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Autore: With H    27/04/2017    0 recensioni
Sui titoli e le note di alcune canzoni di Jack Savoretti si sviluppa una storia d'amore un po' complicata.
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Da quando si erano baciati era andato tutto molto meglio.
Erano rimasti quasi un’ora stesi sulla sua giacca a baciarsi e a parlare tranquillamente come avevano sempre fatto, Helen era rimasta affascinata da quel lago a forma di cuore e lui le aveva scattato un po’ di foto con il telefono con dietro quel panorama che l’aveva tanto ammaliata, anche se ovviamene non era il genere di ragazza che si lasciasse impressionare dai cuori.
La sera erano andati tutti e quattro a cena in uno dei ristoranti più carini di quel paesino di montagna, però si ripromise che appena sarebbero tornati a casa avrebbe portato Helen a cena fuori per un vero appuntamento, dato che non ne avevano mai avuti.
Il lunedì Federico e Silvia presero l’auto dato che il pomeriggio precedente era stato a disposizione di Roberto ed Helen ed andarono a fare una passeggiata, probabilmente in uno dei posti appartati che negli anni avevano scoperto. Ma era una bella giornata tiepida e né ad Helen né a Roberto dispiacque camminare a piedi respirando l’aria fresca di montagna.
«Quando torniamo ti prometto che non farò passare giorni interi prima di vederci di nuovo…»
Helen ridacchiò, molto più calma rispetto al giorno prima, lo sguardo felice che aveva sempre con lui «Adesso devi sopportarmi di più, hai deciso di avere una relazione seria, quindi…» si portò dietro di lei e le avvolse le braccia attorno al petto camminando per qualche metro così «E poi dovremo iniziare a vederci la sera…» la buttò lì vaga.
«Mi stai chiedendo un appuntamento?»
Il corpo di Helen era completamente poggiato al suo, posizione che in un altro momento sarebbe stata un po’ difficile da gestire, soprattutto quando lei si mise dritta continuando a restare attaccata a lui «No, ti sto dicendo che da mercoledì sarò impegnata durante il giorno.» Roberto la lasciò per guardarla bene negli occhi e lei sorrise, in un modo un po’ timido «Ho un nuovo lavoro.» ammise e lui sentì il sorriso allargarsi ancora prima che lei specificasse che erano mesi - come lui già sapeva - che aveva inviato curricula a varie aziende senza mai ottenere risposte ed iniziava a scoraggiarsi, poi l’avevano chiamata da una delle prime aziende che lei aveva contattato, praticamente una di quelle in cui sperava di più. Si era aperta una posizione ed avevano analizzato vari curricula ricevuti nel corso dell’ultimo anno e, dopo una scrematura iniziale, ne avevano selezionati alcuni più idonei, tra cui quello di Helen; l’avevano chiamata per un colloquio ed era piaciuta subito, infatti avevano scartato gli altri dopo aver intervistato anche loro ed avevano dato il posto ad Helen.
Sapeva che Helen valesse molto ed aveva sempre immaginato che prima o poi avrebbe avuto un lavoro importante, già riusciva a vederla da lì a qualche anno assumere un ruolo di rilievo all’interno di quell’azienda. L’abbracciò forte sorridendo ancora una volta nel constatare quanto piccola sembrasse rispetto a lui, le diede un bacio sui capelli che profumavano ancora dello shampo del parrucchiere e poi la guardò negli occhi orgoglioso «Non vedo l’ora che guarderai dall’alto in basso quell’idiota di Giuseppe.» mormorò.
«Quindi ci vedremo di sera?»
Alzò gli occhi al cielo perché Helen aveva di nuovo quell’espressione insicura «Ti ricordi che prima di andare in Liguria insieme alle mie colleghe ti dissi che se ti avessero presa a lavorare ci saremmo visti la sera? Ero fidanzato e l’avrei fatto, perché ora che sto con te non dovrei vederti la sera? Per me potresti venire direttamente a casa mia dopo il lavoro o potrei venire io da te, ogni sera. Lo sai che io lavoro da casa o in auto perché sono un freelance, potrei venirti a prendere a volte, se ti va che i tuoi nuovi colleghi super-fighi ti vedano con me.»
«Anche io sto con te e nessun collega super-figo potrebbe mai competere.»
La baciò con dolcezza e si rese conto che stava piovendo, alzò la testa osservando contrariato le nuvole che fino a poco prima non c’erano, ma Helen si strinse a lui incurante di qualche goccia di pioggia e riprese a baciarlo finché poche gocce di pioggia non si trasformarono velocemente in un’improvvisa acquazzone. 
Distavano circa mezz’ora a piedi da casa ed era inutile che si fermassero in attesa che smettesse perché avrebbe potuto continuare per delle ore «Ce la fai ad arrivare a casa sotto la pioggia?» le chiese e notò con orrore che la maglia bianca che Helen indossava e che fino a poco prima le stava benissimo, in quel momento era diventata trasparente «Oddio, Helen!» esclamò sentendo la gola seccarsi, si levò la giacca e gliela infilò addosso senza troppe cerimonie «Rischi di far diminuire troppo la popolazione anziana di questo paesino causa infarto.» Helen abbassò lo sguardo sulla maglia ormai completamente bagnata che non lasciava troppo spazio alla fantasia e si coprì con la sua giacca.
«Facciamo una corsa?» propose ridacchiando ancora perché lui non riusciva a staccare lo sguardo dal suo corpo «Così magari ti distrai…»
«Non terresti mai il passo con me.»
Gli rivolse uno sguardo di sfida mentre si abbottonava con spasmodica lentezza la giacca che le aveva dato, poi si mise la borsa a tracolla «Vediamo. Pronto?»
A Helen piacevano le sfide, sfidarla era il modo migliore per ottenere il massimo da lei anche a lavoro perché era molto competitiva; per qualche metro lui era stato leggermente in vantaggio, poi lei riprese strada e lo superò correndo sempre più veloce ed era chiaro che anche se non andasse a correre per tenersi in forma, lo faceva comunque bene e sembrava che si stesse persino trattenendo perché avrebbe potuto andare più veloce.
Arrivarono a casa completamente bagnati, lei si appoggiò contro la parete accanto alla porta per riprendere fiato e scoppiò a ridere mentre lui chiudeva a chiave respirando a fatica perché, nonostante fosse più alto di lei di circa trenta centimetri, aveva perso.
«Ero fuori allenamento.» boccheggiò rivolgendole un sorriso divertito, quando incontrò i suoi occhi, lei gli rivolse uno sguardo intenso; i capelli le gocciolavano bagnati sulla sua giacca anch’essa fradicia come tutto il resto ed il petto le si alzava ritmicamente perché ancora doveva riprendersi dalla corsa. Si mise davanti a lei ed appoggiò le mani sulla parete ai suoi lati, bloccandola e lei trattenne il respiro; la baciò prima piano, poi appassionatamente quando lei gli avvolse le braccia attorno al collo alzandosi sulle punte per provare ad essere quasi alla stessa altezza, lui la spinse con decisione contro la parete facendo aderire il corpo contro il suo, la sentì gemere piano per il colpo.
Portò le mani sotto la maglia e, nonostante gli indumenti bagnati, la sua pelle emanava un forte calore, sembrava quasi febbricitante ma sapeva che era una delle reazioni del suo corpo quando lo voleva «Andiamo di sopra…» sussurrò piano, la gola secca e sentì il respiro di Helen accelerare.
Non smise mai di baciarla finché non arrivarono alle scale, ma la tenne comunque girata verso di sé stringendo i suoi fianchi ed aiutandola a salire le scale da dietro, sorridendo per la sua paura di cadere «Aiuto!» mormorò ridacchiando e si aggrappò di nuovo a lui una volta finite le scale lasciandosi guidare senza guardare il corridoio alle sue spalle.
Roberto la stringeva a sé guardando dove entrambi mettevano i piedi ma senza smettere di baciarle le labbra o il collo; la portò in camera sua e chiuse la porta, poi le levò velocemente la sua giacca e la guardò, Helen era attenta ad ogni sua mossa, gli occhi scuri che lo scrutavano, le risate di poco prima erano sparite. Anche lui era agitato mentre la spogliava piano, chiedendole il consenso con lo sguardo per ogni indumento che le levava. Anche Helen iniziò a levargli i vestiti, prima la maglia fradicia e poi posò le mani sulla cintura che gli aveva regalato e sorrise incerta «È la mia…»
«Sì.» sussurrò sorridendo «Questa dovresti riuscire a slacciarla.»
Le sfuggì una risatina agitata «È uno dei motivi per cui te l’ho regalata.» ammise lasciandosi spingere sul letto quando entrambi restarono solo in biancheria. Le accarezzò il corpo notando quanto fosse dimagrita: la sporgenza della clavicola era più accentuata e da stesa le costole che prima si sentivano appena, si riuscivano a scorgere bene sotto la pelle; baciò ogni centimetro di quel corpo che a lui piaceva anche qualche chilo in più.
L’aveva vista già altre volte nuda, eppure in quel momento aveva paura a levarle gli ultimi due indumenti, Helen era stesa al centro del letto, i capelli che iniziavano ad arricciarsi ribelli, il respiro accelerato e tremava come una foglia «Hai freddo?» scosse la testa ma conosceva già la risposta, aveva paura «Posso fermarmi, se vuoi…»
«No Roberto… baciami.»
Avrebbe voluto prendersi a schiaffi per non aver fatto l’amore con Helen da Gennaio e per averla allontanata per così tanto tempo; per molto tempo aveva pensato che l’ultima volta, il giorno del compleanno di Helen, era stata la più intensa di tutte, ma in quel momento, mentre lei dormiva acciambellata contro la sua spalla con l’aria felice, si rese conto che poco prima era stata ancora più intensa, forse perché non lo facevano da tanto, forse perché erano stati lontani per molto tempo ed entrambi avevano sentito la mancanza dell’altro o perché erano entrambi un po’ spaventati. Le accarezzò con dolcezza la schiena e si addormentò anche lui.
Si svegliarono entrambi un’ora più tardi, lei spostò i ricci dal viso e gli rivolse uno sguardo complice «Non credevo di trovarti qui al mio risveglio…»
«Ero tentato di andare, russi così tanto che è impossibile restarti accanto.» Helen lo spinse «Ma mi sentivo particolarmente legato a te, sai… dopo quello che è successo.»
«Mi sa che non ricordo…» lo provocò compiacendosi del suo sorriso.
Si allontanò leggermente da lei perché adesso che erano entrambi svegli ed ancora nudi era più difficile starle vicino «Eppure per come gemevi avrei detto che non lo avresti dimenticato per un po’.»
Alzò gli occhi al cielo «Beh, anche a te è piaciuto.» borbottò sulla difensiva.
«Mi è piaciuto moltissimo
Sorrise «Moltissimo eh?» ribadì sorridente «Vado a farmi una doccia, tu fa’ il bravo.»
Tornò mezz’ora dopo, indossando una maglia a tre quarti rossa con la scollatura a barca ed un paio di jeans alla caviglia aderenti con un ricamo di papaveri rossi ai lati delle cosce; i capelli ricci e gonfi dallo shampo appena fatto, scalza e senza trucco, ma era così radiosa che non ne aveva bisogno.
Lui nel frattempo si era lavato nel piccolo bagno di servizio al piano terra, poi aveva acceso nel salone molte candele che erano l’unica fonte di illuminazione della stanza e allo stereo aveva collegato l’iPhone con una playlist di canzoni che gli facevano pensare ad Helen.
«Come sei bella…» sussurrò posando l’accendino ed andandole vicino.
Sorrise baciandogli il petto «Come mai tutte queste candele?»
«Perché se continua a piovere così rischiamo di restare senza luce e dato che Fede e Silvia resteranno in una SPA fino alle sei, ho preferito anticiparmi con le candele.» rispose «Hai fame?» Helen scosse la testa «Ma non abbiamo pranzato, Helen. E tu sei dimagrita troppo.»
Si lisciò la maglia evitando il suo sguardo e lui capì che altre persone dovevano averle fatto lo stesso discorso «Non ti piaccio?» quando lo provocava in quel modo era difficile resisterle, ma si impose di farlo.
«Mi fai impazzire, ma mi facevi impazzire anche prima.»
«Sai com’è, il ragazzo di cui sono… cioè, il ragazzo che frequento ha deciso di mollarmi per un mese e mangiare non era proprio tra le mie preoccupazioni.»
La guardò negli occhi consapevole che sotto quel tono leggero lei stesse dicendo la verità e quasi avrebbe voluto scuoterla «D’accordo, ma adesso se tu mangi o meno è anche una mia preoccupazione, quindi andiamo a mangiare qualcosa.»
«E se facessi un dolce?»
La osservò mentre preparava un ciambellone al cioccolato, muovendosi con sicurezza per la cucina anche se non era la sua e per un po’ lasciò che la fantasia vagasse, immaginando quella scena più in là nel tempo, magari Helen non sarebbe stata scalza come in quel momento e non avrebbe avuto un braccialetto di cotone colorato alla caviglia sinistra e sarebbe stata più adulta e lui avrebbe provato sentimenti ancora più forti nei suoi confronti. Ma non glielo disse, sapeva che era il genere di discorsi che la spaventavano.
Quando infornò il dolce, lui si alzò dalla sedia e le si avvicinò piano, guardandola con dolcezza «Prima stavi dicendo un’altra cosa. Il ragazzo di cui sei
Helen alzò lo sguardo verso di lui mentre le sue guance si coloravano di rosso «Lo sai benissimo.»
«No, invece.»
«Il ragazzo di cui sono innamorata, Roberto. Incondizionatamente.»
Sorrise abbracciandola e sollevandola da terra, contento come un bambino e lei ridacchiò sorpresa da quella reazione «Le stai ascoltando queste canzoni?» lei annuì perplessa e lui la mise seduta sul piano della cucina «Te le dedico tutte.» disse serio accarezzandole le gambe «Sono andato a cercarmi le traduzioni perché tu parli troppo bene l’inglese e non vorrei che capissi qualcosa che non vorrei dirti a parte che ti amo.» Helen spalanco gli occhi «Volevo trovare un momento romantico per dirtelo, ma nella mia casa in montagna, illuminata solo da candele, con un bel sottofondo musicale e il rumore della pioggia incessante, mi sembra abbastanza romantico.»
Ridacchiò senza fiato contornandogli il viso con le mani e guardandolo come se fosse la cosa più bella del mondo «È molto romantico!» mormorò «Sei serio?»
Sorrise portando le mani sui suoi fianchi «Sì Helen, ti amo.»
Lo baciò con passione «Ti amo anche io, Roberto.» sussurrò e non protestò quando lui la prese di nuovo in braccio e la portò verso l’ampio divano, rimettendola però a terra senza smettere di baciarla. Le alzò piano la maglia scoprendo la sua pancia e la sentì sorridere mentre si baciavano «Secondo round?» gli chiese guardandolo con una tale intensità che gli si seccò la gola.
«Ti va?»
Ridacchiò «Mi renderai dipendente da tutto questo.»
«Io lo sono già…»
Helen alzò le braccia in attesa che lui le sfilasse la maglia, lui lo fece e la osservò con amore, soffermandosi a guardare il reggiseno grigio velato che lei indossava «Sei incantato?» ironizzò divertita ma anche agitata come sempre quando stavano per fare l’amore.
Ammiccò «Mi piace quello che vedo.»
«Hai già visto altre volte quello che vedi.»
«Sì, ma è sempre un’esperienza incredibile spogliare la ragazza che amo.»
Rise ed era una risata così cristallina e felice che avrebbe voluto sentirla più spesso e si ripromise che avrebbe provato a farla ridere in quel modo sempre, non soltanto mentre stavano per fare l’amore.
Si stesero sul divano mentre i loro vestiti ricoprivano parte della stanza, la canzone che stava suonando in quel momento era “I’m Yours” di Jack Savoretti, il cantante che avevano amato insieme e in quel momento era davvero appropriata. Si mise su di lei consapevole che poi avrebbero cambiato posizione altre volte, ma voleva iniziare in quel modo, con Helen sotto di sé che lo guardava con così tanto amore che gli sembrò che il cuore gli si stesse allargando nel petto; le spostò il ciuffo che le cadeva sull’occhio destro ed entrò piano sorridendo con lei «Sono tua.» sussurrò lei, gli occhi da cerbiatta che lo guardavano seri; Roberto intrecciò la mano nella sua e prese a muoversi baciandola con tutto l’amore che provava per lei.





I'm yours, now I really get what love is for.
R.

   
 
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