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Autore: Elendil    29/04/2017    1 recensioni
Sequel del primo libro della saga "Nihaar'ì".
Le vicende di Harryan continuano ma i punti di vista ancora una volta cambiano. Il destino della Veggente prosegue con nuovi e improbabili risvolti!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti!

Nuovo capitolo, nuovo punto di vista! Spero vi piaccia J Come sempre un grazie a tutti e a tutte e alla prossima!!

Bacissimi!

Elendil

_________________________________________________

 

“Ho sete”

Incapace di resistere all’arsura, Asiya si passò la lingua sulle labbra avvertendone al tatto la consistenza dura e corrugata. Si maledì. Sapeva che così facendo avrebbe solo aumentato il suo desiderio di bere, ma pur consapevole, non era fisicamente in grado di impedirselo.

Quanti anni erano che fame e inedia avevano smesso di essere un suo problema? Rifletté un attimo su quella vaga epifania per poi, suo malgrado, scuotere il capo. Non abbastanza per dimenticare cosa significassero, eppure troppi per poterli affrontare di nuovo con la disinvoltura consona al suo ruolo.

Alcuni passi più avanti avanzava Sery, passi leggeri e misurati a donarle come sempre un che di mistico e spettrale.

Ansimante, la certezza che i suoi piccoli sandali stessero letteralmente andando a fuoco in quell’oceano ardente, Asiya le rivolse un’occhiata di puro e autentico odio, il più genuino che si concedesse di elargire dopo anni di piccole smorfie e malcelati ghignetti sprezzanti in voga fra i Nobili.

Quando Sery le aveva piantato il coltello alla gola Asiya aveva in qualche modo immaginato di dover morire da lì a pochi istanti.

Poco male, si era detta in un non meno precisato istante di calma serafica, almeno avrò una morte gloriosa, degna del mio rango.

Ma così non era stato.

Trascinata come un animale lontano dalla propria dipartita, Sery l’aveva subito scaraventata nella precognizione di una assai logorante scarpinata nel deserto fra le dune bruciate dal sole.

Meglio così, aveva quindi sospirato tentando al contempo di non farsi strozzare dalla foga della sua compagna di viaggio, Armate delle sole nostre gambe riusciremo a fare sì e no mezzo miglio prima di doverci arrendere alla fatica. Per allora Zaphil ci avrà trovare e riportate indietro.

Ma ancora una volta, il Popolo del Deserto pareva assai ansioso di deludere le sue aspettative.

Pochi metri necessari a illudere Zaphil e l’Anhayt del fatto che entrambe fossero riuscite effettivamente a scappare approfittando della confusione generale, e la Risvegliata le aveva sferrato un gancio tanto forte da farle credere che tutti i suoi denti si sarebbero staccati ripopolando il deserto di piante dentifere.

Quando era riuscita finalmente a riprendere conoscenza aveva assai faticato per mettere a fuoco il paesaggio circostante.

Prima impressione: erano sole. Seconda impressione: non si stavano spostando.  

“Credevi davvero che ti avrei trascinato per chilometri in mezzo al deserto con una lama piantata al collo?” l’aveva derisa Sery mentre dolorante l’Hayeli’vo tentava con scarso successo di mettersi a sedere. Il conato che era seguito l’ava subito fatta desistere. Nuovo sospiro.

“Troppo faticoso?” aveva quindi esalato dopo un istante. Pallida nel già abbacinante riverbero solare, Sery si era limitata a sogghignare.

“No, troppo stupido. Perchè costringerti ad avanzare con la forza quando a conti fatti la tua unica scelta potrebbe essere quella di seguirmi?” Asiya si era limitata a strizzare appena gli occhi.

“Ti ricordo che Zaphil (o almeno uno dei suoi) sarà già sulle mie tracce ora”

L’altra le aveva rifilato un sorriso vago “Ne dubito visto che a conti fatti non vi è alcuna traccia da seguire” aveva allora allargato un braccio mostrandole il paesaggio tutt’attorno a lei.

Un paesaggio abbastanza familiare da assomigliare a quello della sera prima, in effetti. Anzi, da esserne esattamente la copia sputata. O solo la stessa.

“Chiunque si sia messo sulle nostre tracce ora si trova molto più avanti di noi. Tutto ciò che dobbiamo fare è semplicemente non raggiungerlo” stretta delle spalle, l’espressione di Asiya che probabilmente doveva allora aver rasentato l’attonito.

L’altra non le aveva badato gran che, la certezza di averle in qualche modo restituito l’inganno precedentemente subito a soddisfarla abbastanza da non avvertire evidentemente la necessità di aggiungere altro alla spiegazione generale. Sconcerta, Asiya non aveva potuto far altro che fissarla mentre queste con naturalezza appallottava alcune cianfrusaglie in un telo logoro prima di caricarselo in spalla e cominciare ad avanzare senza una parola nel deserto infuocato.

“Immagino che a questo punto non mi darai più del Voi, vero?” le aveva poi urlato improvvisamente dietro con una nota sarcastica.

“Quel fagotto è tuo” aveva replicato l’altra senza nemmeno girarsi “Se non ti sbrighi a prenderlo e seguirmi ti lascio qui”.

                                    

Ed era così dunque che era cominciata la loro marcia nel deserto. Gli inseguitori avanti chissà dove e loro dietro, due sparuti fagotti colmi di cianfrusaglie a difenderle dall’immensità di un deserto apparentemente sconfinato.

Sfiancata dal caldo, le dita dei piedi che dolorosamente cominciavano a scarnificarsi a causa del continuo contatto con la sabbia arroventata, Asiya si ritrovò allora a ripensare alla Torre del Tempo e alle sue immense sale fresche e temperate, una gioia per lo spirito e il cuore dove sete e fame parevano davvero essere nulla più che fantasticherie prive di consistenza e realtà.

Ricordò i colori pastello, le scalinate a ventaglio, i dipinti punteggiati d’oro. E ricordò perfino quei profumi nascosti che nessun inserviente si dava pena di creare ma che per qualche ragione infestavano comunque la percezione.  

Gemette piano, un sassolino che dolorosamente percorreva da dita a tallone tutta la lunghezza del piede destro. Fu tentata di chiedere una sosta ma desistette.

Come diavolo era finita in quella situazione? Si domandò allora con una punta d’ansia. Ma molto più importante, come diavolo si era fatta convincere a finirci quasi di sua spontanea volontà?

“Questa notte ci accamperemo là”

La voce di Sery la distrasse dalle proprie elucubrazioni costringendola a guardare dove la donna stava ora indicando: una roccia dall’ara solitaria che svettava raminga nella piana come un dente aguzzo. Gli scoccò un’occhiata perplessa prima di detergersi il sudore dalla fronte.

“Come riparo non mi sembra molto sicuro” commentò incerta

“Vedi per caso altro di tuo gradimento?” la sbeffeggiò subito Sery voltandosi a guardarla.

Scosse il capo “Ora no” convenne “Ma il sole è ancora alto. Magari avanzando un poco...” nervosa l’altra si tirò meglio il fagotto sulla spalla

“Questo non è territorio su cui avanzare oltre una certa ora a meno che si desideri fare altri incontri con la fauna locale” tagliò corto

“Risvegliati?” sobillò Asiya con una nota acida. Senza battere ciglio Sery riprese rapida a camminare costringendo l’altra a starle suo malgrado dietro.

“Fossero solo i Risvegliati dubito che dovremmo preoccuparci a tal punto” riprese tuttavia dopo un attimo, il passo sottile che scivolava senza fatica laddove la Hayeli’vo riusciva a malapena ad arrancare

“Sfortunatamente però essi non sono né gli unici né i più pericolosi cui il deserto da rifugio e protezione dalla Torre del Tempo”   

Incerta fra il maledire la rinnovata sofferenza del camminare o il caldo mortale che le pressava in ogni parte del corpo, Asiya si concesse un mezzo sospiro.

“E immagino che nessuno di questi gentili avventori rispetti le regole dell’ospitalità concesse ai Figli del Deserto, vero?”.

Non appena varcato il confine dell’ombra proiettata dalla roccia, Sery si liberò del proprio fagotto per cominciare a scandagliare la zona con passo cauto e predatore. Dal canto suo Asiya si limitò a disperdere la propria mercanzia a terra e accasciarsi esanime sulla sabbia tiepida e inodore. Espirò piano chiudendo per un attimo gli occhi.

Quando li riaprì la figura di Sery incombeva su di lei.

“Per i Figli del deserto valgono sempre le antiche consuetudini” si accigliò chinandosi per prendere il suo fagotto abbandonato “Ma voi non siete una di loro o sbaglio?”

Si allontanò in uno sbuffo costringendo Asiya a puntellarsi sui gomiti per seguire i suoi spostamenti.

“Lo sono stata molto tempo fa” replicò cauta “Conta come attenuante di aver per qualche tempo frequentato la Nihaar’ì?”.

Difficile capire se il silenzio che seguì fosse frutto delle numerose faccende cui si stava dedicando la Risvegliata o la conseguenza naturale della sua rivelazione.

Poco dopo Sery le scagliò addosso un groviglio di stoffe rosse adducendo che se proprio aveva intenzione di starsene a blaterare per tutto il tempo, almeno lo facesse rendendosi in qualche modo utile.    

Montarono quindi il “campo” e con esso alcune delle protezioni necessarie a evitare gli attacchi delle Ombre. Niente di realmente efficace, si rammaricò Sery, ma di certo qualcosa di abbastanza utile a rassicurare entrambe sulla concreta possibilità di coricarsi e riposare per qualche ora. Non accesero il fuoco ovviamente, così al calare del sole entrambe si ritrovarono inevitabilmente a tremare rannicchiate nelle misere stoffe che erano riuscite ad adibire a giaciglio.

Solo allora, rigida nelle propria branda improvvisata, Sery si diede pena di riprendere il discorso che ella aveva volutamente lasciato cadere poche ore prima.

“Davvero sei stata una Figlia del Deserto?” esordì con una nota soffocata. Poco distante, egualmente aggrovigliata nelle proprie misere stoffe, Asiya annuì.

“Molto tempo fa. Prima di diventare Hayeli’vo ed essere portata alla Torre del Tempo”.

Le parve come di sentire la Risvegliata rigirarsi nelle coperte

“E’ strano” commentò poi con voce stranamente limpida “Chissà perché ho sempre creduto che solo ai Nobili fosse concesso di varcare la soglia della Torre del Tempo. Figuriamoci rivestire il ruolo di Hayeli’vo...”

Asiya fece come per stringersi nelle spalle.

“In genere è così” le concesse “La Torre del Tempo si guarda bene dall’ospitare entro le sue mura chiunque possa in qualche modo dubitare del suo potere o non dipendere direttamente da esso.” si bloccò, improvvisamente accorgendosi di quanto poco diritto avesse in quell’istante di rivelare particolari tanto compromettenti sulla vita di Corte.

“Ma per me fu diverso” tagliò quindi corto “All’età di otto anni venni presa e portata via dalle terre in cui vivevo per essere scortata alla Torre del Tempo”

“Chi ti portò via?” la interruppe l’altra. Smorfia evasiva

“Un uomo della Torre” rispose monocorde “Fu lui a dirmi che ero stata scelta per un compito molto importante cui non avrei mai potuto rinunciare se non con la mia stessa vita. Mi mostrò stanze e camere fra le più belle che avessi mai visto dicendo che tutto ciò era e sarebbe stato mio a patto che fossi stata fedele alla Torre e alla Nihaar’ì per tutta la vita”.

Dall’altra parte parve allora di udire un sospiro contrito.

“Un premio superfluo se paragonato all’onore di poter essere al fianco della Nihaar’ì” la voce di Sery tradiva una nota di emozione. Asiya lasciò che essa scorresse su di sé assieme agli altri vaghi rumori della notte prima di rilassare il capo contro la sabbia umida.

“Infatti” concesse infine con una nota sonnolenta “Ben più grande di quanto avessi mai osato sognare fino a quel momento”.

 

L’indomani si svegliarono poco prima dell’alba, il tepore antecedente il destarsi del giorno a regalare a entrambe poche ore di umida frescura sufficiente a impacchettare i loro bagagli e mangiare un paio di bocconi di pane. Ordinatamente disposta a terra, la mercanzia che Sery divise equamente fra i due fagotti risultò essere poco più che qualche stoffa imbevuta di Tinta, un paio di borracce, pali di legno necessari a piantare le stoffe e un paio di coltelli a lama corta. Un bottino assai scarso, si lamentò l’Hayeli’vo, ma difficilmente suscettibile di aggiunte calcolando le miglia che avrebbero dovuto percorrere con quella roba addosso.

Ovviamente a lei toccò la parte delle stoffe e dei pali mentre la Risvegliata tenne per sé acqua e armi.

Dannata gente del deserto...

“Immagino che tu sappia dove stiamo andando, vero?” esalò Asiya mentre il primo raggio di sole fendeva il morbido profilo delle dune. Una goccia di sudore le scivolò cauta lungo la tempia perdendosi nella già evidente ricrescita rossa delle sue chiome.

“Temi di no?” ridacchiò l’altra senza nemmeno voltarsi. Asiya fece come spallucce

“Mai dubitato delle tue doti di orientamento” precisò subito alzando una mano in segno di resa “E’ la vendetta che mi da di che pensarequesta volta l’Hayeli’vo fu certa di cogliere un sogghigno derisorio sul volto dell’altra

“Pensi davvero che mi prenderei tutto questo disturbo se la mia intenzione fosse semplicemente quella di ucciderti?”

Asiya si morse un labbro scoprendolo nuovamente arido e rinsecchito. Poi sospirò.

“In effetti queste mercanzie pesano troppo per una sola persona...” buttò lì con noncuranza

“Ho portato cose pesanti il doppio di quelle che stai portando tu ora lamentandomi la metà di quello che stai facendo. Il tutto ferita a una gamba e inseguita dai membri dell’Ordine” la liquidò subito l’altra aumentando bruscamente il passo. Come sempre la camminata di Sery pareva insofferente di rallentamenti o ostacoli di alcun genere.

Come esimersi dal maledirla per l’ennesima, sconsolata, volta?

“Perdona il mio sciocco dubbio allora” digrignò raggiungendola Asiya. Si aggiustò con un gemito la sacca sulla spalla “E’ che è da molto tempo che non mi viene richiesto di capire gli atteggiamenti e le azioni delle persone che mi circondano. In genere è Zaphil a farlo al posto mio e lui non sbaglia mai” l’altra la scrutò per un breve attimo

“Questo è il tuo modo da Hayeli’vo di dirmi che non hai la più pallida idea di quali siano le mie intenzioni?”

L’altra fece spallucce.

Forse si.

“Che peccato” ridacchiò nuovamente l’altra per poi guardandola, aggiungere “E sì, questo è il mio modo da Figlia del deserto di dirti che non sono affatto dispiaciuta”.

Poco più indietro, Asiya fece allora una smorfia contrita ignorando il fatto che così facendo le labbra le si sarebbero all’unisono spaccate. Represse un gemito

“Che cosa poco carina. E io che pensavo che dopo le rivelazioni di ieri sera mi considerassi un po’ più come una sorta di amica alla lontana da poco ritrovata ma degna comunque di grande fiducia”  

“Essere nata nel Deserto non fa di te una Figlia del Deserto” puntualizzò subito l’altra “E se è di fiducia che vogliamo parlare, ti ricordo che è solo a causa tua e delle tue menzogne che ci ritroviamo ora in questa situazione”

“Oseresti rimproverarmi per essere stata fedele alla Nihaar’ì?” si accigliò la fanciulla. L’altra rallentò solo un istante il passo

“Conosco la fedeltà. Ma non per questo sono disposta a perdonare la tua menzogna.”

“Dubito che tu possa anche solo comprendere quanto l’una sia legata all’altra”

“Tu dici?” improvvisamente Sery si bloccò lasciando che Asiya la raggiungesse “Credi davvero che non mi sia mai capitato di dover mentire in nome di ciò in cui credo? In nome dell’amore che provo verso quell’uomo che ora grazie a te ho con ogni probabilità perduto per sempre?” Asiya si ritrovò a serrare appena la mascella

“E tu credi davvero di poter fare a me la morale sulla menzogna?” avvertì la collera salirle improvvisamente al viso in una vampata di calore “Le persone normali mentono; Io sono la Hayeli’vo. Non credo di dover star qui a definire quanto e perché le due cose siano differenti

“Quindi dovrei perdonarti semplicemente perché rovinare la vita alle persone fa parte dei tuoi compiti?” si accigliò Sery

“Il mio compito” prese fiato l’Hayeli’vo “E’ proteggere la Nihaar’ì e non una Khonarh qualsiasi. Dubito che alla luce di questo io debba perdere anche solo un altro secondo a giustificarmi per alcunché”  

Prima di capire come, la Hayeli’vo si ritrovò pericolosamente vicina alla Risvegliata, una mano della donna a ghermirle le vesti in una morsa di ferro.

“Se è davvero il mio perdono che desideri” la gelò lei con voce monocorde “Temo tu non lo stia chiedendo nel modo giusto”

“Se davvero desiderassi il tuo perdono” d’istinto l’Hayeli’vo strinse la presa sulle dita dell’altra “Te lo starei chiedendo

Ma la realtà è che non me ne importa assolutamente nulla.

Vedendo la mano libera di Sery salire verso di lei Asiya si ritrovò a chiudere d’istinto gli occhi.

L’avrebbe colpita. Pensò. Perché se lo meritava.

Ma la Risvegliata non la schiaffeggiò, viceversa dopo un attimo la lasciò andare con uno strattone per poi, rigida, tirarsi meglio sulle spalle il proprio fagotto.

“Hai ragione” ammise dopo un attimo “Tu non hai bisogno del mio perdono” una pausa “Non hai bisogno del perdono di nessuno”

Mentre Asiya tentava suo malgrado di risistemarsi le vesti e ricomporsi in qualche modo, avvertì lo sguardo dell’altra seguirla con muta circospezione prima di scostarsi con un sospiro.

“Ti porterò dove stiamo andando perché così ho deciso” la voce della Risvegliata le suonò quasi stonata all’orecchio, il tono tanto vuoto da parere meno che un sussurro mentre ella si voltava e riprendeva a camminare “Dopo di che le nostre strade si divideranno. Prega allora che non si rincontrino mai più perché se così fosse, non basterà un titolo e un’amicizia alla lontana da poco ritrovata ma degna comunque di grande fiducia per risparmiarti”

 

Quella notte non parlarono. E nemmeno il giorno successivo. E nemmeno quando l’acqua diede i primi segni di stare inesorabilmente terminando le due osarono scambiare anche solo una parola.

E poi arrivò di nuovo la notte.

Questa volta riuscirono a catturare un piccolo topo del deserto che avidamente si divisero e mangiarono senza poterlo cuocere. Poco prima di coricarsi un lampo vibrò lontano nel cielo a oriente colorando per un attimo di un tiepido rosa cipria la notte circostante.

“Domani verrà la Tempesta” decretò Sery “Non è prudente avventurarsi nel deserto senza alcuna protezione”

Stanca e febbricitante di sole, Asiya aprì lentamente un occhio guardando prima l’orizzonte e poi la sua compagna di viaggio. Il fatto che le avesse rivolto nuovamente la parola stava a significare una preoccupazione ben più che latente. Con una smorfia si puntellò su un gomito per guardarla.

“La nostra acqua è agli sgoccioli. Aspettando qui rischieremo di rimanere senza” obiettò in un sussurro ovattato. Nel buio, l’altra annuì una volta.

“Durante le Tempeste il deserto si risveglia. Non sono certa di poterlo affrontare con te al mio fianco” “So combattere” ribatté lei risentita.

“Non è ciò che mi serve” scosse subito il capo l’altra per poi voltarsi a guardarla.

Nel buio la Hayeli’vo fu quasi certa di ricordare quei suoi occhi scuri e neri scrutarla da un mondo cui lei non faceva parte.

“Qualcuno è sulle nostre tracce” esalò la Figlia del Deserto con una nota grave.

Zaphil? Possibile?

L’altra dovette notare il guizzo nello sguardo di Asiya perché sorrise appena.

“Sfortunatamente qualcuno di assai poco raccomandabile. Dubito gradiresti la loro compagnia” Asiya avvertì qualcosa tendersi all’altezza dello stomaco

“Da quanto tempo ci seguono?” esalò quindi titubante. L’altra scrollò le spalle.

“Poco. Ma l’indomani ci raggiungeranno se non faremo qualcosa per evitarlo. Prima di tutto, evitare di esporci inutilmente nella Tempesta di Sabbia” scettica, Asiya lanciò una breve occhiata alla volta celeste nuda e immensa sopra la sua testa

“Peggio di così? Difficile” nuova scrollata di spalle

Finchè continuerai a pensare come una Khonarh (popolana), impossibile.”

 

L’indomani si alzarono prima dell’alba, una rapida occhiata al brumore lattiginoso sospeso nell’aria a suggerire che la tempesta si stesse avvicinando più rapidamente di quanto avessero sperato. Rifecero in fretta i bagagli e presero subito a spostarsi verso Ovest.

Sery disse che il tempo stringeva. In breve sarebbe stato difficile tanto avanzare quanto respirare, motivo per cui la cosa migliore sarebbe stata quella di creare con i bastoni una tenda improvvisata e sotto di quella attendere che il turbinio si placasse.

Perché dunque non fermarsi e piantare la tenda fin da subito?

“Chi ci segue dubito si fermerà fino a quando non sarà costretto a farlo. Guadagnare anche solo pochi passi di vantaggio è quindi vitale nella nostra condizione”

In breve il latteo pallore dell’aria si trasformò in una non meno identificata nebbia caliginosa solcata da nervosi strappi di vento caldo e soffocante.

Sery si fermò solo un attimo per coprirsi il volto con una benda pesante ordinando ad ad Asiya di fare altrettanto.

“La tempesta si sta avvicinando. Da questo momento stammi vicino”

Come destato dalle parole della Figlia del Deserto, fu allora che il vento prese a rinforzare trasformandosi in breve in vere e proprie raffiche frustanti sabbia e ululanti tormenta, uno strazio cui Asiya reagì curvandosi su se stessa nella vana speranza di difendersi alla bell'e meglio.

Inutile.

La sensazione che ad ogni folata la pelle venisse letteralmente scorticata le fece ben presto salire le lacrime agli occhi. Poco più avanti tuttavia, Sery non pareva dare segni di volersi fermare. A differenza dell’altra procedeva dritta - ma dai? Quale novità - , lo sguardo rivolto al profilo di un orizzonte che ora nemmeno impegnandosi Asiya sarebbe stata certa di poter anche solo indovinare.

Avanzarono ancora. E un poco. E tutt’attorno pareva davvero di ritrovarsi in un’immensa clessidra vorticante sabbia e vento da ogni dove.

Poi qualcosa scivolò nella coda dell’occhio di Sery.

La giovane si bloccò un istante. Ma riprese subito a camminare, troppo terrorizzata dall’idea di perdersi nell’infuriare della tempesta per osare allontanarsi dalla figura della Figlia del Deserto.

Sery!” cercò di richiamarla. Poi si bloccò.

Ho visto qualcosa. Avrebbe voluto dire. Si ma cosa esattamente? Si domandò in un moto di incertezza.

Un movimento. Uno scivolio. Una semplice impressione.

Poco più avanti la sua guida pareva non averla udita così decise di tacere.
Ma subito di nuovo eccolo, quel movimento furtivo, troppo rapido per potersi girare e guardare ma abbastanza lento ora per poter fugare la certezza di averlo realmente visto.

Così questa volta si fermò e tentò di individuarlo nella bufera.

Inutile, ovviamente, non che ci avesse realmente sperato. Ma ora voltarsi e richiamare l’attenzione di Sery non pareva più così stupido cosa da farla desistere.

C’è qualcuno. Le gridavano i suoi sensi. C’è davvero qualcuno.

Ma quando si girò per comunicare l’insperata epifania si ritrovò sola.

Sery era già sparita.

Sbattè un paio di volte le palpebre, il pizzicorio della sabbia oltre il tessuto a farle venire voglia di togliersi tutto e cominciare a grattare con foga. E trattenne il respiro.

Sery era sparita.

Le suggerì la sua constatazione dell’ovvio.

E qualcosa si aggira per certo attorno a te fecero eco i suoi sensi.  

E tu sei sola concluse lei ritrovandosi suo malgrado a spostare il suo sguardo da destra a sinistra e poi di nuovo a destra.

Ma urlare forse non era certo la cosa migliore da fare giacché se vi era ancora una qualche speranza di non essere stata vista, così facendo sarebbe stata vanificata.

E le armi se le era portate via Sery.  

Da che parte era andata quella dannata Agves Anaphat?

Cominciò a camminare, pochi passi ad affondare in un mare di sabbia scrosciante attorno a lei prima di rallentare  nuovamente e fermarsi di nuovo, miseramente.

Cosa aveva detto Sery circa il modo per sopravvivere alla tempesta?

Montare una tenda usando tele e pali? Tentò. E aspettare?

Guardò prima a destra e poi a sinistra.

Beh lei i pali e le tele li aveva...

Hayeli’vo!”

A differenza della figlia del deserto.

Hayeli’vo!”

Esitò quindi per un lungo e intenso attimo, l’incertezza su cosa fosse meglio fare che riverberava in lei in una lunga eco tempestosa.

E infine prese fiato.

Sery!”

Dal vortice lattiginoso emerse allora una figura alta e slanciata, china nelle raffiche di vento, che rapida si diresse verso di lei.

“Speravi forse di liberarti di me?” le gridò la donna non appena fu abbastanza vicina da farsi udire nella Tempesta.

Pur sapendo che nessuno l’avrebbe vista, Asiya fece come una smorfia contrita.

“Se sapessi come sopravvivere al deserto l’avrei già fatto da tempo”

“Dobbiamo costruire la tenda. Di questo passo la Tempesta ci sfinirà” la incalzò subito l’altra abbozzando al fagotto che portava ancora sulla schiena.

Sery, ho visto qualcuno...” Asiya avvertì la propria voce vibrare appena “un’ombra....”

“Un’Ombra?” la voce di Sery riverberò nell’aria come incrinata di due ottave. La Hayeli’vo scosse appena il capo.

“Non un’Ombra” precisò mettendosi una mano davanti alle labbra “Solo una figura...”

“Una figura umana...?” Perché Sery non pareva rinfrancata?

“Non...” prese fiato prima di parlare “Non ne sono sicura”

“Quando?” l’altra si fece più vicino. Asiya si strinse nelle spalle.

“Non lo so” gesto confuso “Non saprei”

Capì che Sery l’aveva afferrata per le spalle solo quando si sentì letteralmente sbattacchiare avanti e indietro.

“Cosa vuol dire non saprei? Se hai visto qualcuno dovresti almeno...”

Prima ancora di riuscire a formulare una qualche forma di risposta -se pur approssimativa - Asiya fu costretta ad alzare il volto verso l’alto.

Una pioggia di piccoli fuochi si stagliava come per magia nel cielo in una parabola lucida e ardente.

  
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