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Autore: cool_stuff    28/04/2017    0 recensioni
[Monsta X]
[Monsta X]"Per tre mesi dopo la comparsa dei soldati, i sette ragazzi si erano organizzati formando “il Clan”; avevano imparato a conoscersi meglio e a fidarsi gli uni degli altri.
Avevano voglia di vivere, di ricominciare, insieme."
-Tratto dal primo capitolo-
[Quando ho provato a dare un senso al video di All In che mi è piaciuto da impazzire...
Aggiornerò ogni venerdì per mantenere una certa continuità (?) BUONA LETTURA e fatemi sapere cosa ne pensate~]
Genere: Malinconico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Altri
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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MASCHERE

Per Shownu fu la prima volta in cui sentì tremare la terra sotto i propri piedi. In un colpo solo la persona che più amava nella sua vita e la sicurezza di avere un compito in quel mondo, erano scomparse. Rimase a lungo come pietrificato davanti a quel lettino privo oramai di vita, fissava inorridito e disperato quei pochi panni che erano appartenuti a suo padre, ora ben piegati sulla parte centrale. Ci aveva messo delle settimane per guadagnarsi i soldi per comprarli, visto che i fondi della madre erano già finiti da qualche tempo aveva lavorato come calzolaio assieme ad un amico di famiglia. Poi arrivò l’Armata Nera e così scomparve sia la bottega sia l’amico di famiglia, probabilmente era scappato come tutti gli altri codardi della cittadella. 
Shownu per il padre avrebbe fatto di tutto, perfino rapinare un negozio, mettere dei soldi in un borsone e tornare a casa fingendosi soddisfatto di sé. Ma adesso il ragazzo che era rimasto forte e con i piedi per terra per tutta la sua vita si trovava all’interno di un vortice di dolore che non aveva mai provato prima. Era al corrente della malattia da quando era piccolo, sapeva se ne sarebbe andato un giorno, ma per lui quel giorno non sarebbe mai arrivato del tutto, il padre non sarebbe morto, mai, almeno non fin quando ci sarebbe stato a badare a lui, eppure su quel lettino bianco non c’era più nessuno.
Le guardie avranno portato via il corpo; mesi prima, avevano scritto su di un registro i nomi degli abitanti gravemente malati o portatori di handicap, a questi era riservato un trattamento speciale: ogni due giorni due Guardie sarebbero andate a controllare la loro salute per tenere la situazione sotto controllo. Evidentemente lo avevano trovato già morto; fu strano dover rendersi conto che non solo non vi era più nessuno di cui prendersi cura, ma che se ne era andato senza che lui avesse potuto fare qualcosa, senza un addio vero e proprio.
Shownu non seppe quando precisamente incominciò a piangere, quando appoggiò un rametto di Delphinium su quei vestiti piegati, né tantomeno quando svuotò la sacca nera di soldi sul lettino e li fece prendere fuoco con un accendino antico che di solito utilizzava per accendere i fornelli.

Minhyuk era tornato a casa sua la mattina presto, subito dopo aver riaccompagnato Hyungwon nella sua. Abitavano a due isolati di distanza ma pareva sempre troppa. Si erano lasciati dicendosi che si sarebbero rivisti, da soli per la prima volta da tempo, il pomeriggio verso le sei stesso nella piazza maggiore. 
La loro relazione si era mano a mano complicata in quegli ultimi mesi: con Minhyuk a capo del Clan, aveva sviluppato un forte senso di protezione nei confronti del suo ragazzo, ma non sempre andava bene e spesso si era trovato in situazioni in cui era costretto a sforzarsi per non reagire.
Il platino, dopo una breve pennichella, indossò di corsa la sua solita felpa blu scolorito e anonimo con tanto di cappuccio, il gilet marroncino, i vecchi pantaloncini neri ed uscì. Aspettò per un’ora intera in quella piazza ma inutilmente, del moro non vi era nessuna traccia. La mente di Minhyuk fu aggredita ma mille pensieri diversi, ma soprattutto dalla preoccupazione.
“E’ successo di sicuro qualcosa, mi avrebbe avvertito se non fosse venuto.”
“Ti prego, fa che stia bene…” fu la frase che più si ripeté in mente correndo verso casa dell’altro, che raggiunse in pochi minuti.
-Hyungwon sei lì dentro?- prese a gridare sbattendo forte le mani a pugno sulla porta di legno.
-Hyungwon, ti supplico, se sei lì-
-Si, sono qui. Ora vattene- si levò una vocina flebile che però Minhyuk sentì forte e chiaro e non fu in grado di ignorarla, né fare quello che aveva appena chiesto. C’era decisamente qualcosa che non andava in quella situazione, così prese quel po’ di rincorsa che gli bastò ad aprire la porta con una spallata. Hyungwon era esattamente di fronte a lui, nell’ultima camera visibile per via del separé completamente spalancato, a gambe incrociate sotto una delle poche finestre della casa. Una decina di libri strappati erano sparsi sul pavimento, in un angolo perfino un vecchio televisore, mentre sulla parete frontale un letto posto stranamente in verticale, appoggiato del tutto al muro. 
Minhyuk si avvicinò piano, il volto di Hyungwon era coperto da un passamontagna bianco che lasciava scoperto solo gli occhi e la bocca, il platino si accovacciò davanti a lui e sospirò.
-Hyungwon sono io- disse guardandolo, solo che l’altro non lo poteva sapere poiché a testa bassa.
-Si lo so.-
-Che è successo? Perché non sei venuto? Che stai facendo qui a terra?-
Minhyuk conosceva bene l’abitudine del più alto a coprirsi il volto quando era triste o ferito, a modo suo lo faceva sentire più sicuro.
-Non sono affari tuoi.-
-Io invece credo di si. Tu sei un affare mio Won…- fece una piccola pausa –Ma non posso aiutarti se non mi dici cosa c’è che non va-, detto questo provò a sfilargli via il passamontagna dal viso. Il moro si irrigidì scansando in tutti i modi le mani dell’altro, che però continuavano ad insistere.
-Smettila di girarti Won, non capisco perché ti stai nascondendo così da me-. 
Minhyuk finalmente riuscì a prendere il lembo di quella copertura bianca, non capiva se perché era stato abbastanza veloce o perché Hyungwon finalmente si stava arrendendo, ed incominciò a tirare in alto per togliergliela. 
E desiderò davvero tanto non averlo fatto.
La palpebra dell’occhio destro era ricoperta di sangue ancora fresco, sul naso vi era un taglio abbastanza profondo, mentre il lato sinistro della bocca era violaceo per colpa di un grosso livido, ma sempre più piccolo rispetto a quello che gli ricopriva gran parte della guancia sullo stesso lato.
Il biondo platino lo aveva già visto ferito ma mai, mai in quelle condizioni. Si guardarono per un secondo, Minhyun con l’aria ammonitrice e furiosa, Hyungwon con aria afflitta ed arresa, poi il più grande si alzò velocemente e senza dire una parola, uscì dalla casa sbattendo forte la porta dietro di sé.
Corse come non fece mai in tutta la sua vita, attraversò stradine e tagliò per vicoli oscuri fino ad arrivare alla porta di I.M a pochi minuti dalle otto, ora in cui era sua abitudine cenare.
-E tu che ci fai qua?- disse Minhyuk non appena Wonho aprì l’uscio.
-Beh io…-
-Senti lascia stare- tagliò corto i più alto -Me lo racconterai un’altra volta. Dov’è I.M?-
-Sono qui- disse l’interessato comparendo alle spalle del biondo 
-Cos’è tutta questa fretta?-
Minhyuk assottigliò gli occhi lasciando trapelare tutta la sua rabbia ed inquietudine.
-Prendete quanta più benzina avete come scorta e seguitemi.-
-Ma…- provò a dire Wonho girandosi dalla parte di I.M notando il suo stesso sguardo confuso.
-E’ un ordine.-
  
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