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Autore: LadyMintLeaf    30/04/2017    0 recensioni
"Lei era bella e gentile a tal punto che nessun'altro fuorché un folle avrebbe potuto desiderare di farle del male.
Ma Loki le aveva fatto del male, molto male; troppo forse, ed in un istante ad esso tornarono in mente un antico poema runico norvegese che aveva letto una volta in un libro proveniente da Midgard.
"Þurs vældr kvinna kvillu, kátr værðr fár af illu", diceva e tradotto, significava "Il gigante causa dolore alle donne, pochi uomini gioiscono della sfortuna.".
E forse lui non era figlio di uno di quei giganti che tanto facevano tremare la gente al solo sentirli nominare?
Ma no.
Lui non voleva essere considerato un mostro..... Non voleva fare del male a nessuna donna.
Eppure a Sigyn aveva già fatto del male."
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Sigyn, Thor, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Nell'avvertire il contatto gelido della lama contro la pelle della guancia; Loki trattenne per un istante il fiato, irrigidendo i muscoli del collo e delle spalle, ma si trattenne abilmente, evitando di mostrare il proprio stupore a colui che gli stava alle spalle.
Si era ripreso abbastanza dai capogiri che gli avevano fatto perdere per un istante la propria lucidità ed ora si sentiva di nuovo pronto ad affrontare un nuovo sfidante; pur sapendo di non poter utilizzare appieno le proprie capacità.
Se non voleva risentire di nuovo dell'effetto del vino e di quelle strane e spiacevoli sensazioni che gli toglievano le forze, avrebbe dovuto risparmiare le energie, evitando di creare magie troppo complesse, ma non era ancora completamente disarmato e non aveva alcuna intenzione di dare la soddisfazione a chi lo stava, per così dire minacciando, di vederlo sobbalzare per la sorpresa.
Lentamente, imponendosi di mantenere quella calma che tanto facilmente, in quegli ultimi tempi, si stava lasciando sfuggire, Loki mosse appena il capo, per cercare di scorgere in volto di colui che era riuscito a coglierlo alle spalle; impreparato.
Si sarebbe aspettato di vedere uno qualunque fra tutti gli abitanti della Città Eterna; magari un'altro Einherjar che voleva fare l'eroe attaccando il traditore tutto solo; o forse un servitore incosciente dalle manie di grandezza, che desiderava con quel suo gesto attirare le attenzioni di Odino su di sè.
Avrebbe sopportato benissimo anche l'idea che a puntargli quel pugnale contro fosse soltanto un ragazzino troppo sveglio; ma mai si sarebbe aspettato di vedere lei.
Perché a tenere il pugnale fra le mani era proprio Sigyn; l'ultima persona di cui Loki avrebbe tenuto conto; quella che credeva ormai troppo confusa e spaventata per tentare di reagire.
Non aveva preso in considerazione che una semplice dama di compagnia avrebbe osato tanto scioccamente tentare di tenergli testa, fingendo di essere una guerriera coraggiosa, ma Loki cercò comunque di celare la propria sorpresa sotto ad una maschera di freddezza.
Aveva creduto che quella piccola ragazza dai capelli biondi fosse ormai in preda al panico, dopo essere stata costretta quasi con la forza ad assistere al piccolo scontro svoltosi fra lui e l'Einherjar in quella stessa stanza, ma Sigyn invece di scappare lontano dall'uomo che tutti dicevano essere un traditore e un folle, era rimasta; arrivando persino a sfidarlo.
Qualsiasi altra sciocca dama di compagnia, al posto suo, si sarebbe certo limitata a mettersi a strillare come un isterica e l'avrebbe implorato di lasciarla andare via incolume da quella stanza; promettendo in ginocchio che non avrebbe mai e poi mai rivelato ad alcuno la sua presenza nel palazzo di Odino.
Avrebbe mantenuto il segreto pur di restare viva e sarebbe di certo fuggita a rintanarsi nei propri alloggi; dai quali non sarebbe più uscita per parecchio tempo.
Ma lei no.
Non quella incauta ragazzetta.
Non quella Sigyn.
Lei a dispetto di tutto, era rimasta e, probabilmente dopo aver fatto appello ad ogni sua stilla di coraggio, aveva deciso di attaccarlo alle spalle.
Doveva aver notato che lui non era totalmente lucido in quel momento e aveva approfittato della situazione per tentare di reagire.
Era stata una mossa avventata e Loki sentiva già montare dentro di sé la collera per quell'affronto che esso non era riuscito ad evitare e prevedere.
Quella donna doveva essere più idiota di quanto lui aveva immaginato, se credeva di poterlo sfidare senza incorrere in gravi conseguenze.
Oppure era semplicemente una pazza.
Pazza....Come lui?
No. Non come lui.
Doveva togliersi quell'idea dalla mente sin dal principio.
Sigyn non era nulla rispetto a lui. 
Era solo una piccola donnicciola; una seccatura in più di cui lui avrebbe dovuto sbarazzarsi il più presto possibile e; dopo quell'affronto, non era certo l'avrebbe lasciata andare senza punirla almeno un poco per quella sua sfrontatezza.
A quel pensiero, un lieve sorriso compiaciuto si dipinse sulle labbra sottili del Dio degli Inganni.
Così, mentre già pregustava il suo trionfo, le chiese con sgarbo: << Che cosa credi di fare con quell'arma, donna? >>.
Sigyn, alle sue spalle, sobbalzò nell'udire la voce del Dio degli Inganni, diretta inequivocabilmente a lei.
Aveva creduto di coglierlo impreparato, invece lui sembrava aver immediatamente capito chi lo stava minacciando.
Sembrava già aver capito che lei non avrebbe mai rappresentato per lui una reale minaccia.
Che non sarebbe mai stata in grado di colpirlo.
Con poche parole, Loki aveva lasciato intendere tutto questo e altro ancora.
E poi l'aveva chiamata "donna" con un tono di voce odioso e presuntuoso che infastidì immediatamente Sigyn.
Il Dio degli Inganni l’aveva pronunciata come se si fosse trattato di un difetto; come se lei dovesse essere necessariamente inferiore a lui solo per il fatto che era una donna, mentre Loki un uomo.
<< Non essere ridicola. >> continuò, assumendo un tono di voce sicuro e deciso: << Lo vedo che tremi. Hai paura di me e hai paura ad usare anche quel pugnale. >>.
Il Dio degli Inganni indicò con un vago gesto della mano l’arma affilata che, ancora ferma alle sue spalle, Sigyn stringeva con decisamente poca convinzione nella mano destra; tremante. 
Aveva paura. 
Molta paura...Troppa e questo facilitava le cose.
Le persone spaventate commettono errori e Loki era certo che di li a poco, lei gli avrebbe fornito l'opportunità di disarmarla.
Avrebbe fatto o detto qualcosa che lui avrebbe potuto ritorcerle contro e, ancora una volta, sarebbe stato lui a tenere il pugnale dalla parte del manico.
Doveva solo spingerla a parlare; a provare a difendersi.
<< Non hai mai usato un arma in tutta la tua vita e disprezzi la violenza; perciò io so già che non lo userai contro di me. >> continuò a stuzzicarla: << Metti via quel pugnale e comportati da brava dama di compagnia quale sei. >>.
<< Io…. Non lo farò e ….Ti consiglio di non sottovalutarmi troppo. >> cercò di mostrarsi decisa Sigyn, accorgendosi tuttavia che la sua voce risuonava incerta e tremante persino alle sue stesse orecchie.
<< Non sottovalutarti troppo? >> il volto di Loki si schiuse in un largo sorriso colmo di sarcasmo.
Non l'avrebbe mai creduto possibile, ma quel gioco di battute e parole iniziava a piacergli. 
Era troppo facile con lei riuscire a confonderla; eppure lo intrigava il modo deciso con cui Sigyn tentava in tutti i modi di difendersi; di fingere di essere più forte di quanto in realtà fosse.
Loki si sentiva già la vittoria in pugno.
<< Altrimenti cosa farai? Mi attaccherai? Ne avresti davvero il coraggio? >>.
Tacque aggrottando la fronte e osservando con supponenza la giovane donna ferma alle sue spalle, a pochi passi da lui con i lunghi capelli fuori posto ed il pugnale fra le mani tremanti.
Dopo aver atteso un breve istante che fosse ella stessa a rispondere, fu di nuovo lui a concludere: << La risposta è no. Stai ostentando una sicurezza che non hai ed io lo so. >>.
Loki aveva perfettamente ragione; tutto quello che stava affermando sul conto di Sigyn era la pura verità.
Lei odiava le armi ed i duelli e in altre circostanze non si sarebbe nemmeno mai sognata di prendere fra le mani un pugnale. 
Nonostante ciò, questa volta lo aveva fatto. 
Era stata la paura a spingerla ad una azione come quella, ma naturalmente era tutta una messinscena e lei non avrebbe mai avuto il coraggio di utilizzare quell'arma, nemmeno se avesse dovuto scontrarsi con il più feroce degli Jotun.
Non poteva però mostrarsi tanto debole e spaventata davanti agli occhi di quell'uomo infido che si era preso gioco di lei, sposandola senza una ragione che per ella potesse avere un senso; sostituendosi a Theoric. 
Theoric; appunto; colui che avrebbe dovuto diventare realmente suo marito.
Dov'era adesso? 
Forse se lei fosse riuscita a far credere al Dio degli Inganni che avrebbe usato quell'arma contro di lui; esso le avrebbe detto tutto quanto.
Così, con questi speranzosi pensieri nella mente, Sigyn mosse appena il pugnale contro la guancia dell’alto uomo dai capelli corvini; decretando con maggior convinzione possibile: << Non è detto! >>.
Per un istante ancora Loki restò immobile ad osservarla, senza muovere un dito e senza proferire una sola parola.
Poi, come se fosse la cosa più naturale da dire in un momento come quello, esclamò: << D’accordo; comunque mi sento in dovere di informarti che stai sbagliando bersaglio. Non sono io il nemico, ma loro. >>.
Loki indicò con un vago cenno del capo il soldato asgardiano ancora disteso a terra, apparentemente privo di sensi.
<< Non metto in dubbio che gli Einherjar siano tuoi nemici; ma certo non sono i miei. >> controbatté Sigyn, accorgendosi che, malgrado tutti gli sforzi che lei stava facendo per dominare la propria paura, la sua voce aveva ricominciato a tremare: << Essi sono le guardie di Odino; uomini valorosi che hanno giurato di proteggere Asgard da individui come te! >>.
<< Individui come me? >> gli occhi del Dio degli Inganni la fissarono, freddi come ghiaccio.
<< Persone crudeli e dall'animo oscuro. >> confermò lei per tutta risposta; ormai decisa a farsi valere, per quel che poteva. 
<< Ed io sarei questo? >> tornò a domandarle Loki, che adesso al posto di essere irritato, pareva solamente molto incuriosito: << È davvero così che mi vedi? >>
<< Esatto! >> annuì Sigyn, muovendo leggermente le dita sottili che teneva strette sul manico del pugnale. 
<< Bene; se le cose stanno così, non vedo perché io non debba disarmarti qui; ora! >>.
Così dicendo, inavvertitamente, Loki si voltò di scatto su se stesso, fronteggiando la donna.
Una lieve striscia rossa si disegnò sullo zigomo sinistro del Dio degli Inganni, quando la lama del pugnale premette con maggior forza sulla sua pelle, ma lui parve non accorgersene neppure e continuò a muoversi, fin quando si trovò a poter guardare Sigyn dritto in viso.
Non appena la giovane donna vide il graffio rosso sul viso dell'uomo alto che ora la guardava immobile con un espressione dura sul volto affilato, si ritrasse istintivamente da lui; rabbrividendo leggermente, quasi avesse percepito sulla sua stessa pelle il bruciore del taglio che aveva involontariamente provocato sul viso dell'altro.
Sconcertata abbassò lo sguardo per un breve attimo verso la lama del pugnale che ancora teneva fra le mani e ansimò quando vide che era sporca di sangue.
Allora, tornò a guardare il volto di Loki e sul suo viso apparve evidente tutta la sua insicurezza.
Approfittando immediatamente di quell'attimo di confusione, il Dio degli Inganni mosse un nuovo passo in avanti, mormorando: << Lo vedo che sei terrorizzata. Lo scorgo nei tuoi gesti. Lo sento dalla tua voce. >>.
Aveva aggrottato le sopracciglia, guardando la donna come se riuscisse a capire perfettamente quello che lei stava provando in quel momento. 
Sembrava tremendamente comprensivo. 
Ma poi, all'improvviso la sua voce si fece più fredda e distaccata, mentre continuava affermando: << Tu... Sei solo una piccola, insignificante bambina che sta giocando con il fuoco. >>.
Sigyn strinse le dita sul pugnale, per un istante senza avere il coraggio di muoversi o di parlare.
Non sapeva che cosa pensare di quell'uomo alto ed enigmatico che si trovava ad affrontare.
Sapeva solo che le aveva mentito; l'aveva presa in moglie sotto le false sembianze di Theoric e aveva aggredito un Einherjar davanti ai suoi occhi.
Tutto questo avrebbe dovuto incitarla a lottare contro di lui; a non permettere a colui che tutti definivano come il Dio degli Inganni di sopraffarla con le sue parole ed i suoi modi di fare contorti; prima suadenti e poi un attimo dopo aggressivi; folli. 
Invece lei in quel momento si sentiva solamente indecisa e tremendamente turbata.
Non avrebbe voluto ferirlo, eppure l'aveva fatto.... No; si corresse; era stato lo stesso Dio degli Inganni a ferire se stesso.
Con quel suo gesto rapido aveva volontariamente sfiorato la lama con la propria guancia; ferendosi. 
Ma perché questo gesto?
Forse perché voleva metterla in difficoltà, farla sentire in colpa quando in realtà ella non ne aveva.
Voleva ostacolarla e minare la momentanea sicurezza che era sorta in lei.
Allora, comprendendo ogni cosa, Sigyn controbatté in fretta, cercando di non consentire all'altro di credere d'averla già battuta: << Tu non sei il fuoco...Ed io non sono una bambina. Non riuscirai a disarmarmi. Non te lo permetterò! >>.
Evidentemente Loki non si era aspettato da lei una nuova resistenza e, per un attimo rimase come immobile a studiare la sua reazione.
Quindi, con voce ferma, annunciò: << Posso impadronirmi di quell'arma senza alcun problema. Anzi; posso convincerti a lasciarmi il pugnale di tua spontanea volontà. >>.
<< Dimostralo! >> sbottò Sigyn, un attimo prima di rendersi conto di ciò che aveva appena detto.
Con quelle sue ultime parole stava praticamente invitando Loki ad aggredirla. 
Allora, di colpo, la giovane donna dai capelli dorati e gli occhi d'ambra parve accorgersi di quanto fosse breve la distanza che separava il Dio degli Inganni da lei.
Loki a quel punto avrebbe semplicemente potuto allungare la sua mano per strapparle il pugnale dalle dita, proprio come poco prima ella lo aveva visto fare con la guardia sopraggiunta nella camera.
Sigyn mosse appena un passo all'indietro, il piede scalzo che non produceva alcun rumore sul pavimento levigato; cercando di mantenere la calma, ma non poteva evitare che la mano continuasse a tremarle intensamente.
Non riusciva a celare la propria paura allo sguardo acuto del Dio degli Inganni, sul cui volto adesso si era allargato nuovamente un ampio, tremendo sorriso.
Lui aveva individuato nelle ultime parole della donna l'errore che stava aspettando.
Una frase; questo bastava e lui già sapeva come torcere quell'invito contro la stessa donna che glie lo aveva fatto; sotto forma di quella che lei aveva immaginato come una banale sfida. 
Naturalmente nessun'altro asgardiano avrebbe accettato di seguire le sue parole alla lettera.
Non avrebbero avuto il coraggio di aggredire una donna.
Ma Loki non era un asgardiano comune; giusto?
<< Oh, non avresti mai dovuto chiedermelo. >> sussurrò sogghignando e; a quelle parole mosse la mano destra in un vago gesto all'apparenza innocuo e di cui Sigyn non comprese il significato.
La giovane donna dai capelli biondi tuttavia non ebbe nemmeno il tempo per chiedere a sé stessa cosa il Dio degli Inganni stesse facendo, quando improvvisamente il pugnale che ella reggeva fra le mani assunse una consistenza stranamente molle e viscida e, quando ella abbassò appena lo sguardo in quella direzione, si accorse con orrore che ormai dell’arma non era rimasto nulla.
Al suo posto era apparso un lungo serpente dalla pelle squamosa di un intenso verde brillante, simile al colore degli occhi dell’uomo che le stava di fronte che in quel momento teneva fissi e concentrati.
Era stato indubbiamente lui a dare vita a quel sortilegio.
Spaventata, boccheggiando senza riuscire più a pensare a nulla fuorché al rettile strisciante che le si stava attorcigliando sul braccio, sibilando minaccioso, Sigyn iniziò ad agitarsi fin quando riuscì a scagliare lontano da sé il serpente.
L’animale cadde a pochi centimetri dallo stivale destro dell’uomo che l’aveva creato, ed esso, senza mai staccare lo sguardo dal viso sconvolto di Sigyn e senza abbandonare il sorriso malefico che gli era spuntato sulle labbra, si chinò a raccoglierlo nella propria mano sottile e pallida.
Il rettile vi si attorcigliò come aveva fatto solo un istante prima sul polso della donna e, in un attimo tornò ad essere il pugnale freddo e inanimato di sempre.
Allora Sigyn ebbe solo il tempo di rendersi conto che ora lei era totalmente disarmata, dinnanzi all'uomo più pericoloso di tutta Asgard; quando questo le si avventò contro, roteando il pugnale e puntandolo dritto alla sua gola.
<< Ti è piaciuta la mia magia? >> le domandò beffardo.
<< Vuoi…..Uccidermi? >> gli chiese ella di rimando, senza rispondere alla domanda che il Dio degli Inganni le aveva appena posto.
Sigyn tremava violentemente adesso; mentre sentiva il fiato caldo di Loki sul suo viso; la figura alta del fratello di Thor china su di lei.
Il tocco della lama del pugnale era gelida sul suo collo nudo.
<< Vuoi uccidermi come… Come hai fatto con Theoric prima di me? >> tornò a chiedere ella con un filo di voce a malapena percepibile.
Loki parve per un istante spiazzato da quella domanda.
Come poteva quella donna avere tanto timore di lui, eppure riuscire a pensare anche in un momento come quello all'uomo che avrebbe dovuto sposare?
Il sorriso beffardo e sicuro lasciò il volto di Loki.
Lui non aveva mai avuto nessuno che lo amasse a quel modo…..
<< Io non ho mai detto di aver ucciso Theoric. >> mormorò lentamente, mentre una ridda di emozioni contorte ed ambigue, difficili da decifrare persino da lui stesso, gli attraversavano il volto.
Sembrava irritato dalla propria confusione e al contempo dispiaciuto per il dolore che stava causando a quella donna esile e indifesa a pochi passi da lui.
Combattendo il timore che stava provando, Sigyn fece per sollevare lo sguardo verso quello di Loki.
I loro occhi tuttavia non fecero in tempo ad incontrarsi, quando la voce dell’Einherjar che il Dio degli Inganni aveva creduto di mettere fuori combattimento poco prima tornò a farsi udire alle spalle di quest’ultimo.
<< Principe Loki; gettate immediatamente quel pugnale e lasciate Lady Sigyn! >> intimò, esagerando una fiducia che in realtà non possedeva, sguainando la lunga spada e brandendola verso il Dio degli Inganni come per ammonirlo.
Il pugnale stretto nella mano di Loki ondeggiò leggermente mentre questo pareva riflettere sulle parole della guardia, come se le stesse realmente prendendo in considerazione.
Poi, rapidamente, inavvertitamente il Dio degli Inganni roteò su se stesso e, con una precisione impressionante scagliò l’arma affilata verso la guardia di Asgard, colpendola in pieno petto.
L’Einherjar boccheggiò barcollando sulle gambe malferme; incredulo.
Poi crollò al suolo bocconi.
Sigyn, dalla sua posizione ancora immobile accanto alla parete, sgranò gli occhi terrorizzata, probabilmente comprendendo in quel breve attimo che avrebbe potuto essere lei al posto della sventurata guardia e Loki non avrebbe esitato un attimo a ferirla.
Avrebbe benissimo potuto fare lo stesso con lei.
Quando il Dio degli Inganni tornò a volgersi verso di lei; Sigyn sobbalzò violentemente, guardandolo questa volta come se lui fosse stato un vero mostro.
Si aspettava che adesso fosse giunto il suo turno.
<< Perché gli asgardiani sono così prevedibili? >> le domandò invece, scuotendo il capo quasi fosse desolato per il gesto che aveva appena compiuto e ostentando una falsa noncuranza, tornò ad avvicinarsi a lei di qualche passo. 
Deglutendo a vuoto, la donna chinò leggermente il capo, chiudendo gli occhi in attesa di un colpo che, a dispetto delle sue più orride aspettative, non giunse mai.
Al contrario, sentì lo sguardo intenso del Dio degli Inganni che sondava il suo volto per un istante; poi la voce di quell'uomo alto e oscuro tornò a farsi sentire, non minacciosa né beffarda: << La guardia non è morta. Se non vuoi che ciò accada, ti conviene prenderti cura di lui ed in fretta 
anche. >>.
Quindi, senza aggiungere altro; senza stuzzicarla, ferirla o colpirla in alcun modo, Loki se ne andò in tutta fretta, dileguandosi oltre la porta d’entrata della camera nuziale, per lasciare l’esterrefatta e ancora tremante Sigyn sola, come se nulla fosse mai successo.
Ma qualcosa era successo e, sapendo che suo malgrado Loki aveva ragione e le sue ultime parole dicevano stranamente il vero, ella smise di pensare al pericolo che aveva corso e si avvicinò in fretta alla guardia colpita dal pugnale, chinandosi su di lui, cercando di individuare la gravità della ferita che il principe traditore gli aveva inflitto.
  
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