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Autore: Tamiko    28/04/2017    1 recensioni
"Se si guarda troppo fisso una stella, si perde di vista il firmamento" - Edgar Allan Poe.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
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DOBBIAMO PARLARE


2012

Clarissa si alzò dal letto circa un'oretta più tardi. Dopo che si era ritrovata sola non era riuscita più a chiudere occhio malgrado il cielo ancora buio, e se n'era rimasta avvolta tra le coperte, senza la minima voglia di rivestirsi. Cullata dal silenzio aveva riflettuto su ciò che era appena successo, ancora incredula.
Rimase un bel po' a fissare il suo guardaroba; così tanti vestiti, eppure nessuno sembrava all'altezza di quello che l'aspettava: lo avrebbe rivisto tra poco, e voleva essere bella per lui, che la guardasse con gli stessi occhi adoranti che gli aveva visto ogni volta che ci fosse una bellezza in giro, soprattutto quando questa bellezza era Moesha, sua sorella. E proprio Moesha si era resa conto, a tavola, che c'era qualcosa di diverso in lei.
<< Non lo so ... è solo che oggi mi sembri strana >> Le aveva detto, facendo le spallucce, e lei per tutta risposta aveva abbassato lo sguardo, con la testa che le girava per via di tutte quelle sensazioni che le offuscavano la mente, che andavano dall'euforia, al pensiero di rivederlo, ai sensi di colpa nei confronti di sua sorella, che era anche la fidanzata di Bruno.
Lei, Moesha e Rosemary, la sorella di mezzo, non aveva in realtà alcun legame di sangue: i coniugi Carter erano stati ed erano tutt'ora felici e innamorati, ma non avevano potuto avere figli propri e così avevano adottato le tre da piccolissime: avevano cominciato venticinque anni prima con Moesha che era ancora in fasce, seguita poi da Rosemary che aveva qualche mese in meno di lei, e qualche anno più tardi arrivò in casa Carter anche lei, Clarissa, che adesso di anni ne aveva vent'uno. Malgrado l'evidente nonsomiglianza fra le tre sorelle (Moesha come i genitori adottivi era afroamericana, mentre Rosemary e Rissie avevano la pelle chiara - anche se comunque le due avevano colori e tratti differenti), sin da bambine avevano sviluppato una sintonia tanto forte che andava oltre ogni legame di sangue: avevano imparato a farcela insieme, si sostenevano e si proteggevano l'un l'altra anche quando la vita le aveva per così dire separate, portandole su strade differenti: Rosemary dopo il college era stata ammessa alla scuola di medicina, mentre Moesha, che era sempre stata una bellezza mozzafiato, già a diciassette anni cavalcava passerelle, e ora a venticinque era una delle top model più richieste e si dichiarava pienamente felice per aver consacrato la sua vita al mondo dello spettacolo. Rissie invece aveva scelto una strada meno ambiziosa.
La ragazza era l'assistente di uno degli artisti dell'etichetta discografica di suo padre, e quest'ultimo non nascondeva di essere scontento della cosa: finito il liceo la ragazza gli aveva comunicato la sua scelta di non andare al college, e la cosa non era affatto piaciuta a Sean Carter, che aveva deciso di punirla mandandola a lavorare in quello che considerava essere uno dei rami più umili dell'ambiente. Ma Sean si era sbagliato: forse la figlia maggiore avrebbe potuto pensare una cosa simile e prendere quel lavoro come un'umiliante punizione, ma non Rissie. Stare accanto a Bruno tutto il tempo, accompagnarlo nei viaggi ed essere la sua ombra. Quella era tutt'altro che una punizione per lei.
Alla fine aveva scelto una vestito a fantasia floreale e delle scarpette ballerina rosse. Si sistemò i capelli corvini, prese la Birkin di Hermès e uscendo infilò al volo un cardigan in tinta cipria.
Nel tragitto si era fermata a prendere la colazione per i ragazzi da Starbucks, come da routine, e poi li aveva raggiunti in studio. Non appena entrò trovò Urbana che la salutò, sembrava piuttosto di buon umore.
<< Ehi ragazza! >> Esclamò. Rissie non si sorprese di vederla: passava da quelle parti molto spesso, veniva a trovare non solo il suo Phil ma anche tutti gli altri, a cui era molto legata e considerava dei fratelli.
<< Sapevo di trovarti qui: Vanilla Latte? >> Le domandò, uscendo fuori dal sacchetto il bicchiere che era per lei.
<< Oh, sei un vero tesoro! >> La ringraziò l'altra, con gli occhi illuminati alla vista dell'amato Vanilla Latte.
<< Figurati. A proposito, hai visto Bruno? >> Chiese, cercando di non sembrare troppo ansiosa di sapere la risposta. 
Aveva un appuntamento per il pomeriggio con dei produttori, ma lui sarebbe comunque venuto già dal mattino per vedere le ultime cose del materiale su cui stavano lavorando. E infatti arrivò poco più tardi, con il fedora e un paio di occhiali scuri. A lei non piaceva quando li indossava, quelle grosse lenti scure nascondevano quegli occhi color cioccolato che la facevano impazzire.
" Cosa farà ... cosa devo fare io? Vorrà parlarmi quando saremo soli, forse in pausa pranzo! Ma no, ci sono gli altri. Sicuramente non vuole che gli altri ci ascoltino, mi parlerà questa sera o ... " Era immersa nei suoi pensieri, quando sentì qualcosa davanti a pochi centimetri dagli occhi che la fece scattare sul posto. Era stato proprio lui, Bruno, che le aveva schioccato le dita.
<< Allora? Cos'è, dobbiamo giocare alla scimmia ammaestrata? >> Disse col tono seccato, mentre alle sue spalle Ryan se la rideva spassosamente. 
<< Scusami ... ero sovrappensiero >> Mormorò, mortificata.
<< Vedi di non farmi perdere tempo Carter, ho già i miei problemi qui >> Sbuffò, e lei sapeva perfettamente a cosa si riferiva. L'album doveva essere stato rilasciato già da qualche settimane, ma non era ancora pronto - o meglio, non come Bruno lo voleva - e il pensiero di dover posticipare ancora la data di uscita lo irritava parecchio.
<< Io vado di là allora >> Disse e uscì dalla stanza, lasciando da soli i tre Smeezingtons e Ryan che la guardava divertito dalla testa ai piedi. Aspettò che si fosse allontanata dalla porta prima di fare uno dei suoi soliti commenti.
<< Ma che si è messa addosso? >> E scoppiò a ridere, seguito da Bruno che però ritornò quasi subito serio e pensieroso: le doveva parlare al più presto, prima che aprisse quella boccaccia. 
Aspettò il pomeriggio, mentre tutti gli altri erano andati via e Phil e Ari erano già saliti in macchina. La trovò nello sgabuzzino che avevano riciclato come ufficio, piccolo e poco luminoso; stava sistemando delle scartoffie in borsa. Alzò distratta lo sguardo, e si spaventò un po' nel vedere la sua figura silenziosa davanti alla porta.
<< Oh, Peter sei tu >> Gli fece, e con fare impacciato cercò di concentrarsi solo sulla borsa, anche se non era facile con lo sguardo di lui addosso. Bruno sospirò, e si decise a parlare. Prima risolveva la faccenda e meglio era.
<< Dobbiamo parlare Clarissa, riguardo a ... >> Stava per continuare, ma la voce di Phil alle sue spalle lo bloccò immediatamente.
<< Oh, eccovi voi due! Forza, o faremo tardi >> I due annuirono all'unisono.
<< Credo sia meglio parlare più tardi >> Aggiunse Bruno prima di andare, non lasciandola replicare.
" Dobbiamo parlare ". Quelle due parole rieccheggiarono nella sua testa per tutto il pomeriggio.


ANGOLO AUTORE
Capitolo breve ma che ci introduce un po' alla vita dei nostri protagonisti: Clarissa è l'assistente di Bruno, e Bruno è sì il Bruno Mars che conosciamo, ma anche il fidanzato di Moesha, la sorella maggiore della nostra ragazza e quindi le cose si complicano un po' ...
 
   
 
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