Film > The Avengers
Segui la storia  |       
Autore: BrownRabbit    27/04/2017    4 recensioni
"Skinny love" viene usato per indicare un tipo di relazione fra due persone innamorate, o che hanno una cotta l'una per l'altra da tanto tempo, ma sono troppo imbarazzate per esprimere i propri sentimenti. La relazione è "skinny" perché devono ancora esternare e spiegare ciò che provano. Non vi è comunicazione, per questo non si può definire davvero come relazione.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Steve era rimasto sveglio fino alle sei del mattino cercando in ogni modo di elencare i motivi per i quali Tony non poteva assolutamente piacergli, con scarso, scarsissimo successo. Allora la riflessione si era spostata sul perché stare insieme sarebbe stato impossibile, ripensando subito dopo alle parole di Natasha. Forse aveva ragione. Lui aveva sempre un ottimo controllo, rifletteva prima di reagire pur di evitare disastri, ma non quando c’era il moro nei paraggi. Fino a quel momento era stata una pessima cosa, però con la consapevolezza appena acquisita poteva cambiare.
Sì, anche se fosse cosa avrebbe fatto? Cercato di far colpo su Tony in qualche modo? No, fuori discussione. Novantanove su cento, mentre lui se ne stava lì a martoriarsi su ciò che iniziava a provare, Stark era in giro a far leva sul gossip falso per trovarsi una qualsiasi persona amante di tradimenti.
Ecco, un buon motivo per annullare la minima speranza era la passione dell’altro per le scappatelle. Se avesse avuto il minimo accenno di una possibilità da parte di Tony sarebbe stato solo per un unico fine e, no, Steve non era così.
Grazie a quella convinzione era riuscito a chiudere gli occhi cadendo in un sonno profondo nel giro di pochi minuti e svegliandosi solo passate le dodici, facendo preoccupare terribilmente sua madre.
Però si era abbastanza convinto che una storia con il moro non sarebbe stata fattibile ed era quasi sicuro di riuscire a reprimere i sentimenti appena nati.
Allora perché se ne stava a fissarsi allo specchio con uno smoking addosso?   
«Rogie, sei pronto?» La voce della rossa veniva da fuori la camera di Clint dove gli era stato concesso di cambiarsi.
Lui e Bruce erano stati tra i primi ad arrivare a casa Barton ed aveva cercato in tutti i modi di non sembrare agitato. Poco funzionò con Natasha, ovviamente. Comunque, rimase estremamente sorpreso quando Bucky entrò dalla porta con cinque minuti di ritardo senza Stark al seguito. Se non fosse stato per la gomitata della Romanoff, Steve sarebbe rimasto a fissare la porta per altri dieci minuti.
Strano, era stato abbastanza sicuro di aver avuto una discussione convincente con se stesso, quella notte.
«Bene, ora che ci siamo tutti…» Gli occhi dei presenti andarono sul festeggiato. «…è tempo di iniziare la missione.» Ci fu uno scambio di sguardi principalmente tra Sam, Bucky e Steve.
«Clint, non pensi di dover spiegare?» Natasha aveva un sorriso divertito dato dalle espressioni dei suoi amici, evidentemente appena resi conto di essere gli unici in travestiti, e si era avvicinata al suo ragazzo, il quale le sorrise di rimando.
«Certo!» Barton si strofinò le mani. «Allora, ogni qual volta Howard Stark fa una specie di party obbliga Tony a partecipare. Indovinate un po’ quando ha deciso di farne uno all’insaputa del figlio?» Era convinto al 90% l’avesse fatto apposta, anche se probabilmente il Signor Stark non sapeva di quella festa, ma Clint lo sopportava sempre meno ed ogni ragione era buona per dargli addosso.
«Quando succede…» Il festeggiato venne interrotto da Rhodey. «…andiamo in suo soccorso.» 
«Qualcosa mi dice che avete già un piano.» Fu Bucky il primo a parlare, a braccia conserte e spalle al muro. Poco lo entusiasmava l’idea di dover andare a salvare Stark, però aveva visto qualcosa negli occhi dell’amica che lo stava guardando in quel momento.
«Beh, un’idea ce l’avremmo.» Sam e Steve guardarono la rossa stupefatti, mentre Bucky stava iniziando a capire qualcosa ed un sorrisetto compiaciuto stava comparendo sul suo volto. «Tutti sappiamo del gossip uscito un paio di giorni fa, no?» Rogers strabuzzò ancora di più gli occhi.
«Ecco, siamo abbastanza sicuri lo sappiano anche i colleghi di Stark senior.» Bruce prese parola. «E lo dico perché mio padre è uno degli invitati.»
«Quindi non sarebbe poi così strano se il presunto ragazzo di Tony Stark fosse presente.» Gli occhi di Nat incontrarono quelli dell’amico, preso totalmente dal panico. Sapeva di non trovare supporto da Barnes o da Wilson, li poteva sentire sghignazzare alle sua destra, doveva tirarsi fuori da solo.
«N-no. N-non posso. E-ecco, io…sono vestito da militare!» Si indicò la divisa.
«Sono sicuro ti starà benissimo lo smoking nero di mio padre.» Avevano tutti uno sguardo terribilmente compiaciuto, il che fece venire voglia a Steve di urlare qualcosa o semplicemente di andarsene sbattendosi la porta dietro.
Poi s’era fatta strada una strana idea perché il tutto era nato principalmente dal gruppo degli amici di Tony, quindi ecco il motivo per cui stava indossando uno smoking nella stanza di Clint Barton con la rossa che lo chiamava da fuori. Sospirò, consapevole di non potersi tirare più indietro.
Bucky gli lasciò le chiavi della sua moto, pregandolo di trattarla bene. Faceva un sacco di storie solo perché l’ultima volta era quasi finito fuori stradi. Quasi. Steve rispose alzando le mani e uscì dalla casa seguito dagli altri che gli ricordavano di andare via con Tony il prima possibile.
Sarebbe stata una sfida abbastanza dura, lo capì nel vedere quante macchine erano parcheggiate nel viale della Villa Stark. Pregava solo ne valesse la pena.
 
 
 
Tony si sentiva uno schifo da quella mattina. Per essere più precisi da quando il padre gli aveva comunicato la sua favolosa idea per la serata. Ovviamente non aveva voluto sentire obbiezioni, poco importava se lui doveva fare altro, sempre prima l’azienda.
Si era sentito ancora peggio quando aveva mandato un messaggio a Clint spiegandoli i motivo per cui non ci sarebbe stato; il triplo quando evitò di rispondere alle sue chiamate perché non voleva essere un problema, non quella sera. L’aveva pregato di divertirsi insieme agli altri, per una volta poteva farcela.
Dunque si era messo uno smoking nero con tanto di papillon ed era sceso facendosi forza. Dopo più o meno venti minuti di sguardi strani e bisbigli ogni volta che passava qualcuno con un’età un po’ troppo avanzata decise di prendersi un paio di bicchieri di vino e tornarsene su in camera. Suo padre era troppo occupato a discutere di lavoro per rendersi conto se il figlio fosse o meno presente. Ancora veniva difficile capire perché lo obbligasse a fare presenza se poi poteva andarsene tranquillamente.
Quella sera, però, era meglio starsene in camera e non scappare verso casa Barton. Alla fine andava bene così, rendersi ridicolo davanti a Steve era l’ultima cosa che voleva. Steve con la sua divisa da militare ed il suo sorriso tremendamente…bello.
Tony si ritrovò a sorridere nell’immaginarsi il volto del biondo ed un po’ a desiderare comparisse dalla porta. Quella situazione era terribile, per lui. Aveva cercato in ogni modo di lasciar perdere, di convincersi non andasse bene per lui, ma –diavolo- quel ragazzo era come bloccato nella sua testa. L’unica soluzione era riuscire a convivere con quei sentimenti senza farsi prendere la mano, alla fine non erano poi così negativi. Stava sorridendo dopo tutta l’intera giornata ed era solo grazie all’immagine del biondo.
Sì, doveva solo cercare di non farsi prendere troppo, solo il poco. Solo quello che faceva stare bene.
«Signorino Stark?» Jarvis era comparso da dietro la porta causando un sobbalzo del ragazzo. «Penso la stiano cercando giù.»
Avrebbe voluto rispondere che stava male, ma sapeva suo padre non gli avrebbe mai creduto. Si alzò di malavoglia dal letto, dandosi una sistemata veloce, e poi seguì il maggiordomo. Si bloccò a metà scalinata nel vedere una chioma bionda davanti al padre di Bruce.
Non può essere lui, calmati.
Invece, appena la chioma si voltò verso la direzione dello sguardo del Signor Banner, i suoi occhi incrociarono due iridi azzurre e si sentì quasi morire. Il sorriso comparso sul volto di Steve non aiutava a far riprendere un battito regolare al miliardario, il quale cercò di apparire normale il più possibile.
Una domanda dietro l’altra si faceva strada nella testa di Tony mentre i suoi piedi proseguivano in direzione dell’altro ragazzo. Domande che si placarono non appena una mano del biondo passò dietro la sua schiena per tirarselo vicino e salutarlo con un bacio sulla guancia.
Ovviamente il volto iniziò a bollire, mentre sentiva gli occhi di metà sala addosso.
«Ci guardano tutti.» Gli uscì più come un sussurro e l’unico a sentirlo fu Steve, ancora dannatamente vicino al suo volto.
«Pensavo ti piacesse stare al centro dell’attenzione.» Tony era abbastanza sicuro l’avesse fatto apposta a dirlo a tre millimetri dal suo orecchio. Per forza.
«Steven?» La voce inconfondibile e dura come solo quella del padre sapeva essere. Ci fu un veloce scambio di sguardi tra Tony e Steve, prima che quest’ultimo si tirasse su per rivolgersi direttamente a chi l’aveva chiamato.
«Signor Stark.» La tensione era palpabile da chiunque, tanto che il brusio si era completamente spento e tutti gli invitati cercavano di vedere la scena il meglio possibile.
«Posso chiederti come mai sei qui?»
«Oh, andiamo Howie!» Al collo di Stark comparvero due braccia ed un viso divertito. L’uomo aveva più o meno la sua stessa età. «Sei sempre così polemico, non pensate anche voi?» Si rivolse poi alla folla di geni e manager tutta intorno. «Dico, finalmente il figlio mette la testa a posto e lui che fa? Si lamenta pure!»
«Hank, potresti smetterla?» Howard stava guardando l’amico nel modo più truce possibile, ma questo fece spallucce ed andò al centro dell’ovale camminando in senso orario.
«No, caro mio. Ti conosco da una vita e mezza, quindi…» Fece una piccola giravolta sul posto. «…so esattamente perché ti comporti così.» Lo sguardo del padre passò veloce al figlio, per poi tornare sullo scienziato. «E’ colpa loro.» Allargò le braccia verso gli altri membri della sala, che per la maggior parte assunsero un’aria offesa, mentre gli altri nascosero il sorriso beffardo nel miglior modo a loro concesso. «Hanno la mente così chiusa da fare invidia ai miei nonni.» Scosse la testa, tornando dal suo amico e poggiandogli una mano sulla spalla. «Ma non saranno loro a dover lavorare con Tony, saranno probabilmente i loro successori e sono abbastanza certo siano come mia figlia.» Si voltò verso i due ragazzi al centro, i quali lo guardavano con sguardi increduli. «Lei vi vede bene insieme, per la cronaca.»
«Penso tu abbia bevuto troppo, Hank.» Questo scosse la testa e fece un sorriso di conforto a Tony, un “dagli tempo”.
Ma lui era stufo di dargli tempo. Aveva perso il conto di quanto gliene aveva dato. Suo padre lo apprezzava sempre meno, qualsiasi cosa facesse non andava bene, quindi che importava? Prese la mano di Steve, il quale sobbalzò al contatto.
«Penso tu debba fartene una ragione, piuttosto.» Gli occhi si spostarono tutti sul moro. Anche quelli del biondo, il che l’avrebbe messo in soggezione se solo non si fosse concentrato sul viso corrugato del padre.
«Anthony, smettila subito con questa storia.»
«Perché? Perché non va bene a te?» Si sentì stringere la mano da parte del biondo, una silenziosa richiesta di non aggravare le cose. Steve aveva ragione, Tony lo sapeva benissimo, però era tutto più forte di lui. «Vuoi sapere una cosa? Non mi importa.» Fece spallucce. «Ho passato un sacco di tempo sperando mi calcolassi almeno un po’ di più, ma niente!»
«Anthony.» Denti stretti, sguardo severo ed un'altra stretta alla mano.
«L’unico modo perché ti degnassi di guardarmi era finire su qualche stupida rivista di gossip o prendere note in classe.» Gli occhi iniziarono a pizzicargli e si stupì di riuscire a tenere comunque una voce salda, non titubante o incrinata.
«Vai in camera tua, Anthony. Ora.»
«Certo.» Si voltò verso Steve. Non ci fu bisogno di dire niente, semplicemente annuì pronto a seguirlo. «Lui viene con me.»
Prima che il padre potesse dire qualcosa, i due erano già saliti su per le scale con passo veloce.
 
 
 
- Non è stata una grande idea.
Steve aveva inviato il messaggio a Natasha appena entrato in camera, poi si era posizionato in parte al moro seduto sul letto ed intento a smollarsi il papillon. Le mani tremavano troppo e lui era ancora agitato e scombussolato per la conversazione appena avuta per riuscirci, quindi il biondo decise di aiutarlo senza chiedere il permesso, avvicinando le sue mani al fiocco e slacciandolo sotto gli occhi spalancati di Tony. Una volta slegato il pezzo di stoffa Rogers incrociò lo sguardo dell’altro.
Ci sono persone desiderose di essere tranquillizzate dopo aver affrontato qualcuno in tale modo, sono quelle a cui va alla grande un “andrà tutto bene” perché davvero ci credono. Poi ci sono persone che sanno quanto quella frase sia falsa, sanno che niente cambierà davvero; loro puoi solo distrarle, scherzarci. Steve optò per quello, decidendo di riprendere la battuta di qualche giorno prima.
«Terza uscita, no?» L’espressione maliziosa comparsa sul volto del biondo mandò fuori uso il sistema di Stark per qualche secondo.
Riuscì a riprendersi prima del previsto e, per quanto la sua parte razionale lo pregava di tagliar corto, decise di seguire il suo istinto, continuando quella specie di gioco in atto da Mercoledì pomeriggio.
Sfoggiò un’espressione simile a quella del biondo e portò la mano ad afferrare la cravatta di Steve per tirarselo vicino. «Non perdiamo tempo, allora.»
Tutto in Rogers gridava di allontanarsi, di aggrapparsi alla convinzioni di quella mattina; se avesse ceduto a quegli occhi nocciola sarebbe diventato solo uno dei tanti, non poteva permetterselo. Però il modo in cui Tony l’aveva guardato stupefatto nel vederlo alla Villa più il fatto che fossero stati i suoi amici a farlo andare lo stava piano piano convincendo potesse esserci qualcosa anche dall’altra parte.
Stark, invece, stava cercando di non cedere troppo agli impulsi provenienti da altre zone differenti dal cervello, in quel momento. Per quanto quella poteva essere l’unica possibilità di qualcosa di più non voleva rischiare di rovinare tutto. Steve era andato lì per lui. Certo, sicuramente sotto richiesta dei suoi amici, ma l’aveva fatto. Quindi un po’ gli importava, infondo. 
I pensieri dei due furono interrotti dal vibrato improvviso del telefono di Steve, il quale si schiarì la gola prima di rispondere.
«Ehi, Nat…no, non preoccupatevi…cosa?» Il moro guardò l’altro ragazzo alzarsi dal letto ed iniziare a camminare per la stanza. «Non penso sia possibile.» Steve si fermò in mezzo alla stanza e guardò con un sopracciglio alzato Tony. «Che dice Clint?» Dopo quella frase si diresse verso la finestra più vicina al letto e la spalancò. «Sì, è perfetto!» Si rivoltò verso Stark con un sorriso vittorioso, il che fece abbastanza paura al ragazzo seduto. «Naaah, tranquilla. Siamo lì fra massimo venti minuti.» Chiuse la chiamata e mise il telefono in tasca.
«Nel caso te ne fossi dimenticato, giù ci sono persone parecchio ostili –soprattutto una-, come pensi di uscire?» Lo sguardo accigliato di Tony ebbe risposta nella mano di Steve che indicava l’albero fuori dalla finestra della camera. Spalancò gli occhi. «Scherzi, vero?»
 
 
 
La resistenza che Stark provò a opporre non servì a molto, Steve l’aveva sollevato di peso dal letto e messo davanti alla finestra. Il biondo era andato per primo, riuscendo ad arrivare sul ramo robusto con un lieve slancio. “Ti prendo io” aveva detto, e Tony non aveva potuto fare altro che fidarsi di quegli occhioni. Erano scesi sani e salvi, anche se per sbaglio Steve aveva messo un paio di volte la mano sul fondo schiena di Tony e questo l’aveva fulminato con lo sguardo. Probabilmente in altre situazioni avrebbe gradito, ma non mentre rischiava fratture multiple.
Il viaggio in moto non fu molto più facile per Tony, vista la velocità usata da Steve. A Barnes sarebbero arrivate una quindicina di multe, se aveva contato bene, si era visto spiattellato su una macchina per la bellezza di ventiquattro volte ed era sicuro avrebbe dato di stomaco una volta fermati.
Invece lo stomaco resistette, ma maledisse comunque Rogers per essere un pirata della strada, ricevendo come risposta una risata divertita.
Alla fine non fu una festa in maschera, a parte per Sam e Bucky, però Clint era sicuramente riuscito nel suo intento: i gruppi si erano uniti abbastanza bene. A parte delle piccole controversie tra Barnes e Stark dato dal fatto che il primo si divertiva a riempire il secondo di frecciatine su Steve, il quale –grazie al cielo- non sentiva quasi mai o comunque recepiva ancora meno. L’unico modo per farlo smettere era ammettere di avere una cotta per il biondo, Tony lo sapeva bene, quindi avanti di frecciatine e sguardi truci. Il colmo era stato raggiunto quando Rogers, preso da un attacco di caldo, si era tolto la giacca nera ed aveva aperto i primi tre bottoni della camicia mandando in palla Stark. Il “ti serve dell’acqua, Tony? O qualcosa per farti aria?” di Bucky era arrivato un secondo dopo, seguito da un “stai male?” un po’ preoccupato del biondo. Conseguenze: James e gli altri che cercavano di non ridere ed il moro che si chiedeva come potesse passare da spruzzare malizia ovunque ad essere così ingenuo; si soprese ancora di più nel rendersi conto quanto gli piacesse anche quel lato del ragazzo.
Decisero di fermarsi tutti a dormire principalmente perché si fecero le cinque del mattino, quindi sarebbe cambiato poco. Natasha ebbe di diritto una parte del letto di Clint, gli altri rimasero a dormire in taverna. Tony prese il divano, gli altri si posizionarono per terra senza troppi lamenti –tranne Bucky- con cuscini e coperte gentilmente offerti da Barton.
Crollarono tutti in breve tempo, tranne Steve ancora a rimuginare sulla serata e sul moro. Natasha e gli amici di Tony l’avevano spinto ad imbucarsi alla festa, quando poteva benissimo andare Bruce con una scusa, vista la presenza del padre; invece avevano mandato lui. Poteva anche essere stata la rossa a proporre, ma era convinto non l’avrebbe fatto se fosse mancata la certezza di un…qualcosa, chissà cosa. In più Tony si era immobilizzato nel vederlo alla Villa ed era quasi sicuro fosse arrossito dopo il bacio, però aveva la pelle troppo olivastra per esserne certo. O, magari, si stava immaginando tutto.
Sospirò e si voltò di lato, verso il divano, scoprendo di non essere l’unico ancora sveglio. Occhi nocciola dentro occhi azzurri, di nuovo.
Steve sorrise. Sorriso ricambiato da un “grazie” mimato. Rispose con un “cosa?” e lo sguardo di chi fingeva di non aver capito, ricevendo un “non lo ripeterò un'altra volta” che gli causò una risata. Cercò di soffocarla per non svegliare nessuno e decise fosse meglio chiudere lì il tutto. Mosse le labbra in un “buonanotte Tony” e ricevette un “buonanotte Steve” il quale gli permise di chiudere gli occhi e provare a dormire davvero.
Stark rimase a guardarlo ancora un po’. Non era vicinissimo al divano, c’erano Bruce e Wilson in mezzo, però riusciva a distinguere bene i lineamenti grazie alla luce che entrava dalle finestrelle. Quel grazie non era solo per aver provato a tirarlo fuori dalla Villa, quel grazie era per tutto.
Grazie, perché gli aveva concesso di conoscerlo meglio; grazie per aver retto il gioco davanti a suo padre; grazie per aver cercato di farlo ragionare, anche se non l’aveva ascoltato; grazie perché tutto quello non era poi così terribile come pensava. Non ancora, almeno. Lo sarebbe stato più avanti, quando il biondo si sarebbe presentato con un ragazzo bravo e gentile, uno di quelli che piaceva a tutti. Ma per quel momento voleva addormentarsi pensando alla serata e al sorriso di quel ragazzo.
 
 
 
«SVEGLIA DORMIGLIONE.» Tony si sentì tirare via la coperta di colpa trovandosi davanti il proprietario di casa. «E’ mezzogiorno e mezzo, ragazzo. Sei l’ultimo a svegliarsi, come al solito.»
«Mi posso considerare sveglio solo dopo una tazza di caffè.» Il moro si mise seduto strofinandosi l’occhio destro con la mano a pugno.
«Lo sappiamo, caro Tony.» Bruce comparve dall’altro lato del divano con una tazza fumante presa subito da Tony, che ringraziò velocemente e ne bevve subito un sorto.
«L’ha fatto Steve.» Quasi si strozzò a quelle parole, incrociando lo sguardo beffardo di Clint. Aveva capito tutto ancora Venerdì, poteva metterci le mani sul fuoco. Anzi, era pronto a scommettere fosse partita da lui l’idea di mandare Steve a portarlo fuori dalla Villa.
«Allora? Non ci devi dire niente?» Rhodey si sedette sul poggiolo del divano davanti a Tony con braccia conserte e sguardo di chi sapeva.
Tony preferì ignorarli e continuare a bere il suo caffè, mentre con gli occhi vagava nella stanza alla ricerca di un qualsiasi membro dell’altro gruppo. Ci mancava solo ci fosse qualcuno di loro ad assistere a quella scena.
«Tranquillo, sono andati tutti via. Tutti con qualcosa da fare.» Bruce fece spallucce, per poi passare lo sguardo a Clint. Sapevano chi doveva dire cosa, era come se fosse tutto organizzato. A Tony piaceva un sacco, però non quando il fulcro dell’argomento era lui.
«Tranne Steve, ovviamente.» Passò la palla a Rhodes con gli occhi.
«Ha tardato il più possibile.» E di nuovo a Bruce.
«Come se stesse aspettando che qualcuno si svegliasse.»
«Avrei voluto proporgli di baciarti, ma mi sono trattenuto.» La battuta finale di Clint chiudeva sempre lo scambio di frasi.
Tony abbassò lo sguardo sulla tazza per evitare quelli dei suo compagni. Una parte di lui voleva davvero dirlo, sfogarsi con qualcuno. L’altra sapeva sarebbe stata una pessima idea. Se a Clint fosse sfuggito con Natasha? Non di sua spontanea volontà, ovviamente, solo che a volte parlava a ruota e diceva cose senza pensarci. No, sarebbe stato un disastro. In più era abbastanza sicuro di essere il meno apprezzato dall’altro gruppo e le Spice Girls cantavano che una relazione poteva funzionare solo ed unicamente se si va d’accordo con gli amici dell’altro.
«AH! LO SAPEVO!» Il battito delle mani di Barton lo riportò con la testa alla situazione rendendosi conto di essersi perso via ed aver lasciato un silenzio abbastanza eloquente.
«Allora, qual è la tua strategia?» Tony spostò lo sguardo da Clint a James, per poi scuotere la testa.
«Nessuna strategia, non ci proverò con lui.» Si alzò di scatto e poggiò la tazza al tavolino spostato vicino al muro la sera prima. Negare ancora sarebbe stato inutile.
«Perché!?» La voce di Bruce sembrò abbastanza sorpresa. Già, Tony Stark che non voleva provarci con qualcuno doveva suonare davvero strano.
«Aiuto, il nostro amico è malato!» Barton gli corse in contro e gli mise una mano sulla fronte, venne scansato brutalmente dall’amico che se ne tornò verso il divano.
Si sedette lì, appoggiando i gomiti alle ginocchia ed il volto alle mani, coprendoselo totalmente. Gli altri tre si avvicinarono con volti stupefatti e scambi di sguardi, cercando di capire cosa stesse succedendo nella testa del miliardario.
«Sentite, non rovinerò l’equilibrio dei gruppi per un mio capriccio, okay?» Ci furono degli sbuffi come risposta. «Per una volta che non penso a me vi lamentate pure?»
«Punto primo: non è la prima volta; punto secondo: non è un capriccio! Ti sei reso conto di come lo guardi?» Stark passò lo sguardo su Rhodes ed alzò un sopracciglio.
«Ti abbiamo sorpreso a guardarlo con gli occhi a cuoricino una volta a testa.» Il moro si voltò verso Bruce.
Bene, ora doveva tenere sotto controllo le sue espressioni facciali 24 ore su 24, sperava solo non se ne fossero accorti Barnes e gli altri. Soprattutto Barnes, o sarebbe stato ancora più insopportabile.
«Dunque…» Clint si avvicinò ancora un po’ con le braccia incrociate al petto. «…cosa pensi di fare?»
Rifletté qualche minuto su cosa fosse meglio fare, poi optò per alzarsi e prendere la sua giacca da una delle sedie intorno al tavolo.
«Sto bene così.» Detto quello se ne andò, lasciando i tre amici lì a fissare la porta chiusa.
Il primo a spezzare il silenzio fu Rhodes, che diede due pacche sulla spalla a Barton. «Beh, speriamo la tua ragazza riesca meglio di noi.»
 
 
 
In verità Steve stava aspettando Nat fosse pronta a portarlo a casa, visto che Bucky e Sam avevano ben pensato di andarsene mentre lui stava ancora facendo colazione. Certo, gli sarebbe piaciuto Tony si svegliasse un po’ prima, però anche vederlo dormire non era poi così male. Nel senso che faceva ridere, con la bocca aperta e le braccia messe alla cavolo, con la sinistra sopra la testa e la destra ciondolante.
«Ehi, occhio a non sciuparlo.» La voce di Barton lo fece sobbalzare, doveva avere un passo felino perché era riuscito ad aprire la porta e posizionarsi in parte a Steve senza che questo se ne rendesse conto.
«Difficile non guardare una persona che dorme così.» Aveva la risposta pronta il ragazzo, Clint doveva ammetterlo.
«O difficile concentrarsi su altro quando c’è lui in stanza?» Natasha comparve alle spalle del biondo, il quale pregò Bruce restasse ancora un po’ in bagno e Rhodes continuasse a dormire per altri dieci minuti, almeno.
«Buongiorno anche a te, Nat. Ora possiamo andare?» Si alzò dalla sedia ed infilò le mani nelle tasche dei pantaloni.
«Non vuoi aspettare si svegli?» Clint si beccò un’occhiataccia da Steve ed una gomitata dalla sua rossa, alla quale rivolse lo sguardo comprendendo che ci avrebbe provato lei.
Si fidava abbastanza, quindi li lasciò andare dicendo a Rogers di potersi tenere il completo, tanto suo padre ne aveva una marea.
Il viaggio in macchina era stato abbastanza silenzioso. Steve si era perso di nuovo nei suoi dubbi perché faticava sempre di più a credere certe battute fossero solo per scherzare, soprattutto fatte dà e davanti a Barton. Poteva esserci una qualche sorta di sentimento anche da parte di Tony, o semplicemente si stava immaginando tutto? Certo, non era solito farlo, ma c’era sempre una prima volta.
Natasha lo guardava di sfuggita quando poteva, tipo ai semafori o quando non c’erano curve in vicinanza. Doveva dire qualcosa su Stark, con il suo ragazzo aveva deciso così. Lui avrebbe provato ad aprire gli occhi al moro con l’aiuto degli altri due e lei avrebbe fatto tutto il possibile per aprirli al biondo. A pochi erano sfuggiti gli sguardi che si lanciavano quando erano distanti, quasi un accertarsi l’altro stesse bene. In più c’era il modo in cui si guardavano quando l’altro era perso a fare altro o era la persona che stava parlando. Era stato chiaro per tutti, in quei due giorni era successo qualcosa tra i due. “Cosa” non era concesso sapere.
Però non se la sentiva di iniziare il discorso, lo vedeva ancora turbato per aver preso conoscenza di ciò che provava. Doveva essere difficile rendersi conto di avere una cotta per uno come Stark, la cui reputazione arrivava prima del suo nome e, anche se Clint le aveva assicurato quella volta fosse diverso, aveva paura di spingere l’amico verso una fine certa. Barton non poteva biasimarla, doveva solo provarci.
«Nat, posso chiederti una cosa.» Rogers aveva lo sguardo perso fuori dal finestrino, stava fissando due ragazzi giocare a pallone nel vicolo del suo appartamento. Non li conosceva, ma era sicuro di averli visti fare le scale del palazzo un paio di volte.
«Tutto quello che vuoi, Rogie.» Aveva spento il motore e si era girata vero il biondo.
«Perché l’hai fatto?» Proporre lui per salvare Stark, ovvio.
I due si stavano guardando. L’amica sorrise dolcemente, ma non fece passare la paura della risposta a Steve. Quale preferisse non lo sapeva, voleva solo smetterla di torturarsi con quei “forse” e quei “ma” che lo opprimevano dalla sera prima.
«Sai già la risposta, dipende da te se crederci o meno.» Steve rimase impassibile a quelle parole, annuì semplicemente e poi scese dalla macchina lasciando Natasha a guardarlo avviarsi verso l’appartamento.
Per la prima volta non era riuscita a capire lo sguardo dell’amico. Fermo, impassibile, non un movimento di muscolo facciale. Forse doveva solo starsene zitta o mentirgli spudoratamente, ma ormai era andata e le toccava aspettare. Pregava solo di non aver sbagliato.








-----
Note dell'autrice: Buonsalve, eccovi il nuovo capitolo. 
Niente, mentre scrivevo la scena della buonanotte mi sono venute una quindicina di carie, ma va bene così.
Nel prossimoa arriva il dolce Thor, promesso. 

Un bacio,
BR
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: BrownRabbit