, mentre le mani restavano strette al corpo di Oscar, sollevato da terra, ancora immobilizzato e ormai quasi del tutto a sbalzo, oltre il parapetto. Intuì il tentativo dell’uomo che spingeva rabbioso per sbarazzarsi di lei cercando di buttarla tra le onde, così legata e impossibilitata a reagire … e si sentì perduto, quando nel buio riconobbe il bagliore metallico di una lama volteggiare tra i corpi, stretta nelle mani del malvivente.
Allora vinse ogni dolore, forte della disperazione e di quell’unico richiamo che avrebbe potuto guidarlo, e, senza capire come l’avesse visto, riuscì a chinarsi a raccogliere un pugnale, in cui riconobbe quello di Oscar; prese a correre, inciampando nel cordame e arrancando, fino a raggiungere il parapetto, ansimante. Si aggrappò deciso, alla camicia dell’uomo, tentando di strattonarlo a sua volta, per farlo arretrare, ma nel disordine dello scontro con il Generale, non riuscì a sortire altro effetto se non quello di destabilizzare entrambi, nel loro corpo a corpo.
Sconvolto, strinse le dita sul pugnale, ignorando il dolore al braccio … sentì un fremito attraversare tutto il suo corpo, mentre sotto i suoi occhi, comprese, Oscar sembrava inerme, incapace di muoversi e abbandonata della stretta delle corde che la tenevano fasciata. Nel trambusto dello scontro, intravide il suo volto pallido, gli occhi semichiusi e il capo reclinato oltre il parapetto del ponte, sotto i capelli sporchi di sangue. Il respiro gli si bloccò nel petto, la gola graffiata da un urlo soffocato e il cuore stretto in una morsa.
Non avvertì più dolore fisico, nessuna limite alla propria forza … e poté solo caricare il proprio braccio con tutta la rabbia che aveva in corpo, conficcandolo nella schiena dell’uomo che aveva di fronte, colpendolo appena sotto le costole e spingendo il più possibile, sfogando tutta la propria disperazione.
Un urlo lo riscosse da quella sorta di incubo, mentre l’uomo colpito reagiva d’istinto, lasciando la presa sul corpo di Oscar per arretrare, trascinando con sé il Generale.
André sbarrò gli occhi, il tempo rallentato, in un lento procedere, istante dopo istante.
Come un fantoccio inerme, il corpo di Oscar barcollò sulla paratia, mentre gli uomini aggrappati l’uno all’altro, finivano per rovinare a terra, spingendo lui stesso a reagire, sostenendosi alla balaustra. André, comprendendo ciò che stava per accadere, calpestò i due, scagliandosi verso di lei; si lanciò al parapetto, protendendo le braccia, allungando le dita quanto più gli fu possibile … riuscendo solo a sfiorare il suo corpo mentre, come in un incubo, svaniva nel buio, oltre il limite del ponte.
Non ebbe dubbi, né il tempo di pensare: a quella vista, André scavalcò il parapetto, lasciandosi cadere nel vuoto.
 
L’impatto fu tanto violento da stordirlo, la morsa dell’acqua gelida al punto da bloccargli il respiro; si trovò disorientato, dolorante e incapace di muoversi contro la solida stretta del buio che lo attanagliava. Tentò di agitarsi, scoprendosi quasi immobilizzato, pesante negli abiti che lo rendevano ancora più impacciato e disorientato nella notte liquida in cui era precipitato.
Tuttavia, si impose di aggrapparsi alla propria residua lucidità, alla volontà precisa e razionale che, come lucida follia, lo aveva spinto a gettarsi nel mare, per inseguire Oscar nel suo volo.
Fu solo quel pensiero a tenerlo in vita, ad impedirgli di abbandonarsi al dolore che gli serrava il torace nel bisogno di aria e a renderlo capace di dominare il proprio corpo.
Socchiuse gli occhi, trovandosi avvolto in un turbinare di bolle appena percettibili nell’acqua buia, e poi governò l’istinto di dimenarsi, lasciandosi avvolgere dall’acqua e dai suoi moti vorticosi che già gli frullavano attorno. Allora, percependo la spinta lieve con cui il mare pareva respingerlo, iniziò appena a muoversi, assecondando quella carezza fredda.
Emerse come in un salto, cercando aria con disperazione, per poi tornare in acqua e riguadagnare la superficie con stabilità; prese fiato, avido d’aria, mentre cercava di orientarsi, certo che Oscar non potesse essere finita in acqua lontano da dove lui stesso era stato inghiottito dalle onde. Il mare calmo e il fondale poco profondo lo avrebbero aiutato ma la notte a mala pena rischiarata dagli astri gli parve una maledizione. In un istante, si chiese se fosse stato meglio fermarsi e chiamare aiuto … ma non ebbe dubbi che il Generale, rimasto sul ponte, avrebbe certamente provveduto a fare il possibile.
Deciso, prese ancora fiato e si immerse, con gli occhi socchiusi a sfidare il buio, agitandosi e spingendosi fino dove gli era possibile arrivare, muovendosi e cercando quasi alla cieca, fino a che ebbe fiato; tornò in superficie il respiro rotto dai primi singhiozzi, l’ultimo soffio urlato con disperazione.
- OSCAR! – gridò, quasi nella speranza che lei potesse rispondere, e poi tornò ad osservare sgomento la superficie dell’acqua attorno a sé.
Venne colpito dal riflesso lucido con cui il cielo notturno si rifletteva su di essa e, soprattutto, da una macchia opaca che galleggiava sull’acqua. Non seppe lasciare l’immagine di quel rettangolo chiaro, punto nella memoria e pronto a riconoscervi la lettera che Girodel aveva consegnato a Oscar e che lei aveva infilato nella tasca della sua giacca.
Comprese e non ebbe esitazioni. Prese fiato e si spinse a fondo, le mani protese avanti al corpo, le gambe doloranti a spingere sempre più a fondo, diretto esattamente al di sotto del punto dove aveva visto quella lettera … guidato da quel segno del destino, certo che lo avrebbe condotto a lei.
Si spinse con forza fino al fondale, tastando attorno a sé quasi alla cieca, trovando pietre, legna e alghe, graffiandosi e urtando catene, per poi spingersi ancora oltre, tastando il fondale con folle speranza. Si dimenò allargando le gambe e le braccia, cercando di coprire tutta la superficie possibile del fondale, imponendosi di resistere, anche quando la testa iniziò a martellare e le orecchie presero a dolergli, sotto la pressione dell’acqua; scacciò il bisogno di aria finché non gli parve di non riuscire più nemmeno a muoversi … finché le sue dita tese e disperate, non riconobbero il lieve contatto con un corpo  morbido.
Spalancò gli occhi, brucianti nell’acqua salata, offesi dal buio profondo della notte, e arrancò nella disperazione, afferrando il corpo che pareva fluttuare, pesante della corda che lo tratteneva; percorrendolo con i palmi, riuscì ad infilare le proprie dita nel legaccio, e traendolo a sé, in un abbraccio disperato,ne riconobbe le forme amate. Trovò d’istinto le sue labbra, soffiando l’ultimo alito vivo dentro di lei, mentre tutto attorno si faceva ancor più buio e un sogno straziante gli mostrava una luce lontana nell’acqua agitata e un turbinare di bolle ad avvolgerli, prima di lasciarli nell’ultimo, definitivo nero.
 
[i] Rimando alla nota 8: con un po’ di fantasia, ho rielaborato questo personaggio che pare abbia avuto, nel corso della sua vita a Versailles, qualche mira politica. L’ho resa molto più … macchinosa e perfida, invischiandola con la corrente estrema dei cattolici più ostinati nelle critiche morali a Luigi XV e alla sua condotta.

Angolo dell'autrice: eccomi! Adesso l'intrigo è servito e la scena piuttosto tesa... quindi posso partire per il mio fine settimana di vacanza lasciandovi a risolvere la questione.
Come sempre, ringrazio di cuore che accompagna questa storia... chi legge, segue preferisce, ricorda e commenta. Un abbraccio! A presto!
  
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