Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: __Lily    28/04/2017    2 recensioni
"Nonostante tutto Jon rimase nell’ombra mentre Sansa Stark fece un passo verso l’oscurità. [...] Jon aveva osservato la sorella: la veste smossa dal vento, il metalupo degli Stark ricamato nel suo vestito e i suoi occhi blu come quelli della madre si erano fatti freddi - quasi glaciali - come il vento del Nord. 
I suoi capelli rossi come le fiamme del fuoco illuminavano l’oscurità nella quale si stava addentrando.

«Fai ciò che devi Sansa» aveva sussurrato guardando la sorella scomparire dentro quel canile."
Genere: Azione, Drammatico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cersei Lannister, Daenerys Targaryen, Jon Snow, Sansa Stark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
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TRENTANOVE

 

 

 

 

«Devi dirglielo!» le urlò Arya mentre Sansa tentava di dare le disposizioni per l’imminente matrimonio dell’uomo che amava con un’altra donna.
«Arya per tutti gli dei - antichi e nuovi - smettila di darmi il tormento!»
«No! Non finché non dirai tutto a Jon, ha il diritto di sapere.»
«Adesso basta. Ho già molto a cui pensare o credi che un matrimonio si organizzi da solo?» disse, fissando gli occhi grigi della sorella.
«Ma come puoi farlo? Come puoi organizzare le sue nozze?» chiese lei.
Per quanto si sforzasse non riusciva a capire Sansa.
«Perché voglio che sia tutto perfetto per il suo matrimonio, anche se non sposerà me. Jon merita il meglio ed è lei il meglio» rispose con gli occhi lucidi, Sansa voleva davvero il meglio per Jon e volente o dolente attualmente il meglio era Daenerys Targaryen.
«Dovrebbe sposare te non lei. Sai che lo farebbe se solo tu…»
«Taci. Se non vuoi aiutarmi allora lasciami organizzare tutto, mancano pochi giorni.»
Il castello era stata invaso da troppe persone: alleati, gli alfieri, i soldati, un khalasar e soprattutto tre enormi draghi che volteggiavano sopra Grande Inverno e le loro teste ogni giorno e che un po’ la spaventavano.
«Me ne vado, ma sai che ho ragione io» disse Arya guardando storta sua sorella, Sansa chiuse gli occhi e fece un respiro profondo, c’erano troppe cose a cui pensare e anche se era stanca non poteva fermarsi.
Il Maestro di lady Lyanna Mormont si era messo a sua disposizione, in poco tempo la raggiunse.
«Principessa, hai chiesto di me?» domandò l’uomo.
Aveva il volto segnato dal tempo, capelli corti e per lo più bianchi, indossava una veste grigia e la collana creata alla Cittadella.
«Si Maestro, grazie di essere qui.»
«Come posso aiutarti?» domandò osservando la principessa del Nord, da un paio di giorni le sembrava diversa, più pallida e stanca.
«Vorrei che facessi una cosa per me, ma dovrà restare un segreto. Nessuno dovrà sapere, nemmeno lady Mormont.»
«Non dirò nulla, puoi stare tranquilla.»
Sansa lo prese per un braccio e lo condusse al piano superiore, nelle sue stanze.
Per i corridoi ragazzi e ragazze si davano da fare per far risplendere tutto, lo stemma degli Stark sventolava da ogni torre, finalmente aveva ripreso il posto tolto dai Bolton.
«Maestro hai… hai mai preparato il tè della luna?» chiese Sansa con voce tremante guardando fuori dalla finestra, la mano posata sulla piccola pancia; l’ultima cosa che voleva era perdere il figlio che stava aspettando da Jon - tutto ciò che le sarebbe rimasto di lui - ma non poteva dirglielo e non poteva nemmeno nasconderlo in eterno, una lacrima cadde dai suoi occhi blu, una lacrima colma di dolore per la decisione ormai presa, una lacrima che asciugò in fretta ma che il Maestro vide.
«Si mia signora» rispose lui con voce addolorata, molte altre volte lo aveva preparato in passato.
«Potresti prepararlo per me?» chiese con voce roca, quelle parole erano peggio di tutto il male che le avevano fatto nella sua breve vita.
«Principessa Sansa, sei certa di quello che mi stai chiedendo?» chiese lui avvicinandosi e prendendo le sue mani fredde tra le sue.
«Si Maestro, lo sono. Non ho altra scelta, preparalo prima del giorno delle nozze.»
«Mia signora, pensaci bene…»
«E’ la mia ultima parola, è l’unica scelta possibile per quanto mi addolori. Non dovrà mai saperlo nessuno.»
Il Maestro chinò la testa e strinse le mani della principessa del Nord.
«Sarà il nostro segreto. Avrai ciò che hai chiesto.»
Sansa lo ringraziò e una volta che l’uomo se ne fu andato si accasciò a terra e pianse, mentre fuori la neve cadeva e i draghi si libravano alti nel cielo grigio come gli occhi di Arya.


«L’ho visto, ho visto Rhaegar e anche mia madre.»
«Ero certo che Bran ci sarebbe riuscito» rispose Jon sorridendole.
Erano nel suo studio, il tavolo sempre sommerso dalle mappe e dai punti segnati sopra, punti che Jon continuava a studiare ogni giorno.
«Non credevo di somigliargli così tanto, ser Barristan mi ha detto il vero» disse con voce rammaricata, le mancava quell’uomo, in breve tempo era diventato importante e anche lui gli era stato portato via «avrebbe cantato una bella canzone.»
«Ho sentito molte storie su di lui.»
«Era un brav’uomo, mi ha servita bene anche se per poco tempo, ma se fosse qui ora sarebbe orgoglioso di noi e non soltanto Barristan…» disse mettendosi seduta.
«Lo credi davvero?» chiese Jon, come avrebbe potuto Rhaegar Targaryen essere orgoglioso di lui?
Come avrebbe potuto esserlo Eddard Stark, o sua madre, o Robb?
«Si. Nella visione di Bran non ho visto solo lui e mia madre, c’era anche una bambina. Rhaenys.»
«Non so nulla di lei a parte i dettagli di come fu uccisa.»
«Nemmeno io sapevo molto, ma ora conosco il suo aspetto e so che aveva un gatto nero di nome Balerion e che voleva credere fosse un drago.»
«Un drago… abbiamo perso molto.»
«Troppo. Jon non possiamo cambiare il passato ma possiamo migliorare il futuro e lo faremo, insieme. Te lo prometto.»
Daenerys si alzò da quella sedia e si avvicinò a quella di Jon, si abbassò e strinse la sua mano, lei capiva il suo dolore meglio di chiunque altro.
«A volte mi domando chi sarei oggi se le cose fossero andate diversamente? Che persona sarei? Devo tutto a mio padre a Eddard Stark, se non fosse stato per lui sarei morto in quella torre insieme a mia madre. Ma c’è una parte di me…»
«Lo so, provo lo stesso, mi pongo le stesse domande ogni giorno. Cosa sarebbe successo se Rhaeagar avesse vinto la guerra al Tridente? Chi sarei ora se mia madre non fosse morta a Roccia del Drago? Ho paura Jon, ho paura di diventare come mio padre. Credevo che le voci sul suo conto fossero solo bugie inventate dall’Usurpatore ma dopo ciò che ho visto e sentito… era davvero un folle e io, io non voglio diventare come lui.»
«Non diventerai mai come lui.»
«C’è chi dice che siamo pazzi, che tutti i Targaryen lo sono, chissà forse hanno ragione ed è così.»
Daenerys sapeva che il regno di Aerys II era iniziato bene, che il popolo lo amava e che alla fine era riuscito a distruggere tutto, anche il suo nome.
«Non lo permetterò» le disse Jon, ma i loro volti erano così vicini e i suoi occhi viola talmente colmi di tristezza come i suoi scuri, non riuscì a resistere, nonostante i sentimenti che provava per Sansa c’era dell’attrazione tra di loro, era palpabile, si spinse forse troppo oltre e la baciò.
Fu più di un bacio, le sue labbra erano morbide e inoltre aveva un buon profumo, la frustrazione per non poter più avere Sansa era molta, troppa.
«Non avrei dovuto, perdonami» disse ansimando dopo essersi staccato da lei.
«Non c’è niente da perdonare» rispose lei facendogli una carezza sul volto.
Era la prima volta dopo anni che permetteva a se stessa di provare dei sentimenti per qualcuno che non fosse Drogo, il suo sole-e-stelle, il padre di suo figlio Rhaego.
«Non è stato il primo ad amarti e non sarà nemmeno l’ultimo» le aveva detto Tyrion Lannister il giorno in cui lo aveva nominato suo primo cavaliere e aveva ragione, Drogo e Daario non sarebbero stati gli unici ad amarla.
Jon si alzò dalla sedia e uscì dalla stanza, aveva bisogno di stare solo, bisogno di pensare e c’era solo un luogo dove poterlo fare, le cripte.
Prese una torcia e la accese, percorse nuovamente i corridoi umidi, grigi fino ad arrivare nel luogo dove tutti gli Stark di Grande Inverno riposavano, ma lui non era davvero uno Stark, lo era per metà.
Metà Stark e metà Targaryen, metà lupo e metà drago.
Era tutto così confuso.
Mentre stava scendendo si scontrò con Sansa, era scesa nelle cripte da sola, era molto che non lo faceva.
«Sansa» disse Jon annegando nei suoi occhi blu, «stai bene?» chiese preoccupato cercando di farle una carezza sulla sua pelle chiara.
«Si, scusami» rispose poi raccolse la sua torcia che non si era spenta e se ne andò lasciando Jon ancora più confuso.
Era scesa per chiedere perdono a suo padre, a Robb, a Rickon, a sua zia Lyanna.
Lei era morta per permettere all’uomo che amava di vivere e lei… lei stava per uccidere suo figlio.
Non ho scelta - ripeté a se stessa.
Jon proseguì e raggiunse le statue, erano tutte schierate lungo le pareti, ognuna di loro ad accezione di quella di sua madre aveva una spada, che serviva per tenere imprigionate le loro anime in quel luogo, per impedire che tornassero a reclamare vendetta o giustizia.
Il volto di Ned Stark gli era mancato, si sentiva colpevole, un traditore.
«Padre, vorrei che fossi qui ora, vorrei il tuo consiglio, il tuo aiuto. So che agiresti come me, agiresti facendo la cosa giusta ma così… sto ferendo Sansa più di quanto non abbiano fatto Joffrey e Ramsay. Non sono migliore di loro.»
C’era un tale peso sulle sue spalle, troppo, anche condividerlo non era sufficiente.
Ma la statua rimase in silenzio, il volto austero che lo fissava, gli mancava quel volto.
Jon chiuse gli occhi, ascoltò il silenzio, le gocce dell’acqua che cadevano dalle pareti, poi sentì come una presenza, come una mano sulla spalla, ma quando aprì gli occhi non c’era nessuno a parte lui in quella cripta, lui, le statue e il rumore dell’acqua che toccava terra.
Si fermò d’avanti a quella della madre, Lyanna Stark, la ragazza per cui si era scatenata la guerra, il drago che l’aveva portata via al cervo.
«Madre vorrei poter scegliere chi amare, vorrei passare il resto della mia vita con Sansa - lunga o corta che sia - non avrei mai creduto possibile tutto questo, non avrei mai creduto possibile di meritarla un giorno e ora… ho rovinato tutto.»
Lyanna sembrava guardarlo con amore, ma era solo uno statua, solo pietra, non era rimasto più niente di lei o di Rhaegar Targryen, niente a parte lui.
«Ho bisogno di lei e mi odio perché la sto ferendo e sto ferendo anche Daenerys. Cosa devo fare?» chiese disperato alla statua muta della lady del Nord, l’unica donna a riposare nelle Cripte.



«Principessa Sansa» disse Ditocorto fermandola.
«Lord Baelish, ho molto da fare.»
«Si, un matrimonio è difficile da organizzare, ci vuole tempo.»
«Tempo che non ho, quindi…»
Baelish lasciò andare il braccio di Sansa che lo guardò con riluttanza, con odio.
«Sansa sai che puoi contare su di me.»
«Non mi occorre la tua protezione.»
«Davvero? Il re del Nord presto andrà in guerra e prego che vinca per il bene di tutti noi e se dovesse sopravvivere lo aspetterà un’altra guerra, ma contro il Sud…»
«Riprenderà ciò che è suo di diritto, sarà un buon re e lo ha già dimostrato» rispose Sansa difendendolo.
«Forse. Jon Snow potrà anche essere un buon re, ma tu amore mio… tu sarai una grande regina» disse Ditocorto accarezzandole una guancia.
Sansa provò ribrezzo, ogni fibra del suo corpo era in rivolta contro quell’uomo, contro i suoi tocchi, contro il suo alito profumato, erano le mani di un assassino - non che le sue non lo fossero - e odiava tutto di Petyr Baelish.
«Stark o Targaryen, Jon non è più un bastardo ed è il tuo re. Non dimenticarlo lord Baelish» disse Sansa, i suoi occhi blu colmi di disprezzo per quell’uomo.
«Per il momento, ma non sono qui per parlare di lui, ma di te Sansa.»
«Cosa vuoi da me?»
«Sai cosa desidero.»
«La mia risposta è no e non cambierà.»
«Ne sei così certa?»
«Non ho dimenticato cosa hai fatto.»
«Un errore che non potrò scontare nemmeno in mille vite. Se solo avessi saputo ti giuro che mai, mai, ti avrei lasciata con i Bolton.»
«Non puoi cambiare il passato, così come non posso farlo io. Voglio solo dimenticare Ramsay e Joffrey, Approdo del re.»
«Allora permettimi di aiutarti, di starti vicino, giuro che nessuno ti farà del male. Mai più Sansa.»
«Ti avrei creduto un tempo, ciecamente e lo sai, ma quel tempo è finito.»
Una delle ragazze li interruppe, dietro a lei c'erano tre persone.
«Principessa, mio signore chiedo perdono per avervi interrotti ma…»
«Infatti, ci hai interrotti» disse Baelish.
«Non preoccuparti, io e lord Baelish avevamo finito. Cosa succede?»
«Sono arrivati poco fa mia signora, chiedono del re ma non riesco a trovarlo.»
«Il re è sceso nelle Cripte, ci penso io, puoi andare.»
Erano un uomo un po’ in carne con capelli scuri e barba scura, al collo portava la collana dei Maestri e con lui c’era una ragazza dai capelli lunghi e scuri con in braccio un bambino.
«Chi siete? Perché cercate Jon?»
«Il mio nome è Samwell Tarly ma mi chiamano tutti Sam, sono un amico di Jon. Lei è Gilly e il bambino è il piccolo Sam» disse lui indicandoli, Gilly si guardava attorno e stringeva forte il figlio.
«Sam, ma certo, perdonami. Jon mi ha parlato di te, sei un guardano della notte.»
«Ora un Maestro» rispose fiero guardando la sua collana.
«Venite con me, Jon arriverà a breve.»
«Sansa…»
«L’argomento è chiuso mio signore e spero di non doverlo riaprire» rispose a denti stretti, poi fece segno a Same e Gilly di seguirla, li condusse dentro, fermò una delle ragazze e ordinò di far preparare due stanze.
«Una, andrà più che bene.»
«Come volete voi.»
Poi li portò nello studio di Jon e rimase lì con loro ad aspettarlo. 

  
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