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Autore: Old Fashioned    30/04/2017    6 recensioni
È una fase della mia vita in cui ho bisogno di cose demenziali e ludiche.
Queste sono le avventure tragicomiche (molto più comiche che tragiche) di un capitano della flotta imperiale di nome Roy Veers (nipote degenere del più famoso Maximilian Veers - eroe di Hoth).
Il capitano viene mandato in missione al seguito di un colonnello affetto da demenza senile, con il poco invidiabile compito di recuperare uno psicopatico omicida che si è sottratto al controllo dell'Impero e ha instaurato un regno del terrore su un pianeta coperto di giungle inospitali e abitato da indigeni ostili.
"Riuscirà il nostro eroe a ritrovare Kurtz?" sarebbe una frase troppo abusata. Noi, più semplicemente, potremmo dire: "riuscirà il nostro eroe (si fa per dire), nonostante il gruppo di devastati e cerebrolesi che ha con sè, a riportare a casa la pelle?"
Lo saprete solo leggendo.
(ATTENZIONE: la storia contiene linguaggio molto volgare - chi è disturbato dal turpiloquio non legga per favore)
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Giorno 14 – Saluti & baci

Veniamo svegliati nel corso della notte da un tifone che imperversa sull’isoletta. La nostra nave rolla e beccheggia come il deretano di Samyra quando invece di fare la danza dei ventri fa la danza delle natiche.
Mi alzo dopo essere stato shakerato nella cuccetta peggio di un Cosmopolitan e stando ben attento ai tre metri di dislivello scendo per scrutare attraverso un oblò.
Fuori è buio pesto. All’incerta luce di un alogeno vedo i due kaminoani darsi da fare con ancore sussidiarie e altri mezzi per evitare l’affondamento del nostro simpatico natante. La Du Bal, aggrappata come sempre al braccio di Tani Du, fa del suo meglio per rallentare le manovre e intanto ride come un’ebete sotto la pioggia battente.
Come se la squinternata professoressa non bastasse a rompere i coglioni all’equipaggio, esce dalla sua cabina anche Waxen, che immediatamente si mette a stracciare a sua volta le palle fornendo oculati consigli sul modo migliore di gestire una nave in preda ai marosi. Peccato che sia un ufficiale di fanteria e finora abbia visto il mare solo in qualche audiovisivo didattico.
Io faccio un paio di calcoli: controllo la distanza dalla terraferma e l’accessibilità delle uscite, dopodiché stabilisco che in caso di affondamento non sarà un problema abbandonare la nave e raggiungere la costa. Torno a dormire il sonno dei giusti.
Fuori c’è un po’ di tramestio, a onor del vero, ma col cuscino sulla testa la cabina diventa quasi silenziosa. L’unica cosa di cui mi rammarico è di non essermi portato dietro due birre, perché adesso sarebbe il momento perfetto per berle. Anche se obiettivamente non conosco un momento che non sia perfetto per bere una birra.
Il mattino dopo stiamo ancora galleggiando, il che è una gran cosa, dal momento che dovremmo anche usare la nave per raggiungere un trasporto che ci faccia rientrare sulla Morte Nera.
Dopo tutta l’attività notturna i kaminoani sono un po’ stazzonati, ma in fin dei conti tenerci a galla è il loro lavoro, esattamente come il mio è badare al branco di rincoglioniti. Io non mi sono mai andato a lamentare con loro del mio sporco dovere, quindi mi aspetto che nemmeno loro lo facciano con me.
Scendo a terra e trovo Kurtz già bardato da pesca. “Viene con me, capitano?” mi chiede sventolando la cassetta delle esche.
Negativo, signore. Oggi ce ne torniamo sulla Morte Nera, Tarkin non vede l’ora di riabbracciarmi.”
Le è così affezionato?”
Più o meno...” rispondo evasivo.
Il colonnello finisce di caricare la sua barca, poi mi chiede: “Quando intende partire, Veers?”
Il tempo di bere un caffè e andiamo. In questo posto ci sono troppi insetti, troppa pioggia, troppo caldo e poca birra. Non fa per me.”
Le mancano le ragazze?”
Negativo.”
Mi fissa un po’ stupito dal mio risoluto diniego, poi chiede: “I ragazzi?”
Di nuovo negativo,” rispondo senza scompormi.
A questo punto, Kurtz si toglie il tipico cappellino alla cretina da pescatore, si gratta la testa e mi chiede: “Nè ragazze né ragazzi? Allora cosa le piace, Veers?” Dalla faccia è chiaro che si sta aspettando risposte tipo ‘i jawas albini’, oppure ‘gli ayuboa ithoriani’.
Veramente non sarebbero affari suoi,” rispondo, “comunque sono bisessuale: mi piacciono sia la birra che i cocktail.”
Kurtz si rimette in testa il cappellino e considera chiuso l’argomento.
Nel frattempo il resto del gruppo sta scendendo a terra. Confuso da tanta abbondanza, il wookiee peregrina di albero in albero lasciando poche gocce sul tronco di ogni pianta per non far torto a nessuno.
Chiaramente, dopo un po’ che effettua questa complicata manovra gli va in blocco la vescica e comincia a lamentarsi cercando invano di mingere.
Quando gli ululati hanno raggiunto il livello ‘amplesso collettivo di dodici hutt in calore dentro a una caverna con l’eco’, impossibilitato ad abbattere il wookiee vado alla ricerca di Hyaskon. Il capitano medico ascolta il problema, prepara uno dei suoi punturoni e mi fa: “Si metta un impermeabile, Veers.”
Un impermeabile? Perché?”
È un appassionato di blue shower?*”
Mai sentito. Non mi pare un cocktail.”
Le confermo che non lo è, a meno che lei non abbia delle perversioni decisamente inconsuete. Allora, questo impermeabile?”
Per fare?”
Hyaskon sospira e comincia a parlare come se avessi la sindrome di Down: “Quando fare grande punturone a wookiee, wookiee pisciare peggio di irrigatore da giardino. Impermeabile: a posto. Niente impermeabile: annegato. Chiaro?”
L’unica cosa che non mi è chiara, Hyaskon, è perché devo andare io a fare il punturone al wookiee. Io le ho mai chiesto di pilotare il TIE fighter al posto mio?”
Solo perché qui non ci sono TIE fighter,” brontola il capitano medico.
Mi defilo con eleganza lasciandolo alle prese con il suo dovere.
Nel frattempo, tanto per impiegare proficuamente il tempo, vado alla ricerca di Atama So. Non perché la sua compagnia sia chissà che raffinato piacere, ma perché vorrei cercare di prenotare un trasporto che ci faccia arrivare in qualche posto meno umido di Kamino ma più ricco di alcol.
Il languido indigeno sta togliendo da un gancio quel che resta di un casco di banane. Io osservo incuriosito, sia perché fino ad ora avevo visto i caschi di banane solo in ologramma e poi perché mi chiedo a cosa possa servire (a parte mangiare le banane, cosa che non ho mai visto fare né ad Atama So, né a Tani Du).
Visto che se lo chiedo a me non ottengo risposta, giro la domanda al comandante.
Questi mi fissa come se gli avessi chiesto a cosa serve il culo. Scopro finalmente come si misura il tempo su Kamino: in banane.
Atama So mi elargisce una complicata disamina il cui sunto, alla fine, è che quando un kaminoano deve fare qualcosa si procura un casco di banane e ne stacca (e mangia, se è un vizioso) una ogni tot. Quando le banane sono finite, è finito anche il tempo per fare quella determinata cosa.
Noto che le nostre banane stanno volgendo al termine, il che non è certo un male.
Culturalmente arricchito, chiedo ad Atama So di procurarci dei posti su un trasporto.
Per dove?” mi chiede cortesissimo il gommoso alieno.
Perché girarci intorno? “La Morte Nera o qualsiasi pianeta non B’omarr,” rispondo.
Temo di non poterla accontentare, capitano,” sospira desolato il mio interlocutore. “Ai seguaci della regola B’omarr è proibito andare in posti dove non si segue la regola.”
Scusi, e se uno non segue la regola B’omarr ed è ospite del vostro pianeta come fa?”
Mi rivolge un sorriso. “Potrebbe convertirsi, capitano,” mi propone.
Senza offesa, piuttosto mi taglio le palle e le metto in formalina,” rispondo, mentre un brivido d’orrore mi gira su e giù per la schiena. Poi mi viene un’ideona. “Tatooine?” propongo.
A Tatooine seguono la regola B’omarr come io seguo la disciplina militare, potremmo anche sfangarla.
Mi accenna di sì con la testa. “Quello va bene,” approva. Io sorrido fra me e me già pensando alle bettole di Mos Eisley e ai cocktail gamorreani che colà vengono serviti.
Tramite il terminale della nave kaminoana mi procuro i biglietti. Per fortuna che ho la Imperial Platinum qui con me, altrimenti sarei stato costretto a vendere la twi’lek per pagare il trasporto.
Torno a terra. Probabilmente i miei simpatici compagni di viaggio percepiscono l’aria di partenza, perché tutto sta lentamente tornando alla normalità: per fortuna Fjo’ona ha smesso di fare la camerierina e giace sulla spiaggia in pieno sole unta come una cotoletta. Il wookiee, finalmente libero di mingere come vuole, ha smesso di emettere ululati e sta sistemando il tostapane di Kurtz.
Hyaskon sta bevendo un caffè nero con lo sguardo perso nel vuoto. Quando mi vede arrivare, con tono cupo dice: “Vedrà che la nostra nave si schianterà da qualche parte.”
Anch’io sono contento di rientrare,” gli rispondo, prendendo posto dall’altra parte del tavolo. Guardo il caffè con poca convinzione, poi mi dico che da qualche parte nell’universo saranno le cinque di pomeriggio e prendo una birra dal frigo.
Arrivano a questo punto i tre soldatini, che si fermano a un metro dal tavolo e rimangono a guardarsi con aria irresoluta. Capisco subito il problema: a uno dei tre toccherà sedersi accanto al capitano Hyaskon, e Zuccherino, Pasticcino e Biscottino non ne vogliono sapere.
Il lugubre dottore però li ha già puntati. “Chi è che viene a sedersi sulle ginocchia di papà?” chiede con un sorriso inquietante.
Ma prima che uno dei fanciulli possa eroicamente immolarsi, entra la Du Bal scarmigliata e ansante, emette qualcosa che potrebbe essere tanto un saluto in geonosiano quanto un’aerofagia fuori controllo e salta a piè pari in braccio al capitano medico. “Papà!” bercia, poi gli stampa due bavosi baci sulle guance.
Veers, me la tolga di dosso!” esclama Hyaskon, cercando senza successo di arginare gli slanci affettivi della regredita docente.
A me pareva che lei avesse degli afflati paterni,” rispondo. Sorseggio tranquillamente la mia birra.
Via, se ne vada!” protesta il capitano medico.
E lei, imperterrita: “Papà! Papà!” Continua a sbaciucchiarlo come se non ci fosse un domani.
Zuccherino!” urla lui disperato, “La mia borsa!”
Intanto che il soldato va a recuperare l’unica speranza di salvezza di Hyaskon, la Du Bal gli si mette cavalcioni sulle ginocchia e comincia a saltellare. “Fammi il dewback, papà!” esclama. “Corri, corri, dewback!”
Veers!” ulula di nuovo il mio collega. “Questa carampana pesa come un bantha! Me la tolga di dosso!” Annaspa disperatamente nella mia direzione.
Dal momento che ho finito la birra, decido di fare la mia buona azione quotidiana. Mi alzo, raggiungo la saltellante professoressa e la agguanto a mezzo corpo con l’intento di tirarla indietro.
Appena si sente afferrare, la Du Bal rinsalda la presa sul capitano medico e comincia a strillare imitando le bizze della tipica bambina che scioglierei volentieri nell’acido.
La faccenda va avanti per qualche minuto, poi attirato dai clamori si affaccia Waxen, e ai suoi occhi si offre il seguente spettacolo: Hyaskon seduto sulla sedia, con la Du Bal in braccio che va sue e giù e io dietro, cavalcioni a mia volta sulle sue ginocchia, abbracciato alla professoressa. Tutti e tre stiamo variamente urlando e grugnendo.
Visto da fuori, è un perfetto sandwich.
Poco importa, naturalmente, che nessuno di noi abbia la minima voglia di approfittare delle grazie della squinternata Du Bal, il quadro è quello di un threesome (siamo in tre) granny, fat (la Du Bal) uniform (io e Hyaskon) e ci metterei anche anal, visto che nel sandwich è contemplata la frequentazione di entrambi gli accessi al piacere.
Il colonnello dapprima rischia seriamente l’infarto. Poi, non appena si è ripreso dallo shock si mette le mani a brocca sui fianchi e comincia a sbraitare: “Veers! Che lei fosse un pervertito senza principi morali l’avevo capito, ma adesso ha veramente passato ogni limite! Copule a tre e contro natura davanti a dei ragazzini!”
I ragazzini sono Pasticcino e Biscottino, che in effetti stanno seguendo la scena piuttosto basiti.
Con una signora che potrebbe essere sua madre, poi! Si vergogni!” Poi, dopo una pausa impiegata a scrutare Hyaskon: “E chi è quel suo laido complice con la faccia da beccamorto? Provo disgusto per entrambi, sappiatelo!”
Mentre Waxen inveisce con tutto il fiato che ha in corpo, riesco finalmente a estirpare la Du Bal. Per quanto il colonnello abbia finalmente davanti agli occhi la prova della nostra innocenza, ovvero patte dei calzoni perfettamente chiuse e membri rintanati nelle profondità più segrete delle mutande, la faccenda non smuove di un millimetro la sua determinazione: continua a berciare imperterrito minacciando corti marziali e battaglioni punitivi.
La docente, però, cui nel frattempo non è passato l’afflato parentale, tende le braccia verso di lui e urla: “Nonno!” Dopodiché lo carica a testa bassa, lo agguanta sollevandolo letteralmente da terra e anche a lui stampa due bavosi baci sulle guance.
A questo punto è Waxen che comincia a ululare di essere salvato.
Vado a prendermi un’altra birra, e siccome in cucina c’è un po’ troppo casino mi trasferisco all’aperto, su una delle sdraio del giardino.
Dalla casa giungono le strida, ma fortunatamente non disturbano poi più di tanto.
Dopo un po’ che sto bevendo in tutta tranquillità arriva Kurtz. “Chi è che sta urlando?” mi chiede.
La nostra docente di dialetti alieni,” gli rispondo, “si è data la crema solare kaminoana e pare che abbia avuto effetti neurotossici. Si è rincoglionita.”
Capisco.” Prende posto a sua volta su una sdraio, noto che ha anche lui una birra. “Non sarebbe meglio un colpo in testa e via?” propone.
Ci avevo pensato, ma credo che sarà più divertente sguinzagliarla nella sala riunioni quando Tarkin sta facendo il briefing con gli ufficiali superiori.”
Ci riflette un po’ su. “In effetti...”
Continuiamo a bere in silenzio. Nei rari momenti in cui Waxen e la Du Bal non sbraitano come ossessi, la risacca e il vento tra le palme ci accarezzano le orecchie.
Ci vorrebbe un buon bar e poi questo posto diventerebbe persino accettabile,” dico dopo un po’. Poi, guardandomi intorno alla ricerca d un’altra birra: “Seriamente, colonnello: ma che ci è venuto a fare in questo posto?”
Si pesca bene,” è la laconica risposta.
E…?” lo incoraggio, ben lontano dal pensare che uno possa stare in questo posto di merda solo perché si prendono dei pesci.
Kurtz mi fissa. “Capitano, ricorda cosa ha letto di me quando era su Sullust?”
Sissignore.”
E secondo lei, cosa mi impedisce di tornare alle vecchie abitudini con lei?”
Deglutisco a vuoto. “La mia simpatia?” propongo.
E…?” fa lui con lo stesso tono che ho usato io prima.
La mia rara sensibilità nell’evitare di insistere su determinati argomenti?”
Vedo che ci capiamo.”
Messaggio ricevuto. Non saprò mai se Kurtz prende una tangente sugli ordini di eserciti che vengono fatti ai kaminoani o se ha una tratta di alcol di contrabbando, ma penso che alla fine non sia compito mio svelare tutti i misteri dell’Universo. A me basta solo sapere cosa c’è in fondo a ogni le bottiglia di birra che mi capita in mano, poi al resto ci penserà qualcun altro.
In ogni caso, a prescindere dalle informazioni riservate o meno che potrei apprendere, il proverbio dice: non svegliare il ragnkor che dorme. Credo che sia opportuno ripartire verso lidi meno pericolosi e lasciare ‘Polpetta’ Kurtz alle sue attività, qualsiasi esse siano.
Comincio a caricare gente sulla nave. Con i tre soldatini è facile, basta dire loro di salire su e sono addirittura felici di abbandonare questo luogo arcano, misterioso e pieno di bevante inebrianti.
La tw’lek è ancora sulla spiaggia. Dopo breve contrattazione e minaccia di chiamare Kurtz (di cui da ieri ha un sacro terrore), si trasferisce sulla terrazza panoramica e riprende la cura del sole da dove l’aveva interrotta.
Hyaskon è sempre seduto al tavolo esattamente come l’ho lasciato, però senza la Du Bal in braccio. Essendosi nel frattempo riappropriato della sua borsa, sta costruendo uno dei suoi cocktail farmacologici per affrontare il viaggio. “Sarebbe troppo triste morire e non poter vedere il mio cadavere smembrato,” mi spiega. “Meglio non rendersi conto di niente.”
Capisco,” gli rispondo. “Quindi il suo piano è salire sulla nave, ingollarsi quella manciata di pastiglie e dormire fino a nuovo ordine?”
Esatto.”
E come conta di essere trasferito dalla nave kaminoana al trasporto per Tatooine?”
Supponevo che qualcuno mi avrebbe portato.”
Lo sa cosa si dice, Hyaskon? La supposizione è la madre di tutte le cazzate. Se non vuole aprire un ambulatorio qui su Kamino, le consiglierei di aspettare un po’ prima di drogarsi.”
Il capitano medico lancia un’occhiata di nostalgia al mucchietto di farmaci, poi alza di nuovo lo sguardo su di me e mi fa: “Lei sa essere decisamente sgradevole quando vuole, Veers.”
Detto da un tossicodipendente necrofilo e con un insano appetito per i ragazzini è quasi un complimento, Hyaskon.”
Abbandonato il collega al suo destino, vado alla ricerca degli ultimi e più disastrati membri della spedizione, ovvero Waxen e la Du Bal. Non tanto perché sia affezionato a loro, quanto piuttosto per fare cosa gradita al caro governatore Tarkin. Lui mi ha mandato a fare questa missione di merda nel buco del culo dell’universo sperando che io ci rimanessi secco insieme a Waxen, il minimo che posso fare è riportargli Waxen sano e salvo e sguinzagliarlo per la Morte Nera assieme alla rincretinita Du Bal.
La coppia di squinternati sta passeggiando sulla spiaggia. Vorrei dire mano nella mano, ma l’esimia docente si sta muovendo con la sua ormai consueta andatura pseudo-quadrupede e ogni tanto scava buche nella sabbia, mentre il colonnello le sta raccontando un aneddoto composto da spezzoni di ricordi relativi a cinque diversi episodi. Sembra non abbia notato nulla di strano nella docente, anzi le assicura come al solito che se avesse saputo che su questa sperduta isola di Aquarian c’erano signore così affascinanti si sarebbe organizzato per rimanere di più.
Signore, siamo attesi sulla Morte Nera,” gli dico, sperando che il richiamo al dovere lo distolga dal fare il cicisbeo con la squinternata.
Ovviamente, ciò non accade. Il colonnello mi fissa costernato e mi fa: “Lei non ha un minimo di classe, giovanotto. Non vede che sono in compagnia di una signora?”
La Du Bal sta grufolando in una delle sue buche a culo per aria.
Freddo come gli attributi di un wampa, replico: “Colonnello, quando il dovere chiama, non c’è signora che tenga.”
Scattano le mani a brocca sui fianchi. “Ma guada un po’ questo ragazzino con la bocca ancora bagnata di latte che si permette di venirmi a insegnare come si fa l’ufficiale!”
Alzo gli occhi al cielo.
E non faccia quell’espressione di sufficienza, sa?” mi rampogna Waxen. “Quando avrà la mia esperienza potremo parlare da pari a pari, giovane capitano, ma fino ad allora le consiglio di mostrare più rispetto!”
Mi guardo intorno. Non ci sono testimoni, a parte la Du Bal, e l’idea di portare il pestifero vecchietto a Tarkin sta prepotentemente venendo soppiantata da un’altra idea. La mano scivola verso il blaster…
Signor capitano,” fa una voce da hostess alle mie spalle.
Porca puttana. Atama So non ha mai messo piede, o qualsiasi appendice abbiano i kaminoani sotto quella specie di sottana, a terra da quando lo conosco, e quale perfetto momento sceglie per farlo? Questo.
Ma ce l’hanno un pregio, questi alieni del cazzo? Uno, eh. Non ne voglio mica duecento. Me ne basta uno.
Dica, comandante.”
Mi chiedevo, capitano Veers, cosa preferirebbe per il pranzo di addio.”
Sospiro. “L’unica cosa che vorrei, comandante, è anche l’unica che lei non toccherebbe nemmeno con una gaffa.”
L’acqua sporca?” chiede il perspicace alieno.
Già.”
Non so davvero cosa ci trovi di così gradevole,” replica stringendosi nelle spalle.
Non perdo tempo a spiegarglielo. Gli dico di affidarsi al suo estro culinario, il che è un po’ come dire a me di affidarmi alla mia puntigliosità, e poi lo congedo. Mi rivolgo di nuovo a Waxen: “Quindi, signore, io torno sulla Morte Nera da solo e quando Tarkin mi chiede di lei riferisco che ha preferito restare su un atollo tropicale a tubare con una tardona?”
Ma certo che no! Cosa le viene in mente?”
Mi stringo nelle spalle con aria innocente. “È stato lei a dirmi di non disturbarla con questioni di servizio perché era in compagnia di una signora...”
La sua grettezza da burocrate, capitano, mi colpisce negativamente. Non riesce nemmeno a riconoscere l’attimo di romantico abbandono che coglie un guerriero alla vista delle grazie muliebri.”
Io lo guardo con la faccia da droide e non favello.
Lei è il tipo peggiore di militare: quello freddo, attaccato al regolamento, che non vede altro che il dovere...”
Pur faticando per rimanere serio, continuo a fissarlo impassibile. Sta per partire con un’altra requisitoria, ma io lo fermo perentoriamente con un gesto. “Ora basta, signore. La partenza è alle zero-nove-zero-zero ora locale. Adesso sono le zero-otto-tre-zero. Veda lei che esempio sta dando ai suoi subalterni, che dovrebbero vedere in lei un modello a cui conformarsi.”
Gli giro il culo e me ne vado col passo rigido di un sodomita che ha avuto un incontro a pi greco mezzi con un gungan superdotato.
Nonostante lo sdegno e il fastidio, il colonnello si risolve a tenermi dietro, e così fa la squinternata docente. Visto da lontano assomiglio al volontario di un’organizzazione benefica che porta a spasso due rincoglioniti.

La simpatica nave kaminoana parte alla volta di Addu dopo baci e abbracci con il colonnello Kurtz. L’ex delirante, genocida, stupratore di inermi e antropofago rimane sul pontile a sventolare il fazzolettino bianco mentre noi ci allontaniamo.
Io saluto con ampi gesti, poi me ne torno in cabina a rimirare la cassa di birra che mi ha regalato per il viaggio. La contemplo per un po’, poi un’orribile verità mi afferra le gonadi e le torce come uno strofinaccio bagnato: appena arrivo a uno spazioporto più grande di un foruncolo sul culo di un jawas, queste birre mi verranno sequestrate!
Già ho davanti agli occhi l’agghiacciante visione del doganiere che ghermisce schifato le bottiglie e le vuota nel cesso…
No! questo non deve accadere.
Deciso come un mandaloriano, mi dirigo da Atama So e gli chiedo: “C’è un atollo da bagno qui in giro?”
Da bagno?” fa eco stupito.
Sì, palme, spiaggia, quella roba lì. Voglio fermarmi un po’.”
Ma capitano, rischiamo di perdere il trasporto!”
Al massimo prenderemo quello dopo,” replico noncurante.
Dovrà ricomprare i biglietti.”
Alzo le spalle con indifferenza. Ormai l’ho talmente usata, la Imperial Platinum, che biglietto più biglietto meno…
Trovi un atollo, Atama So,” gli ingiungo, dopodiché vado alla ricerca del capitano medico.
Hyaskon è rintanato nella sua cabina. Essendogli stato vietato il paradiso artificiale, è incazzato nero e più odioso di Fjo’ona in down da Laguna di Sogno. “Cosa vuole adesso, capitano?” mi accoglie acido, “vuole proibirmi anche si dormire?”
Scuoto la testa. “Voglio che venga a bere qualche birra con me.”
Il necrofilo, che era già pronto a lanciarmi un’altra bordata, di fronte all’invito si commuove. “Davvero?”
Sì, ne ho una cassa intera. Troviamo una bella spiaggia con le palme e la finiamo prima di andarcene a casa.”
Che pensiero carino.” Poi, dopo una pausa, con aria pensosa: “Potrei ubriacare uno dei ragazzini e portarmelo da qualche parte...” altra pausa, densa di fantasie inconfessabili. “Oppure un paio. O anche tutti e tre.”
Hyaskon...”
Che c’è, ne vuole uno anche lei? Il biondino no, però. È il mio preferito.”
No, grazie. Anzi, ora uso la Forza e la convinco che nemmeno lei vuole uno dei ragazzini.” Gli faccio delle mosse suggestive davanti agli occhi. “Funziona?” mi informo poi, vedendolo in stato di perplessità.
Negativo. Anzi, non si giri, Veers, perché lei non è affatto male da dietro.”
Ah, ehm… buono a sapersi,” gli rispondo, rinculando con cautela verso la porta. “La aspetto su, eh?”
Mi fiondo in coperta prima che a Hyaskon possano venire idee strane.
Nel frattempo abbiamo scovato un bell’atollo da bevuta, con tanto di palme fruscianti, spiaggia candida e onde cristalline. Pur non capendo la nostra predilezione per l’acqua sporca, fedele alla consegna Atama So sta già ormeggiando la nave.
Ovviamente in coperta c’è già la twi’lek che saltella con tutto l’armamentario da spiaggia pronto. I tre ragazzini, ignari del pericolo, stanno ascoltando Hyaskon che descrive loro i rischi derivanti dalle ustioni solari. Alla fine della concione, come prevedevo, si offre di spalmarli di crema solare, soprattutto nelle parti più delicate. Meno male che stiamo rientrando alla base, altrimenti tra un po’ dovrò cominciare a frugare io nella sua borsa per sedarlo con dei cocktail di farmaci.
Portiamo fuori la cassa di birra e la carichiamo sul canotto argentato, poi caliamo in acqua il natante. Mentre siamo impegnati nella delicata manovra, si presenta Waxen e chiede: “Che sta facendo, giovane capitano?”
Stavolta mi sono preparato la risposta. “Signore, esercitazione di nuoto,” gli rispondo compunto.
Il vecchiaccio aggrotta la fronte. “Giovane capitano, ma possibile che sia così sprovveduto?” sospira. “Dobbiamo prendere un trasporto per rientrare sulla Morte Nera. Non le pare prioritario rispetto a un’esercitazione?”
Ma com’è che con questo vecchio fossile non ci prendo mai? Ben deciso a bere le mie birre in pace, insisto: “Signore, c’è tutto il tempo. Un po’ di nuoto prima di un lungo volo iperspaziale fa molto bene alle truppe, è ben noto. Vuole sentire il parere del capitano medico?”
Subito Hyaskon, che ha già sottomano un bel flacone di crema solare (che per la verità somiglia in modo sospetto a un lubrificante), conferma. “È la recente procedura per evitare trombosi venose profonde,” spiega dottamente.
Mi volto verso il capitano medico: “Cioè, per evitare la trombosi alle reclute vorrebbe trombarsele? Non mi sembra una cosa molto sensata.”
Profano,” è l’unica cosa che ritiene di rispondermi, poi mi volta le spalle con sdegno.
Hyaskon, non si giri così che mi fa venire certe idee,” gli dico, sperando di farlo fuggire come lui ha fatto prima con me.
Senza neanche guardarmi, il capitano medico si limita a rispondere: “Non a secco, nel caso,” e mi passa il flacone di cosiddetta crema solare. Io rimango lì come un cretino con il lubrificante Kul-Rott al muschio di Endor in mano e probabilmente anche con la faccia da scemo.
Waxen mi guarda, scuote la testa e fa: “Non sapevo che avesse certi gusti, Maximilian. Ora si spiegano molte cose.”
Si spiega cosa? Naturalmente non è dato saperlo.
Rinuncio a rispondere, peggiorerei solo la mia situazione. La mia unica fortuna è che probabilmente fra mezz’ora il fossile si sarà dimenticato tutto.
Il lato positivo di tutta la faccenda è che scendiamo a terra. La twi’lek si fionda a prendere il sole, la Du Bal ricomincia a scavare buche nella sabbia, Lothar si accinge a una delle sue peregrinazioni di albero in albero.
Io trovo un bel posticino all’ombra e finalmente riesco a godermi un atollo con la prescritta fornitura di birre.
Passa qualche tempo, poi un po’ tutti cominciano a venire all’abbeverata. Dapprima il wookiee, che dopo tutto quello che ha pisciato ha una gran sete, poi la Du Bal, che tanto peggio di così non si può ridurre. Anzi, magari con un po’ di birra migliora.
Alla fine, sotto lo sguardo sdegnato dei kaminoani siamo tutti con una bottiglia in mano.
Siccome la tolleranza alla birra del gruppo è in generale molto bassa, dopo un quarto d’ora c’è un’ondata di ubriachezza molesta generalizzata. Stavolta ai soldatini ha preso la sbronza divertente e i tre ridono a crepapelle di qualsiasi cosa, persino delle lubriche spalmate di crema di Hyaskon.
Persino la pitonata abbandona il telo da bagno in favore di una bottiglia di birra.
Si susseguono interessanti momenti ludici collettivi: la foto dei culi, la piramide umana e la partita a football con una noce di cocco trovata sulla spiaggia, il tutto sotto gli occhi stupefatti degli autoctoni.
Quando torniamo a bordo, ridacchiando e dandoci spinte l’un l’altro, la cassetta di bottiglie è desolatamente vuota e il sole si sta già avviando verso l’orizzonte.
Merda, è tardissimo!” esclamo tornando brutalmente alla triste e analcolica realtà.
Il colonnello ridacchia. Si è appeso un paio di collane di fiori ai baffi tuttora irrigiditi e scrolla la testa facendole ondeggiare. Sdraiata sul fondo del canotto, la Du Bal rutta soddisfatta anche mentre il piccolo natante viene issato dal paranco.
Partiamo pancia a terra alla volta di Addu, sperando di riuscire a beccare il trasporto nonostante i cazzeggiamenti.
Mentre la nave procede a tutta velocità sollevando tsunami di spuma, nelle varie cabine vengono recuperati i bagagli, che per qualche misterioso motivo sono aumentati ancora di dimensioni. Fjo’ona, pitonata e leopardata in vista della partenza, trascina in coperta un trolley fucsia dalle cerniere pericolosamente vicine al collasso, grondante di orpelli e lustrini. Le tre reclute hanno altrettanti zaini militari, stipati di ciarpame inutile fino alla massa critica. Lothar spinge fuori dalla cabina di Waxen una specie di sacco da cadaveri gonfio come se contenesse otto salme dimenticate al sole per una settimana. La Du Bal, che aveva a sua volta un trolley grosso come un bantha, si presenta a piedi nudi, con addosso una specie di vestito bianco che somiglia molto a un sottanone kaminoano e in mano un sacchetto di un supermercato locale. Alle sue spalle scorgo con orrore Tani Du con addosso un suo vestito.
Non voglio sapere cosa facevano questi due nel corso dei loro incontri erotici.
Arriva infine anche Hyaskon, tirandosi dietro un contenitore da trapianto di organi utilizzato come valigia e l’immancabile borsa delle meraviglie che tante volte ha salvato (o devastato) qualcuno.
Io non ho gran che da portare, secondo il principio che tutto ciò che pesa e non è alcol serve a poco. Tolte alcune cose di immediata necessità come le camicie hawaiane, bastano i documenti e la carta di credito, meglio ancora se altrui come in questo caso.
Nel frattempo compare all’orizzonte lo spazioporto. Atama So abbandona per un attimo il timone e dice qualcosa in un comunicatore.
Con grande flemma, un’altra hostess gli risponde qualcosa.
L’indigeno si volta verso di me e dice: “Dovete fare più presto possibile, il trasporto sta aspettando voi.”
Lo fisso basito. “Aspetta noi?”
Certo. Sarebbe stato molto scortese da parte del comandante del volo partire e lasciarvi qui.”
Kaminoani. E non me lo poteva dire prima, cazzo? Avrei bevuto più in fretta.
Sbarchiamo allo spazioporto con tutta l’orrenda mole di bagagli e subito guardiamo il tabellone con indicati i trasporti in partenza. Nel nostro campeggia la dicitura ‘rimandato causa passeggeri in ritardo’, così, giusto per non farci sentire in colpa.
Dopo sommari saluti ai nostri due kaminoani nautici, sospingo il branco di rincoglioniti verso il nostro gate. La Du Bal naturalmente si attarda in strazianti addii col suo gommoso amante, poi ci raggiunge alla meglio inciampando nell’orlo del sottanone kaminoano, che essendo fatto per esseri alti circa un metro più di lei le risulta un po’ lungo.
Fjo’ona arranca sui sabot con la zeppa tirandosi dietro il mostruoso trolley, che emette suoni di campanellini e sbrilluccica tutte le volte che sobbalza su qualche asperità del terreno.
Dei tre soldatini si vedono solo le gambe sotto altrettante mostruosità debordanti di ciarpame militare.
Waxen è accomodato sul sacco da cadaveri con tanto di baffo irto e braccia incrociate sul petto. Lothar se lo tira dietro tipo slittino.
Il capitano medico se ne va con la sua borsa di porcherie e la cassetta termica da organo e io ho un modestissimo zaino militare, nel quale non ho nemmeno occultato una birra.
Chiaramente alle guardie doganali non pare vero di vedersi passare davanti tutta l’abbondanza rappresentata dai nostri bagagli. Immediatamente fermano la comitiva e pretendono di rovistare in ogni singola valigia.
Cominciano da quella di Fjo’ona e incautamente aprono la lampo che la teneva serrata. Assistiamo a un’esplosione di reggipetti, bikini, scarpe col tacco, cosmetici, boa di piume, baby doll, reggicalze, pizzi e paillettes. Di fronte a quel disastro, l’aliena è colta dal panico e comincia a strillare mentre raccoglie freneticamente tutta la sua roba. Per inseguire i rossetti rotolati per ogni dove si mette a quattro zampe e comincia a girare su e giù così, con la minigonna che le sale a metà chiappa e le tette che strabordano fuori dalla scollatura. In breve tutte le sottane dei kaminoani e anche parecchie patte di viaggiatori non indigeni cominciano ad assomigliare a delle tende da campeggio. Qualcuno tira fuori lo smart-comlink e filma la scena. Fjo’ona piagnucola raccogliendo cosmetici, ignara di aver appena causato circa duecento erezioni.
Per evitare una gangbang aiutiamo la pitonata a recuperare la roba, poi io mi siedo sulla valigia e Lothar la chiude. Il doganiere, nel frattempo, avrebbe la pretesa di frugare nel sacco da cadaveri di Waxen, ma un ringhio del wookiee lo convince che si tratta di una pessima idea.
Riusciamo a passare.
Sul tabellone il nostro trasporto sta lampeggiando come il conto alla rovescia di un detonatore termico. Ormai anche la pur tenace pazienza dei kaminoani si sta sfaldando e siamo a rischio di sfanculamento da un momento all’altro.
Frusto il gruppo di rincoglioniti come se non ci fosse un domani, fregandomene dei sabot pitonati, dei piedi nudi e degli zaini pesanti. Saliamo sulla rampa in ordine sparso, chi lamentandosi e chi imprecando, e ci lasciamo cadere sui nostri sedili con un sospiro di soddisfazione.
Subito sentiamo un ruggito del wookiee e la voce di una hostess kaminoana (quindi praticamente una hostess al quadrato) che soavissimamente dice: “Oh, mi dispiace tanto, sono desolata...”
Comincia a picchiettarlo sulla testa con un fazzoletto.
Lotahr grugnisce qualcosa che si potrebbe tradurre come ‘Tusken-Cola di merda’ e recupera il bicchiere che la hostess gli ha appena versato in testa.
Sebbene l’aria condizionata sia gelida, il trasporto sia di una tristezza analcolica indicibile e il mio posto sia tra il finestrino e la squinternata Du Bal, non posso fare a meno di sentirmi assai sollevato: basta con Kamino, con i B’omarr e con Kurtz. Sebbene poi Kurtz avesse anche una bella collezione di birre, in fin dei conti…










* Come è ben noto, l’urina del wookiee è azzurra (la usano per fare la pubblicità degli assorbenti al posto di quella umana, che essendo gialla è antiestetica).

   
 
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