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Autore: thewise    28/04/2017    3 recensioni
Sono solo quattro i passi che lo separano dall'Inferno in cui è nato. L'oscurità, l'odio, la vendetta, il potere. Maul li percorre tutti in un circolo vizioso senza tregua, senza fine, senza sosta. Li percorre allo strenuo, lasciando che ogni volta strappino via parti di sé che neppure ricorda di possedere ancora.
Maul è oscurità, Maul è odio, Maul è vendetta, Maul è potere. Quando il ciclo finisce, inesorabilmente ricomincia. La bestia corre, divorata da essa stessa. E Maul cade... cade quando, d'un tratto, compare un quinto passo che non appartiene a quella catena rovente, ma che più degli altri rischia di farlo precipitare nel baratro da cui è emerso. L'Inferno.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Darth Maul
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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* * *
Four steps from Hell

STEP THREE: Revenge.

 
" Kenobi. "

 
 
 
 
Ha il suono del crepitio di una spada laser, la caduta nel profondo abisso.
Ha l’odore acre di sangue raffermo, di un taglio cauterizzato, di carne ustionata. È un precipizio cruento, grigio, freddo, che si compie in un tunnel interminabile e silenzioso, il cui unico eco è il lieve battito di un cuore lacerato. È oscurità, è odio, è vendetta.
« Kenobi. »
Maul disintegra senza pietà una parte della parete rocciosa al suo fianco, quel putrido buco infernale dove ha trascorso chissà quante lune rosse e insanguinate. La mano ossuta si riempie di graffi e lividi, non più così mascherati dalla debole cute d’ossidiana nera e cremisi. La rabbia è talmente opprimente da rendere insignificanti quelle ferite, miserabili, infami quanto lui, demone sprofondato nella discarica di Lotho Minor.
Ringhia privo di ragione, Maul, straripante dell’ira più distruttiva e dell’odio più viscoso. Stringe le mani in due pugni contorti, trasforma il poco ossigeno della grotta in una preda per i suoi polmoni ardenti e insoddisfatti. Grida quel nome, quella condanna incessante, che dal vuoto del baratro non l’ha più abbandonato.
Kenobi.
Il solo pensiero incenerisce ciò che di lui è rimasto, potente Signore dei Sith, metà peggiore di un essere umano. Le immagini di quel giorno maledetto si ripetono senza sosta di fronte ai suoi occhi arrossati, deboli, irritati persino dalla tiepida fiamma all’interno della caverna in cui vive. Un posto deplorevole, umido, inzozzato di cadaveri e spazzatura proveniente dagli angoli più sudici della galassia. Rifiuti esattamente come lui, dilaniato e distrutto.
Ricorda fin troppo bene come gli avanzi del suo stesso corpo sono piombati a terra con un tonfo, più d’una decina d’anni or sono. Ricorda la tunica nera a brandelli, il dolore sordo e lancinante, inaspettato, che di vibrazioni ha invaso ciò che rimaneva delle sue membra. Ricorda il tuono metallico dell’impugnatura della spada laser, caduta proprio accanto a lui.
Fitte impetuose hanno percorso rapide le sue braccia tese, la sua schiena spezzata, attraverso le scapole ammaccate. Dal fondale più cupo del precipizio, Maul ha osservato la cima luminosa delle dimensioni di un puntino da cui è decaduto. Ha usato ogni fibra d’energia dei suoi resti per strisciare lungo il condotto di ventilazione, come un parassita, spinto da nient’altro che il flusso d’odio primordiale di cui a lungo si è nutrito.  
Kenobi.
Maul porta le mani alla tempia compulsivamente, implorando che il rumore assordante del caos cessi di tormentare la sua mente esausta. Brama il silenzio che da ragazzo lo ha intimorito, durante le notti più lunghe e insonni. Lo agogna all’esasperazione, perché l’oscurità non è più sufficiente a cullarlo come un infante, a placare il suo spirito straziato, a zittire le urla che terrificanti si dipanano all’interno della sua cassa toracica. E riecheggiano, riecheggiano in quell’esilio mostruoso, nutrendo l’odio, accrescendo il mostro.
Non sono che attimi fugaci, quelli in cui ogni cosa sembra cessare e l’incubo svanire. Tutto s’acquieta, tra le braccia confortanti della bestia, che avida divora gli istanti facendoli sfociare nuovamente nella disperazione. Perché il rumore è solo frutto della sua immaginazione, non tocca quel luogo sotterraneo e deserto.
Kenobi.
Perduto figlio di Dathomir, annientato Fratello della Notte, decaduto Signore dei Sith, indegno apprendista, indegno essere. Eppure ancora il fuoco scorre nelle vene delle braccia irrobustite dal peso della sopravvivenza, si diffonde e accende centinaia di scintille incontrollate, cariche di furia. Rabbia, odio, sete di vendetta, unico nutrimento.
Un fruscio risuona nelle gallerie della caverna, mette in allerta la creatura demoniaca dagli arti inferiori di un aracnide, che si precipita collerica a cercare chiunque metta piede nella sua prigione – e da cui non uscirà vivo.
Non sarebbe la prima volta, non sarà l’ultima. Maul non ha più visto la naturale luce del sole, neppure l’illusione disgustosa che quel pianeta sporco potrebbe dare: Maul non ha più visto nient’altro, imprigionato nelle sue stesse e oscure catene in quella grotta. Una gabbia che a stento riconosce, ma che strenuamente e con possesso vuole tenere per sé. È il suo abisso, la sua disfatta, il suo – odioso – fallimento, infinite ragioni per perpetuare un’esistenza misera. Senza di essa, sarebbe morto. E allora quale significato avrebbe potuto dare a quell’eterna sorgente di odio? A quella sete di vendetta mai estinta?
È sempre stato un ragazzo maldestro, guidato da impulsi primitivi emersi una volta estirpato alla radice il timore dell’innocenza. Si è fatto carico di nuove passioni, senza tuttavia rendersi conto di quanto distruttive fossero. Ha sofferto, ha resistito, ha lottato, ha odiato, ha coltivato il germe deposto della rivalsa, desiderando solamente la pura e semplice disfatta dei suoi nemici.
Quando arriva ai tunnel oscuri più distanti, Maul sa che non vi troverà alcun nemico. Ma il tempo delle distinzioni è giunto da molto al suo termine, soprattutto per un carnefice brutale che nulla vuole avere in comune con le vittime. Ora, le prede sventurate che vengono condotte a lui dall’alleato serpentino sono sullo stesso piano indifferenziato di chi lo ha ridotto alla bassezza.
Il bisogno di replicare la sua precedente esistenza freme, così come la sua smania di mietere qualunque cosa tenti di tagliare a metà la sua strada. Ogni volta gli sembra di rivedere volti conosciuti, gli sembra di squartare senza esitazione vecchi compagni d’accademia, compagni che hanno riso di lui, che l’hanno torturato, umiliato. Gli sembra di smembrare i suoi stessi incubi, il suo Maestro, i Jedi, il Jedi ch’è primaria causa di tutto questo. Gli sembra d’avere di nuovo il potere, di assaporare la vittoria mai davvero avuta, di spezzare la catene della sua inespugnabile prigionia.
Attimo dopo attimo, Maul si consuma nell’illusione della libertà, si logora nella disperazione della vendetta. Sopravvive, ripetendo quel ciclo infinito di torture e apparenze, false utopie, folli allucinazioni di un folle senza destino né speranza.
E dimentica, dimentica le memorie del passato, i nomi che lo perseguitano come ombre, spettri nefasti, ossessioni tormentate; dimentica se stesso, dimentica tutto, nella landa desolata del suo animo frantumato. Tutto tranne uno, un nome che con prepotenza s’è insinuato nei meandri del baratro e ha scavato profonde voragini sotto la cute martoriata. Uno solo…
Kenobi.


 
 



Angolo dell’autrice.
Heeeello, it's me e dopo neanche tantissimo tempo - mi sono impegnata al massimo per aggiornare presto. uu
Dunque, qui iniziamo già a percorrere un terreno conosciuto, molto assai. Maul è ossessionato dalla vendetta e da Obi-Wan Kenobi, letteralmente: è come un'ombra, un fantasma che lo perseguita e gli fa provare ancora più rabbia, più odio, più sete di vendetta di quanto già non provi di suo. Kenobi lo logora, ma al tempo stesso gli permette di sopravvivere - anche se in uno stato davvero pietoso, indegno per uno che, come lui, aveva un grande destino nel Lato Oscuro davanti a sé. 
Quando cade, di Maul non restano che resti malconci, quasi quanto il suo animo consumato dall'oscurità. Non credo che abbia mai avuto la possibilità di provare emozioni "positive", buone ( e questo mi fa amare Maul ancora di più, perché la sua è nel vero senso della parola una vita dimezzata, e non solo fisicamente ) e tutto ciò che ha sperimentato nei suoi anni di addestramento lo rivive nell'immaginazione quasi fosse una spinta per continuare a vivere, giorno dopo giorno, in quel pianeta discarica. 
Non so esattamente come sia riuscito questo capitolo, inizialmente avevo un'idea diversa, ma poi ho optato per associare questo arco di tempo al sentimento della vendetta, che è forse il più dominante dei passi di Maul. E' quello che più lo definisce, causato dall'odio, a sua volta provocato dall'oscurità, senza la quale Maul non esiste. 
Anche qui, come sempre, è stato lanciato il sassolino del quarto passo, l'ultimo ( ma non ultimo ) : il potere

Ringrazio di cuore chi ha recensito, chi sta leggendo e continuerà a seguire questa piccola raccolta a cui tengo molto - che spero stia riuscendo abbastanza leggibile. Le opinioni sono sempre ben accette, di qualunque tipo, non mordo (?) e prometto di aggiornare in breve tempo. 
 



〔  Anna ❆  〕


 
   
 
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