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Autore: Sarck    30/04/2017    7 recensioni
Lo nota fissargli la bocca e ricorda di starla ancora mordendo, così libera la carne tenera dalle grinfie dei suoi denti, sentendo un intenso calore divampare per tutto il viso, per qualche assurdo motivo. Poi, finalmente – o per sfortuna – Victor chiude di nuovo gli occhi e Yuuri può respirare e appoggiare il rasoio oltre l’orecchio, appena sotto l’attaccatura dei capelli.
***
Yuuri si ritrova a dover fare la barba ad un Victor alticcio.
[pre-Victuuri][giallo intenso]
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Pull me closer
Rating: giallo (intenso, spero)
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Pairing: Victor x Yuuri
Note: Victor e Yuuri in questa storia non stanno (ancora?) insieme, ma hanno ormai abbastanza confidenza. Da collocare temporalmente, più o meno, durante le prime gare del Grand Prix.

 

 


 

Pull me closer

 

Yuuri è sicuro che la sua mano stia tremando troppo e che non potrà mai farcela. Il cuore gli martella nel petto come fosse impazzito, totalmente al di fuori dal suo controllo. Come biasimarlo, se potesse gli permetterebbe di aprirsi un varco tra le costole – quelle traditrici, che continuano ad alzarsi e abbassarsi troppo troppo velocemente - e di fuggire via, nell’altra stanza, o direttamente di scivolare sul pavimento e rimanere lì, al fresco, per permettergli di calmarsi. Lo farebbe, se potesse, perché il volto di Victor è così vicino che respirando riesce a percepire il suo stesso fiato rimbalzare sulle labbra di lui e tornare indietro, nella sua bocca, più caldo di prima. Oppure è lo stesso respiro di Victor che soffia sulle sue labbra tremanti, anch’esse traditrici, come il petto, le gambe molli, le mani indecise e gli occhi troppo aperti. Si sente completamente abbandonato dal suo corpo, come se di lui non rimanesse altro che una tremula anima nuda davanti alle ciglia abbassate di Victor.

“V-victor” balbetta, con la mano sinistra ferma tra i suoi capelli, ancora più insicura della destra, forse. Non aveva mai toccato in quel modo i capelli di Victor, pensa che potrebbe addirittura perderci una mano lì dentro, non gli dispiacerebbe. “Sicuro di fidarti? E se ti taglio?” continua, mordicchiando il labbro inferiore tra i denti, negli occhi vede solo il bianco infinito della schiuma da barba che ricopre metà volto di Victor.
Le ciglia lunghissime dell’altro si sollevano e forse così per Yuuri è addirittura peggio, perché preferisce non ritrovarsi a guardare quelle iridi di ghiaccio fuso, sinceramente convinto che le gambe non possano reggergli ulteriormente. “No” risponde, “non mi taglierai Yuuri, in queste condizioni combinerei molto di peggio io” e le loro labbra sono così vicine che Yuuri è sicuro che le parole gli siano scivolate direttamente sulla lingua, prima di arrivare alle orecchie.

Lo nota fissargli la bocca e ricorda di starla ancora mordendo, così libera la carne tenera dalle grinfie dei suoi denti, sentendo un intenso calore divampare per tutto il viso, per qualche assurdo motivo. Poi, finalmente – o per sfortuna – Victor chiude di nuovo gli occhi e Yuuri può respirare e appoggiare il rasoio oltre l’orecchio, appena sotto l’attaccatura dei capelli. Il volto gli brucia così tanto che inizia a rimpiangere di aver indossato la felpa e non essere rimasto in maglietta.

La prima porzione di viso riesce a farla senza troppi problemi, acquistando un po’ più di sicurezza.
“La prossima volta non bere così tanto però, non potrò farti sempre io la barba”. Victor sorride e apre un occhio, ricevendo uno sguardo di rimprovero dal nuovo – improvvisato – barbiere, così cerca di tornare subito serio e tenendo le labbra più vicine a loro possibile e mantenendo il volto fermo “lo so, lo so, ma domani vengono ad intervistarci, devo mantenere la mia bellissima immagine, come tuo coach”, si giustifica. A Yuuri il tutto suona un po’ forzato, perché potrebbe benissimo farsela domani mattina o presentarsi anche con quel velo di barba - che di certo non gli sta per nulla male - ma non fa neanche in tempo a pensarci che Victor, chissà per quale motivo o reminiscenza della serata, scoppia improvvisamente a ridere e lui si spaventa così tanto che molla la presa sul rasoio e quello cade a terra, tra i loro piedi.
“Victor, sta fermo!” lo rimprovera, mentre lo raccoglie e sciacqua le lame sotto al getto del lavandino. Quando si rigira, con l’oggetto ben saldo in mano, quasi si strozza.

Victor, seduto sul bordo della vasca, con la schiuma a coprirgli solo la parte sinistra del volto, sta agitando le spalle, con l’intento di sfilarsi l’accappatoio. Gli scivola fino a metà schiena, scoprendo i pettorali ampi, spalle e buona parte delle braccia. Tutta quella pelle bianchissima e scoperta fa girare la testa a Yuuri.
“Che stai facendo?”. Ha dovuto deglutire rumorosamente per riuscire a parlare, mentre tiene la mano con il rasoio ancora alzata e sente l’acqua gocciolargli lungo il polso.
“Ho caaaldo”, strascica le lettere, corrucciando le labbra  con sguardo divertito, mentre fa per slacciare la cintola che tiene ancora chiuso l’accappatoio sui fianchi. Yuuri gli si butta addosso, posando le mani sulle sue e farfugliando “dopo, dopo, fammi finire”, perché davvero non può farcela, non può continuare a raderlo avendolo totalmente nudo davanti.

Victor sembra molto divertito dalla risposta. Stringe le cosce, intrappolando Yuuri, in piedi tra di esse, mentre un ciuffo di capelli gli ricade sugli occhi ora assottigliati – fortunatamente sulla parte di volto in cui la schiuma è già stata rimossa. Il cuore di Yuuri ha trovato un modo per balzare fuori, dato che gli sembra di averlo sputato nella vasca nell’esatto momento in cui ha sentito le sue cosce calde stringerlo. Anche con quei pantaloni della tuta addosso riesce a percepirlo; che quelle cosce lunghe sono bollenti e lo stanno tenendo vicino, troppo vicino. La consapevolezza della completa nudità di Victor, sotto l’accappatoio già mezzo calato, a poca distanza a lui, lo fa agitare terribilmente. Per di più si aggiunge quella frase appena sussurrata “dopo? Cosa vuoi fare dopo?”.
Un attimo di panico, in cui quell’anima nuda che è Yuuri si contorce e prende fuoco e a quel punto è tutto troppo da sopportare.
“Sta fermo”, ringhia tra i denti. Esatto, ringhia, e la cosa è così inaspettata per entrambi che si ritrova a fissare gli occhi spalancati del ragazzo sotto di lui, ancora più grandi del solito. Distrattamente pensa che non si era accorto di essere più in alto di lui, da quella posizione. Inspira, risucchiando l’aria tra le fessure dei denti, mentre sente caldo ovunque e pensa che vorrebbe solo spingere il bacino un po’ più avanti, afferrargli la testa e baciarlo. Manca di coraggio, però, quindi si limita a “scusa” farfugliare, “non muoverti troppo” e piegarsi con il busto, con le viscere accartocciate come palline di carta, tornando ad appoggiare il rasoio dove aveva interrotto. Victor, ammutolito, continua a guardarlo con occhi attentissimi, gli avambracci l’unica parte superiore del corpo coperta dal tessuto spugnoso e umido.

La luce del bagno, eccessivamente bianca, si riflette nelle sue iridi brillanti, imprimendo un alone chiaro circolare alla sinistra delle pupille. Sta tenendo gli occhi aperti ora, li sbatte a malapena e Yuuri ha quasi paura possano scavare un solco nel suo viso, per l’intensità con cui sente bruciare il suo sguardo sulla pelle. Finisce di raderlo in completo silenzio, con solo il rumore del vento che sbatte forte sulla piccola finestra intonacata (per quanto violento, sembra insignificante rispetto al respiro finissimo di Victor che gli solletica il mento).
“Finito”. La parola gli scivola fuori dalla lebbra particolarmente bassa, perché è stato in silenzio per un po’ troppo e la gola gli si è seccata. Poi, inaspettatamente, altre lettere iniziano la scalata della sua gola e lui cerca di trattenerle, davvero, di mandarle giù a furia di deglutizioni, ma quelle sono testarde e se le ritrova in bocca, gli solleticano il palato e scivolano scaltre sulla lingua. Le labbra si aprono, le sente bruciare perché le pupille di Victor gli si sono posate sopra e quegli occhi gli stanno dicendo così tante cose che è sicuro possa scorgervi una vita intera lì dentro, quella che ha vissuto e quella che ancora deve vivere. Allora eccole quelle lettere, sbrodolano fuori, mentre non può fare altro che guardare il volto di Victor con rimasugli di schiuma sopra al labbro, sotto il naso e sul lobo destro: “bellissimo”.

 L’attimo successivo è già corso fuori dal bagno, inciampando quasi sul tappetino. Il volto, esploso, lo seppellisce sotto al cuscino, soffocando un grugnito disperato nel lattice.

 Il cuore, l’ha dimenticato nella vasca da bagno.

 

(Victor, di certo, saprà raccoglierlo)



  
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