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Autore: floricienta    30/04/2017    1 recensioni
In una società governata dalla tecnologia più avanzata combinata alla forza del Mana, la divinità dell'oceano, Tangaroa, minaccia la sopravvivenza del genere umano, costringendolo a ritirarsi a vivere sulle aeronavi e obbligandolo a compiere sacrifici per beneficiare la propria benevolenza.
È in questo contesto che si intrecciano i destini e i sentimenti di due persone. Ari, un ragazzo timido e pauroso, che si è visto portar via tutto ciò che di più caro gli era al mondo, e con un potere dentro di lui che non può neanche immaginare; e Nael, un ladruncolo di strada che, per diverse vicissitudini, si è ritrovato a convivere proprio con Ari, aiutandolo giorno per giorno a diventare sempre più forte con la sua presenza.
Un insieme di turbamento, tristezza, felicità, disperazione, amore.
Sarà proprio la catena che li lega indissolubilmente a determinare la salvezza o la distruzione dell'umanità.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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CAPITOLO 34
LA NOTTE PRIMA DELLA BATTAGLIA


 

Gennaio, anno 440 del XII periodo

Era incredibile quello che Ari era riuscito a compiere.
Sfruttando Nael, aveva incanalato il proprio mana in lui, per poterlo usare come catalizzatore di energia, e aveva utilizzato la volontà dell'anima del ragazzo di ritornare nel proprio corpo, unita alla lettura delle correnti oceaniche, per capire gli spostamenti di Tinirau fino a dove si trovava il tempio.
Grazie al suo collegamento con Natanael era stato in grado di vedere tutto quello che aveva visto lui attraverso gli occhi del suo vero corpo, che si trovava nelle profondità dell'oceano. Era stato trascinato e rinchiuso nel tempio grazie a un'energia benigna, che Ari aveva riconosciuto come Tangaroa.
Il resto era venuto da solo.
Era come se si fosse scolpita nella sua mente una mappa di tutto l'oceano esistente e la strada da percorrere era marcata con un pennarello indelebile. L'unica cosa di cui non era certo era il tempo che ci avrebbero messo per raggiungere il posto, ma non era così lontano quanto temeva.
Nael era rimasto sbalordito mentre gli spiegava quello che aveva fatto e anche Inaya aveva la stessa espressione.

“Lo sapevo!” la ragazza gli si buttò al collo, quasi strozzandolo. “Ero certa che ce l'avresti fatta!”
Nael schioccò la lingua, come al solito non tollerava troppo quello scambio di effusioni tra i due.
“Quindi non sei arrabbiata con me?”
“No!” esclamò a gran voce e con una punta di angoscia, staccandosi appena dal ragazzo. “Mi dispiace. Io non volevo dire tutte quelle cose! Speravo di convincerti e, quindi, ti ho spronato prendendo esempio da come fa mio padre e...” le sue guance si imporporarono appena, forse più per la vergogna che per altro. “...beh, ci sono riuscita, no?”
Ari soffocò una risata mentre lasciava andare la presa sulla Curatrice.
“Grazie, Inaya, mi hai aiutato molto.”
“Ci ho preso.” commentò Nael, consapevole che fosse stata tutta una tattica per far crollare Ari e convincerlo a riprovare l'incantesimo.
“E tu non hai deluso le mie aspettative!” continuò lei. “Sei un portento, dovresti diventare tu il maestro e mio padre l'alunno.”
Ari si grattò la testa, imbarazzato da tutti quei complimenti.
“Non esagerare.”
“Non sto affatto esagerando.” Inaya gli fece l'occhiolino e sorrise contenta.
Il biondo si ritrovò a scuotere il capo pensando che, per l'ennesima volta, Inaya si era preoccupata per lui e che tutte le parole non erano andate sprecate al vento, ma erano servite a farli arrivare dov'erano, così come anche quelle di Nael.
Era contento di aver trovato qualcuno come lei a riempire una parte della sua vita.
“Vogliamo andare?” il tono seccato di Natanael rimbombò nelle orecchie di Ari, che si mise a ridacchiare.
“Andiamo.”





Ormai stavano camminando da diversi giorni, forse era passata una settimana, ma adesso sapevano perfettamente che strada compiere. O, almeno, Ari lo sapeva e tanto bastava.
Stavano attraversando una zona ricca di cadaveri; la visione ricordò ad Ari lo scempio che l'aveva fatto star male qualche giorno prima e, anche se non l'avrebbe voluto, questa volta non volse mai lo sguardo.
Camminava dritto, senza arrancare, senza più rimettere; aveva deciso di affrontare quella realtà per prepararsi a quello che gli avrebbe riservato il futuro.
Risuonarono nella sua mente le parole che gli aveva ripetuto Keyondre.

“Mi ricordo ogni singolo volto di ogni singola persona morta. Questo mi ha reso ancora più forte. Ha plasmato il mio animo, mi ha costruito una corazza e una spada che posso usare per proteggere tutti gli altri.”

Era un peso che si sommava a quello che aveva già, e ricadeva su di lui così come doveva essere, altrimenti non sarebbe mai diventato forte e non avrebbe avuto il coraggio di proteggere e salvare le persone a cui teneva.
Nonostante ciò, non gli fu impedito di tremare dalla paura, di avere le lacrime agli occhi e il cuore palpitante dal disgusto di quello che erano stati in grado di compiere gli esseri umani. Anzi, quelli che avevano lasciato da parte tutta la loro umanità per la loro sopravvivenza.

Non è affatto una giustificazione. I maghi non sarebbero morti in ogni caso, perché non hanno mai scelto la loro razza per immolarla ai Sacrifici. È solo egoismo dell'uomo, lo stesso che ha causato tutta questa storia e che ha compromesso una divinità come Tinirau.

Ari strinse i denti e i pugni, ripensando alle parole di Tangaroa, mentre continuava a camminare in mezzo alla massa di cadaveri; la maggior parte era in stato di decomposizione, privi di pelle e con organi o muscoli in vista. Alcuni avevano persino le ossa esposte e bucate dagli organismi che abitavano i fondali.
Una piccola lacrima corse lungo la sua guancia.

Lo stesso che ha causato la morte di Nael.

Da una parte odiava profondamente tutti loro così come faceva anche Nael, ma dall'altra non poteva farlo. Il suo cuore e la sua mente non glielo permettevano perché i suoi genitori erano stati dei maghi, perché la sua prima amica era una maga, perché il Sommo Keyondre era diventato come un padre.

Perché se non fosse successo tutto questo, Nael sarebbe già morto da anni e farebbe compagnia alla moltitudine di cadaveri che si trovano qua sotto, e io non l'avrei mai conosciuto.

Era scosso e confuso.
Non sapeva come esprimere quel sentimento, oppure non aveva un nome e poteva semplicemente definirlo destino. Se il destino che era stato scritto per lui doveva percorrere una strada così difficile e in salita, irta e piena di ostacoli, lui li avrebbe affrontati tutti uno dopo l'altro, fino ad arrivare in cima e cominciare la discesa che l'avrebbe portato alla vita che aveva conquistato con tutte le sue forze.

Manca poco.

Il suo sguardo si distolse per un attimo e vide in lontananza quella che era una città sommersa, per niente simile a quella che avevano incontrato la prima volta. Questa era antica e aveva una certa aura affascinante e consacrata che impregnava tutto, anche adesso che si trovava in quello stato.
La strada era cementata a tratti e loro camminavano al fianco di essa per non incappare in qualche frammento rotto.
Percorsero qualche minuto lungo quella via, fino a quando non raggiunsero una torre che si era totalmente incrinata.
Qualche metro più distante, dietro di quella, si poteva scorgere lo stesso monumento che Ari e Nael avevano visto nella visione, ma non riuscirono a distinguere cosa fosse perché troppo distante.
La torre aveva una bellezza intrinseca, tanto che Ari quasi volle entrare, anche se non era la loro destinazione.
“Chissà a cosa serviva.” disse Inaya, spezzando il silenzio che si era creato da interminabili minuti.
Ari si voltò e la vide con lo sguardo puntato sulla torre.
Proprio in quell'istante si sentì folgorato da un ricordo che non gli apparteneva, ma che l'aveva attraversato come se stessero fluendo in lui tutte le memorie di quel luogo, memorie provenienti dalle anime che vi avevano abitato. Attribuì quella stranezza al proprio mana che stava leggendo le correnti dei flussi.
“Una prigione.” sussurrò quasi più a se stesso che all'amica.
Tremò all'idea che l'avesse trovata talmente bella da volerci entrare, consapevole adesso di quali crudeltà fossero accadute al suo interno.
L'urlo di un uomo che non esisteva più, e il quale cadavere probabilmente risiedeva ancora lì dentro, rimbombò nelle sue orecchie, tanto da doverle tappare con le mani.
“Ari, che succede?” domandò Nael, vedendolo sofferente.

Anche questo fa parte della sfida?

Verosimilmente era così, anche se nessuno l'aveva avvertito di quello che avrebbe provato nello stare in quel posto, e lui non aveva pensato che sarebbe mai potuto succedere.
Arrivare addirittura a cogliere tutti i tormenti delle persone che avevano vissuto in quel paese, sentirle premere nel proprio petto, facendogli fracassare il cranio, non era per niente una cosa facile.
“Tranquilli.” rispose per calmare i due compagni. “Solo... Andiamo avanti.”

Sopportare anche il dolore degli altri non l'avevo messo in conto.

Inaya lo guardò preoccupata.
“Sicuro?”
“Andiamo.”

Non era sufficiente il mio?

Probabilmente no, non lo era.
Nael avvertì una morsa al petto nel non sapere cosa stesse passando nella mente dell'altro.
“Ari, dovremmo riposarci.”
Non ci fu risposta a quella che sembrava più una supplica e Nael fu obbligato a seguire il biondo che stava avanzando verso quella che aveva tutta l'aria di essere una chiesa, ormai in malora.
“È tutto distrutto.” commentò Inaya.
“Tutta colpa dell'acqua.” disse Ari, come se stesse parlando ancora a se stesso.

Era rimasto quasi imprigionato in quella città che nascondeva qualcosa che non poteva essere spiegato. Forse era causato dall'anima di Tinirau, ormai piuttosto vicina, che amplificava tutto quello che di negativo era esistito lì nei dintorni, e Ari lo coglieva perché aveva l'Acqua come Elemento, il che lo influenzava ancora di più.
Si avvicinò con cautela alla cattedrale dallo stile antico e nello stesso tempo quasi austero, ma non poté non notare che le vetrate erano state di una bellezza unica, nonostante non fossero che detriti sparsi sulla sabbia grigia.
Prese in mano un frammento di vetro e fu colpito da una scossa. Vide l'acqua entrare con vigore e invadere le navate e la cappella fino a creare una pressione talmente elevata che il vetro era semplicemente esploso di colpo.
Si sentì ancora peggio quando scoprì che qualcuno stava dormendo nella stanza che doveva essere del parroco del paese e che non aveva neanche fatto in tempo a scappare che si era ritrovato sommerso fino alla gola.
Lasciò andare immediatamente il vetro e indietreggiò con gli occhi velati di lacrime.
Una mano si posò sulla sua spalla e riconobbe le morbide e piccole dita di Inaya.

“Che cosa ti è saltato in mente?” la ragazza gli prese il polso e lo trasse verso di sé. “Lasciati curare.”
Ari non capì a cosa si stesse riferendo, poi si guardò la mano e vide colare del sangue viscoso e rosso che si stava anche disperdendo in acqua.
Aveva stretto il coccio con così tanta forza che se lo era infilzato nelle dita mentre scorrevano le immagini di come era andato tutto distrutto.
“Io...” non sapeva cosa dire, neanche si era accorto di essersi ferito, ma adesso sentiva il dolore che si era procurato da solo.
Faceva male, benché non come le emozioni che lo stavano attraversando.
Inaya aveva la mano di un bianco tenue mentre la sua ferita superficiale si stava richiudendo, lasciando una cicatrice bianca che sarebbe svanita a breve.
La mente del ragazzo non riusciva più a pensare, solo una frase uscì fuori dalle sue labbra.
“Credo che dovremmo riposare...”





Ari si comportava in maniera strana da quando erano arrivati nella città e Nael non aveva ancora capito che cosa gli stesse succedendo. Aveva provato a chiedere, ma la domanda era stata evitata con un gesto della mano e un sorriso tirato, uno dei più falsi che gli avesse mai visto in volto.
Prima di giungere al tempio, si erano fermati all'interno della chiesa che sembrava vuota e priva di pericoli.
Il legno delle panche si era ammuffito, infatti queste avevano dei buchi qua e là, altre parti erano molto gonfie e alcuni oggetti per le cerimonie si trovavano per terra, sotterrate sotto macigni e sabbia che si era intrufolata all'interno della chiesa. Per il resto non c'erano decorazioni – e se ci fossero state in passato, adesso si erano sgretolate totalmente e non era rimasto più niente – e le vetrate rotte davano su alcune case con il tetto a metà e il muro sgretolato.
In ogni caso, era il luogo migliore dove riposare per qualche ora.
Ari doveva assolutamente recuperare e rigenerare il mana che aveva utilizzato per farli arrivare lì e Inaya doveva iniettarne una nuova fiala per non farlo finire nel bel mezzo della battaglia che li aspettava; Nael, invece, si sentiva inutile nell'essere un'anima priva di qualsiasi senso della percezione e in grado di toccare solo Ari.

Non posso neanche aiutarlo mentre combatte per me.

Scosse il capo, tirando un calcio a un sassolino – senza spostarlo di mezzo centimetro – prima di sedersi accanto ad Ari, che stava tentando di dormire senza molto successo.
Inaya si trovava di fronte a loro ed era già crollata nel mondo dei sogni non appena il suo turno di guardia era finito.
Nael prese ad accarezzare i capelli cenere dell'altro, che se ne accorse quasi subito e sospirò di piacere grazie a quel contatto. Il moro sorrise appena nel vedere che avesse ancora il potere di cambiare l'umore del ragazzo.
“Stai bene?” sussurrò.
Ormai quella domanda era di routine in quelle giornate e Ari annuì come risposta.
“Cosa ti è successo prima? Non dirmi che non ti sei accorto di starti infilzando.” ironizzò, alzando un sopracciglio e continuando ad accarezzarlo dolcemente.
Vide che Ari rimase pensieroso per qualche minuto, in silenzio, indeciso su come iniziare il discorso.
“Ho sentito alcune cose.” cominciò a parlare. “Come se tutti gli spiriti dei morti di questa città volessero mostrarmi com'è accaduta ogni disgrazia di questo posto.”
Nael sussultò, interrompendo le carezze per qualche istante.
“È stato orribile. Ovunque camminassi non potevo che percepire un uomo che strillava da una parte o una donna che piangeva di non portar via il proprio figlio dall'altra.” la voce di Ari era atona a dispetto delle lacrime che avevano cominciato a solcargli il viso. “Ho capito che voi non vi accorgevate di niente, quindi mi sono tenuto tutto per me e ho sopportato.”
“Ari...”
Nael era sconvolto. Non sapeva come avesse potuto reggere tutte quelle angosce da solo, non si era reso conto di quando fosse diventato così, ma aveva appena capito che Ari era molto più coraggioso di quanto si aspettava.

Questo viaggio lo sta trasformando e in meglio.

“Non preoccuparti, non ancora. Ti prego.” disse il biondo tra le lacrime e si strofinò gli occhi con il palmo della mano, dove adesso era sparita la cicatrice.

Sei tu quello che si è sempre preoccupato di me e che pensi sempre a me, e non sai quanto ti amo per questo.

Nael gli mise le mani a coppa sul viso per voltarlo verso l'alto e si abbassò sulle sue labbra, toccandole impercettibilmente, anche se avrebbe voluto un contatto profondo e intenso così come gli mancava da tanto tempo.
“Credo che questo non potrà mai cambiare.” glielo soffiò sulle labbra, sorridendo ironico. “Perché non dovrei?”
“Perché non so quanto lo merito. Perché non voglio far soffrire qualcuno. Perché non voglio far soffrire te e avere anche questo peso sulle spalle.”
“Sei davvero uno stupido.” Nael si sorprese di come fosse facile parlare tra loro da quando stavano viaggiando nell'oceano, erano rare le volte dove non venisse sentito. “Il preoccuparmi per te non mi fa soffrire, non è qualcosa che ti carichi sulle spalle. Sono io quello che se lo carica, perché se solo ti succedesse qualcosa di spiacevole non me lo perdonerei mai; significherebbe che non sono stato in grado di proteggerti e io ho promesso di farlo molto tempo fa.”
“Ma..”
“No, niente ma.” lo ammonì dolcemente, mentre si sdraiava dietro di lui e faceva aderire perfettamente il petto con la sua schiena. “Tutto quello che ti tormenta e che ti angoscia e anche tutto quello che ti fa sorridere e gioire devi condividerlo con me, così da poter condividere le emozioni e vivere insieme la vita che ci spetta.”

Quanto vorrei stringerti per davvero in questo momento...

“Non eri forse te quello che sbraitava ai quattro venti di fare tutto quello che si voleva giorno per giorno per il rischio della morte?” fece ancora il moro.
“Quello era per quando eravamo Sacrifici.”
“Perché, adesso cosa siamo? Io sono morto...” quella parola gli costò un sussulto da parte dell'altro, che contrasse i muscoli come se non fosse una questione del tutto accettata. “...e tu stai per affrontare una divinità. Direi che la morte non ci può essere più vicina di così.”
Ovviamente non pensava nemmeno che Ari sarebbe rimasto ucciso da quella missione, solamente perché non voleva accadesse, ma non era un'ipotesi da scartare. Inoltre, voleva che l'altro si confidasse con lui adesso che si era rintanato in un piccolo guscio di conchiglia, per ripararsi da tutto e tutti, e non aveva delle pinze per riaprirlo.
“Io voglio salvarti.”
“Ed è quello che stai facendo.” gli diede un piccolo bacio sulla testa, immergendo il naso tra i capelli.
“E se non ci riuscirò?”
“Ci avrai provato e, al massimo, tornerai da me e non con un suicidio.”
Un altro tremolio colse il corpo di Ari.
“Scusa.”
“Basta scusarti.” Nael lo abbracciò con tutta la forza che possedeva, senza avvertire la morbidezza dei fianchi dell'altro, la sua pelle liscia e il suo calore.

Sembra quasi una tortura.

“Però...” il maggiore riprese la parola. “Non morire.”

Ti scongiuro, non morire.

Volle piangere anch'egli, ma si trattenne.

Rimasero in silenzio a lungo dopo qualche altra chiacchiera futile, dove solamente il respiro sommesso di Inaya accompagnava i minuti che passavano.
Ari non dormiva ancora e Nael era sveglio per il suo turno di guardia, nonostante fosse al fianco del ragazzo e lo stesse cullando dolcemente, sperando che la prossima volta che l'avrebbe fatto, sarebbe stato con il proprio corpo vivo e vegeto.
“Secondo te sono ancora io?” improvvisamente Ari parlò.
“Cosa intendi?”
“Da quando sono diventato un mago... Sì, insomma... Sono cambiato?”
Sembrava che Ari gli avesse letto nel pensiero o che fosse un quesito che tormentava anche lui.
“Sicuramente lo sei, ma rimani comunque il mio Ari.”
Da dietro il corpo del biondo non poté notare il mutamento dei suoi zigomi da pallidi a rosso acceso, così belli che avrebbe avuto sicuramente voglia di baciarlo fino a svenire.
“Davvero?”
“Davvero, non ti fare questi problemi.”
“Quindi sono ancora pauroso, timido, introverso, inutile...”
“Ehi, ehi!” lo interruppe, dandogli un lieve pizzicotto sulla pancia. “Non darti questi epiteti, lo sai che non mi piace, perché tu sei molto più di quello che ti dipingi.”
“Continuano a dirmelo in molti.”
“Allora dovresti dar loro ascolto, che dici?” lo prese in giro, soffiandogli nell'orecchio per poi mordergli il piercing.
“Questo mi fa avere paura, non voglio deludere le aspettative di nessuno.”
“Stai avendo un qualche complesso pre-battaglia?” si fece ancora beffa di lui con una piccola risata.
“Non sto scherzando...”
“Senti...” Nael mise su un tono possente e armonioso nello stesso tempo. “Sei tu quello che ha deciso di affrontare questa sfida, e non parlo solamente di Tinirau, sto parlando di tutta la questione sull'essere un mago. Da quando te ne sei andato, hai preso le tue decisioni, hai seguito la strada che ti sei imposto e, anche se forse qualche volta ti sei voltato indietro, alla fine è come se avessi fatto una piccola piroetta su te stesso e fossi tornato a guardare dritto davanti a te.”
Ari si sentì riempire da quelle parole. Non poteva esistere nessuno come Natanael che gli poteva far provare quel tipo di sentimento. Solo grazie a lui era riuscito ad andare avanti e così sarebbe sempre stato.
“Ho riflettuto a lungo.” rispose Ari. “Ho capito che persona devo essere, ho capito quello che costa diventarlo e ho capito quello che voglio e come ottenerlo.” si appoggiò di più contro il petto dell'altro e gli porse la mano per intrecciare le dita insieme. “Tuttavia, succede che vacillo sui miei stessi pensieri. Ne sono convinto e l'attimo dopo mi sfugge ed è una continua altalena che mi spinge su e giù.”

Ari, quanto sei complicato.

Nael sorrise e prese a massaggiare con il pollice il dorso della sua mano.
“Dovresti semplicemente aver fiducia nelle tue risposte. Immagino che siano le uniche che possono portarti ad avanzare a testa alta fino a raggiungere quello che ti sei prefissato.”
Ari mugugnò per dare il suo assenso, anche se non risultò molto convinto e ottenne in cambio un altro pizzicotto che gli fece emettere un gridolino che, per poco, non svegliò Inaya.
Nael si sporse appena sul corpo dell'altro per poterlo guardare negli occhi, che si erano dipinti di un azzurro intenso con delle sfumature più chiare verso la pupilla.
“Credi in noi.”
Ari incurvò gli angoli della bocca all'insù e socchiuse gli occhi, lasciandosi andare a un senso di beatitudine che gli aveva infuso quella frase.
“È tutto ciò in cui credo.”
Nael non resistette e premette di nuovo le labbra su quelle dell'altro, con un leggero formicolio che l'attraversò proprio nel punto di contatto.
“Senti, non è che potresti ancora fare quella magia che hai compiuto sul ponte? Ho una voglia matta di baciarti.”
Ari si mise a ridere e, questa volta, corsero davvero il rischio di far svegliare Inaya. Tuttavia, la ragazza si rigirò dalla parte opposta e continuò il suo dormire.
“Questo non posso farlo, sarebbe mana sprecato.” sussurrò flebilmente.
“Non lo faresti per me? Avanti, solo qualche secondo!”
Quanto mancavano ad Ari quelle scenate da bambino viziato, ma fu costretto a scuotere il capo.
“Per quanto lo voglia anche io, non posso. Inoltre, non credo di riuscire a farmi bastare solo qualche secondo.”
Natanael spalancò gli occhi. Quella era una frase totalmente da lui e per niente da Ari.

Non so ancora dove sto trovando la forza di non saltarti addosso. Forse perché non posso toccarti e sarebbe inutile. È peggio di quando cercavo di controllarmi anni fa.

“Fidati, non ci riuscirei neanche io.”
“Oh, lo credo bene.”
Si misero di nuovo a ridere.
Era così strano che a qualche ora dalla battaglia decisiva loro due stessero flirtando in maniera spudorata come se fossero sulla terra, in una giornata tranquilla di Gennaio nella loro cascina e magari sul letto che aveva accolto i loro sogni per anni.
Peccato che uno fosse un'anima che non poteva essere vista dall'occhio umano e l'altro un ragazzo che stava morendo interiormente di paura per quello che avrebbe dovuto compiere a breve.

È comunque bello avere un momento per noi così.

Era già tanto che non ci fossero problemi di comunicazione e, Ari, gli aveva confidato poco prima che poteva anche essere causato dall'aura di quel posto che l'aveva avvicinato incredibilmente agli spiriti delle persone, che ancora sentiva sussurrare nella sua testa.
“Piuttosto, tu come stai?” chiese Ari, facendo un respiro profondo.
“Io? Beh, direi bene, anche se forse sono un po' pallido, tanto da essere diventato trasparente.” Nael si beccò un'occhiataccia a causa di quel sarcasmo per niente divertente, quindi decise di tornare serio. “Sai, è da quando abbiamo intrapreso questo viaggio che ho il terrore di imbatterci nella nave su cui ho viaggiato quando ero bambino.”
Ari avvertì chiaramente la malinconia in quelle parole e gli si strinse il petto. Sapeva quello che era successo a Natanael e sapeva quanto fosse ben impressa dentro di lui la scena della nave che colava a picco con i suoi genitori e lui che si abbandonava all'oscurità degli abissi. Aveva creduto che possedesse un coraggio ammirevole per averlo seguito in quella missione e, adesso, sapeva che si era tenuto per l'ennesima volta tutte le paure dentro di sé per il suo bene a dispetto del proprio.
Lo amava pienamente per questo.
“Conoscendomi, so che vorrei entrare nel relitto.” continuò il maggiore. “E potrei trovare il cadavere, anzi... le ossa e, forse, solamente la polvere di quella che era una persona e quella persona potrebbe essere mia madre. Non so se potrei mai cancellare l'immagine dalla mia testa e, nello stesso tempo, vorrei raccogliere le ceneri per dare il giusto addio. Anche se probabilmente sarebbe la persona sbagliata.” una piccola risata amara si soffocò subito tra le sue labbra.
Ari si ritrovò ancora una volta le guance bagnate, incapace di contenere le proprie emozioni davanti a quelle dell'altro.
“Non volevo farti piangere.” il capo di Nael si chinò fino a sfiorare con le labbra una piccola perla limpida.
“Grazie, Nael.”
“Mh?”
“Per essere venuto con me nonostante tutto.”
“Ma che dici, sciocco.”
“Se solo fossimo in circostanze diverse, avrei fatto di tutto per ricercare la nave affondata per seppellire degnamente i tuoi genitori.” continuò senza dar retta a Nael. “E potrò farlo se è quello che desideri, quando tutto questo sarà finito.”
“Non devi.” rispose con un piccolo sorriso.
“Perché no?”
“Ho capito che è meglio non disturbare i morti dal loro sonno. Per questo non ti ho detto niente, sapevo che mi avresti risposto in questa maniera, e io non voglio che tu lo faccia. I miei genitori sono un ricordo lontano, talmente lontano che sono sfocati e privi di forma. Preferisco, però, avere queste piccole memorie di un bambino di tre anni, che – come ho già detto – la visione di un cumulo di ossa e polvere.”
Nuovamente si creò uno strano silenzio, che fu interrotto dal biondo.
“Allora faremo una cerimonia in loro onore.”
“Ti ho detto...”
“Per non perdere le ultime memorie che hai di loro e per ringraziarli per averti dato alla luce e portato da me.”
Nael sussultò, non si era aspettato anche quello.

Sì, sei decisamente cambiato. E amo ogni metamorfosi che ti porta a essere una persona sempre più magnifica. Se quando ti ho conosciuto eri un piccolo germoglio, adesso sono sbocciati i fiori e profumano della tua essenza e incantano al sol vederli. Non posso fare a meno di ripeterti che...

“Sei magnifico.”
Nael incastrò il capo nell'incavo del collo dell'altro e gli posò una serie di baci insapori, mentre Ari si abbandonava a quelle attenzioni delle quali avvertiva unicamente la pressione e quell'onnipresente stato di freddo sulla pelle.
Uno sbadiglio riportò entrambi con i piedi per terra e si voltarono per osservare Inaya con la treccia mezza disciolta e gli occhi assonnati e mezzi aperti, che stavano venendo sfregati dalla sua mano chiusa a pugno.
“Ditemi che non è ancora il mio turno.” bofonchiò con la bocca impastata.
Ari e Nael non riuscirono a trattenersi dal fare una risata e la rassicurarono, dicendo che mancava ancora più di mezz'ora.





“Wow...” fu il commento di Ari, Nael e Inaya che si trovavano proprio di fronte al tempio.

La struttura era più grande di quello che avevano previsto, saliva di parecchi metri, tanto che il tetto della parte centrale – più alta rispetto a quelle laterali che scendevano a scalinata – aveva dei riflessi come colpito dalle increspature che il sole proiettava a livello della superficie.
Il tutto era costruito in pietra e i pesci si divertivano a girare tra una colonna e l'altra che dividevano in sezioni l'intero edificio. Delle finestre prive di vetro e con dei piccoli balconcini vorticavano intorno a tutto il tempio da un'altura di qualche metro da terra.
Solo dopo che Ari si fu avvicinato al portone enorme, poté notare che tutta la superficie fosse ricamata da disegni scolpiti. Disegni che riferivano una storia riguardante gli umani e le divinità che facevano da santi in quella città.
Non sapeva leggere perfettamente quel racconto, ma era sicuro che parlasse di lealtà, battaglie, vittorie e sconfitte fino a giungere alla più completa esaltazione della vita.

“È bellissimo.” fece Inaya, posando una mano su quello che era il volto di un umano con dei vestiti che non avevano mai visto.
In quel momento, la ragazza ritrasse le dita, come investita da una scarica elettrica, e si illuminò tutto di una flebile luce azzurra.
“C'è una barriera.” disse Ari, per nulla sorpreso. “Ma non dovrebbe procurarci alcun danno.” ripensò alle parole di Tangaroa in sogno che gli spiegava in dettaglio. “Solo che è tutto sigillato.”
“Come entriamo allora?” chiese Nael, arruffando i capelli cenere di Ari.
“Dalla porta?” ironizzò il minore.
“Credo di iniziare a capire cosa intendi quando dici che non sono per niente divertente.”
Ari sorrise e si mise a tastare tutto il portone. Era così immenso e maestoso che era un peccato creare una spaccatura per poter entrare e rovinare così quel bel bassorilievo.

D'altro canto, è quello che mi ha suggerito di fare Tangaroa.

Sospirò, richiamando in sé il Mana, e le sue mani si tinsero di azzurro fino a diventare di ghiaccio. L'energia cominciò a fluire all'esterno fino a penetrare completamente nella pietra e contornare il perimetro dei disegni, illuminando tutto di azzurro chiaro.
Ad un certo punto, Ari sibilò qualcosa e, quella che prima era roccia, adesso era un ammasso di ghiaccio di dimensioni sufficienti per permettere il passaggio di loro tre.
Inaya e Nael rimasero in silenzio mentre Ari compiva l'incantesimo, poi la ragazza si abbassò per prendere un sasso abbastanza grande e lo consegnò nelle mani del biondo, che prese la mira e lo lanciò.
Parte del portone andò in frantumi con un suono come di una cascata imponente che si riversava su un lago.
“Andiamo.” disse Ari, soddisfatto di se stesso, e varcò la soglia.
Gli altri due lo seguirono immediatamente.

L'interno del tempio era più austero di quanto si aspettassero rispetto a come si presentava l'esterno. Era diviso in tre navate, dove quella centrale occupava la maggior parte dello spazio e quelle laterali erano riempite da statue che raffiguravano le stesse divinità rappresentate sulle mura.
Alle pareti vi erano appesi diversi arazzi, alcuni dei quali ormai in brandelli e su ognuno vi era impresso il simbolo dell'Acqua che tanto Ari conosceva.

Non è stato rinchiuso in un tempio qualsiasi...

Si ritrovò a pensare mentre avanzava fino al centro della stanza e alzò lo sguardo. Il soffitto era molto alto e le arcate erano decorate da ghirigori simili a quelli che erano presenti anche nella sua tunica da mago.

Questo è un tempio costruito dai maghi per onorare le divinità, non ho alcun dubbio.

Chissà quali riti si compivano lì dentro. Da quando si erano svegliati per arrivare al tempio, non era stato più in grado di percepire le anime straziate dal dolore e, anche adesso, non avvertiva niente.
Pensò che fosse meglio così perché non sapeva quanto avrebbe ancora sopportato quelle angosce tutto da solo senza potersi coprire le orecchie.

E sembra anche parecchio antico.

Probabilmente si trattava di un tempio costruito molti anni addietro, quando il compito dei maghi non era stato necessariamente quello di raccogliere Sacrifici per offrirli alle divinità.

Ma quando seguivano i valori in cui credevano i miei genitori, puri e umani.

“Dove lo troviamo Tinirau?” domandò Inaya.
“Credo che dovremo cercare ovunque...”
“Ci aspetta una lunga ricerca.” sentenziò Nael.
“Tu non avverti nulla? Sì, insomma... la tua anima non vuole tornare nel proprio corpo?” gli domandò Ari con un pizzico di paura.
Adesso che erano davvero vicini gli sembrava che le gambe stessero per cedere e l'ansia gli riempiva la gola per non permettergli più di respirare.
Era terrorizzato, eppure si era ripromesso che avrebbe lasciato da parte quel sentimento non appena sarebbe stato il momento opportuno. E questo lo era.
“In effetti mi sento un po' strano...” Nael si guardò intorno fino a quando un impulso istintivo gli fece prendere una direzione e le sue gambe si mossero da sole. “Seguitemi.”
“Come se fosse facile.”
In effetti, non era possibile seguire qualcuno che non si poteva vedere; perciò, dovettero basarsi unicamente sulle indicazioni che venivano colte da Ari.

Oltrepassarono la stanza fino a salire le scale e si ritrovarono in un corridoio pieno di porte, alcune aperte, altre chiuse. Una di queste dava a una biblioteca, dove i libri erano ormai ingialliti e le pagine, perlopiù, sciolte in piccoli frammenti. Forse la magia era impressa in loro, ma questo non gli aveva impedito di rovinarsi.
Camminarono per qualche altro minuto, andando in una zona completamente nuova che dava sulla sinistra del tempio e dalla quale si poteva vedere la chiesa in cui avevano riposato poche ore prima.
Giunsero all'ennesimo corridoio e questo era totalmente intonso, privo di decorazioni, statue, bassorilievi.
Sembrava incompleto rispetto al resto della struttura.
“Lo sento.” disse Nael, indicando la porta davanti a loro.

Ci siamo. Ci siamo davvero e non so se sono pronto.

Ari ingoiò a vuoto, tremando e scuotendo il capo per cacciare ogni pensiero negativo.

Devo esserlo, mi sono preparato unicamente per questo. Devo far vedere a tutti quello che sono in grado di fare per riavere la persona che amo.

Camminò con passi piccoli ma decisi verso la porta e tremò ancora quando allungò una mano per togliere il chiavistello e aprirla.

Soprattutto devo farlo vedere a me stesso.

“Andrà tutto bene.”
La voce di Nael lo fece respirare dopo quei secondi dove si era dimenticato di farlo.
Aprì e rimase pietrificato, colto da un turbinio di emozioni che gli fecero fermare il cuore nel petto.
Sapeva cosa avrebbero visto i suoi occhi, pensava di averlo accettato, eppure la realtà era molto più difficile delle sue fantasticherie e faceva male da morire.
“Non mi aspettavo una visita così presto. Mio padre non mi ha informato della cosa.” la figura in fondo alla stanza, seduta su un letto logoro, li guardò beffarda. “Se l'avessi saputo, avrei riordinato un po' la mia camera.”
Quella voce, quel viso, quel corpo.
No, non sarebbe mai stato pronto per quello.

Nael!


 

NOTA DELL'AUTRICE:
DANDANDAAAAN! Ok, lo si sapeva già cosa sarebbe successo, ma, come dice Ari, vederselo davanti è diverso che pensarlo. Questo capitolo è tra i miei preferiti perché è pieno di cose. A partire da come Ari reagisce di fronte ai cadaveri e alle immagini che si palesano dentro di lui, al discorso con Nael prima della battaglia (doveva esserci, si vede che sono appassionata di RPG u.u) dove vediamo quanto è cresciuto anche se non sembrerebbe. Spero che abbiate amato il loro momento così come io ho amato scriverlo (anche se non possono vedersi/toccarsi sono troppo dolci ahah). Per quanto riguarda il cambiamento di Ari se ne fa parola anche all'inizio di questa storia, se qualcuno ricorda, se ne parla sia nel 6 che nel 10, ma è visto come qualcosa di negativo da parte di Nael e adesso vediamo come ha cambiato anche lui opinione.
E niente... siamo davanti a Tinirau! Accipicchia! Siamo alla battaglia! Come andrà a finire? *mette ansia*
Grazie a tutti quanti quelli che mi seguono e ci sentiamo settimana prossima con un nuovo capitolo!
Flor :3

  
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