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Autore: Ayr    28/04/2017    4 recensioni
"Ivory, a quanto pare sei riuscito a distinguerti per abilità, coraggio ed un pizzico di fortuna in mezzo a quella turba di guerrieri grandi il doppio di te, e sei anche riuscito a prevalere su di loro. Ciò significa che sei il migliore tra questi e che sei colui che è destinato a compiere la missione» il tono della sovrana si era fatto improvvisamente grave e serio, facendo preoccupare l'elfo, «Ciò che sto per chiederti è molto pericoloso e potrebbe anche essere considerato tradimento, se prima di questo non ne fosse già stato compiuto un altro: mia sorella, dopo l'ultima visita, mi ha sottratto una cosa a me molto cara, nella speranza che non mi accorgessi della sua assenza... Si tratta di uno specchio"
Quando Ivory sentì quelle parole uscire dalle labbra della Regina Rossa, pensò ad uno scherzo di cattivo gusto: come poteva uno specchio essere oggetto di una tale contesa?
Ma nulla è come sembra, e anche lo specchio non è una semplice superficie riflettente, bensì un oggetto pericoloso e affascinante, che ammalia e promette di realizzare i più profondi desideri di un uomo...a caro prezzo
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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II

«Quindi sei il migliore tra i guerrieri di Actardion...»
«Solo di quelli che hanno partecipato al torneo, Vostra Maestà» rispose Ivory, tenendo rispettosamente il capo abbassato e lo sguardo fisso sulle piastrelle di marmo bianco e nero della sala del trono.
Quando gli era stato riferito che avrebbe dovuto incontrare la Regina di persona, il suo cuore aveva perso un battito: solo pochi potevano vantarsi di aver ricevuto un simile onore; lei era estremamente selettiva e non permetteva nemmeno ai nobili di più alto rango o ai suoi stessi consiglieri di incontrarla senza un suo invito esplicito. Molto spesso il numero delle visite e i fortunati scelti, che avrebbero avuto il privilegio di parlarle, dipendevano dal suo umore, generalmente instabile e imprevedibile, peggiorato subito dopo la partenza della sorella, la quale le aveva fatto visita poco tempo prima. I medici avevano fatto risalire la causa dei frequenti sbalzi d'umore alla nostalgia e alla sensazione di mancanza dovuta alla lontananza dell'amata sorella.
Il regno del re loro padre era estremamente vasto dal momento che univa sia i suoi possedimenti sia quelli della propria consorte, l'unica figlia dei sovrani dell'antistante Regno di Damevar. Con l’approssimarsi della sua morte aveva ritenuto opportuno dividerlo tra le sue due splendide figlie: alla maggiore, Rosalba, era toccato il regno del padre, più esteso, fertile e prospero; la minore, Celeste, aveva, invece, ricevuto in dono il regno che era stato la terra natia della madre, coperto da nevi perenni ma colmo di miniere di argento e oro, l'unica ricchezza di quella distesa di ghiacci e pinete.
Periodicamente le due sorelle si facevano visita l'un l'altra, ma dopo l'ultimo incontro con Celeste, le condizioni di Rosalba erano peggiorate: era diventata più incostante, volubile, suscettibile, capricciosa ed eccentrica; non si poteva mai prevedere cosa avrebbe fatto o detto, il suo umore cambiava troppo repentinamente ed era perennemente propenso verso una rabbia, che a volte sfociava nella furia. Nessuno sapeva spiegarsi perché fosse in quello stato, né contro che cosa o chi fosse indirizzata la sua ira, nessuno osava avvicinarsi più a lei senza il suo consenso e anche solo rivolgerle la parola poteva significare la morte.
Per questo Ivory si sorprese quando sentì la Regina scoppiare in una risata cristallina, simile al gorgoglio di un ruscello di montagna.
L'elfo non resistette e osò sollevare lo sguardo per vedere a chi appartenesse una risata così incantevole e fresca: seduta su un trono di legno placcato d'oro e decorato con bassorilievi di foglie d'acanto e volute, sedeva una giovane donna vestita di un lungo abito porpora dalla scollatura profonda che lasciava intravedere i seni prosperosi e bianchissimi, messi in risalto dal monile d'oro e granati color sangue; su di esso, si intrecciavano mollemente le morbide onde rosso fuoco dei lunghi capelli, lasciati liberi da qualsiasi acconciatura ricercata e tenuti indietro da una semplice cerchietto di fiori d'oro e rubini. Non un'imperfezione guastava il delicato candore della pelle, simile a quello della neve, su cui risaltavano due magnifici occhi azzurri e una bocca dalle labbra di rosa, schiusa in una risata soave. Ivory non aveva mai visto una creatura più bella di quella: si perse nella contemplazione del suo splendore e si dissetò, fino a ubriacarsi, di quella bellezza così sublime e perfetta da sembrare irreale; per un attimo temette di trovarsi al cospetto di una creatura ultraterrena e non di una semplice regina. Non si era mai interessato agli dei, ma se mai gli avessero chiesto che aspetto dovessero avere, non avrebbe avuto dubbi nell'affermare che somigliassero alla Regina.
«Oltre che valoroso sei anche modesto...» commentò quest'ultima ricomponendosi e Ivory riabbassò immediatamente il capo, «Come ti chiami?»
«Ivory, Vostra Maestà» le rispose lui.
«Ivory» la Regina ripeté sottovoce quel nome più volte, assaporandone ogni sillaba ed ogni lettera fino a quando non decise che il loro suono era dolce e piacevole.
«Bene, Ivory, a quanto pare sei riuscito a distinguerti per abilità, coraggio ed un pizzico di fortuna in mezzo a quella turba di guerrieri grandi il doppio di te, e sei anche riuscito a prevalere su di loro. Ciò significa che sei il migliore tra questi e che sei colui che è destinato a compiere la missione» il tono della sovrana si era fatto improvvisamente grave e serio, facendo preoccupare l'elfo, «Ciò che sto per chiederti è molto pericoloso e potrebbe anche essere considerato tradimento, se prima di questo non ne fosse già stato compiuto un altro: mia sorella, dopo l'ultima visita, mi ha sottratto una cosa a me molto cara, nella speranza che non mi accorgessi della sua assenza... Si tratta di uno specchio. Ora, potrà sembrati una pretesa eccessiva o un capriccio da bambina viziata data la banalità dell'oggetto, inoltre ne possiedo a centinaia, più di quanti riesca a utilizzarne, ma quello specchio ha un grande valore affettivo per me: apparteneva a mia madre, e quando ero più piccola soleva pettinarmi ed acconciarmi davanti ad esso, è l'unico ricordo che serbo di lei, o meglio, l'unico oggetto che mi permetta di tenere viva la sua memoria. Pertanto, potrai capire quanto ci sia legata e quanto sia stato meschino da parte di mia sorella sottrarmelo senza un valido motivo e senza dirmi nulla, come una ladra... Il tuo compito sarà riportami quello specchio, nella più completa segretezza, evitando di farlo sapere a mia sorella; se lo scoprisse potrebbe addirittura scoppiare una guerra: è sempre stata molto cagionevole sia di salute sia mentalmente, e inoltre era fissata sull'idea che mia madre preferisse lei a me, ha voluto farmi un dispetto ma potrebbe considerare un'offesa personale il recupero di quest'oggetto e utilizzerebbe questa scusa per muovere guerra contro questo regno, di cui è sempre stata invidiosa. Io preferirei evitare un inutile spargimento di sangue, soprattutto per un motivo così futile», il discorso della Regina era stato intervallato da un sospiro stanco e rassegnato, come se la battaglia con sua sorella fosse stata una lunga ed estenuante campagna che doveva ancora volgere al termine, «Damevar è una terra ben diversa da Actardion, dominata da un eterno inverno e popolata da creature e bestie che non esistono nel nostro e sono perlopiù selvagge, feroci e letali: se non sarà il gelo a divorarti per primo, lo faranno loro. Inoltre dovrai riuscire a raggiungere il castello attraversando lande desolate e ghiacciai, steppe e altri paesaggi ostili e deserti, dovrai riuscire a introdurti e a scoprire dove mia sorella custodisce lo specchio, prenderlo e riportarmelo, tutto questo prima che lei se ne accorga. Ovviamente per un'impresa di tal portata verrai lautamente ricompensato: verrai accolto con tutti gli onori e ricoperto d'oro, i miei forzieri straripano di gemme e preziosi che non aspettano altro di essere donati a qualcuno dal cuore impavido e caritatevole, da un uomo coraggioso e intelligente, che non sopporta le ingiustizie ed è disposto a rischiare la vita pur di risolverle e risanare quei dissidi che possono nascere da un gesto tanto spregevole e immondo. Sei disposto ad affrontare tutto questo?» gli domandò bruscamente.
La sicurezza di Ivory era vacillata a mano a mano che la Regina aveva elencato le difficoltà che avrebbero costellato il suo cammino, ma quell'oro e quei gioielli gli erano necessari, e aveva affrontato prove ben più difficili e avversari ben più temibili delle bestie feroci e degli inverni rigidi, fu per questo motivo che rispose con voce ferma e sicura, piegando ancora di più il capo: «Ho l’onore, Madam, di essere il vostro servo più umile e ubbidiente.»
La sovrana si abbandonò ad una nuova risata di giubilo e mancava poco che corresse ad abbracciare il giovane elfo che aveva accettato senza tentennamenti il compito che gli era stato proposto.
«Verrai ricoperto d'oro, diventerai il mio favorito, nulla più ti mancherà, basterà un tuo cenno perché tutti accorrano a te ed esaudiscano ogni tuo desiderio!»
Ivory si abbandonò a quella visione di ricchezza e potere: se la Regina avesse mantenuto anche solo la metà di quello che aveva promesso, lui e Brandbury avrebbero potuto vivere il resto dei loro giorni nel lusso più sfrenato, senza più preoccuparsi di nulla; un largo sorriso si fece spazio sul volto dell'elfo, completamente assorbito in quella chimera di oro, gemme, cibi prelibati, abiti raffinati, donne e divertimento.
«Per raggiungere Damevar non ti basterà una semplice mappa» dichiarò improvvisamente la Regina infrangendo il sogno di Ivory e riportandolo brutalmente alla realtà «I nostri regni non sono segnati su alcuna mappa, in questo modo siamo protetti dalla maggior parte di coloro che vogliono invaderci: se non vedono alcuna terra al di là della propria non avranno il desiderio né di esplorarla né di conquistarla. Per raggiungere l'uno o l'altro regno, nostro padre fece costruire delle bussole per sé e nostra madre affinché potessero spostarsi tra i due regni senza che il segreto della loro ubicazione venisse compromesso. Sono bussole particolari: mostrano due sole direzioni e quando ci si trova a Actardion indicano la via per Damevar e viceversa, inoltre funzionano solo se è il sangue dei discendenti di mio padre a bagnarle. Io ne possiedo una e l'altra è in possesso di mia sorella.»
La Regina estrasse dalla scollatura del vestito un medaglione d'argento e lo sfilò, facendo passare la lunga catenella sopra la testa: si trattava di una scatolina non più grande della mano della sovrana, finemente cesellata con motivi floreali che intrecciavano rune antiche. Quando fece scattare il meccanismo, il coperchio si aprì rivelando una superficie liscia e vagamente luminosa, il quadrante non mostrava alcun grado e non c'erano lancette ad indicare direzioni che non erano segnate.
La Regina fece cenno a Ivory di avvicinarsi e l'elfo, con molta cautela e trepidazione si accostò a lei.
Con sua somma sorpresa, vide la donna mordersi un dito fino a quando non ne uscì una goccia di sangue che la sovrana si premurò di far ricadere sul quadrante vuoto; improvvisamente il vago bagliore che lo illuminava si intensificò, accecando Ivory. Lentamente la luce si modellò e si trasformò, assumendo i contorni sempre più nitidi di un reticolato simile a quello delle mappe geografiche, su cui prendevano forma montagne e fiumi, villaggi e città.
Quando gli occhi di Ivory si abituarono alla luce, ciò che gli mostravano lo lasciò completamente basito: tra le mani della Regina brillava una mappa completa di Actardion in tre dimensioni, e un sottile filo di luce, più denso e scuro, lo attraversava andando a perdersi nei picchi delle montagne del nord, indicando la via per Damevar.



   
 
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