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Autore: HatoKosui    30/04/2017    1 recensioni
Nishiyoshi Mayori è una studentessa dello Yosen. Dalla fervida immaginazione e dal carattere diretto e diffidente, se ne sta sempre sulle sue, fa poca attenzione al mondo che la circonda ed ancora di meno ai ragazzi che le parlano. A malapena ricorda i loro nomi.
O almeno questo accadeva prima di conoscere Kise Ryouta. Travolta dal modello durante un viaggio in bus si ritrova a dover resistere ai suoi corteggiamenti... e come se non bastasse, sembra che la coach del club di basket della sua scuola la voglia in squadra ad ogni costo come manager.
Mayori è una ragazza semplice.
O almeno credeva di esserlo prima di innamorarsi di... di chi, esattamente?
Genere: Erotico, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Atsushi Murasakibara, Nuovo personaggio, Ryouta Kise, Tatsuya Himuro
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Premessa

 

ODDIO FINALMENTE.

Scusate immensamente per il ritardo, per la mia assenza... vi prego perdonate questa scrittrice che non trova un attimo di tempo per riordinare le idee. Vi prego.

Non so cosa dire, per ora è tutto, anche se non ho detto nulla.

Grazie a tutti quelli che ancora ci sono.

<3

 

 

 

 

-CAPITOLO 14: CONFUSIONE-

 

 

Il treno per Kyoto parte con puntualità.

Kise è seduto accanto a me, bloccandomi tra il finestrino ed il suo corpo. Mi sistemo nel sedile e cerco di occupare il minor spazio possibile. Sento i nervi a fior di pelle, la mattinata è iniziata nel peggiore dei modi ed io mi porto dietro un colorito da far invidia ad un morto.

-Nishiyoricchi, vuoi qualcosa per il mal di treno?

Kise è premuroso, come ci si può aspettare da uno come lui, ma sortisce l'effetto contrario. Lui è il mio più grande problema e la sua voce mi irrita, oggi.

-Stai zitto

Metto subito in chiaro, sistemando le pieghe della mia maglia.

-Sei arrabbiata?

-No- Dico, sforzandomi di non assumere nessuna espressione facciale -Ti sembro arrabbiata?

E' ovvio che si tratti di una domanda retorica, ma il biondo forse non lo capisce al volo, stranamente.

-Beh, un pochino.

Mi giro di scatto e lo fulmino.

-Non lo sono. Ecco, non lo sono! Te lo dico bene così la smetti di starmi appiccicato.

Rivolgo di scatto lo sguardo fuori e noto che stiamo percorrendo un tratto di aperta campagna.

-Si vede che hai le tue cose oggi, sai Nishiyoricchi?

Sussurra lui ed io lo sento benissimo.

-Cosa?!
-Nulla.

“Ah, ecco” Penso, aggrottando lo sopracciglia.

-Piuttosto, ti ho fatto male alla mano?

Mi domanda, io la guardo, è fasciata e mi batte come se il cuore vi si fosse trasferito all'interno, ma non voglio di certo essere compatita.

-No. MA... non provarci mai più.

Lui mi guarda e noto che tutto il suo corpo è rivolto verso di me, tanto che faccio fatica a vedere oltre, poiché lui è molto più possente di quanto non sembri a prima vista.

-L'ho fatto perché sei scappata!

Dice, alzando il tono di voce. Io lo seguo a ruota libera.

-Sono scappata perché sei un cretino!
-Ma che cosa ho fatto!

-Tu e quel Kasamatsu siete due deficienti. Se vi dico che posso farcela da sola, posso farcela e basta. Altrimenti starei zitta.

Mi giro dall'altra parte ed incrocio le braccia al petto. Mi sento una stupida a ripensare a quella mattina, quando, per evitare di portarmi dietro Kise, ho cercato di fregare Kasamatsu, scappando alle tre di mattina dalla finestra della camera degli ospiti. Proprio mentre stavo saltando il Modello ha aperto la porta ed io sono semplicemente scivolata giù dal cornicione finendo su di un cespuglio e tagliandomi la mano con un ramo.

Non contenta mi sono rialzata e sono scappata via, correndo all'impazzata senza sapere dove andare. Risultato: dopo un ora Kise mi ha ritrovata nel parco, seduta sull'altalena. Mi ha presa per un braccio e mi ha trascinata verso la stazione, fasciandomi la mano con il suo fazzoletto.

-Si, però sei arrivata da noi proprio perché pensavi di potercela fare da sola e invece...

Lo fulmino ancora una volta, ma lui se lo aspetta. Arrossisco un po' incontrando i suoi occhi furbi che mi stavano palesemente aspettando.

-S... solo un piccolo contrattempo. Anche la prima volta che ci siamo visti ero andata a trovare un'amica e poi sono tornata a casa tranquillamente. Hai capito? Non ti permettere di insinuare che sono una sprovveduta.

-No, mai...

I suoi occhi sono di gran lunga più furbi di prima, meno remissivi. Sembra che si diverta a vedermi incavolata.

-Eri ironico per caso?

-No, anzi, mi piacerebbe sapere se hai dei piani per quando arriveremo a Kyoto.

“Certo che ce li ho. So bene cosa devo fare, ieri l'ho capito.” Lo guardo e scuoto la testa, decidendo di non metterlo del tutto al corrente.

-No.

Sento i suoi occhi addosso.

-Nishiyoricchi, perché non vuoi dirmi nulla? Infondo sono qui con te, dovresti sapere che puoi fidarti-

-No non posso fidarmi Kise. E lo sai perché? Perché la mia migliore amica è in ospedale, in mano ad uno sconosciuto, mezza morta e con una famiglia allo sbando che probabilmente non sa più che fare. Non ho tempo da perdere con te.

Per qualche minuto, anche se io non lo guardo, so che Kise non mi sta più rivolgendo lo sguardo, anzi rimane in silenzio e mi fa preoccupare.

“Forse sono stata troppo dura” Penso e sposto lo sguardo verso di lui, piano piano. Il Modello sta guardando davanti a se, con espressione pensierosa. Le sopracciglia sono leggermente corrucciate, la pelle bianca è perfetta e l'orecchino brilla grazie alla luce che passa timida dal finestrino del treno. Mi sento avvampare.

-Questo fa di te una bella persona, Mayo-chan.

Dice, di scatto. “Mayori, basta! Accidenti, suvvia, non puoi farti prendere da queste cose ancora! Aspetta... come mi ha chiamata? Mayori? Mayo-chan?! L'ho forse immaginato? No, no... ”

-Mayo- mi blocco ed arrossisco -Ehi, non ti permettere!

-Sbaglio o tu mi hai appena chiamato Kise?

Il Modello mi guarda di scatto ed il mio volto è rosso, non posso evitarlo. Non avrei mai pensato che una persona come lui potesse essere amica di una come me. Himuro è un bel ragazzo, molto alla moda, gentile e decisamente sveglio, ma rientra nella normalità. Murasakibara non è normale, ma è un tipo, con il suo carattere che piace a pochi si circonda solo di persone che possono sopportarlo. Kise invece... Kise è fuori dagli schemi. Qualcosa che abbaglia. Come se fosse un miracolo.

-A-ah, io non... non ci ho fatto caso.

-Beh, però l'hai fatto, Mayo-chan.

Sorride, i suoi occhi splendono.

“Non devo guardarlo”

-Piantala.

-Perché? Mayo-chan è carino.

-No.

Mi faccio indietro e lui si avvicina, mi sembra che lo faccia apposta.

-Perché?

-Perché no.

Il suo sorriso si abbina ad uno sguardo malizioso. Il cuore mi salta in gola.

-A me piace.

La sua voce mi trapana il cervello. Devo smetterla. Il ventre mi formicola.

-Tu sei il tipo a cui piace tutto.

Dico, piano, riuscendo per fortuna a distogliere lo sguardo. Lui ride piano.

-A te invece non piace nulla.

-No, specialmente te.

Leggo nei sui occhi un barlume di luce, per qualche strano motivo le mie parole non lo feriscono. Mi viene quasi da pensare che lui ci sia abituato.

-Grazie Mayo-chan, i tuoi complimenti mi lusingano.

-Stai zitto.

Mi giro verso il finestrino e cerco di regolarizzare il respiro senza che lui se ne accorga.

-Dunque, preferisci Nishiyoricchi?

Perché deve essere così insistente? Non può fare come gli pare e basta?

-SI- Quasi urlo, senza guardarlo, poi mi correggo -Cioè no. Fanno schifo entrambi.

-E allora posso forse chiamarti Mayori?

Lo fulmino.

-Assolutamente no.

-Però tu puoi chiamarmi Kise!

Aggrotto le sopracciglia e lo indico.

-Modello, hai intenzione di continuare così fino a Kyoto? Perché penso che Kasamatsu dovrà sforzarsi di venire a riprendere il tuo cadavere alla stazione.

Il biondo indietreggia un pochino, con faccia falsamente spaventata.

-Che cosa lugubre da dire...

Bisbiglia ed io sorrido, smettendo di fulminarlo.

-Stai zitto, ora.

-E va bene....

Tra di noi cala finalmente il silenzio. Lo vedo mentre si sistema e poggia il suo telefono alla moda sul tavolino pieghevole del sedile davanti. I suoi occhi sembrano un po' annoiati, di colpo spenti. Forse sono stata troppo dura, non voglio che metta il broncio come quella volta.

“Anche se era dannatamente carino”

Mi volto verso il paesaggio ed accavallo una gamba, incrociando le braccia al petto. Sto davvero per dirgli qualcosa? Mi sento avvampare.

-Mayori-chan è meno schifoso di quell'orribile “-icchi”

Dico, a bassa voce e dopo ascolto il silenzio che ci divide. Per un attimo penso che lui non abbia capito cosa ho detto e tiro un mezzo sospiro di sollievo. Se non mi ha sentito vuol dire che tutto tornerà alla stessa distanza di prima.

Giro lo sguardo per sincerarmi della questione, ma incontro i due occhi color ambra che brillano dalla gioia. Mi salta il cuore in gola.

-Mayo-

-Lasciami dormire!

Quasi gli urlo, girandomi questa volta con tutto il mio corpo verso il vetro. Sono abbastanza sicura che si sia messo a ridere. Me lo sento. Anzi, lo sento dal cambio di ritmo del suo respiro.

“Maledetto bastardo”

Penso e cerco di addormentarmi davvero, per non averci a che fare.

Ma faccio male i conti, perché se prima, quando era lontano, mi disturbava il sonno, ora il ricordo di quelle mani era più vivido che mai.

 

 

°°°

 

 

Apro gli occhi perché mi arriva uno spiffero di aria gelida sul collo.

Pianissimo metto a fuoco la visuale, capendo solo dopo che sono ancora sul treno e non a casa mia, nel mio letto. Davanti a me vedo i sedili neri, ma non sono più appoggiata al vetro, come ricordo di essermi addormentata. Alzo la testa. Il poggia braccio del sedile è stato tirato giù ed il mio corpo è completamente appoggiato a quello di Kise, nel sedile accanto al mio. Una mia mano sulla sua coscia, una delle sue sul mio ginocchio, il mio volto sulla sua spalla, il mio corpo completamente rivolto verso di lui. E poi sul tavolino pieghevole due o tre fazzoletti ed una cartaccia di merendina, di qualche tipo.

Non ho fame e mi sento male.

Lo stomaco è in subbuglio. Mi giro e lo guardo. Sembra che anche lui dorma, non profondamente ma non è del tutto presente. Mi perdo ad osservarlo.

“Cosa ho fatto?”

Mi domando, sento il mio corpo andare in fiamme. Il collo è caldo, per questo quello spiffero mi ha quasi ucciso. Mi tocco piano, con i polpastrelli. La pelle sembra quasi andare a fuco. Stringo le gambe, mi sento male. Con l'altra mano mi massaggio il ventre, sembra che qualcosa mi abbia scombussolato a tal punto da farmi avvampare.

“Un altro sogno?”

Penso e divento ancora più rossa. Forse sto così male perché sono in quei giorni. Forse non è colpa di nessuno. Magari è uno sbalzo ormonale. Spero solo che Kise non se ne sia accorto. Lo guardo ed il suo petto si abbassa e alza a ritmi regolari. Sospiro.

“Ho bisogno del bagno. Subito.”

Mi alzo e cerco di passare tra le sue gambe senza svegliarlo, ringraziando per la prima volta in vita mia il fatto di essere piccolina quanto basta. Sgattaiolo fuori dal mio posto e mi rendo conto che la carrozza è quasi vuota, ci sono dolo due persone poco lontane dal nostro posto ed una famiglia alla nostra destra. Quasi tutti dormono, i due bambini giocano al Nintendo, la madre al cellulare.

Sospiro e vado verso il bagno, segnalato da una luce verde fissa. Il ventre mi formicola ancora e mi sento così strana che mi sembra di dover vomitare da un momento all'altro.

Non so cosa sia successo, ma non voglio scoprirlo per nessun motivo.

Entro nel bagno, ma sono costretta ad appoggiarmi alla porta perché il treno subisce una diminuzione di velocità. Il bagno è piccolo, ma non troppo, una cosa decente per la qualità non molto scarsa che abbiamo richiesto al momento della prenotazione.

Comunque, mi faccio avanti ma d'un tratto sento la porta aprirsi di più. Il mio corpo viene spinto in avanti e quasi sbatto contro il lavandino. Mi aggrappo con le mani al lavabo e capisco subito di chi si tratta.

-Kise?

Dico subito, guardandolo dal riflesso dello specchio. Lui chiude la porta alle sue spalle e non capisco cosa stia facendo realmente finché non alza lo sguardo ed incrocia il mio nel riflesso. I suoi occhi sono di nuovo ambra pura, liquida. Quell'emozione mi colpisce lo stomaco ed il mio fastidio aumenta. È successo anche quella volta, la prima. E ancora, nel bagno di Kasamatsu. Mi sta rapendo ancora l'anima.

-Che ti prende Kise?

Dico, piano, lui si aggrappa con una mano alla mia vita, con l'altra alla mia spalla. Il bagno è stretto per entrambi.

-Scusa, Mayo-chan, ti ho visto che entravi e...

Rimango in silenzio, confusa.

“E...?”

Lui mi guarda ed accenna un sorriso imbarazzato.

-E volevo assicurarmi che tu stessi bene...

-Io sto bene, ma... Kise, non c'era bisogno di entrare con me.

-Mayo-chan, tu stavi dormendo, prima?

Lo guardo confusa. -Prima?

Ripeto. Lui annuisce, il treno balla ed i nostri corpi si scontrano un poco.

-Si, mi pare di si, non ricordo.

Lui continua a guardarmi, sento che stringe di più la mia vita.

-A...aspetta, cos'è successo?

Chiedo, ora un po' spaventata. È la stessa sensazione che si prova quando tua madre ti chiede che cosa hai combinato. Tu sai che lei si riferisce a qualcosa che è successo, ma non arrivi a capire cosa finché non è lei a sgridarti. E allora non solo ammetti la colpa, ma chiedi anche scusa.

-Nulla, nulla...

Il suo tono è così falso che lo posso avvertire anche io che non brillo d'intelligenza.

-Kise...- Ho la brillante idea di girarmi, piano, mentre praticamente sono tra le sue braccia -Cosa ho fatto?

Il modello mi guarda, profondamente, quasi con occhi lucidi, ma per qualcosa che non è tristezza. Istintivamente poggio le mani sul suo petto ed avverto una piccolissima vibrazione, un brivido. Non riesco a staccargli gli occhi di dosso.

-Nulla...

Sussurra, ma è come se non importasse poi molto a nessuno. “Che cos'è questa sensazione, questa... adrenalina?”

Mi domando e sono sicura che una parte di me lo sappia. C'è quella parte di me che ha capito perché sono così cretina da non fare nulla, eppure la blocco e non la faccio parlare. Soffro del complesso di Mr. Hide? Possibile?

-Non mentirmi.

Dico e lui sorride in modo nervoso.

-Se ti dicessi cosa hai fatto mi tireresti un pugno.

-Guarda che non sono Kasamatsu- Lui mi sorride -Al massimo ti potrei schiaffeggiare.

Le sue mani si appoggiano sul lavabo e mi impedisce di muovermi ancora di più. Ridacchia.

-In entrambi i casi non sarebbe piacevole...- Aspetto qualche secondo e lui continua -Mi hai baciato, Mayori.

“Mi hai baciato”

Tre parole, solo tre. Eppure il mio cuore non batte più e sono sicura che il mio encefalogramma è piatto. Come i pesci morti. Forse anche con lo stesso sguardo vitreo e privo di vita.

-...... Eh?

EEEEH?!

Il cervello esplode.

Kise mi guarda, allontana le mani dal lavabo ed il suo corpo si stacca dal mio.

-Mayori, non fa nulla, ok? Te lo avevo detto che sarebbe stato meglio lasciar perdere!

-Ma....

-Nulla, dai, vai in bagno. Io... mi sistemo, tra dieci minuti siamo arrivati a destinazione.

-Ma....

Kise si fa indietro e con un sapiente sorriso finto esce dal bagno, chiudendosi la porta alle spalle senza esitazione. Eppure lo sento, che è rimasto lì dietro, dietro la porta.

Mi sento confusa.

“Non capisco, che cosa gli è preso? Sembrava quasi che... volesse evitare il discorso...”

 

Mi hai baciato

 

Non mi sono sbagliata, le sue parole erano chiare e rimbombano nella mia scatola cranica. Kise è scappato. E se prima avevo capito che una parte di me poteva spiegare il mio comportamento da cretina egoista, ora so per certo che tutta me stessa è in confusione.

Hibiki, avrei davvero davvero bisogno di te, ora.

 

 

  
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