Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: ShiNear    30/04/2017    1 recensioni
Una vita travagliata.
Pretendenti dappertutto.
Un bimbo che diventa gigante.
Il ritorno di Streghe e Draghi.
La vita in un continente dove "Magia" sembra una bestemmia,
dove i complotti sono all'ordine del giorno,
sta per avere un protagonista in più.
Se volete, la vedrete qui, in un susseguirsi di eventi che spero vi possano piacere.
È il mio primo fantasy e vi prego di commentare in tanti, mi serve tuuttooo l'aiuto possibile!
La storia è completamente inventata da me e se ci sarà qualche rassomiglianza con altre opere, si tratta di coincidenze.
(Presente anche su Wattpad. Tutti i diritti riservati.)
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

IL CONSIGLIO DEI CONTI



Eliah fu svegliato dal soffio leggero della brezza mattutina, gelida, che passava insistemente attraverso una fessura della finestra. Si alzò dal suo letto imbottito, un lusso che lui faticava a fare suo, e dopo un lungo sbadiglio, spalancò le imposte. Era l'ultimo mese del Nibbio, e mancava poco prima di arrivare al Niveo, eppure Pheò sembrava ancora immersa nell'estate cocente, con quel sole caldo che emergeva da dietro la cupola del palazzo.
Pheò non era solo una città a Corndwem, era la città. Il complesso esagonale della città partiva da sotto terra, dove i condotti si allungavano dalle falde acquifere, nei quali secoli prima Kyton I Ömre e i suoi uomini si nascondevano per sfuggire ai Draghi, per poi seguitare nei colonnati di Bronzo che circondavano l'interno delle mura della città. Le mura erano vaste, e avvolgevano un area immensa, nella loro imponenza di 20 metri di roccia liscia. Sui merli incavati verso l'esterno a triangolo stavano appoggiate le sentinelle, con le loro armature grigio splendenti e l'elmo di celata con i raggi di metallo incesellati sul pennacchio. Le sei torri di avvistamento, legate strutturalmente alle mura, erano piccole, ma molto più massiccie delle stesse mura e si disponevano in ogni angolo della struttura di Pheò. La struttura delle abitazioni della popolazione, per lo più ancora assonnata, era proprio simile a un castello, con un ponticello arpionato su un laghetto di Vermi Termiti intorno: Pheò era stata pensata apposta come ultima speranza degli uomini liberi, ragion per cui, disse Mernwo Cïvostni, "di ogni casa farò una fortezza". Questo spiegava perché la maggior parte delle abitazioni, sebbene curata dalle Leste di Ghef, fossero vuote: in caso di pericolo, gli abitanti delle altre contee avrebbero potuto prendere dimora lì.
La città era divisa in tre zone: la Zona Popolare, dove la case si intersecavano in un discontinuo andirivieni di fontane pubbliche; la Zona Mercato, dove Locande e Vivandieri di strada si davano battaglia per i soldi e non solo; infine, la Reggia.
La Reggia era fatta interamente di Marmo Rosa intervallato dal Rosso, con grandi colonne rivestite d'oro davanti all'ingresso principale e il capitello a forma di sole, simbolo dei Cïvostni da tempo immemore. Il portone era di Bronzo puro e alto il doppio delle colonne, insistentemente sorvegliato dalle guardie. In cima al portone, poi, accarezzato dai raggi del sole, stava il Celeste. Unica pietra di quel tipo in tutta Gadriel, era una rifrazione di bellezza azzurra, capace di riflettere la luce del Sole al massimo splendore, tanto da accecare gli occhi di chi la fissava; usata per l'illuminazione serale, spesso veniva usata come arma per accecare i nemici che si avvicinavano al portone. Anche se, si disse lui, non avrebbero mai potuto oltrepassare la barriera.
La Barriera del Diritto, invisibile a occhio nudo, era la migliore difesa del regno, capace di respingere ogni invasore animato esistente. Per ogni Conte ufficialmente accettato in carica, un pezzo della barriera si ergeva ritto e imponente, così come si rompeva ogni qualvolta un conte moriva, tradiva o abdicava. La fonte stessa era il Rondò base di fondo delle contee, per questo ogni Conte cercava di mantenere alto il livello di moralità nel paese.
- Con scarso successo...- Sussurrò Eliah tra sé e sé...
Si disse poi di avere fame e, dopo essersi vestito, si diresse alle cucine, con Glyfa che lo seguiva svolazzante. La torretta del castello dove stava lui era la terza di trenta a partire da sinistra e dopo una lunga rampa di scale si affacciava all'immensa sala che rappresentava la cucina più organizzata del regno. Gli odori erano quasi sempre gradevoli all'olfatto, ma molto spesso il cibo era troppo raffinato per un personaggio di Drabirut come lui. Puntava spesso alla sostanza più che alla qualità, ma era una politica, a Pheò, che girava a favore del popolo. Poco cibo per la corte, ma raffinato ed elegante: inutile dire che quasi tutti i dignitari erano scheletrici o andavano spesso a comprarne altro al mercato.
Mentre Eliah pensava a questo e al doppio zabaione che voleva gustarsi in santa pace, non si accorse del cesto di vimini dove andò a inciampare da un momento all'altro. Dolorante a terra, poté pensare solo un nome, mentre rialzava la testa e fissava il suo compagno dalle orecchie a punta.
- Gavariel Va Roche! Ho una gran voglia di infilzarti...-
- Eliah Clove! Non ci riusciresti. E per l'ennesima volta, se siam da soli, chiamami Gavroche!- commentò lui, ridendo e allungandogli la mano per farlo rialzare.
Quell'eterno buontempone dai capelli verde rame, corporatura leggermente minuta, occhi vispi e neri, orecchie a punta e vibranti, vestito di abiti poveri e ricercati, seri e bislacchi allo stesso tempo (con quegli stemmi altisonanti e le trombette da tasca sui risvolti delle maniche), era uno dei migliori amici che Eliah avesse mai considerato tali. Era il Conte di Loov, il paese dove la Festa delle Maschere era più sentita e raggiungeva il culmine del divertimento dopo che le carovane compivano i loro annuali giri; il paese, quindi, dove l'allegria regnava sovrana, tappa ambita da molti reduci di guerra ormai arrivati alla pensione e in vena di rilassarsi giovalmente.
Era anche il figlio in Linea di Sogno di un Folletto e di una Fata. La Linea di Sogno, aveva scoperto Eliah, era la via di nascita più diffusa di Gadriel, un tempo, ma con il tempo il desiderio di carne della lussuria dell'epoca e la mancanza di ideali fissi aveva quasi del tutto sradicato quella via dal cuore umano.
Gavroche era stato il primo di tanti passi in avanti della famiglia Cïvostni, quando lo avevano eletto Conte di quel terreno benedetto dalla gioia. Alexej covava e mostrava molto astio e pregiudizio nei confronti del ragazzo, astio che, dopo la sua prigionia, aveva di per sé confermato la sua reggenza sul Seggio dei Folli, come veniva detto.
- Ti sei alzato di tre spanne, birbante Dolgiano-, esclamò ridendo il verdino, con un sorriso a trentadue denti immacolato.
- E a te è finalmente spuntata la barba-, disse l'altro ridacchiando e indicandogli la piuma su una guancia.
Se la tolse con uno sbuffo, gonfiando il petto:- Sappi che ho lottato eroicamente per prepararti lo zabaione-.
- Litigare con una chioccia lo chiami 'eroico'?- Un altra risata e sarebbe scoppiato. Gavariel era un toccasana per lui, in momenti come quelli.
- E con la cuoca. Voleva fartelo lei e in quella pentola infernale. Ci sono voci che affermano che dai tempi dell fondazione della città non l'abbia mai lavata!- aggiunse sottovoce.
- Ma dai! Sarna non è così vecchia...-
- Ti dico che la videro i Draghi e se la diedero a gambe! Non sottovalutare il potere dei suoi biscotti-.
Il Conte Clove inarcò un sopracciglio divertito, superandolo e sedendosi su un sedia vecchia ma decorata finemente:- Sei stato male per aver fatto indigestione dei suoi biscotti e le dai la colpa?-
- Certo! Li avrà senz'altro avvelenati- concluse lui, superando il fracasso delle pentole sbattute nel forno dalle cuoche, prima di porgergli una ciotola di legno con il suo zabaione spumeggiante. Era saporito e spumoso e gli diede un sacco di energie solo un sorso di quel portentoso succo.
L'altro si sedette davanti a lui e, mentre offriva una ciotola di nettare al piccolo Valciper, osservandolo bere domandò:- Quando hai intenzione di superare la Maturità, tu?-
Eliah interruppe la colazione, accigliandosi. La Maturità era un argomento molto delicato. Un migliaio di anni fa, di fronte ai numerosi abusi eseguiti nei confronti di ragazzi di minore età, seguendo i consigli dei Pensatori e i Socializzatori di Corte che adducevano la cosa a una mancata crescita effettuata con tutti gli insegnamenti necessari o una mancata maturità di fondo, il re prese una decisione: fu raggiunto un accordo con le streghe, che eseguirono un incantesimo particolare: nessun essere umano, in tutta Gadriel, sarebbe cresciuto dalla condizione di bambino se prima non avesse raggiunto la maturità necessaria per diventare adulto, in modo tale da superare facilmente i traumi infantili come per impedire a persone potenzialmente pericolose di arrecare danni. Una volta superato il passo di crescita, attraverso un complesso rituale di promessa, si raggiungeva in corporatura la propria età effettiva. Eliah dimostrava ancora dodici anni, ma ormai era quasi un uomo.
- Se il Demiurgo vorrà, lo saprò presto, amico mio- rispose il Dolgiano finendo lo zabaione.
Gavroche gli allungò sospirando una fogliolina, dicendo:- Mastica. È menta. Serena e gli altri ci stanno aspettando.-
- Ah. Eri incaricato di far la spia, allora- commentò lui masticando la foglia velocemente per poi sputarla
Il Conte di Loov sbuffò in un modo che sembrò una pernacchia, poi lo tirò in piedi spingendolo verso il corridoio principale:- Muoviti, su. Catilina era intenzionata a decapitarti-.
- Avrà dormito male...- commentò lui in risposta.
Arrivati alla scala a chiocciola che conduceva alla Sala dei Conti, Eliah non si trattenne dal chiedere:- Come sta Serena?-
- Come vuoi che stia? Il regno è contento, i cittadini pure, nessuna guerra... È gioiosa come il sole in Afoso!-
A quelle parole Eliah si sentì un po' in colpa. Nonostante fosse la sua Regina, considerava Serena come una sorellina, molto più matura di lui, sebbene pure lei non fosse ancora così matura per crescere. E il pensiero di portarle una notizia così triste e preoccupante lo face solo infuriare con sé stesso, tanto che dovette calmarsi un attimo fermandosi sulla tromba delle scale, poi riprese il percorso.
Una volta arrivati agli imponenti portoni di mogano, Eliah disse a Glyfa di aspettarlo fuori, poi due Guardie Pheoniane aprirono loro il passaggio. La tavola rettangolare con lo Scacchiere dipinto sopra era circondata da otto sedie, di cui sei erano già occupate a partire da sinistra: Sir Breunor Niol conte di Arifac, nel suo completo di cuoio grigio; Sir Itia, Conte di Turiao, con il suo mento lungo e affilato, di modi gentili e con le sue dita affusolate, seduto elegantemente a tirare dei fili invisibili; una sedia vuota per Loov di Gavariel; una sedia era poi occupata parzialmente da Catilina, la Contessa di Giesbilta, i cui piedi erano appoggiati sullo scacchiere, nel Mar di Marcos, il viso incorniciato dal suo corto caschetto biondo; un altra sedia vuota, la sua, verso cui iniziò a dirigersi; nel farlo osservò l'altro vicino di posto, il Conte di Barynilt, Dalagha, con un viso anziano incorniciato dai suoi capelli grigio-scuro; Elizabeth Negeto, Somma Masi e signora di Tena, chiudeva il giro dei Conti, nell'abito più sfarzoso trovato nel suo arnadio. E Serena, la gloriosa Regina Bambina, nel suo abito a sbalzi bianco come il latte, in contrasto con il roseo acceso della sua pelle, sembrava essere il sole della sala immersa nel silenzio.
Nel vederlo sedere, gli regalò un bellissimo sorriso, esclamando:- Il mio conte preferito, finalmente. Bene, ora ci siamo tutti. Dichiaro aperto il Consiglio dei Conti-.
- Ora mi sento geloso, maestà...- disse divertito Gavariel sul suo posto.
Catilina sbuffò, con i suoi modi da contadina:- Che cretinata. Potevamo fare questa riunione nella mia stanza, o potevate avvisarci con un messaggero. Tanto lo so che è Itia, che tenta di renderci 'sensibili' al problema delle restrizioni dei Coniatori. Ne abbiamo già parlato due giorni fa-.
Itia sorrise mellifluo:- Non vedo alcun male nel riaprire la questione, personalmente-.
- Sono stato io a richiedere il Consiglio, Catilina. Per due motivi: è in pericolo il regno e nessuna parola di quelle che pronunceremo lascerà la stanza-. Eliah era stato freddo e distaccato a parlare, sebbene gli tremassero le gambe al pensiero di quanto stava per dire, ma doveva indirizzare l'attenzione verso di lui: se Catilina ed Itia si mettevano a litigare, era la fine per tutti loro; almeno, diplomaticamente parlando.
La signora di Tena non poté evitare di notare un dettaglio:- Ti vedo pallido, Eliah. Che ti è successo, figliolo?-
Dalagha sbuffò, annoiato:- Giovani poppanti. Un po' di vino e passa tutto.-
- Non credo si tratti di salute, amico mio.- sussurrò Breunor dall'altro lato del tavolo, accarezzandosi la barba.
Eliah sospirò, prima di dire:- Drelimer è stata uccisa-.
Le reazioni furono delle più disparate.
Breunor si alzò in piedi urlando:- Cosa?-, il colorito del viso di Serena sparve, Elizabeth strinse i pugni avvicinandoli, le nocche rivolte verso l'alto, come era solita pregare il Demiurgo, Dalagha strinse furioso un bracciolo, Catilina era a un passo dal dichiarare guerra a qualcuno, ma fu Gavroche che, avvicinatosi al Dolgiano, lo scosse come un fuscello, sbottando:- Perché non me lo hai detto, maledetto tra gli uomini? Perché hai lasciato che ridessi e scherzassi quando una delle persone che più contano ti ha lasciato, razza di stupido?-
Lui lo fissò, lucido nello sguardo:- Troppo ho pianto ieri notte... Non potevo parlare con il rischio di essere ascoltato dai popolani e non potevo vedere il mio migliore amico e aiuto morale crollare come me. Non ora...-
- Arrogante, egoista e stupido figlio di...- Gavroche lo strinse in un abbraccio fino a togliergli il fiato.
- Non ti azzardare mai più a ridere in un momento simile-, gli ingiunse con un sussurro.
- Non faccio promesse: non so mantenerle, ricordi?- disse lui in risposta. Erano alla stessa altezza e a Eliah causava emozioni contrastanti pensare che prima era lui che superava l'amico in altezza, nonostante fosse sempre stato sempre Gavariel il più maturo tra i due.
Serena sospirò, dicendo:- A nome di tutti, ti faccio le mie condoglianze, Sir Clove-. L'albino sapeva che, se avesse potuto, si sarebbe alzata a stringergli le mani con affetto, ma la regalità imponeva altrimenti.
- Immagino che i tuoi uomini siano già alla ricerca del colpevole- aggiunse Itia, mellifluo, la persona più tranquilla nella sala, sul confine dell'apatia.
- Per questo sono qui. Drelimer ha detto tre cose prima di morire- enunciò Eliah mentre Gavroche tornava a sedersi.
Catilina era fremente sul suo posto:- Insomma, Eliah! Chi cazzo ha fatto questo?-
Itia alzò le mani, quasi a infondere quiete:- Pace, Catilina Nama. Sono certo che Eliah vuole arrivarci con calma per mantenere noi e lui razionali. Dico bene?-
- Più o meno Itia. Preferisco procedere con ordine. Anzitutto, una conferma...- commentò sedendosi sul suo posto; - Confermate che Calpurnia non è stata avvistata in questi mesi?-
Scossero quasi tutti la testa, tranne Itia, che fissava insistente Catilina, e Elizabeth, che sussurrò:- Un avvistamento di Iscari sulle montagne... Ma non so se crederci o meno.-
Dalagha sbuffò irritato, accarezzandosi il mento:- Quindi questo vuol dire che Calpurnia si sta muovendo-.
- Già. La gente teme di parlarne ad alta voce quando passa davvero. E ci sono pochissime voci, al momento.-
Eliah annuì, per poi schiarirsi la voce e affermare ad alta voce:- Poche cose ha proferito Drelimer poco prima della sua dipartita: la prima che mi preme maggiormente, era di avvertimento. Disse... Che a Pheò c'è un traditore. E che in un mese sarà attaccata.-
Solo alla parola traditore, i suoi colleghi si erano fissati tutti in volto, rabbuiandosi: il significato di quelle parole, celato o no che fosse, aveva turbato tutti.
Serena chiese gentilmente:- Dunque tu affermi che la Barriera del Diritto, che protegge Pheò da secoli, potrebbe cadere? E quindi pensi che uno dei Conti potrebbe fare cedere il suo Rondò?-
- Non vedo altra soluzione se non quella che uno dei nostri stessi uomini sia un traditore che cospira verso la nostra vita. Itia, hai forse qualche suggerimento?- chiese Eliah fissando il conte di Turiao.
Itia si accarezzò il mento, ma scosse il capo:- Anche se nel caso un conte dovesse abdicare, uno pronto ci sarebbe a onorare il giuramento del precedente fino alla sua riformula. A meno che tu, Eliah, non venga spodestato dai tuoi stessi Drabirutani- soggiunse mellifluo.
Dalagha sbuffò, rasentando la potenza di un toro solo per il soffio:- Quindi dobbiamo agire stando all'erta...-
La Regina lo fissò benevola:- Con calma e raziocinio. Non voglio che la mia gente si metta in allarme senza motivo preciso-.
Breunor annuì semplicemente:- Una situazione assurda-.
Catilina fissò il compagno d'armi, corrucciata:- Cos'altro ti ha detto?-
- Mi ha dato un consiglio:- disse lui espirando pesantemente; - dobbiamo cercare di trovare un accordo con Diassa-.
Serena si accigliò, dubbiosa:- Eliah... Son passati anni da quando Diassa era l'Autorità delle Streghe. Forse che Drelimer intendesse Voisin?-
Catilina sbottò in risposta:- Stupidaggini! Drelimer e Voisin non potevano vedersi. E la Voisin rasenta il fanatismo anche tra le sue colleghe.-
Itia cercò un compromesso, alzando le mani:- Potremmo inviare delle lettere a entrambe per sicurezza. Che ne dite?-
- Un'idea come un'altra... Ma se Eliah non risolve la questione, lui che è al confine, bisognerà pregare per un miracolo- rispose ferma in volto Elizabeth.
Eliah ridacchiò nervoso:- Più facile a dirsi che a farsi. Non ho mai visto una strega in vita mia-.
Serena sospirò:- Di questo ne riparleremo con calma dopo io e Itia. C'era altro che Drelimer ti ha riferito, Eliah?-
- Sì... Un 'altro' molto problematico. Mi ha detto che dobbiamo seguire il monco-.
- Il monco? E chi sarebbe?- chiese Catilina pensierosa, stropicciandosi il mento con l'indice e il pollice.
Gavroche sussurrò, fissando Dalagha, il quale aveva serrato la mascella furioso:- L'unico monco di cui Pheò possa temere...-
Elizabeth sospirò, alzando le mani al cielo orante, prima di dire:- Hünter Mott-.
Breunor scosse la testa:- No... Non si è più visto dopo che ha tradito al campo di Kral. Non ha senso che sia tornato-.
- Ma perché seguirlo? E a che pro? Non trovo il nesso.- Serena era perplessa come i suoi conti, e non sapeva darsi pace nel suo scranno; il suo ginocchio iniziava a ballare ininterrottamente su e giù.
Itia ridacchiò, adagiandosi tranquillamente sullo schienale:- Chissà! Magari Drelimer stava solo delirando frasi senza senso. Non sarebbe stata la prima volta...-
Il volto di Itia scomparve sotto il groviglio di braccia che si protese per fermare Eliah, che lo fissava furioso e con tutta l'intenzione di ucciderlo, mentre Gavroche cercava di calmarlo:- Calmati, Eliah, per il Demiurgo, fermati!-
- Ti ammazzo, dannato verme, se osi insultare il suo nome! Capito? Ti ammazzo!- Scalciava furioso, sempre trattenuto dagli amici, finché Dalagha non lo rimise a sedere con un ceffone.
Gli disse:- Insulti tu il suo nome se non apprendi quello che lei ti ha insegnato. Basta arrabbiarsi.-
Fissò il ragazzo a un centimetro dal suo viso, soffiando:- Vuoi diventare l'uomo? Diventa più forte di questo. Se devi picchiare qualcuno fallo quando diventerai adulto, ragazzo-.
Eliah annuì metodicamente lento, ma continuò a tenere lo sguardo furente su Itia, il quale aveva solo una ruga in più sulla fronte rilassata.
- E meno male che avevi superato il problema, piccolo conte-. Itia rise, sgaiato e spensierato al pensiero di sette occhi che lo fissavano furiosi.
Furono quelli di Serena a mantenere la rabbia mentre lei stessa ordinava:- Itia! Se non devi parlare di un aneddoto che potrebbe portarci a un vantaggio sulla situazione, tieni la bocca chiusa quando parli di Drelimer. Subito dopo essere nostra amica era il nostro unico contatto con Ari Nais-.
Ari Nais era l'unica Fata che intendeva riportare Gadriel al Mondo degli Otto di una volta e chiedeva spesso di Drelimer come portavoce.
Itia ridacchiò ancora, misterioso, ma tacque. Fu allora che Irua, il Protettore della Regina, entrò nel salone a sussurrare qualcosa al suo orecchio.
Gavroche ne approfittò per sussurrare a sua volta a Eliah:- Per il Demiurgo, mantieni il controllo-.
- Ci proverei se Itia non incitasse all'omicidio-.
- Non ti stai nemmeno sforzando. Che cos'hai, contro Itia?-
Eliah gli rispose furioso con un filo di voce:- E se l'omicidio di Drelimer fosse stato commissionato da chi voleva impedire che i suoi piani venissero  svelati?-
Gavroche non fece in tempo a rispondergli, perché Serena li interruppe dicendo:- Scusate... Ma io e Irua abbiamo affari urgenti di cui discutere. Il consiglio è sciolto per il momento, ma vi pregherei di restare per questa settimana a Pheò-.
Tutti annuirono, chi più, chi meno. Elizabeth rivolse ad Eliah uno sguardo gentile mimando con le labbra "dopo" mentre Catilina lo trascinò direttamente fuori per il braccio approfittando della fuga dei conti verso la porta. Il pomeriggio di Eliah sarebbe stato molto turbolento nelle prossime ore, pensò il Conte di Drabirut.

Rieccomi! Quanto tempo... Troppo. Spero che adesso non mi andiate addosso per uccidermi. Vi chiedo sempre un commento proficuo da scrittore in erba ad altri, quindi tutti i complimenti del caso. Grazie e risentirci!

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: ShiNear