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Autore: Rumenna    27/04/2017    1 recensioni
[BOYS LOVE] Ivan studia disegno ed è innamorato di Tina. Tuttavia il suo look lascia molto a desiderare. Si farà consigliare dall'esperto Rosemund. Ma cosa potrebbe accadere se un consiglio dopo l'altro i due si avvicinassero sempre di più?
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Continuo a guardare la mia immagine riflessa nello specchio con sufficienza. Sono pettinato, sono profumato, ma sono anche molto stanco dentro: oggi sono successe così tante cose… ho parlato con Ashley, con Lorenzo, e poi sono passato da Rose… in questo momento vorrei solo affondare la testa nel cuscino e mettermi a dormire tranquillo.
Mi piacerebbe telefonare a Tina per darle buca, ma sicuramente ci resterebbe male… è il giorno del suo compleanno, avrà rinunciato ad una grande bella festa per uscire con me… non posso deluderla.
Sì, ma perché? Non riesco a capirla… Tina col passare del tempo è diventata sempre più enigmatica per me.
«Ivan, hai detto che eri pronto dieci minuti fa!»
«Scusa Anna, stavo controllando che tutto fosse al proprio posto!»
Anna si è affacciata alla porta del bagno, guardandomi con la sua solita aria amorevole: «Ed è così?»
Quando sono rientrato a casa ho raccontato tutto ad Anna, avevo bisogno di sfogarmi... «Sì… sì.»
«Hai telefonato a Rosemund dopo averlo lasciato lì come uno stupido a dormire?»
Naturalmente non le ho raccontato i dettagli sul pisolino di Rose e su quello che è successo. «Veramente no…»
«E che aspetti a farlo? Ti sei comportato davvero da maleducato!»
Ha ragione. «… Lo chiamerò adesso.»
«Dai, chiamalo! Non me ne vado finché non ti vedo al telefono!»
É davvero insistente… capisco che voglia fare il tifo per me, ma c’è ben poco da sostenere in una situazione del genere, dove ormai il dado è stato tratto. Ho raccolto il telefono dal bordo del lavandino – lo so che non dovrei metterlo lì, ma ero e sono tuttora di fretta –, facendo partire la chiamata.
«Pronto?»
«C-ciao… sono Ivan… s-scusa se non ti ho più chiamato dopo essermene andato via così…» Anna mi fissa curiosa, con gli occhi che le brillano come una bambina. Ma non aveva detto che se ne sarebbe andata all’inizio della conversazione?
«Mi sono addormentato io, non devi scusarti. So che sei molto impegnato ed io non ho svolto il mio lavoro diligentemente.» Il suo tono è ancora freddo… ma quando capirà che voglio riavvicinarmi a lui? L’improvvisata di oggi al suo posto di lavoro non è stata abbastanza? Avrebbe dovuto capirlo che volevo fare la pace… e avrebbe dovuto già cambiare modo di parlare, invece… «Ma non hai da fare stasera?»
«S-sì, infatti sto per uscire… tu che fai stasera?» Proviamo ad essere amichevoli, magari si rende conto delle mie buoni intenzioni e rinsavisce.
«Vado a cena fuori con Giulio. Anzi, sono in ritardo… scusa, chiudo il telefono per primo.»
Ma… non ci posso credere, ha riattaccato di nuovo…! Ma che antipatico…! Ma andasse a quel paese lui e quella merda di Giulio! Ah, quanto vorrei che mangiassero frutti di mare andati a male, almeno avrei una soddisfazione da questa giornata!
«Ivan, non dirmi che ha riattaccato…»
«Sì! Va bene adesso? O vuoi sapere altro?»
«Calmati, non volevo che ti arrabbiassi!»
«E invece mi sono arrabbiato! Come se non bastasse quello schifo di persona con cui ho parlato oggi al telefono! Senti, Anna… » non sono riuscito a telefonare papà per dirgli della conversazione poco piacevole che ho avuto con l’amante di sua moglie, purtroppo il suo numero era irraggiungibile… «Puoi dirglielo tu a mio padre? Che non so più come rintracciare la mamma?»
«Sì, non preoccuparti… adesso vai, sei già in ritardo.»
«Grazie per tutto quello che fai sempre per noi, Anna.»
«Muoviti, perditempo!»
Ho guardato l’orologio stupito dall’orario dichiarato da quelle lancette troppo crudeli con me, uscendo in tutta fretta per il mio appuntamento storico con Tina. Ho messo l’auto in moto, sentendo il mio cuore in completa lotta: non è a posto, sento come se stessi sporcando tutto quanto uscendo con Tina… eppure ho aspettato così tanto questo appuntamento, non dovrei sentirmi come un bambino costretto ad andare dal dentista! Insomma, che mi prende? È Tina, porca miseria, Tina! La mia musa ispiratrice di sempre, la mia dea, la ragazza che su cui ho fantasticato intere giornate e su cui ho sognato per molte notti…
Già, ma quel posto ormai se l’è occupato tutto Rose.
Non mi sento più così elettrizzato immaginando cosa potrebbe indossare… non mi tremano le mani al pensiero di averla davanti per una cena, dove tra l’altro saremo solo io e lei.
Rose, cos’hai combinato al mio equilibrio interiore? Brutto infame, tu e le tue stupide cotte da dodicenne! Guarda come mi hai ridotto, screanzato… no, ritiro tutto: non credo che possa vedermi e per fortuna, aggiungo. In questo momento vorrei solo che le lancette dell’orologio si muovessero un po’ più velocemente, solo per qualche settimana, il tempo di dimenticarmi per sempre questo amore inutile e nocivo.
Guardandomi intorno, rimango perplesso osservando le vetrine attorno a me: questa è la strada che porta alla clinica del dottorino, possibile che si trovi proprio sulla strada dove c’è il locale in cui ho appuntamento con Tina?
Dovrei appostarmi ad origliare?
Ma a che penso? Sono in ritardo, assolutamente no!
Svoltando l’angolo, scorgo due figure familiari parlare sulla strada verso la clinica veterinaria di Giulio Lisbona: sono Ashley e il ragazzo salame. Che strano vederli insieme… chissà di cosa staranno parlando.
Non posso origliare, farò finta di non averli visti e andrò avanti… magari abbassando il finestrino per riuscire ad ascoltare una parte della conversazione, forse parlano di Rose e Lisbona! Ho abbassato il finestrino e allentando la pressione sull’acceleratore dell’automobile, mi accingo a  tendere le orecchie nella speranza di captare qualche informazione importante.
«Hai detto stasera?!»
«Sì.»
«A rimorchiare rimorchiare?!»
«Sì, lui è un farfallone… purtroppo.»
Le auto dietro di me non gradiscono la mia sosta prolungata ed iniziano a suonare all’impazzata, facendo girare Ashley e quel ragazzo verso la mia direzione, costringendomi a voltarmi e ad accelerare per evitare l’evitabile.
«Ivan?»
Ashley ha l’occhio acuto, mi ha riconosciuto! Ma per fortuna sono sempre più distante… ed estremamente in ritardo! Merda, ho persino sbagliato strada per darmi alla fuga! E non solo, adesso ho anche questo tarlo a mangiarmi il cervello: stavano parlando di Giulio Lisbona? Mi sembra ovvio che stessero parlando di lui vista la faccia scioccata di Ashley, perché mi pare proprio assurdo che quel ragazzo si stesse riferendo al nonno latin lover! L’unico belloccio conscio del suo fascino qui è Giulio il verme viscido! Quindi Giulio stasera farà le corna a Rose? Ecco, lo sapevo io che era un’inaffidabile sporcaccione! Cosa faccio adesso? Come faccio?
Anzi, cosa me ne frega? Ho un appuntamento? Vado a questo dannato appuntamento! Punto! Stop! Fine della storia! Ho detto che avrei voltato pagina e lo farò! Sì, ma la mia vita è fatta solo di gente con le corna ultimamente, non è che porto sfiga io? Avevo detto che sarei stato alla larga da tutto ciò, che avrei voltato pagina, ma che sarei rimasto buon amico di Rose, quindi è mio dovere avvisarlo di fare attenzione… gli manderò un messaggio, accosto qui. Il locale è lì in fondo, sono arrivato… direi che posso trattenermi un minuto per mandare le avvisaglie, tanto ormai sono già in ritardo.
“Come sta andando l’appuntamento con Giulio? Da me va tutto bene!” Inviato.
NO!! Porca miseria, l’ho inviato a mio padre! Sciagura nera! Sventura! Cretino, sono un cretino! Per fortuna che non ho scritto cose come “amico mio, come va l’appuntamento romantico con Giulio?” ci sarebbe mancato solo questo, davvero! É tutta colpa di quell’avvoltoio di Lisbona, è lui che mi porta sfiga, lo sento! Mi ha lanciato una maledizione con gli occhi questo pomeriggio, lo so!
Messaggio ricevuto! È papà? No, è da Ashley… spero che siano buone notizie:
“Ho saputo che il nostro gallo nel pollaio ha molti pollai e molte galline. Stasera va a fare la danza dell’amore per mettersi in mostra, mentre ha appuntamento con quello struzzo di mio fratello.”
Perché mi ha scritto queste cose? Perché a me? Come se mi importasse…
“PS: Ti ho visto.”
Andiamo bene… colto a fare appostamenti a Lisbona. Bella cosa, davvero. La mia dignità è andata via molto tempo fa… non devo preoccuparmi di questo adesso… basta seguire i miei sentimenti, faccio solo casini… meglio che segua la testa, che ha già la soluzione perfetta per me: devo ignorare la cosa, così Rose si renderà conto da solo e faremo la pace, sì. Sì, farò così.
Un bussare insistente al finestrino mi fa sobbalzare: Tina, in un bellissimo abito blu avio tempestato di brillantini con decori in pizzo nero, mi guarda mimando con l’indice l’orologio sul polso, scuotendo la testa su cui ha delicatamente raccolto i capelli in una raffinata e morbida acconciatura.
Sono proprio il re delle figure di merda.
Ho aperto la portiera, cercando di sorridere: «Buonasera, Tina! Scusa, stavo mandando un messaggio a mio padre… scusa per il ritardo! Ah, e buon compleanno!» ho proprio una bella faccia tosta, mi chiedo se mi lancerà la borsetta contro.
«Sei davvero in ritardo, di solito sono le ragazze a perdere tempo con trucco e vestiti!»
«Ho sbagliato strada… scusa!» è tutto vero, non sto mentendo… anche se mi sento un po’ falso in questo momento.
«Fa freddo qui, andiamo dentro?»
«S-sì!» Mi ha aspettato fuori per tutto il tempo?
«Quello è il nostro tavolo, Ivan!»
Oh… è davvero un tavolo per due. C’è il piano bar e gli interni sono ben arredati con quadri ed edere, è tutto molto elegante e c’è un’atmosfera molto suggestiva.
«É bello qui… l’ultima volta non ho apprezzato… sai… ho bevuto troppo, ricordi?»
«Certo che mi ricordo! Hai anche iniziato a dire cose sdolcinate ad un certo punto… ricordo, ricordo.»
Cose sdolcinate?? Oh, no!! Lei ricorda!
«Hai quasi smesso del tutto di balbettare… significa che sei più a tuo agio con te stesso, la cosa mi fa molto piacere.»
Oh… ha ragione. Una volta balbettavo molto più spesso… cioè, mi capita ancora… ma solo quando sono particolarmente teso. Ha notato una cosa come questa…? Come avrà fatto a capirlo?
«Hai una faccia da cartone animato, sei molto espressivo Ivan.»
«Eh?»
Gli occhi morbidi, grandi e scuri di Tina mi osservano catturata, come una gatta selvatica sulla sua preda: affascinata e desiderosa allo stesso tempo. Mi mette a disagio il fatto che mi guardi in questo modo…
«Ti ho osservato molto a scuola, ma tu non te ne sei mai accorto. Fai delle espressioni davvero interessanti, per questo ti ho fatto quella caricatura!»
«D-davvero…?» Tina mi ha osservato molto…? Ma quando…? Non me ne sono mai accorto…
Il cameriere è arrivato prendendo i nostri ordini, mentre ho spostato imbarazzato la conversazione verso l’arte, tema su cui mi sento molto più tranquillo.
«Il nostro professore ci ha chiesto di comprare quel materiale dal suo conoscente che ha un negozio in città, ma è davvero carissimo… ho controllato i prezzi su internet e ci sono prezzi molto più convenienti ed adeguati e per la stessa identica marca, te l’assicuro! Ti danno una confezione intera per poco più del prezzo suggerito da quel truffatore!» Il professore vuole solo dar da mangiare al suo amico, ma non si rende conto che è irragionevole?
Tina ha iniziato a ridere di gusto, mentre il cameriere ci ha servito dei ravioli che hanno tutta l’aria di essere invitanti.
«Sai Ivan… non sembri il tipo che parla d’economia, eppure ci metti così tanta enfasi in quello che dici!»
Oh no… sto parlando di economia. Sarà stata la forza dell’abitudine.
«S-scusa, ti starò annoiando immagino…»
«Affatto, continua pure.» Delicatamente ha portato le labbra alla forchetta, addentando il suo boccone. Il rossetto rosso che ha messo questa sera sta davvero bene sulle sue labbra. Tina è davvero una bellissima ragazza, potrebbe essere benissimo una modella piuttosto che una pittrice. Il mio cuore può aver smesso di battere all’impazzata quando mi è così vicina, ma è indubbio il fatto che susciti in me ancora molto interesse… almeno dal punto di vista artistico. È una ragazza sensuale, ogni parte di lei esprime femminilità, in ogni sfaccettatura: quando è indispettita, quando è silenziosa, quando è sfuggente, quando mi sorride. È l’essenza pura della creatura chiamata donna, e sia come uomo che come disegnatore, ne sono davvero incuriosito ed attratto.
Sono rimasto in silenzio per un po’, non ho avuto il coraggio di riprendere a parlare d’economia.
«A casa va tutto bene?»
«Oh… sì. Mia madre è scappata di casa e non si riesce a trovarla, ma in compenso ho ritrovato mio padre. Il nostro rapporto sta rinascendo con delle solide basi, ci vogliamo molto più bene adesso.»
«Scusa, non volevo infierire su un argomento così delicato… volevo sapere come andavano le cose, ma di certo non immaginavo che andasse così male. Scusami per non avere avuto il giusto tatto, Ivan.»
«Io… io penso che sia stato molto meglio così. Era un rapporto malato dalle radici, eravamo una famiglia soltanto all’anagrafe ormai… almeno adesso sono felice quando scorrendo sulla rubrica del cellulare scorgo il numero di mio padre.»
«Quindi vivi da solo con lui adesso?»
«No, io sto vivendo con…» con la mia tata? No grazie, non lo dirò mai! A ventidue anni avere la tata che si occupa di te… che figura ci faccio? No, no!
«Con la ragazza che è venuta a trovarti a scuola, vero? Sembravate davvero in confidenza.»
«N-no, non è lei!»
«Un’altra? Accidenti, sei diventato un vero rubacuori!»
«No, no! Lei è la mia sorella acquisita! E poi ha già una coinquilina… è un’altra persona, ma niente di quello che pensi!»
«Una donna?»
«S-sì. Ma non è come credi, è una persona che non immagineresti mai, non pensare subito ad una fidanzata!»
«Qualcuno di insolito? La vicina di casa impicciona?»
«No!» I vicini di casa che ho io sono davvero degli impiccioni… ah, lasciamo perdere adesso. «Ma che importa, è una persona affidabile, gentile… basta sapere che si prende cura di me, no?»
«La nuova compagna di tuo padre?»
«No… lascia stare, è difficile da spiegare…»
«Ho capito! É la fidanzata lesbica di tua madre!»
«…No.»
«Tua moglie? Ti sei sposato in gran segreto?»
«É la mia tata! La mia tata, va bene? É anche la nostra governante, mi ha cresciuto da quando sono nato ed è la persona più adatta a starmi accanto in questo momento…!»
«Oh, la tata… e che c’è di così strano?»
Perché, la fidanzata lesbica di mia madre sarebbe stata una cosa strana…? Beh, trattandosi di mia madre… probabilmente sì.
Abbiamo parlato e scherzato per tutta la serata, siamo arrivati al dolce quando l’orologio del locale ha già segnato la mezzanotte.
«Ecco il dolce, sembra davvero delizioso!»
“Sorpresa alla crema del pasticcere Alex” con cioccolato bianco, limone e frutti di bosco freschi… onestamente non vedo l’ora di mangiarlo.
«Grazie per essere stato con me oggi, Ivan.»
«D-di niente… a proposito, buon compleanno!» Ho frugato all’interno della tasca della giacca alla ricerca del regalo. «N-non è nulla di eccezionale, è solo un braccialetto…»
«Grazie…» Gli occhi scuri di Tina riflettono le varie luci del locale, visibilmente emozionati. «A dire il vero… ah, per dirtelo ho bisogno di bere.»
«Cosa c’è?» Cosa vorrà dirmi?
«Dovresti bere anche tu, ecco.»
Ha riempito il mio calice largo fino all’orlo… è successo qualcosa di grave? Vuole che beva per reggere il colpo? Forse è incinta? Ma io non c’entro niente… se è così, forse vuole solo sfogarsi perché non sa a chi dirlo... sinceramente quella Maria mi sembra un po’ una voltabandiera.
Dopo aver insistito, entrambi abbiamo bevuto il primo calice… solo dopo aver terminato il secondo, Tina sembra stia cercando di dire qualcosa tentennante… sta da giudicare se è per via del vino rosso o per via di quello che ha da dirmi… per quanto riguarda me, io ho la sala che ogni tanto si diverte ad inclinarsi in giro, ma tutto sommato dovrei stare bene… anche se questo vino è davvero molto forte rispetto agli altri che ho bevuto in precedenza.
«A dire il vero, ti ho invitato qui per uno scopo.»
Uno scopo? Tina?
«Forse te ne sarai già accorto oggi, che ero davvero strana… ero fuori di me, scusa.»
Per la verità me ne sono accorto, ma… ancora non capisco. Si sta rimangiando la versione della gelosia sull’essere mia amica? Allora ha davvero qualcosa di losco?
«Io non ero affatto gelosa di non essere la tua migliore amica, Ivan… Ivan, di essere amica tua non mi interessa proprio.»
Ho appena sentito un peso sullo stomaco. Fa male quando lo fanno alle spalle, ti dici sempre che è meglio che te lo dicano in faccia, ma adesso sento che fa male ugualmente. Tina non vuole essere mia amica… è come tutti gli altri? Utili a ben poco se non a rovinarti il fegato…?
«Io voglio essere la tua ragazza.»

………
«…Eh…?»
«Vuoi diventare il mio ragazzo?»
……

«…C-c-c-come, s-scusa…?»
«É da un sacco di tempo che ti osservo da lontano, che mi piaci e che ti guardo a distanza. Adesso che siamo diventati più vicini volevo dirtelo, poi ti ho visto con quella ragazza oggi e mi sono ingelosita… ma non era affatto una gelosia di amicizia.»
I suoi occhi scuri sono determinati e profondi, seppur tremolanti, non cessano un solo istante di fissarmi: mi sento incatenato da questo sguardo, ma sono molto confuso… non capisco più niente…
«É una dichiarazione d’amore: io ti desidero come uomo, Ivan.»
Tina…
…Tina mi sta… mi sta facendo una dichiarazione d’amore…?
A me…? Proprio a me…?
Tina è la ragazza più carina dell’accademia… e… sta facendo una dichiarazione d’amore a me che ero sempre lo sfigato di turno, l’asociale, l’antipatico…
Che paradosso.
«I-i-io…» Ah, non riesco neanche a parlare decentemente… ho un nodo alla gola, ho gli occhi pieni di lacrime… ho desiderato così tanto questo momento, e proprio per questo… in questo momento nel mio cuore c’è una piena battaglia in corso: sentimenti di felicità vengono sporcati dalla tristezza e viceversa. «… É… è così assurdo, Tina…» Ho abbassato il capo, cercando dentro di me le parole adatte… anche se non ne esistono. «Io… io ti ho sempre amata… ti guardavo sempre, sempre… pensavo a te continuamente, eri il mio chiodo fisso, la mia musa ispiratrice…» trattengo a fatica le lacrime, che crudelmente segnano il punto principale del mio discorso. «Poi ho incontrato Rosemund… lui era esperto ed è diventato il mio consulente… chiedevo a lui dei consigli per conquistarti… ma il tempo passava, io continuavo a non riuscire a parlarti… lui…»
Freddamente e con la gentilezza più pura, Tina ha interrotto il mio discorso: «…Ho capito. Tu sei innamorato di Rosemund, adesso.»
Ha centrato il segno. Alle sue parole, sempre più velocemente, rigagnoli caldi hanno iniziato a riempirmi il viso, incrementando il carico sul cuore e sullo stomaco.
«S-s-se solo… se solo me l’avessi chiesto prima… anche solo un po’ prima… ti avrei risposto di sì, senza pensarci due volte. Tu…» Ho alzato il capo, trovandomi davanti Tina, con gli occhi lucidi, con un dolce sorriso sul viso ed una profonda tristezza nello sguardo, concentrata sulle mie parole.
«Tu sei stata il mio primo amore… e questo non lo dimenticherò mai.»
Asciugandosi gli occhi con il fazzoletto, Tina, con la voce roca e bassa, mi parla: «Più di una volta mi ero resa conto che attorno a voi c’era un’atmosfera strana… come dire, diversa… adesso mi è tutto chiaro… io… ho lasciato io che questo accadesse, è colpa mia.»
“É colpa mia”? Non si può certo parlare di colpe su questo fronte. «Pensi… p-pensi che a me abbia fatto così tanto piacere venire al corrente di questi miei sentimenti…? Lui era gay ed era il mio migliore amico… e alla fine si è messo con un’altra persona, ed io sono stato messo da parte, io che non c’entravo nulla con questi stupidi gusti diversi! Non c’entravo nulla con tutto questo e guardami adesso! Ci sono dentro fino al collo e non c’è nulla che io possa fare…»
«É buffo, siamo nella stessa situazione…»
«Tina… tu sei davvero importante per me. Non pensare che ti dimenticherò solo perché adesso ho questi sentimenti verso di lui… tu sei stata il mio primo amore e con te ho avuto anche il mio primo bacio, quindi resterai sempre una persona importante nel mio cuore.»
Gli ho confessato tutto… non riesco a credere che questa sia la realtà… è tutto così assurdo in questo momento...
La debole risata di Tina mi cattura le orecchie, costringendomi a guardarla in viso: sta ridendo, sta ridendo davvero… dev’essere la tensione.
«Parli del bacio davanti al negozio dei vestiti, quando hai vomitato?»
«Sì.»
«Ma allora non lo sai ancora…?»
«Cosa…?»
«Non è me che hai baciato, ma il tuo bel biondino! Eri così fuso dall’alcol che hai preso tra le mani il primo viso che ti è capitato davanti, ed era proprio il suo! Lui mi ha fatto segno di non dirtelo, ma visto che è passato del tempo pensavo che ormai l’avessi saputo… e invece no, non te l’ha mai voluto dire… che cosa assurda.»
«…C-c-che cosa…?»
«Hai capito bene, il primo bacio l’hai dato a lui, non a me.»
Quindi quella notte… quelle labbra calde e soffici erano quelle di Rose…?
… Allora…
Allora è per questo che quando ci siamo baciati per sbaglio a Natale avevo quella strana sensazione familiare… perché avevo già avuto a che fare con le sue labbra… e anche dopo… quella sensazione continuava ad assillarmi per tutto questo tempo… perché era diretta a lui! È sempre stato lui l’oggetto delle mie fantasie… ed io non lo sapevo…!
Quindi quella sera sotto la neve anche lui si è ricordato questo bacio, e non quello con il suo ex… ma perché non me l’ha detto in quel momento? Perché mi ha detto una bugia? Forse perché credeva che io amassi Tina… in fondo io stesso ne ero convinto.
«Sono rimasta davvero sorpresa quando mi hai detto che Rosemund si era fidanzato, perché sai… io credevo che lui fosse innamorato di te. Avevo notato che la tua reazione era piuttosto esagerata, ma credo che non volessi accettarlo. Sai, Ivan… credo di averti dato il buon esempio stasera.»
«…Eh?»
«Credo di averlo sempre saputo… ma ho fatto finta di non rendermene conto. Sapevo che probabilmente avrei ricevuto una risposta negativa, ma ho comunque voluto dirtelo. Adesso che te l’ho detto posso davvero sentirmi libera di lasciare andare questi sentimenti per sempre, perché non avrò rimpianti.»
«…»
«Ti sto dicendo di andare da lui a dirglielo, Ivan.»
Andare da lui…? Lasciare tutto così e andarmene…? «M-ma… lui adesso è a cena con un altro…»
«Se il loro amore è sincero non verrà messo al tappeto dalla tua confessione. Adesso va’ pure… va a liberarti del tuo grande peso: ti sentirai meglio, te l’assicuro.»
«M-ma…»
«Io in tutta onestà voglio restare un po’ da sola per digerire questo boccone amaro… ma sarò in completa forma domani, quindi chiamami al telefono. Vattene adesso, dai.»
«…Tina… scusami.»
«Cameriere! Può chiamare un taxi e portare il conto per favore?»
Tina ha allungato una mano verso di me, sfiorandomi le dita: «Vai in bagno a sciacquarti la faccia, così sei decisamente impresentabile.» velocemente, quasi impercettibili, sento le labbra di Tina sfiorarmi la guancia con un piccolo bacio.
Ho sentito tutto il calore di Tina… questo è stato il nostro bacio d’addio.
«Chiedo scusa signori, qui c’è il conto e il vostro taxi è già fuori che vi attende.»
«Buona fortuna Ivan, e non balbettare!»
Ho salutato con il capo, mentre lei ha ondeggiato la mano a mezz’aria, sorridendomi.
Entro nel taxi, con la mente annebbiata dall’alcol e dalla confusione, continuando a pensare.
Tina ha ragione, devo parlare con Rose.
Anche Ashley me l’ha detto, ma sono state le parole di Tina a fare la differenza…
“Anche adesso saresti felice se ti dicessi di amarti?”
Quelle parole di Rose… lui me le ha dette poco dopo che io gli dissi di aver capito che quella sensazione proveniva dalle labbra di Tina… ma lui sapeva bene che non erano le labbra di Tina, quindi perché non me l’ha detto? Anzi, prima me l’ha tenuto nascosto, poi si mi ha fatto questa domanda che ormai è come un’ossessione… da quella volta è sempre stato così: lui parlava, poi si rimangiava tutto quanto.
Ma stavolta sarò io a parlare, e non mi rimangerò proprio un bel niente… dirò a Rose con che tipo si è messo, se c’è Giulio Lisbona presente tanto meglio! E se non ci fosse… sarò io a prendermi cura di Rosemund.
Arrivato davanti al palazzo, trovo il portone aperto e mi infilo nell’ascensore, cercando di rilassare se non il mio cuore, almeno la mente: non so se è l’effetto dell’elevazione, ma ogni tanto i contorni della cabina iniziano ad inclinarsi.
Sono arrivato davanti alla porta di casa con il cuore martellante dall’ansia e le mani tutte sudate, facendo avanti e indietro sul pianerottolo.
Aveva detto che sarebbero usciti fuori a cena, ma dall’interno si sentono delle voci. Sta da stabilire che tipo di voci sono… meglio origliare. Ho affondato l’orecchio sulla porta, cercando di comprendere la conversazione: si sente la voce di un uomo che parla piano e poi un lamento… questa è la voce di Rose, ne sono sicuro!
Il lamento è il suo… ma data l’ora potrebbe essere un lamento di piacere per il sesso…
Oppure potrebbe essere il lamento del pianto per il tradimento appena confessato da quel maiale.
Che cosa dovrei fare…? Soffrire mentre ascolto i gemiti di piacere o fare irruzione durante la lite facendo soffrire Rose ancora di più?
Ma io non ce la faccio più, devo liberarmi di questo peso!!
Ho iniziato a picchiare con il pugno sulla porta in legno, gridando a voce alta: «ROSE, APRIMI! SONO IO! NON MI IMPORTA COSA STA SUCCEDENDO LI DENTRO, DEVI APRIRE QUESTA PORTA E SENTIRE QUELLO CHE HO DA DIRE!»
Il suono della fittissima pioggia inizia ad echeggiare nel portone: ha iniziato di nuovo a piovere. Il miagolio sinistro di Alastor provenire dall’interno mi fa sobbalzare, mentre lentamente e cigolando, la porta si apre davanti ai miei occhi, rivelando le luci insolitamente spente all’interno dell’appartamento, mostrando una figura che non riconosco.
   
 
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