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Autore: Rohhh    27/04/2017    1 recensioni
La ventunenne Ashley, dopo essere stata cacciata via da casa da sua madre ed essersi ritrovata completamente sola in una città a lei sconosciuta, ha riscoperto la serenità che cercava nel suo nuovo gruppo di amici, conosciuto grazie al fortunato incontro con Terence, un ragazzo gentile e premuroso e sua sorella minore Michelle, che le ha offerto una stanza nell'appartamento che condivide con altre tre ragazze. Con un lavoro che le permette di mantenersi gli studi che ha sempre desiderato e la vicinanza delle amiche, tutto sembra procedere liscio per Ashley, ma il ricordo del suo triste passato arriva spesso a tormentarla e l'unico che misteriosamente riesce a darle sollievo da quei pensieri è Matt, un ragazzo odiato dai suoi nuovi amici per motivi non ben chiari e considerato da loro come un vero e proprio nemico da cui stare alla larga. Ashley, nonostante sia conscia della fama del ragazzo nel suo gruppo, in un momento di disperazione e debolezza, finisce per cedere e commettere con lui un errore che la perseguiterà e che presto finirà per pagare caro.
Ma, forse, non tutto ciò che sembra perduto per sempre lo è davvero...
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Cap. 11 Inspiegabile

 

Matt continuava a camminare avanti e indietro per la stanza come un animale in gabbia, nella logorante attesa dell'interrogatorio di Luke, che era sicuro sarebbe arrivato a breve.

L'amico non ci aveva certo rinunciato, se la stava solo prendendo comoda, in silenzio a sorseggiare una birra, stravaccato sulla sedia con un sorriso sornione sul volto mentre si crogiolava nella sensazione impagabile di aver avuto ragione fin dall'inizio su quella faccenda.

E quando succedeva era un evento che bisognava godersi appieno, Matt raramente si lasciava cogliere in fallo su qualcosa, le vicissitudini della vita lo avevano indurito parecchio e reso sicuro di sè stesso e a volte fin troppo sfacciato.

La sua parte fragile stava relegata in un angolino e non si mostrava spesso, erano pochi i fortunati a cui era concesso l'onore di scorgerla e Luke, che era uno di quelli, ebbe l'impressione che quel pomeriggio qualcun altro, o per essere più precisi 'altra', l'avesse intravista e si fosse aggiunto alla lista.

Uno sbuffo del biondo, più sonoro e nervoso dei precedenti, gli suggerì però che non bisognava comunque giocare con la sua pazienza e che sarebbe stato più saggio non allungare troppo quell'agonia.

In fondo, la sua piccola soddisfazione se l'era presa.

Così Luke bevve un ultimo sorso dalla lattina, poi si raddrizzò sulla sedia, intrecciò le dita e allungò le braccia per stiracchiarsele, emettendo un lungo sospiro.

Matt percepì i suoi movimenti e si bloccò, intuendo che il momento temuto stava arrivando. Si posizionò in piedi di fronte all'amico e gli puntò addosso gli occhi che, nonostante la situazione spiacevole, non avevano perso la loro fierezza.

Luke si schiarì la voce, poi sollevò lo sguardo e scrutò l'amico coi suoi furbi occhi neri.

«Dunque...tanto per essere sicuro – iniziò, massaggiandosi il mento e assottigliando gli occhi – sbaglio o era Ashley la ragazza tra le tue braccia che stavi per baciare se non avessi fatto irruzione? Sai, giusto per capire se ho bisogno di un nuovo paio di occhiali..» pronunciò quelle parole con aria angelica e un sorrisino innocente che avrebbe fatto saltare i nervi a chiunque.

Matt roteò gli occhi, l'ironia pungente di Luke era l'ultima cosa di cui aveva bisogno, ma in quel momento non si trovava esattamente nella posizione giusta per poterla contestare.

«Sì, era lei» fu costretto ad ammettere, con una smorfia contrariata sul volto e deviando lo sguardo sulla parete alla sua sinistra. Di colpo persino quella insignificante macchiolina di umido in un angolo vicino al soffitto era più interessante della faccia ghignante del suo amico.

«E, sempre per non sbagliare... – insistette il moro, sollevando leggermente le braccia come in sua difesa – stiamo parlando della stessa Ashley per la quale mi hai assicurato più volte di non provare nulla e che hai ammesso di trovare anche appena passabile e piuttosto fastidiosa? La stessa che non fai altro che guardare con interesse da quando è comparsa nel gruppo di Terence esclusivamente per , parole tue, 'curiosità'? » continuò, infierendo sul biondo e mettendo a segno una serie di colpi che Matt non potè schivare e che lo misero al tappeto.

«Sì» rispose sconfitto, con un tono di voce somigliante più un lamento, mentre aveva preso a massaggiarsi le tempie con una mano a causa di un forte mal di testa, scoppiato all'improvviso.

Luke annuì col capo, poi giunse le mani in maniera molto solenne e vi poggiò sopra il mento, inarcando teatralmente un sopracciglio.

«Quindi è sempre per curiosità che stavi cercando di baciarla? Volevi capire che sapore avesse?» domandò, sporgendosi in avanti sulle ginocchia e facendo cadere anche l'ultimo briciolo di credibilità in Matt, che fu obbligato presto alla resa.

Con uno scatto veloce si allontanò dal muro e si diresse verso il grande tavolo al centro della stanza, sopra cui battè le mani per appoggiarsi, curvo sotto il peso delle sue bugie.

«E va bene, Luke, va bene! - sbottò e si arrese, alzando lo sguardo e portandolo all'amico, che se la rideva già sotto i baffi – hai vinto tu, sei contento adesso?» gli sibilò contro, con la faccia stravolta.

Non era solo la pressione che gli stava mettendo addosso Luke a turbarlo, ma anche e soprattutto l'immagine di Ashley che scappava via senza guardarlo, sconvolta per essere stata scoperta in quell'atteggiamento così sbagliato insieme a lui. Il pensiero di come si dovesse essere sentita, tradita o ingannata, e la paura che tutto quello potesse farla stare male o in ansia, continuavano a tormentarlo senza dargli tregua.

«Puoi dirlo forte! - esclamò vittorioso Luke, poi decise di piantarla e di tornare serio – e così ti piace, eh?» provò a chiedergli, certo ormai della risposta.

«Non credo proprio, c'è dell'attrazione fisica di sicuro ma da qui a dire che mi piace, beh...c'è molta differenza!» ribattè Matt, dopo aver preso una sedia ed essersi accasciato accanto all'amico, con la testa fra le mani, nel tentativo di trovare un po' di refrigerio da quella sensazione opprimente.

«Solo dell'attrazione? Non vorrei essere indiscreto, ma ho notato molta sintonia in voi. Cazzo, eravate avvinghiati come due piovre e scommetto che, se solo avessi finito il capitolo che stavo studiando e avessi tardato dieci minuti, vi avrei trovato senza vestiti addosso e impegnati a farlo sopra una qualunque superficie libera di questa stanza! Dovreste ringraziare la mia poca propensione per lo studio per avervi fatto risparmiare una colossale figuraccia!» dichiarò, incrociando le braccia al petto e ignorando l'occhiata di esasperazione che Matt gli inviò all'istante.

«Ma non eri tu quello sensibile tra noi due? Come mai adesso stai portando la cosa sul piano del sesso?» gli rinfacciò, sperando di cambiare argomento, cosa che però gli risultò vana.

«Ma qui non stiamo parlando di me ma di te! E tu non sei nuovo a questo genere di cose! Potevi anche dirmelo, non ci sarebbe stato niente di male, sai che di me ti puoi fidare» mormorò infine, con una nota di delusione che gli colorava la voce. Matt si voltò verso l'amico, i lunghi e scomposti riccioli gli coprivano buona parte della fronte ma, da dietro gli occhiali, fu comunque in grado di scorgere i suoi occhi, velati da una lieve amarezza.

Sospirò: non aveva voluto tenere Luke fuori dalla sua vita, era il suo amico più caro e un'ancora molto importante nei momenti di disperazione ma, come fare a spiegargli qualcosa che non riusciva a spiegare nemmeno a sè stesso? Come fargli capire che non aveva immaginato neppure lontanamente un finale del genere per quel pomeriggio?

E sì, era vero, dopo aver confessato ad Ashley quella parte così intima della sua vita, che difficilmente raccontava, ed essersi esposto nella porzione più vulnerabile della sua anima, dopo aver ricevuto a sua volta come un dono il racconto della storia altrettanto dura di quella ragazza, spezzata esattamente come lui, era scattato qualcosa di strano tra loro, un'alchimia, un'intesa, la sensazione di non essere più soli e di aver bisogno l'uno dell'altra per alleggerire le loro anime, e qual era il modo più semplice e diretto per farlo se non quello del contatto fisico.

La mente spesso è una barriera che si frappone alle emozioni più istintive e le frena mentre il suo corpo aveva reagito più velocemente e in lui era scoppiata la voglia di tenerla tra le braccia, di assaporarla con le labbra e sì, alla fine anche di farci sesso e nessuno avrebbe potuto prevedere cosa sarebbe successo se Luke non li avesse interrotti.

L'attrazione fisica poteva essere fine a sè stessa e superficiale e lui l'aveva sperimentata più volte, ma c'erano casi in cui poteva servire da veicolo per sentimenti che non si riesce ad accettare o comprendere e quello che era accaduto tra loro ne rappresentava un esempio.

Quando aveva accarezzato Ashley lui si era sentito un tutt' uno con lei, aveva provato una serenità nuova e un ristoro alle sue sofferenze come con nessun'altra delle sue conquiste occasionali.

Non amore, ma nemmeno solo sesso, era qualcosa di ancora diverso e di inspiegabile per lui.

«Senti Luke, hai ragione, forse non sono stato molto sincero con te su quest'argomento e mi dispiace, ma la verità è che...non so nemmeno io cosa diavolo mi stia prendendo! – ammise, scompigliandosi i capelli nervosamente, Luke accanto a lui si rilassò, finalmente riconosceva il suo amico – Non ho fatto venire qui Ashley per provarci. Voleva sapere il motivo dell'odio di Terence e Michelle nei miei confronti, loro si erano limitati a insultarmi e infangarmi ed era in cerca della verità perché, per qualche strana coincidenza, continuavamo a ritrovarci insieme e a parlarci e questo la faceva sentire una traditrice e tu dovresti sapere bene a cosa mi riferisco – si rivolse con tono eloquente a Luke, che trasalì appena, accanto a lui, al pensiero di Melissa – le ho raccontato quello che le interessava e poi... le ho raccontato anche di me.. e della mia famiglia» aggiunse, con la voce vagamente incerta.

Luke sgranò gli occhi, Matt conservava gelosamente quella parte dolorosa, a lui l'aveva rivelata qualche tempo dopo essersi conosciuti, quando aveva capito di potersi fidare. Nemmeno alla sua ex Jessica aveva mai raccontato tutto nel dettaglio.

Istintivamente portò una mano sulla spalla dell'amico per fargli sentire tutto il suo appoggio e non ci fu più spazio per gli scherzi o le prese in giro. Loro erano così, potevano dirsene di tutti i colori o sfottersi fino all'inverosimile ma, quando si trattava delle corde più sensibili, c'era solo il rispetto più assoluto e il conforto vero, quello che solo un amico sincero sa dare.

«Matt, non volevo metterti a disagio io...» provò a giustificarsi Luke, ma Matt lo bloccò con un cenno della mano.

«No Luke, tranquillo...non è vero che non mi fido più di te, sei importante per me e questo non cambierà mai, o almeno lo spero visto che cominci ad assomigliare a un rottura di scatole cosmica – precisò, scherzando e strappando una risata al riccio, poi ritornò a fissare il pavimento, confuso in viso - Solo che stavolta non so cosa mi sia preso, mi conosci ormai da anni e sai benissimo che non credo in nessuna divinità nè in quelle stronzate sul destino e le anime gemelle.. ma, dal primo momento in cui ho visto Ashley, io non so...ho come sentito qualcosa dentro che mi chiamava, che mi spingeva verso di lei, è una sensazione forte che mi scombussola ogni volta. Sono attratto anche fisicamente da lei e non nego che tu abbia ragione su oggi e su ciò che potevamo fare ma...il sesso è sempre stato normale amministrazione per me, invece stavolta c'è qualcosa che mi sfugge, che io stesso non riesco a spiegarmi e non so come gestire. So di sembrare pazzo ma... è come se le nostre anime riuscissero a comunicare, lo sento dentro di me ed è...assurdo. Come facevo a spiegarti tutto questo, era più facile mentire e fare finta che mi fosse indifferente.» confessò Matt, sforzandosi di descrivere meglio che poteva le emozioni che lo tormentavano da due mesi circa e che si accentuavano ogni giorno che passava.

Luke sorrise, adesso che ogni cosa pareva più chiara «Non ti credo pazzo, Matt, per me è più che plausibile che tu provi queste sensazioni. Sono sempre stato convinto che esistano cose che non riusciamo a spiegarci, energie ed emozioni che percepiamo a pelle senza un motivo preciso o comprensibile. Io stesso non riesco a razionalizzare quello che provo per Melissa, è qualcosa di sconvolgente che non avevo mai sperimentato prima ma... mi fa stare bene e non ho bisogno di dargli una spiegazione scientifica per farmelo andare giù» lo rassicurò l'amico, togliendosi gli occhiali e stropicciandosi gli occhi stanchi che, dopo una giornata di studio, cominciavano a far sentire le loro lamentele.

Matt scosse un poco la testa. «Per te è diverso, tu ami Melissa. Io non sono innamorato di Ashley, non provo nessun sentimento romantico e non mi viene certo in in testa di stare assieme a lei! Ma allo stesso tempo non voglio solo portarmela a letto, non è amore ma nemmeno solo sesso, non so che cazzo sia e non ho la più pallida idea di dove ci porterà» ammise, buttandosi contro lo schienale della sedia e rilasciando la testa all'indietro, esausto e stanco di pensare.

Luke sospirò, poi guardò con apprensione l'amico. Anche se per colpa di sentimenti diversi, sapeva come ci si sentiva ed essere intrappolato in quella situazione.

«Sei in pensiero per Ashley?» domandò, indovinando i pensieri di Matt.

«Già – rispose lui, sollevando a fatica la testa – come tu ben sai, Michelle le tiene sotto una specie di ricatto psicologico ed Ashley ha paura di fare loro un torto vedendosi con me, deve molto a Terence e a sua sorella e sono sicuro che in questo momento sia terribilmente preoccupata» disse, aggrottando le sopracciglia con aria pensierosa.

«Non ne ha motivo, non dirò nulla a Melissa, di questo puoi stare certo. Mi fido di lei, ma non voglio mettervi a rischio. Dopotutto io non sono te, tu sei il pezzo grosso per Terence e gli altri, quindi è molto più importante che non sappiano di voi.» cercò di tranquillizzarlo Luke, aprendosi in uno dei suoi soliti sorrisi confortanti.

Matt lo guardò perplesso per qualche secondo, poi la serenità e la positività di Luke lo contagiarono e si abbandonò finalmente a un mezzo sorriso disteso. Sospirò, buttando fuori oltre all'aria anche l'ansia e la tensione accumulata in quell'ultima ora, e si concesse un pizzico di tregua.

«Sì, hai ragione, non c'è nessun pericolo. Smetterò di pensarci e basta!» disse infine, prima di alzarsi e scacciare definitivamente Ashley dalla sua testa.

Almeno per quella sera.

 

 

La strada verso casa non era mai apparsa così infinita ad Ashley.

Da quando era fuggita via dallo studio di Matt e dall'imbarazzo provato nell'essere stata scoperta da Luke, il ragazzo di cui era probabilmente innamorata la sua amica Melissa, non aveva fatto altro che correre fino a che le gambe glielo avessero permesso.

Aveva già rischiato di farsi ammazzare più di una volta durante il tragitto, ignorando un paio di semafori pedonali rossi e beccandosi una serie di appellativi poco carini dagli automobilisti, giustamente incazzati.

Sembrava non curarsene, niente, nemmeno la sua incolumità, contava più che allontanarsi nel minor tempo possibile da quella zona e raggiungere casa.

Il respiro le si era fatto affannato sia per la corsa che per l'ansia accumulata nel petto, mentre sulle guance sentiva ancora la sensazione bollente dei baci di Matt, che bruciavano sulla sua pelle come un dolcissimo peccato.

Il cuore le fece un tuffo fortissimo al pensiero delle ondate di pace e piacere che l'avevano travolta mentre si perdeva nell'abbraccio caldo e sicuro di Matt, il respirò le si mozzò come conseguenza e quella fastidiosa sensazione, unita al dolore fortissimo che provava alle caviglie e alle gambe per colpa dello sforzo improvviso e continuo a cui le aveva sottoposte, la costrinsero a fermarsi.

Si appoggiò a un muro, riprendendo fiato e passandosi una mano sulla fronte sudata, spostò i capelli dalla nuca per assaporare un po' d'aria fresca e si massaggiò le gambe, pesanti come piombo.

«Ashley stai bene?» le domandò una voce femminile sempre più vicina e conosciuta.

Ashley sollevò la testa e vide la massa ondeggiante dei capelli biondissimi di Beth che si avvicinava con uno sguardo pieno di apprensione.

Doveva averla vista letteralmente spalmata sopra quel muro a prendere fiato ed Ashley si rese conto di dover avere davvero una brutta cera per destare la preoccupazione della sua amica.

Ringraziò il cielo per non averle fatto incontrare Michelle o Terence, perché in quel momento, con non avrebbe avuto probabilmente nemmeno il coraggio di guardarli negli occhi.

In meno di un secondo fu costretta a inventare una scusa plausibile per il suo stato che non fosse eccessivamente drammatica, quindi erano escluse fantomatiche aggressioni o malori. Lo sguardo le andò istintivamente al cielo, che trovò già piuttosto imbrunito e che lo fornì lo spunto per la più banale e anche credibile scusa.

«Beth, sto bene, tranquilla! Ho solo fatto una corsa, credevo di arrivare in tempo per passare dal supermercato...ma non ce l'ho fatta» spiegò, esibendo un sorriso mentre si rimetteva diritta, facendo intuire all'amica che si era già ripresa e potevano continuare la strada insieme.

La sua coinquilina, una delle ragazze più genuine e trasparenti che avesse mai conosciuto, le credette subito, senza sospettare nemmeno per un attimo, e annuì convinta, ricambiando il sorriso della rossa.

Ashley si sentì la morte nel cuore, ingannare Beth a quel modo, dover fingere e mentire a quella ragazza così cristallina, la fece sentire un essere orribile e mai come in quel momento avvertì il peso di tutte quelle piccole bugie, che diventavano sempre più numerose e ingombranti di giorno in giorno.

«Sai, oggi ci chiedevamo dove fossi stata! - proseguì Beth, dopo che le due si erano avviate insieme verso casa – erano tutte molto sorprese, di solito non manchi mai per così tanto tempo dopo il lavoro, poi Michelle ha trovato il tuo messaggio sul cellulare e ci siamo tranquillizzate» le spiegò Beth, con naturalezza.

Ashley sussultò internamente, aveva dovuto inventarsi una scusa per giustificare quell'assenza pomeridiana dopo il turno da lavoro e così aveva mandato un messaggio a Michelle, dicendole che doveva passare dall'università per prendere delle informazioni sull'iscrizione e sul piano di studi.

Non si meravigliò della preoccupazione delle sue coinquiline: era in città da poco e non aveva ancora iniziato a frequentare le lezioni, le sue uniche amicizie gravitavano attorno al gruppo di Terence e alle sue coinquiline. A nessuna delle ragazze sarebbe ma venuto in mente che fosse con un amico o amica esterni alla loro cerchia.

Normalmente dopo il lavoro passava il tempo a casa o insieme a loro, quindi per quella volta non aveva potuto usare la scusa di un conoscente immaginario da incontrare e aveva dovuto puntare sull'ambito universitario.

«Ti hanno detto quando cominceranno le lezioni?» chiese Beth, mentre legava i lunghi capelli indomabili in una coda disordinata.

«All'incirca tra due settimane» rispose Ashley.

Beth sorrise, poi le scoccò un'occhiata dolce «Scommetto che non vedi l'ora di cominciare, finalmente potrai studiare quello che ti piace!» le disse, carezzandole il braccio.

Le parole dell'amica risuonarono nella testa di Ashley: le stavano capitando così tante cose in quel periodo a incasinarle la vita che non riusciva nemmeno a concentrarsi su quel traguardo importante.

«Già, finalmente» mormorò, più a sè stessa che a Beth, poi abbassò lo sguardo.

Non poteva permettersi di perdere di vista i suoi obiettivi, doveva stare attenta e non farsi trasportare dagli eventi e dalle emozioni anche se metterlo in pratica era tutta un'altra storia.

«Siamo tornate!» esclamò Beth, dopo aver aperto la porta di casa, seguita da Ashley.

«Era ora! C'è anche Ashley?» fece la voce di Michelle dalla cucina.

«Sì, sono qui!» le rispose la ragazza, avvertendo un leggero brivido lungo la schiena nel riconoscere l'amica.

«Ci siamo incontrate per strada!» spiegò Beth, strillando dal bagno, mentre si toglieva i jeans stretti che le torturavano le gambe per indossare dei pantaloncini di cotone molto più comodi.

«Ashley! - chiamò Michelle, sbucando da dietro un angolo con il grembiule allacciato ai fianchi e un cucchiaio di legno in mano e facendole venire un infarto – caspita, hai fatto davvero tardi all'università? C'era molta confusione?» le domandò dopo aver fatto ritorno ai fornelli, dove Melissa le stava dando una mano con la cena.

La mora fece un saluto ad Ashley, che ricambiò prontamente.

«Sì, c'era una fila pazzesca, ho dovuto aspettare ore prima che arrivasse il mio turno!» mentì la rossa, appoggiandosi al tavolo e sentendosi attorcigliare lo stomaco per il senso di colpa.

Ennesima bugia, ennesima maschera da indossare.

Le ragazze, tranne Colleen che si trovava dal suo fidanzato, si sedettero a tavola per cenare e l'atmosfera si colorò subito delle solite risate e pettegolezzi.

Per tutte tranne che per Ashley.

Era assente, continuava a ripensare a quel pomeriggio, alla terribile storia che si celava dietro Matt, alle somiglianze tra loro e alla verità sull'inimicizia tra lui e Terence.

Di tanto in tanto osservava Michelle, la vedeva ridere e divertirsi con la sua solita aria sicura e l'aspetto curato e perfetto, l'immagine di una ragazza determinata e di successo, e non poteva fare a meno di immaginare i retroscena che aveva saputo grazie a Matt e che si celavano sotto il sorriso fiero della sua amica.

Adesso le era molto più chiaro il motivo per cui i due fratelli rimanevano molto vaghi sulla questione dell'odio nei confronti di Matt.

Per loro, estremamente orgogliosi e abituati a non perdere mai, ammettere la verità sarebbe stato come ammettere un fallimento e rivivere quell'umiliazione che ai tempi aveva segnato molto la loro famiglia negli ambienti che frequentavano.

Non era di certo stata colpa di Matt e ritenerlo responsabile e addirittura odiarlo a quel modo era ingiusto e anche stupido, ma forse era stato più semplice trovare un colpevole in qualcun altro che non in sè stessi.

«...e così gli ho risposto che poteva anche andarsene a quel paese per quanto mi riguardava, certuni non sanno nemmeno come provarci con una ragazza, sono patetici! – esclamò Michelle mentre raccontava un episodio deludente con un ragazzo, e raccoglieva il consenso di tutte le ragazze, tranne che quello di Ashley, troppo immersa nelle sue riflessioni – e tu che ne pensi Ashley? Non avevo ragione?» la richiamò, quando si rese conto che era l'unica a non aver dato un cenno di approvazione.

Ashley si riscosse, sollevò la testa dal piatto e smise di tracciare cerchi a vuoto con la forchetta, incontrando lo sguardo coloro cioccolato di Michelle, a metà tra il perplesso e il sospettoso.

«Sì, certo, hai fatto benissimo» rispose d'istinto, fingendo interesse e senza avere la più pallida idea di quale fosse l'argomento di conversazione. Per quanto le riguradava poteva trattarsi ugualmente sia di stupidaggini che di considerazioni sull'equilibrio mondiale e non avrebbe fatto molta differenza.

Melissa la guardò di soppiatto, puntando con discrezione i suoi occhi scuri su Ashley.

Da quando la rossa era tornata, aveva notato in lei qualcosa di strano, come se fosse vittima di pensieri che non le lasciavano spazio per altro.

Durante la cena l'aveva scorta più volte con lo sguardo vacuo fisso sul piatto e l'espressione assorta e turbata. Non sapeva cosa le fosse capitato quel pomeriggio e nemmeno se avesse detto la verità su dove era stata.

Odiava ammetterlo ma cominciava a pensare che la sua amica stesse nascondendo qualcosa, aveva quell'impressione da molti giorni e c'erano troppi elementi che non le quadravano e che si mescolavano anche con Luke e con Matt.

Melissa sospirò e tornò ad occuparsi del cibo.

Non poteva andare da Ashley e chiederle se c'era un qualche tipo di collegamento tra lei e il biondo rivale del gruppo, era troppo timida per farlo e aveva paura di violare la sua privacy.

Insomma, andare da qualcuno e accusarlo gentilmente di farsela col nemico sarebbe stata un'operazione complicata per chiunque, figuriamoci per una ragazza introversa e insicura come lei.

Cosa poteva unire Ashley, così riservata e pacata, con Matt, un ragazzo all'apparenza sfrontato e ribelle?

Melissa proprio non ci arrivava ma, in fondo, nemmeno lei e Luke erano identici, anzi, era stato proprio il carattere aperto ed estroverso del ragazzo a spronarla e ad abbattere le sue barriere. Chi era lei per poter giudicare gli altri? Aveva imparato a sue spese che non bisognava mai farlo.

Dopo la cena, quando vide Ashley dirigersi nella sua stanza, fu colta da uno slancio di coraggio e la seguì prima che potesse chiudersi la porta alle spalle.

«Ashley, scusami! - attirò la sua attenzione, l'amica si voltò, calma ma con gli occhi velati da una certa sofferenza – volevo solo chiederti se potevi sostituirmi nel mio turno di pulizie domani, purtroppo sono a studiare tutto il giorno. Ovviamente la prossima volta farò io il tuo turno!» trovò come scusa per parlarle, sforzandosi di non arrossire e tradire la sua ansia.

«Non c'è problema, tranquilla! - sorrise Ashley, poi credendo la discussione finita si accinse a chiudere la porta, era esausta, fisicamente e mentalmente e non vedeva l' ora di buttarsi sul letto e riposare – beh, allora buonanotte!» le disse, poggiando una mano sulla maniglia per accostare la porta.

«Aspetta Ashley!» la fermò la mora, tremando come una foglia autunnale nel vento.

Ashley sgranò appena gli occhi per la meraviglia, poi spalancò nuovamente la porta, ma a quel punto a Melissa mancarono le parole, il suo carattere timido si fece nuovamente vivo e non riuscì a superarlo.

«Ehm, non è niente, scusa...allora buonanotte!» balbettò, agitando le braccia, confusa e rossa in viso prima di sparire in direzione della sua camera.

Ashley la fissò stupita, poi però la stanchezza ebbe la meglio e per quella sera decise di non pensare oltre e spegnere il cervello, buttarsi sotto le lenzuola ed eliminare Matt dalla sua testa.

 

 

«Santo cielo Ashley! - strillò Carol, con la sua vocina acuta e fastidiosa mentre sbirciava dalla porta del negozio – adesso ne hai anche un terzo! É incredibile, ma si può sapere che cosa fai agli uomini?» commentò la riccia, con gli occhi accesi da una curiosità maliziosa.

Ashley boccheggiò, poi si fiondò alla porta e si sentì avvampare da un misto di imbarazzo e nervosismo quando scorse di fronte al negozio un ragazzo occhialuto e con una massa di riccioli sulla testa.

Luke era lì fuori ad aspettarla e il ricordo della scena in cui l'aveva sorpresa, avvinghiata a Matt e in procinto di baciarlo, ritornò prepotente davanti ai suoi occhi.

In quei giorni aveva provato a scacciarla, anche se con scarsi risultati.

Le sensazioni di quel pomeriggio si ripresentavano a tratti e, ogni volta che succedeva, il cuore le scoppiava e una pericolosa voglia di riprovarle si faceva strada in lei.

Matt non l'aveva più incontrato da quel giorno e, le poche volte in cui l'aveva intravisto fuori, circondato dai suoi amici, aveva cercato di evitare il suo sguardo.

Ignorarlo le aveva fatto male, soprattutto adesso che conosceva la sua triste storia e che si sentiva inspiegabilmente legata a lui.

Tutte le volte aveva sentito una stretta allo stomaco, ma non poteva permettersi di fare passi falsi davanti a Terence o Michelle, rimanevano i suoi amici e non doveva fraternizzare col nemico, quanto meno non davanti ai loro occhi.

C'era stata una volta in cui Matt era riuscito a intercettare i suoi occhi, l'aveva fissata intensamente come a volerle comunicare qualcosa; sembrava carico di sofferenza e ansioso, ad un certo punto le aveva fatto anche un impercettibile cenno col capo per indicarle di seguirlo, ma Ashley aveva deviato lo sguardo e tirato un sospiro di sollievo quando alcune ragazze lo avevano affiancato e assediato, intralciandole la visuale.

Davanti ai suoi amici non poteva permettersi nemmeno un minimo segnale che potesse tradirla, era troppo pericoloso anche se, il suo gesto duro e freddo per evitarlo, le aveva lasciato una sensazione di amarezza nel petto.

Con quel guazzabuglio in testa, Ashley ignorò gli ultimi commenti piccanti di Carol e uscì dal negozio a passi svelti, col viso basso e senza nemmeno guardare Luke, intenzionata ad andarsene dritta a casa.

«Ashley, per favore aspetta!» udì la voce cristallina di Luke alle sue spalle. Era troppo pericoloso che la chiamasse in pubblico, così fu costretta a dargli retta per evitare che continuasse a urlare.

«Che cosa c'è, e soprattutto, che cosa ci fai qui? Avete tutti questo brutto vizio nel vostro gruppo?» gli schiaffò, facendo riferimento alla volta in cui era stato Matt a a presentarsi lì davanti senza preavviso.

Luke sorrise, aveva un viso così pulito e sincero che prendersela con lui sembrava quasi impossibile e persino Ashley si calmò.

Sospirò, poi prese un lungo respiro, mentre si guardava attorno con circospezione. Luke non era Matt ma nemmeno un ragazzo qualunque.

«Scusami, non volevo arrivare a questo punto, ma tu continui ad evitare Matt e lui è capace di diventare un rompicoglioni notevole quando qualcosa lo affligge»le rivelò in maniera così schietta, da farla quasi sorridere e rilassare.

«Che cos'ha Matt?» gli domandò, cercando di mostrarsi fredda e disinteressata. Non le riusciva molto bene, in realtà.

«É preoccupato per te, pensa che tu stia in ansia perché io ho scoperto il vostro segretuccio!» disse, avvicinandosi alla ragazza e dirigendosi con lei verso una panchina, in un angolo appartato dove non potessero dare nell'occhio.

«Ti sbagli, non c'è nessun segreto tra noi» affermò Ashley, simulando sicurezza ma con le mani così inquiete da rivelare le sue emozioni.

«No, infatti, a parte il fatto che stavate per perdervi in un bacio appassionato nel suo studio!» la provocò, esagerando senza mezzi termini.

Ashley deglutì nervosamente e rabbrividì.

«Noi non stavamo per... baciarci» cercò di difendersi invano e di darsi un tono, persino di fronte all'evidenza più sfacciata.

Luke scoppiò a ridere, facendola arrossire più dei suoi capelli poi, con molta fatica, riuscì ad essere di nuovo in grado di parlare.

«Sì, certo, e io sono Batman!» la prese in giro, ottenendo per risposta un'occhiata assassina della rossa, che a quel punto si chiuse nel mutismo più assoluto.

«Senti Ashley, io non voglio sapere cosa sta succedendo tra te e Matt! Non sono affari miei, non mi piace giudicare e non mi trovo qui per metterti in imbarazzo – specificò Luke, cercando di rompere quel silenzio e di farla calmare – conosco perfettamente la situazione in cui vi trovate perché purtroppo ci sono invischiato anche io e non è piacevole, te lo assicuro»

«Per Melissa?» domandò allora Ashley, dopo essersi tranquillizzata e aver capito che Luke non aveva cattive intenzioni.

«Già, tengo troppo a lei e il pensiero di poter rovinare la sua serenità mi fa stare male – dichiarò, perdendo la sua aria comica e facendosi molto serio – e per questo sono l'ultima persona che andrebbe in giro a dire cosa ha visto. E poi ti sono ancora estremamente grato per aver mantenuto il silenzio su me e Mel quindi, prendila come la mia occasione di ricambiare il favore!» disse, passandosi una mano tra i folti ricci che gli ricoprivano la fronte.

Ashley lo guardò, seduta accanto a lui in quella situazione assurda.

Aveva gli occhi sorridenti ma un po' incerti dal momento in cui Melissa era saltata fuori nella discussione. Si capiva che era davvero innamorato di lei ed Ashley fu contenta per la sua amica e si augurò con tutto il cuore che quella situazione insensata non li avrebbe fermati e che fossero riusciti, prima o poi, a viversi quell'amore.

Tra lei e Matt però era completamente diverso e l'amore non c'entrava nulla.

«Beh, ti ringrazio Luke, questo per me è molto importante - mormorò a bassa voce, ma alzando finalmente gli occhi verso quel ragazzo senza più astio o timore – devi tenerci molto a Matt per fare questo per lui» aggiunse poi, accennando un sorriso.

«Lui è l'amico più leale che ho, a volte ci azzuffiamo come se non ci fosse un domani, ma nel momento del bisogno ci siamo sempre. Matt non è come lo dipingono, ma questo non c'è alcun bisogno che te lo dica io, penso tu lo sappia già» dichiarò Luke, incrociando le braccia dietro la nuca e guardando le stelle che cominciavano ad apparire nel cielo blu scuro.

Ashley annuì piano «Sì, lui...mi ha raccontato tutto e io gli credo. Anche se ti può sembrare assurdo...io capisco esattamente come si è sentito e...il racconto del suo passato mi ha colpito profondamente. Non volevo evitarlo in questi giorni, ma ho dovuto farlo.» si giustificò, con la voce un po' roca per colpa di un magone all'altezza della gola. Matt ormai era dentro di lei, lo sentiva chiaramente da quando si era spogliato davanti a lei delle sue protezioni e si era raccontato senza risparmiare alcun dettaglio doloroso.

«Lo so, tranquilla. - le sfiorò una spalla per rassicurarla, poi si sgranchì le braccia – adesso è meglio che vada, se per caso Melissa mi trova qui con te potrebbe venirle un infarto e noi non vogliamo altri casini, non è così?» le disse, assumendo un'aria buffa.

C'era poco da ridere su tutta quell'enorme confusione, ma Ashley sorrise al suo compagno di sventura, ormai a suo agio, poi concordò con lui.

«Già, vado anche io»

Entrambi si alzarono dalla panchina e fecero qualche passo insieme prima di arrivare a un bivio.

«Allora signorina, penso di poterla rilasciare senza problemi, a questo punto! – scherzò Luke, abbozzando un leggero inchino – posso finalmente dire a quel testone che ti sei tranquillizzata e che non ha più motivo di preoccuparsi!» disse, prima di farle un cenno con la mano e voltarsi per darle le spalle.

«Aspetta un attimo – la voce flebile di Ashley lo costrinse ad arrestarsi e guardarla, con un sopracciglio alzato per la sorpresa – sarebbe un problema se tu mi dessi il suo numero di telefono? Magari glielo dico io stessa, non voglio darti altre noie..» gli chiese timidamente, stringendosi nelle spalle e nascondendosi dietro una scusa che entrambi sapevano essere finta.

Luke si aprì in un ghigno quando immaginò la faccia del suo amico, di fronte a quella telefonata inaspettata.

Come avrebbe voluto esserci per godere della sua espressione!

Lo avrebbe ammazzato, forse, ma correre il rischio era il suo forte, ormai.

«No, io non credo ci siano problemi. Grazie, sei davvero generosa a togliermi da questo impiccio» la assecondò con un tono di voce fin troppo artefatto, fingendo di crederle.

Non era per generosità nei confronti di Luke che Ashley l'aveva fatto e questo era chiaro a tutti e due, ma spesso il cuore ha bisogno di nascondersi dietro una giustificazione razionale per quello che la mente fa fatica ad ammettere e Luke fu ben contento di sacrificarsi per quello scopo.

 

 

Il giorno dopo Ashley si sigillò nello sgabuzzino del negozio, col cuore in gola e le gambe che le tremavano come chi sta per compiere un grave misfatto.

E invece lei doveva solo fare una telefonata, una semplice e banalissima telefonata che le stava costando tanto.

Si era accertata che Carol fosse impegnata con un cliente esigente e che ne avesse per un bel po', poi aveva deciso di agire.

Non aveva molto tempo, non poteva lasciare scoperto il negozio per tanto, e quel particolare contribuiva ad aumentare la sua terribile ansia.

Aveva deciso di telefonare in negozio, a casa si sentiva in un campo minato, beccarla vuota era praticamente un'impresa e, ogni volta che si chiudeva in stanza, aveva comunque la sensazione che persino i muri avessero le orecchie.

Doveva essere cauta con quella situazione, era tutto troppo rischioso.

Istintivamente si accovacciò a terra, rannicchiata come se si stesse nascondendo da un serial killer, come se quella posizione la potesse, in qualche modo, fare sentire più protetta.

Afferrò il telefono e selezionò il numero di Matt, che in rubrica aveva salvato con un nome femminile per scongiurare qualsiasi rischio di essere scoperta e, con le mani che le tremavano, prese un lungo respiro e schiacciò il tasto verde.

Rimase in apnea, con le voci di sottofondo del negozio a farle compagnia, mentre squillo dopo squillo, aumentava anche il battito del suo cuore.

Matt non rispondeva, forse era occupato o forse era uno di quelli con le manie di persecuzione che non rispondevano a numeri che non conoscevano, ed Ashley stava già per chiudere la chiamata, convincendosi che non fosse destino, quando, all'improvviso, una voce le giunse all'orecchio.

«Pronto?» la voce dall'altra parte apparteneva a Matt, era leggermente interrogativa per via di quel numero sconosciuto sul display ed arrivò quando ormai non se l'aspettava, facendole balzare il cuore in gola.

Ashley per un attimo dimenticò il suo nome, il suo indirizzo e persino il posto in cui si trovava.

Cos'è che doveva dire? Perchè stava telefonando?

Già perché?

Domande troppo difficili a cui rispondere e, per un secondo, valutò l'ipotesi di riagganciare, netta e indolore.

In fondo era ancora in tempo per rinunciare, ne sarebbe uscita illesa e la sua salute ne avrebbe giovato di sicuro, visti gli innumerevoli scompensi che il suo corpo subiva ogni volta che si trattava di lui.

La sua bocca però si aprì, non ubbidendole, ed Ashley parlò, esitante.

«Matt...sono io...Ashley» esordì con un filo di voce e la mano sul petto a contenere quel cuore ballerino.

Dall'altra parte seguì un silenzio strano, Matt era rimasto per un attimo stranito e non credeva alle sue orecchie.

Di certo non si aspettava di sentire la voce di Ashley al telefono e pensò che fosse solo un'allucinazione sonora, non riusciva a trovare altra spiegazione al momento.

«Ashley? - domandò, aggrottando le sopracciglia – sei veramente tu?» chiese, ancora incredulo.

«Sì, scusa se ti chiamo ma...volevo solo dirti di non preoccuparti per l'altro giorno...- balbettò con un lieve imbarazzo nel rendersi conto che stava parlando di un bacio mancato tra loro - so che Luke non dirà niente, quindi è tutto ok» disse in fretta, riusciva a sentire il suo respiro assordante dentro quello sgabuzzino buio e silenzioso che odorava di carta e libri.

Matt non le chiese nemmeno come avesse fatto ad avere il suo numero, un'ipotesi le era già balenata in testa ed era dotata di occhiali e di capelli più aggrovigliati di un cespuglio.

Imprecò bonariamente dentro di sè, senza riuscire ad arrabbiarsi davvero.

Per i soliti motivi ignoti, sentire la voce di Ashley gli aveva smosso qualcosa dentro e adesso stava bene, si sentiva sereno.

«Sì, puoi stare tranquilla, la tua incolumità morale è salva» le disse, facendo anche dell'ironia, che stavolta divertì Ashley.

Stava cominciando ad abitarsi a lui e al suo modo di essere e non le dispiaceva.

«Beh, dovevo dirti solo questo, allora...ciao» lo liquidò, per togliersi dalla gravosa situazione di non sapere più cosa diavolo dire.

Era stato strano, bello ma strano.

«Aspetta! - la voce di Matt le impedì all'ultimo di staccare – senti...ti va di farti un giro, che ne so...magari domani? Ci prendiamo un gelato, una birra, un panino, qualunque cosa vuoi!» le propose lui, mosso dalla voglia di parlarle ancora proprio come quel pomeriggio che aveva stravolto il loro rapporto e lo aveva intricato ancora di più.

Ashley ci pensò un attimo, spiazzata da quella proposta.

Accettare significava continuare volontariamente in quella strada sbagliata e pericolosa, ma rifiutare significava andare contro le sensazioni che provava e contro quel benessere che le mancava da troppo tempo e che Matt, in quella maniera strana, riusciva a darle.

«Il gelato andrebbe bene.. però...come facciamo a non farci vedere...sai che non posso...» si oppose subito, ma Matt si aspettava quella risposta e aveva già una idea.

«Tu stà tranquilla, so come fare. Rilassati e fidati di me, Ashley. Sei libera domani pomeriggio?» le domandò, con un sorriso sulle labbra che Ashley non poteva vedere dal telefono.

«Sì, domani lavoro di mattina» confermò lei, accettando quell'ennesimo incontro e precipitando sempre più in un baratro.

«Perfetto, ti mando un messaggio più tardi per farti sapere dove incontrarci!» la informò Matt rapidamente.

«Ok, ma.. tu sei sicuro, no? Cioè...» obiettò Ashley, la sua buona dose di sensi di colpa non l'abbandonava mai, neppure adesso che sapeva che l'odio dei suoi amici verso quel ragazzo era totalmente infondato.

«Ehi, stai serena Ashley, non sono uno sprovveduto ok? E non ti farei rischiare, credimi» la rassicurò, con un tono di voce caldo e suadente e così dolce che Ashley non ebbe più dubbi.

«Va bene.. a domani allora» bisbigliò, prima di riattaccare, alzarsi in piedi e spazzolare la sua gonna, impolverata da quel pavimento troppo poco frequentato.

Si catapultò fuori prima di consentire a Carol di trovarla nascosta lì al telefono e di farle elaborare pensieri più o meno ambigui su una sua presunta relazione segreta con uno dei tre spasimanti che la bionda si era ormai convinta che Ashley possedesse.

L'adrenalina la scuoteva ancora ma, con lucidità, cancellò la chiamata dal cellulare, proprio come fanno gli amanti, per togliere qualunque traccia equivoca di quel qualcosa che ancora non comprendeva bene.

 

Matt, dall'altra parte, si fece molti meno problemi, salvò il suo numero di telefono e rimase per un attimo fermo a guardarsi intorno.

Ashley l'aveva chiamato per fargli sapere che stava bene e che non doveva preoccuparsi e la cosa, invece che lasciarlo indifferente, lo fece sentire quasi compiaciuto.

Un sorriso sbilenco e idiota gli spuntò sul volto.

'Luke, comunque, lo ammazzo' pensò, prima di ritornare alle sue amate fotografie.

 

 

  
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