Serie TV > I Medici
Segui la storia  |       
Autore: Stella Dark Star    27/04/2017    1 recensioni
Per Andrea Pazzi e Lucrezia Tornabuoni è amore a prima vista quando s’incontrano nella basilica di San Lorenzo durante il funerale di Giovanni de’ Medici. Il problema è che entrambi sono sposati e per di più le loro famiglie sono nemiche naturali. Ma questo non basterà a fermarli. Tra menzogne e segreti, l’esilio a Venezia cui lei prenderà parte e il ritorno in città della moglie e i figli di lui, sia Andrea che Lucrezia lotteranno con tutte le loro forze per cercare di tenere vivo il sentimento che li lega. Una lotta che riguarderà anche gli Albizzi, in particolar modo Ormanno il quale farà di tutto per dividerli a causa di una profonda gelosia, fino a quando un certo apprendista non entrerà nella sua vita e gli farà capire cos’è il vero amore.
Consiglio dell'autrice: leggete anche "Delfina de' Pazzi - La neve nel cuore", un'intensa e tormentata storia d'amore tra la mia Delfina e Rinaldo degli Albizzi.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo dodici
Calore
 
Dopo un paio di giorni trascorsi a darsi una bella sistemata per ricoprire il nuovo ruolo di servitore degli Albizzi, Tommaso era finalmente stato convocato nello studio privato di Ormanno. Con addosso una camicia bianco candido, un farsetto marrone dal taglio impeccabile e un paio di braghe morbide, la sua figura sembrava un po’ più robusta di quel che era in realtà. O forse era anche merito della cuoca che lo aveva visto magrissimo e smunto e, giunta all’affrettata conclusione che lo speziale lo nutrisse a pane e acqua,  si era subito votata alla nobile causa di rimpinzarlo con squisiti manicaretti per fargli mettere un po’ di carne sulle ossa! I capelli castano chiaro ad onde naturali erano stati ben pettinati e legati sulla nuca da un nastro, ma ugualmente una ciocca birichina era scivolata fuori per incorniciargli la linea dolce del viso.
Teneva lo sguardo basso, sulle guance una leggera nota di rosa che si accentuò quando Ormanno, accorgendosi della sua agitazione nello stare fermo davanti alla porta a stropicciarsi le lunghe dita sottili, lo invitò: “Prego, Tommaso, prendi posto accanto a me.”
Lui obbedì, i suoi passi impacciati tradivano le sue emozioni. Si sedette sulla poltrona accanto a quella dove era Ormanno, dove rischiò di affondare nel morbido cuscino di piume.
Ormanno cercò di farlo sentire a suo agio: “Anche se mio padre è diffidente, sono sempre più convinto di aver fatto un buon affare a prenderti a servizio!”
Tommaso sollevò lo sguardo che per tutto il tempo aveva tenuto abbassato come in contemplazione del pavimento. Accennò un timido sorriso: “Vi sono grato per tutto ciò che avete fatto, Messere.”
“Puoi chiamarmi Ormanno quando siamo soli. In fondo non abbiamo molti anni di differenza, se non erro.”
“Io…” La voce gli morì in gola, diede un colpo di tosse: “Io ho sedici anni compiuti, Mess…Ormanno.”
Infatti non gli avrebbe dato un giorno di più. Tommaso non era chiaramente più un bambino, lo si capiva dall’altezza notevole e dalla traccia di peluria tagliata che gli imbruniva il mento. Però altri dettagli del suo aspetto ne tradivano la giovinezza. Gli occhi erano grandi, forse leggermente incavati e sovrastati da due folte sopracciglia scure, le iridi marroni erano illuminate da una luce particolare che li rendeva molto belli. Però la cosa che più piaceva ad Ormanno era la sua bocca piccola, le labbra piene e di un bel rosso fragola come quelle di una donna. Sì, non era difficile crederlo. Se non fosse stato per l’altezza, per gli arti lunghi e le spalle pronunciate, Tommaso avrebbe potuto essere tranquillamente scambiato per una fanciulla. [1]
Si rese conto di essersi fermato ad osservarlo troppo a lungo, perciò cambiò posizione sulla poltrona e si schiarì la voce: “Raccontami qualcosa di te. Se devo donarti la mia totale fiducia, prima vorrei conoscerti meglio.” Gli disse, lanciandogli un’occhiata maliziosa.
Tommaso, nel tentativo di combattere la timidezza, prese tempo portandosi la ciocca di capelli dietro l’orecchio, quindi si inumidì le labbra con la punta della lingua e cominciò: “Sono nato qui a Firenze. I miei genitori sono entrambi morti quando ero bambino, perciò per un po’ ho vissuto coi miei nonni, degli anziani tirchi e tutt’altro che amorevoli. Questo fino a quando lo speziale non mi ha trovato.” Sorrise inseguendo quel ricordo: “Stavo strappando erbacce da un prato per passare il tempo. Lui mi vide e si avvicinò. Fu molto gentile con me sin da subito. Scambiammo qualche parola e, giuro che non so come, mi ritrovai a fargli da apprendista nella bottega!” Ridacchiò, i suoi occhi si posarono su quelli di Ormanno per alcuni istanti.
“Avrà visto qualcosa in te. Come l’ho visto io.” Precisò Ormanno.
Ancora una volta Tommaso si portò la ciocca ribelle dietro l’orecchio: “Forse. Tutto ciò che so è che da quel giorno non ho più sofferto la fame -nonostante quel che pensa la cuoca!- e ho anche potuto avere un’istruzione. Quell’uomo mi ha insegnato molto. Per me è stato…” Si fermò, le labbra socchiuse mentre cercava un termine: “Non un padre, no. E’ stato un vero Maestro. Credevo che un giorno avrei ereditato la sua bottega e avrei continuato il suo lavoro.”
E questo era il punto dove Ormanno voleva arrivare: “Ti incaricava spesso di avvelenare qualcuno?”
Ad una domanda così diretta e pericolosa, Tommaso impallidì, i suoi occhi divennero vitrei: “Mio Signore…”
Ormanno ridacchiò e fece un gesto con la mano: “Suvvia, non sono un giudice! Non m’importa di ciò che hai fatto. Quello che voglio sapere è se hai appreso davvero tutto dallo speziale.”
Prima incerto, poi Tommaso ritrovò il coraggio e sostenne il suo sguardo: “Sì. Ma vi assicuro che, prima di Madonna Lucrezia, non avevamo mai avvelenato nessuno con le nostre mani. Ve lo giuro.”
“Quel che devi capire, Tommaso, è che…” Si sporse leggermente in avanti: “Io ti garantisco assoluta protezione, pasti a volontà, un letto caldo e laute ricompense, ma tu in cambio dovrai obbedire ai miei ordini. Sempre. E se ti chiederò di uccidere, tu dovrai farlo senza ascoltare la coscienza.” Lo sguardo assottigliato per fargli capire la serietà di quella richiesta. Dopo di che si alzò in piedi e andò verso un mobile su cui vi erano una caraffa e dei calici. Ne riempì due di ottimo vino rosso e andò a porgerne uno al ragazzo.
Tommaso si alzò in piedi a sua volta e prese il calice con ben poca grazia, evidentemente non avvezzo alle buone maniere.
“Alla nostra collaborazione. Che possa essere sempre redditizia.” Disse Ormanno, sollevando il calice.
Tommaso fece altrettanto e attese che fosse lui il primo a portarsi il calice alle labbra, prima di fare lo stesso.
Ormanno era fiducioso che quel ragazzo sarebbe stato il suo braccio destro, un servitore ed un compagno fedele. Ma oltre a questo, non poteva negare di provare qualcosa di altra natura, di percepire uno strano calore su tutto il corpo ogni volta che lo sguardo ricadeva sulle sue labbra. Rese ancora più rosse dal vino corposo, erano maledettamente seducenti.
*
Alla fine era partito più tardi del previsto, incerto sul proprio volere. Lasciare Firenze con la scusa di scappare dalla peste era una cosa lecita, ma l’idea di rivedere sua moglie non lo faceva saltare dalla gioia. Come sempre, tra l’altro. Ma poi l’amore per i propri figli aveva abbattuto ogni incertezza e ogni freno e così, dopo aver ordinato ai servitori di raccogliere il necessario e di chiudere il palazzo, erano partiti tutti assieme verso la campagna. Lui in carrozza assieme al fedele Goffredo, la governante nonché moglie dell’uomo e la sguattera Guendalina, mentre gli altri li seguirono col carro.
La tenuta era magnifica, poteva rivaleggiare tranquillamente con quella dei Medici per bellezza e decoro e di questo Andrea ne andava fiero. Ogni filo d’erba, ogni muro, tutto era perfettamente curato, grazie soprattutto a sua moglie che se ne prendeva cura con gran senso di responsabilità.
Fece giusto in tempo a mettere piede giù dalla carrozza quando uno stormo di gonne e giacche svolazzanti  e capelli ricci uscì dall’ingresso principale gridando a squarciagola ‘Padre!’.
Andrea si mise in ginocchio e accolse per prime le tre bambine che, più che abbracciarlo, gli si tuffarono addosso. La più piccola poi aveva da poco imparato a camminare con le proprie gambette e rischiò quasi di cadere.
“Apollonia, Elena, Albiera![2]” Pronunciò i loro nomi con gioia ed impresse dei baci sui capelli scuri e ricciolini di tutte. Amava stringere le figlie a sé, gli facevano provare una piacevole emozione e il loro odore dolce era una fragranza che non si stancava mai di respirare.
“Padre, devi parlare al più presto col Precettore! Sarai contentissimo di me!” Cinguettò per prima Apollonia.
“Ci sei mancato tanto tanto tantissimo, padre!” Disse Elena, sgranando gli occhioni dorati.
La piccola Albiera, le guancie rosee e piene, fece dei marcati cenni col capo, tanto che alcuni ricciolini le finirono davanti agli occhi.
“Anche voi mi siete mancate, piccole mie.” La voce carica di sentimento che nessuno, oltre ai suoi figli, aveva mai avuto l’onore di udire.
A loro si aggiunsero i fratelli maggiori,  due ragazzini dai tratti a dir poco signorili e coi capelli scuri più o meno arricciati.
“Antonio, Jacopo![3]” Allungò le braccia verso di loro per poterli stringere a sé assieme alle bimbe in un unico e grande abbraccio. Era in quei momenti che si malediva per trascurarli così tanto, per far loro visita solo poche volte all’anno. Si sentiva un pessimo padre.
“Figli miei…” Aveva quasi voglia di lasciarsi andare ad un pianto emozionato, per loro lo avrebbe fatto volentieri pur di fargli sapere quanto li amava. Il suo sguardo però si alzò su una figura che era rimasta sulla porta. Il ragazzino era ben abbigliato e i capelli neri arricciati erano pettinati con cura. Il viso leggermente affilato era abbellito da una carnagione dorata e due occhi scuri brillanti che sembravano pietre onici. Peccato solo per il broncio che gli stava sul viso come una maschera.
Tra le risate di gioia e le parole affettuose dei figli, Andrea si sentì in dovere di alzarsi per raggiungerlo. Sfiorò una ad una le chiome dei cinque e poi si diresse verso la porta, dove lo attendeva il figlio mezzano.
“Francesco.[4] Non sei felice di rivedermi?”
Il ragazzino abbassò un momento il viso, sembrava indeciso sulla risposta, ma poi lo risollevò e, seppur non sorridendo, allungò le braccia verso di lui e disse: “Benvenuto, padre.”
Andrea si chinò un poco e lo strinse in un abbraccio forse ancora più forte di quello dato agli altri figli, il viso affondato nell’incavo della spalla di Francesco.
Allentò la stretta e guardò il figlio in volto: “Come stai, figlio mio?”
Francesco sospirò, scostò lo sguardo: “Come sempre, padre. La campagna mi annoia.”
Andrea gli stampò un bacio sulla fronte, soffermandosi, cercando di trasmettergli affetto.
“Ne sono dispiaciuto. Ma ti prometto che presto vi porterò tutti a vivere a Firenze con me.”
Le parole ebbero effetto, gli occhi di Francesco s’illuminarono, il suo sguardo ora era davvero di benvenuto. Andrea fu tentato di aggiungere qualcosa di più, ma il rumore di passi dall’interno attirarono la sua attenzione. Mosse lo sguardo oltre il figlio, nell’ombra riuscì a scorgere solamente punte di scarpe e la gonna blu notte di un abito ben cucito, ma tanto gli bastò. Una voce vibrante di emozione lo accolse: “Bentornato, marito mio.” Ed ecco che dall’ombra comparvero due occhi dorati pieni di lacrime e un viso delicato.



[1]: Per il personaggio di Tommaso mi sono ispirata molto a Ezio Auditore interpretato da Devon Bostick nella web serie Assassin’s Creed Lineage.
 
[2], [3]: I nomi non sono inventati. I figli di Andrea Pazzi si chiamavano davvero così.
 
[4]: Francesco non era il figlio bensì il nipote di Andrea Pazzi. Ho dovuto ‘saltare’ una generazione per rendere più scorrevole la storia. Inoltre nella mia versione Francesco prende il posto di un altro figlio di Andrea che non ho inserito, Piero. 
 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > I Medici / Vai alla pagina dell'autore: Stella Dark Star