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Autore: _BlueLady_    01/05/2017    2 recensioni
Raccolta di one-shot inerenti a Twin Princess.
Personaggi: dei più disparati (prevalentemente Blue Moon)
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rein, Shade
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Per una Manciata di Orgoglio
 
Nel salone del Palazzo del Sole, le luci scintillavano come stelle nel cielo.
La musica risuonava forte nell’aria, riempiendo ogni centimetro di spazio delle sue note, cozzando contro le pareti, sgusciando rapida tra le fessure delle finestre.
C’era aria di festa, c’era aria di allegria. L’espressione serena e distesa dei volti degli invitati, le labbra tirate in sottili sorrisi e gli occhi accesi di divertimento, denotava un’atmosfera rilassata, giocosa, leggera e spensierata. Il classico atteggiamento di chi, soltanto per una sera, decide di distaccarsi dal peso della vita quotidiana, e godersi solo per un istante la leggerezza del divertimento, senza pensieri, senza oppressioni.
Eppure c’era chi, nonostante lo sfarzo e la musica ridondante di allegria tutt’intorno, sentiva il cuore e l’anima appesantiti dalla crudeltà di un destino che non poteva essere cambiato.
Rein, Bright, Fine e Shade si ergevano in piedi fieri ed orgogliosi, accanto alla figura di Toulouse in mezzo a loro in procinto di annunciare ai presenti la lieta notizia.
Un coro di esclamazioni eccitate ed uno scroscio di applausi riempì la sala coprendo la melodia della musica, non appena le labbra del Re del Sole si dischiusero per disegnare nell’aria la parola “matrimonio”.
Era così, difatti: presto nel Regno Solare si sarebbero tenute le celebrazioni di due importanti eventi, e Fine e Rein ne sarebbero state le protagoniste.
Elsa, poco distante dal marito, osservò con orgoglio e commozione le due figlie, divenute ormai grandi, accanto alle figure dei rispettivi mariti. Percepì il cuore gonfiarsi di eccitazione e nostalgia, al pensiero di quanto poco tempo le restava da condividere con loro, prima di lasciarle proseguire da sole nel camino della vita.
Non appena Toulouse fece il nome del Regno dei Gioielli, Rein avvertì la stretta di Bright farsi più decisa e salda sulla sua vita. Il biondo le rivolse un sorriso al quale lei non poté fare a meno che ricambiare, impacciata.
Dall’altra parte, Fine si strinse forte al braccio di Shade non appena il padre sfiorò la mano del giovane, posandola in quella della figlia. Shade osservò il volto della rossa accanto a lui sorridergli eccitata, e lui semplicemente ricambiò con un cenno del capo, come a confermarle che ciò che stavano vivendo in quel momento era la realtà. Non si trattava di un sogno. Non sarebbe bastato darsi un pizzicotto ed aprire gli occhi per fuggire da tutta quell’atmosfera delirante. Non più.
Le due coppie sfilarono nel corridoio creato dalla folla che si apriva dinnanzi a loro, afferrando confuse mani che si allungavano per stringere le loro e congratularsi, volti radiosi e solari sciogliersi in lacrime di commozione, esclamazioni di gioia, abbracci, cenni di approvazione, baci, cori di ammirazione.
Rein accoglieva ogni sguardo con un sorriso tirato in volto, ma dentro di sé si sentiva morire. Tornare indietro era ormai impossibile.
Shade prendeva in silenzio ogni parola di congratulazione, ma in cuor suo si sentiva in gabbia. Non poteva più scappare.
Entrambi osservarono la figura del proprio consorte di fianco a sé sciogliersi in sorrisi sinceri e parole incrinate di commozione, e pensarono a quanto tutto quello fosse terribilmente sbagliato ed ingiusto. Come ci erano arrivati, a ridursi così?
Le serata proseguì tra feste, balli, brindisi in onore dei novelli sposi e cori di acclamazione.
Rein si sforzò di sorridere così tanto, che presto la muscolatura del viso le si paralizzò in quell’espressione meccanica, dolendole le guance.
Shade incamerò dentro di sé talmente tanti rimpianti, che temette quasi il cuore potesse esplodergli in petto se soltanto avesse udito un altro “Sono tanto felice per voi” pronunciato a fior di labbra con indiscrezione.
Entrambi, con il passare delle ore, avvertirono quell’atmosfera farsi sempre più opprimente.
La musica tuonava feroce nell’aria, rendendo quasi impossibile respirare.
Le luci accecavano gli occhi, facendoli lacrimare.
L’odore del cibo penetrava nelle narici, chiudendo lo stomaco in un nodo di angoscia e risentimento.
Era opportuno allontanarsi da lì, prima che il delirio di quella serata li portasse a tradire le loro emozioni.
La prima a cedere fu Rein che, in preda ad una sensazione opprimente che le albergava nel petto, annunciò a Bright che si sarebbe allontanata un attimo in cerca di una boccata d’aria.
Il biondo la lasciò andare, prendendosi anche la sua fetta di responsabilità nell’accogliere la pioggia di congratulazioni che continuava a fioccare come neve dal cielo.
Non appena si ritrovò fuori dal palazzo, all’aria aperta, Rein non poté fare a meno di sciogliersi in un sospiro di sollievo, finalmente libera dall’apnea, dai falsi sorrisi e dai cori tuonanti che le perforavano i timpani.
Sospirò, il cuore pesante e gli occhi che le pungevano, domandandosi come aveva fatto a spingersi fino a quel punto.
Un tempo ciò che stava vivendo in quel momento l’avrebbe resa pazza di gioia. Nemmeno lei ricordava quante volte l’aveva sognato.
Eppure, guardandosi ora, si rese conto che il suo desiderio altro non era che un futile capriccio da bambina. Da quando aveva smesso di amare Bright?
Più se lo domandava, più non sapeva darsi una risposta. Forse, in cuor suo, nemmeno l’aveva mai amato. E allora perché aveva accettato di condividere la sua vita assieme a lui, spingendosi addirittura a sposarlo?
Osservò la luna brillare imponente in cielo, quasi a suggerirle la risposta che cercava ma che continuava imperterrita ad ignorare, mentre lacrime capricciose cominciarono ad uscirle dagli occhi. Inspiegabilmente, provò una profonda nostalgia.
Un curioso fruscio di passi alle sue spalle, discreto e silenzioso ma non abbastanza perché lei non lo notasse, attirò la sua attenzione prima che altri pensieri potessero affollarle la mente, e di fretta si asciugò le lacrime dal volto. Nessuno doveva sapere quanta infelicità albergasse in lei.
Quando si voltò, si sorprese nel ritrovarsi un paio di occhi bui come la notte a scrutarla spaventati da lontano, quasi temessero di infrangerla se solo avessero osato posarsi su di lei.
- Oh, perdonami, Rein, non pensavo fossi anche tu qui – si scusò Shade a pochi passi di distanza, bloccandosi di colpo non appena la riconobbe – Non era mia intenzione disturbarti –
- Shade – lo salutò lei, re indossando il suo finto sorriso – Tranquillo, non mi disturbi affatto. Ero sovrappensiero – si giustificò, sperando con tutta se stessa che lui non notasse gli occhi ancora lucidi dal pianto, ed il respiro mozzato in gola.
Istintivamente, lui le si affiancò senza dire una parola, mettendosi ad osservare insieme a lei il pallore lunare sovrastante.
Entrambi si irrigidirono, quasi considerassero quell’incontro casuale uno spiacevole errore del destino. Nell’aria percepivano l’odore di un pericolo, il sentore di uno sbaglio. Sapevano entrambi di non doversi trovare lì in quell’istante, loro due, soli.
- La folla è talmente pressante stasera, che quasi riesce difficile respirare. Avevo bisogno di tirare una boccata d’aria – si giustificò Shade, rompendo il silenzioso imbarazzo che li teneva distanti.
Rein annuì alle sue parole, senza mai posare lo sguardo su di lui. Sapeva che se solo l’avesse fatto, le sarebbe riuscito impossibile fingere ancora.
- E così, ti sposi con Bright – continuò il moro, cercando disperatamente un contatto con lei, apparentemente disinteressato e scostante – Non posso che farti le mie più sincere congratulazioni –
- Lo stesso si può dire di te e Fine – tagliò corto lei, tentando disperatamente di troncare quella conversazione il prima possibile. Doveva tornare da Bright, prima che fosse troppo tardi.
- Sei felice? – l’udì a un tratto domandarle, bloccandola sui suoi passi e costringendola a retrocedere verso di lui.
Lo osservò negli occhi giusto un istante, vedendo l’anima bruciargli di curiosità in attesa di una sua risposta. Quei baratri profondi parevano volerle leggere dentro, captando ogni più piccola scintilla di emozione.
Arricciò un angolo della bocca, guardinga. Davvero gli interessava?
Le era parso di percepire un tono leggermente saccente nella voce di Shade, una domanda indifferente soltanto all’apparenza, ma incrinata di consapevolezza, schietta e diretta, come se a ciò che le stesse domandando era evidente non potesse che susseguirsi una sua risposta negativa.
Lei non era felice, era più che evidente. Non lo era per niente
- E tu? Hai finalmente trovato ciò che cercavi, no? – gli rispose soltanto, acida e sulla difensiva, quasi accusandolo, tentando di sfuggire da una situazione che odorava di trasgressione.
Shade ridacchiò sommessamente, una risata che sapeva di consapevolezza e rassegnazione riconoscendo nei toni di quella risposta tutta l’esuberanza, tutta la sfacciataggine, tutta la grinta che avevano da sempre caratterizzato la turchina.
- Non cambi mai, Rein – mormorò soltanto, inchiodando le pupille nelle sue. Non avrebbe mai desiderato che cambiasse. Era ciò che più amava di lei.
Rein questa volta non sfuggì, sostenendo lo sguardo fieramente, audace, temeraria.
- Anche tu, Shade – disse soltanto.
Il silenzio tornò ad impossessarsi della conversazione, spietato e prepotente come un muro di pietra a frapporsi tra loro.
Fu Shade a decidere di abbatterlo, ancora una volta.
- Ho sempre ammirato questo tuo lato del carattere, così esplosivo e senza freni. Non ti lasci mai sopraffare da nessuno. Non da me, almeno. Da questo punto di vista, io e te non siamo mai andati tanto d’accordo. Sarà opportuno cominciare da adesso, visto e considerato che le nostre strade inevitabilmente tenderanno ad incrociarsi, cognata
Rein notò come Shade aveva volutamente accentuato l’ultima parola nel tentativo di provocarla come facevano da bambini. Allora si sarebbe messa a sbraitare, offendendolo senza ritegno ed aspettando con ansia la sua risposta, in attesa di dare via a quel gioco fatto di ravvicinamenti e lontananze che apparteneva soltanto a loro.
Sorrise, sciogliendosi nella nostalgia di quei ricordi distanti. Com’era tutto più semplice, allora lontano dal peso delle responsabilità. Com’erano ingenui ed immaturi, troppo orgogliosi per ammettere a se stessi una verità che rimbombava forte nel petto, spingendo all’altezza delle costole.
Perché si erano rifiutati di darle ascolto, all’epoca?
- Risparmiati le frecciatine, Shade. Non è più come quando avevamo tredici anni – gli rispose atona, riportando anche lui coi piedi per terra.
Il moro sorrise, lasciando che il sapore della nostalgia gli riempisse la bocca di rimpianti.
- Ti ricordi come eravamo, allora? – le domandò.
Rein sorrise, avvicinandosi pian piano a lui, perdendo i suoi occhi nell’immensità della notte.
- Era tutto così semplice…- mormorò.
- Eppure siamo riusciti a rovinare tutto lo stesso – asserì lui con amarezza, osservandola negli occhi con consapevolezza. Rein ancora una volta sostenne lo sguardo, mentre la voglia di piangere e non trattenere più le lacrime le premeva forte sulla gola. Non poteva permettersi di cedere proprio in quel momento. Le sarebbe riuscito impossibile contenersi successivamente.
Shade non avrebbe mai dovuto sapere, anche se in fondo in fondo era consapevole che fosse già a conoscenza di tutto quanto. Non era mai riuscita a nascondere niente ai suoi occhi di tenebra.
Lui, però, non era della sua stessa idea. Era deciso a liberarsi dal peso che gli opprimeva il petto, prima che quello lo fagocitasse completamente. Da troppi anni aveva rimandato quel momento. Era giunta l’ora di prendersi le proprie responsabilità.
- Ricordi la sera del ballo dopo la sconfitta del Cristallo Nero? – le domandò.
Rein deglutì un boccone di saliva amaro come il fiele: - Come potrei dimenticarla? – asserì, ancorando le pupille a quelle di lui.
Shade rise: - Tu e Fine come al solito eravate in grandissimo ritardo, e come se non bastasse avete dato spettacolo con un’entrata “trionfale”, degna delle famose Principesse Gemelle – scosse la testa addolcito, mentre Rein restava ad ascoltarlo in silenzio - Dopo mesi passati in vostra compagnia avrei dovuto aspettarmelo da due come voi, eppure come al solito siete riuscite a spiazzarmi lo stesso – soffocò le risa al pensiero di quel ricordo che gli solleticava la mente – Non appena vi ho viste rovinare a terra, impacciate dal vestito, ho pensato che, per quanto coraggio aveste dimostrato nel combattere un nemico tanto grande, nel profondo sareste rimaste le solite pasticcione di sempre –
Rein si accodò a lui nella risata, contagiata dalla dolcezza di quel ricordo lontano: - Non appena Fine mi trascinò con la faccia per terra davanti a tutta la folla di invitati, Re e Regine comprese, avrei voluto sprofondare dalla vergogna. Nel profondo, già sapevo che sarebbe andata a finire così. È più forte di noi –
Il cuore di entrambi parve un attimo alleggerirsi, quasi fossero improvvisamente tornati bambini.
- Per togliervi da quello spiacevole impiccio, Bright ed io abbiamo deciso di venire in vostro aiuto – continuò lui, ripercorrendo istante per istante quel momento
– Vi siete avvicinati…- lo precedette Rein.
- Abbiamo allungato la mano nella vostra direzione, e…-
- E quando ho alzato lo sguardo per aggrapparmi al mio salvatore, mi sono sentita morire dentro nel ritrovarmi Bright di fronte, al posto tuo – concluse Rein asciutta, fissandolo negli occhi con una sincerità raggelante.
Shade improvvisamente si ammutolì, mentre il sorriso sul volto si spense di botto.
Rein l’osservò con occhi lucidi, mentre in petto le si apriva una ferita non ancora rimarginata. Non era stata in grado di tenergli nascosto quel piccolo segreto. Si era lasciata andare, troppo coinvolta dal passato che era tornato a scorrerle davanti agli occhi come uno stormo di uccelli impazziti.
- Perché hai deciso di allontanarti così all’improvviso? – domandò in un sussurro, la voce incrinata dal pianto.
Shade sospirò, un groppo in gola pesante come un macigno ad opprimergli il respiro, rassegnato, colpevole.
- Che differenza avrebbe fatto? Per te sono sempre stato invisibile – asserì cupo, in bocca l’amarezza dello sconforto ad avvelenargli la lingua.
Rein scosse la testa, respingendo a fatica in gola il desiderio di avvicinarsi a lui più di quanto le fosse consentito – Non è come pensi. Non ho mai ignorato quello che hai fatto per me – rispose.
Shade alzò le spalle, stizzito.
- Quante volte mi hai respinto, Rein? Quante volte mi hai scavalcato, calpestato, escluso, e quante volte io sono tornato a prostrarmi ai tuoi piedi come un cane affezionato, nonostante tu ti ostinassi a non vedermi?- proferì con rabbia, sputandole in faccia parole avvelenate che il suo orgoglio ferito lo costringeva a pronunciare.
Avrebbe accorciato la distanza tra loro in quello stesso istante, se il presentimento di venire scoperti da Bright o da Fine non aspettasse ansioso un suo passo falso, osservandolo dall’alto come un avvoltoio, per concretizzare la sua paura.
- Proprio per questo non ho compreso il tuo improvviso distacco. Io ci tenevo a te, Shade. Non venirmi a dire che non l’ho mai dato a vedere, perché sai benissimo di mentire. Non mettermi addosso intenzioni che non ho mai avuto nei tuoi confronti – replicò Rein secca, gli occhi accesi di determinazione, decisa a non farsi sopraffare.
Shade vide le gote di lei accendersi in quell’impeto di rabbia, e desiderò baciargliele con tutto se stesso. Ciò fu sufficiente ad alimentare ancora di più quella ferocia inspiegabile che si era impossessata delle sue membra.
- Questo comunque non cambia i fatti. Perché ti stupisci tanto del mio improvviso cambio di rotta? Credevi davvero che sarei rimasto ad aspettarti in un angolo, sperando inutilmente che tu ti accorgessi di me? Non vali fino a questo punto –
Nell’udire quelle parole, violente come uno schiaffo in pieno viso, Rein boccheggiò un istante, nel tentativo di trovare una risposta altrettanto tagliente, ma alla fine desistette. Gli voltò le spalle, rinunciando al resto che aveva da dirgli, decisa a rientrare alla festa, il cuore a pezzi e gli occhi gonfi di rammarico e delusione.
Shade l’osservò voltarsi in procinto di andarsene, mordendosi un labbro come a maledirsi delle parole che gli erano uscite dalle labbra con una violenza senza pari, incontrollabili, orgogliose, affilate.
Tergiversò un istante soltanto se lasciar morire il discorso in quel punto, o trattenerla ancora nella speranza di rimediare al suo errore.
Alla fine, si risolse con la soluzione più istintiva.
Afferrò Rein per un polso, impedendole ogni via di fuga, e la costrinse nuovamente a guardarlo negli occhi.
- Alla fine hai scelto Bright, no? Non era ciò che avevi sempre voluto? Cosa ti importa di me? - le soffiò aspro con un’espressione dura in volto, e subito Rein contraccambiò alla sua provocazione con una risposta altrettanto tagliente e meschina – Ho scelto Bright, semplicemente perché non avevo altra scelta –
Subito la presa sul polso si allentò, e stavolta fu Shade a sentirsi colpire in pieno volto dallo schiaffo di quella confessione a bruciapelo.
Rein singhiozzò, ferita e provata da quella conversazione che non avrebbe mai dovuto verificarsi.
- Ma non capisci, Shade? – mormorò affranta – Non potevo colpire Fine alle spalle in un modo tanto subdolo. Che razza di sorella sarei stata? Scegliendo Bright al posto tuo, ho scelto la felicità di Fine alla mia. Anche a costo di risultare ai tuoi occhi spietata ed insensibile. Che altro potevo fare?-
Shade mollò del tutto la presa sul polso di Rein, accasciando sconfitto la mano lungo il corpo.
Improvvisamente, la tempesta tra loro si acquietò. Fu allora che si decise a confessarle tutto quanto. Tutto ciò che non le aveva detto in anni ed anni di silenzi e rimpianti soffocati.
Ormai non aveva più nulla da perdere.
- Per tutto il tempo in cui ti sono stato vicino, non ho potuto fare a meno di notare come ti mostrassi distante ed insensibile alle mie attenzioni. Cominciavo a perdere le speranze. Non riuscivo più a sopportare i tuoi cori di ammirazione nei confronti di Bright, i tuoi sospiri sognanti nel pensare a lui. Temevo di uscirne pazzo. Così mi sono convinto che la cosa giusta da fare fosse lasciarti libera di amare chi volevi, mentre io mi sarei accontentato del resto – asserì atono, sedendole accanto su una panchina nascosta da un cespuglio di rose.
- Non avevo scelta se non quella di innamorarmi di Bright – gli rispose lei, trattenendo a stento le lacrime che le pungevano gli occhi – Fine ti voleva troppo bene, perché io avessi il coraggio di intromettermi tra lei e te. Non ho mai dimenticato tutto quello che hai fatto per me in tutto questo tempo. È grazie a quello se ho cominciato ad accorgermi di te, piano piano, un passo alla volta. Ma quando ho realizzato di provare per te molto più di una semplice amicizia, era ormai troppo tardi per tornare indietro –
Shade sorrise, rimpiangendo di non aver fatto allora ciò che sentiva fosse giusto fare.
- Quando ti ho vista ballare assieme a Bright, emozionata e felice del tuo piccolo sogno che diveniva realtà, ho capito che continuando ad amarti avrei distrutto entrambi. Così mi sono imposto di dimenticarti, e mi sono avvicinato a Fine per chiederle di ballare al posto tuo –
Rein soffocò a fatica un singhiozzo che voleva uscirle dalle labbra con una violenza incontrollabile.
- Avrei voluto incrociare il tuo sguardo soltanto per un istante, nella speranza che tu capissi quanto mi sentissi persa in quel momento. Ma l’idea di ferire Fine, e vederti chiedere la sua mano convinto per ballare assieme a lei, mi ha privato di qualsiasi certezza. Cominciai a pensare che ti fossi dimenticato di me. Ed alla fine, mi dissi, era anche giusto così. Io non ti meritavo affatto –
- Non ho avuto il coraggio di guardarti negli occhi, perché sapevo che se l’avessi fatto non sarei più stato in grado di andare avanti. Non immagini quanto mi sia costato rinunciare a te definitivamente – proferì lui in un sussurro, affondando nelle sue iridi cristalline che parevano pregarlo di non lasciarla andare più.
Rein sorrise, un sorriso amaro, che sapeva di rimpianti.
- La prima volta che Bright mi chiese di ballare, gli pestai i piedi dalla troppa emozione. Allora ero così felice di volteggiare tra le sue braccia, anche se in realtà era stato solo merito di Fine se mi era stato concesso quel piccolo privilegio, poiché aveva gentilmente declinato l’invito perché potessi danzare io con Bright, al posto suo. Allora ero la persona più felice del pianeta – sospirò – Ma poi sei arrivato tu. Ed io non mi sono mai vergognata tanto di desiderare le tue attenzioni al posto di Fine in vita mia. Non era giusto che le portassi via una cosa così importante per lei, dopo ciò che aveva fatto per me –
Silenzio. Shade allungò una mano nella sua direzione nel desiderio di toccarla ed avvicinarla a sé, ma poi desistette.
- Non sono mai stata una brava ballerina. Le poche volte che ho avuto l’occasione di danzare con qualcuno, gli ho sempre pestato i piedi. Anche con te – si sorrisero – All’ultimo ballo, Bright mi disse sorpreso che mi trovava migliorata nella danza, ed io non ho potuto fare a meno di pensare di come il merito nell’insegnarmi fosse stato tuo. Non l’ho mai dimenticato –
Si guardarono negli occhi, ripercorrendo assieme l’emozione del danzare stretti l’uno nelle braccia dell’altra, nel fugace istante di una melodia.
- Proprio come avevi fatto allora, anche in quel momento mi sarei aspettata che tu mi afferrassi per un polso, trascinandomi in mezzo alla pista senza darmi occasione di obiettare. Eppure non l’hai fatto. E alla fine, mi sono detta, è stato meglio così. Per il bene di Fine. Per il tuo bene –
- Mai mi sono pentito come in quel momento di non aver agito d’istinto. Ma la tua felicità contava più di tutto il resto. Più della mia – proferì lui, desiderando con tutto se stesso di stringerla a sé, e trattenendosi a forza dal farlo veramente.
- Siamo due sciocchi – osservò Rein con rammarico, realizzando che ormai fosse troppo tardi perfino per i rimpianti.
Shade annuì, perdendosi assieme a lei nel silenzio della notte, ad osservare la luna, le stelle.
- E con Fine sei felice? – gli domandò ad un tratto Rein, dopo un breve istante di silenzio.
Alzò le spalle, sciogliendosi in un sospiro di rassegnazione.
- Grazie a Fine ho trovato serenità, stabilità, certezze, tranquillità, amore… ma non ho trovato te – confessò, guardandola negli occhi.
Per un istante gli parve di leggerle negli occhi lo stesso desiderio di baciarlo che divorava lui. Poi Rein distolse lo sguardo imbarazzata, incapace di sopportare il peso di quella confessione fuori luogo.
Shade scavò negli angoli più nascosti della sua mente in cerca di qualcosa da dire per risollevare quella conversazione che aveva rischiato di colare a picco già troppe volte.
- E tu? Bright era come te lo immaginavi?- riuscì a domandarle solo, e dentro di sé si maledisse di aver parlato non appena aveva aperto bocca. Ancora una volta, troppo tardi.
Rein scrollò le spalle, stampandosi in faccia un finto sorriso.
- Bright è dolce, premuroso, attento, innamorato, perfetto… troppo perfetto – sibilò in un sussurro, ed ancora una volta si ritrovarono gli occhi intrecciati gli uni negli altri, ed il desiderio di sfiorarsi con la punta delle labbra a divorare loro la bocca dello stomaco.
Passarono un intero minuto a scrutarsi nel buio, senza dire una parola. I pensieri vagavano verso futuri lontani, nei quali entrambi desiderarono poter sperimentare le mille sfaccettature di ciò che sarebbero potuti essere se solo non avessero rinnegato i loro sentimenti tempo addietro.
- Hai mai pensato a ciò che saremmo potuti essere?- diede voce Shade a quel pensiero per entrambi.
- Più volte – asserì Rein malinconica, sorridendo sommessamente – Ma mi sono innamorata di te quando ormai era troppo tardi –
- Io non ho mai smesso – proferì lui guardandola negli occhi, con una sincerità tale da toglierle le parole di bocca per un altro minuto intero.
Di nuovo, entrambi desiderarono assaporare l’uno le labbra dell’altra anche solo per una volta. Bastava così poco, in fondo.
- E adesso?- domandò ancora Shade, facendosi più vicino al suo volto.
- Adesso tu sposerai Fine, e io Bright. E vivremo per sempre felici e contenti come abbiamo sempre desiderato – rispose lei, respingendolo delicatamente indietro per rifuggire al suo bacio.
Quella risposta non gli piacque per niente. Davvero non c’erano altre alternative?
- E se fuggissimo?- le propose ancora, cercando disperatamente altre possibilità che gli impedissero di perderla ancora.
Rein scosse la testa risoluta.
- Non possiamo – rispose.
- Perché no?- chiese lui, soffiandole all’orecchio senza distogliere gli occhi dai suoi – Sarebbe così facile baciarti adesso, ed abbandonare tutto il resto –
- Il fatto che sia facile non significa che sia la cosa giusta da fare – mormorò lei di rimando, quasi sul punto di cedere.
- Ma saremmo felici – continuò ancora lui, percependo ormai l’impronta delle labbra della turchina sulle proprie.
- Ma non lo sarebbero Bright e Fine – disse ancora lei, e dette quelle ultime parole, si impose di sfuggire ancora al suo bacio, allontanandosi da lui con delicatezza quasi a domandargli scusa, ormai conscia che si era fatto tardi, e che era davvero ora di rientrare. Bright e Fine erano stati soli troppo a lungo.
Shade l’osservò dargli le spalle ancora una volta, con il sapore della delusione a bruciargli la punta della lingua.
- Perché ti preoccupi tanto per loro? – le domandò, trattenendola ancora.
Rein si voltò verso di lui, quasi sorridendo della sua insistenza.
- Siamo responsabili della loro felicità, Shade – disse solo.
- Loro al nostro posto non so se avrebbero fatto lo stesso – proferì lui asciutto, portando alla luce quella verità nascosta.
Rein, ancora una volta, gli sorrise consapevole dei propri errori.
- Loro al nostro posto non avrebbero rinunciato all’amore per una manciata di orgoglio – asserì nuovamente, e subito abbassò lo sguardo sconfitta, pentita, conscia che, arrivati a quel punto, non si poteva più tornare indietro. Nonostante il peso delle confessioni di quella notte. Nonostante Shade continuasse ad amarla dopo tutto quel tempo, e lei non desiderasse altri che lui.
Dovevano lasciarsi andare, e pagare il peso dei loro errori passati. Era quello ciò che avevano seminato, e che avrebbero dovuto raccogliere negli anni a venire.
Shade la osservò ammirato pronunciare quell’ultima verità, senza avere più la forza di opporsi. Vederla accettare a testa alta gli errori che aveva compiuto in passato, gliela fece amare più di prima.
Era sempre stata coraggiosa, Rein. Anche nell’innamorarsi. E lui non poteva fare altro che limitarsi ad amarla da lontano, immaginando ciò che sarebbero potuti essere se soltanto avessero avuto il coraggio di abbattere il muro tra loro molto tempo addietro. Ora entrambi ne avrebbero pagato le conseguenze.
Bright li sorprese così, a guardarsi in silenzio negli occhi mentre implodevano dentro.
- Scusate l’interruzione, ma Fine ti sta cercando, Shade. Si domandava che fine avessi fatto – asserì cortese, scrutandoli con una punta di sospetto nelle iridi cremisi – Rein, vogliamo rientrare? – domandò poi alla turchina, che subito si riscosse dai suoi pensieri, e si preparò a seguirlo pronunciando un debole – Certo, Bright, scusami. Ci siamo attardati a chiacchierare –
Shade osservò la turchina seguire i passi del biondo, con il cuore bruciante di gelosia, sentendosi piccolo ed impotente di fronte alla crudeltà del destino che si erano scelti.
Si alzò anche lui dalla panchina, affiancando Rein in silenzio mentre si preparava a tornare anche lui tra le braccia della sua consorte, ormai assente da troppo tempo.
Non sprecò parole per dirle che l’amava, e che l’avrebbe amata per il resto dei suoi giorni. Già lo sapeva.
Si limitò a sfiorarle la mano, un’impercettibile carezza che nascondeva in sé la forza di un uragano, e che celava in sé tutto l’amore che tratteneva a forza in gola, poiché temeva che se davvero si fosse permesso di farlo uscire, poi non sarebbe più stato in grado di trattenerlo.
Rein rispose a quel tocco, semplicemente regalandogli l’ennesimo sorriso terso di lacrime. Aveva recepito il suo messaggio, e contraccambiava ogni parola.
- Rein, vieni? – domandò Bright poco distante, con occhio incalzante ed un’espressione attenta in volto, quasi avesse odorato l’attrazione clandestina tra i due.
Rein annuì titubante, e Shade la trattenne ancora un istante, prima di lasciarla andare definitivamente tra le braccia del suo principe e futuro marito, che l’attendeva trepidante a centro pista con l’intenzione di chiederle un ballo, come ai vecchi tempi.
- Detesto quando hai ragione – le soffiò solo all’orecchio, ma Rein seppe che ciò che voleva dirle con quell’ultima frase era: Non ti amerà mai come avrei potuto amarti io.

Angolo Autrice:

Beh, che dire, in quest'ultima settimana essendo anche riuscita a prendermi due giorni per me (merito delle ferie), sono un pozzo di idee.
Dico davvero, mi stupisco!
Da quanto tempo non aggiornavo questa raccolta? Stavo addirittura pensando di darla ormai per completa, quando ecco che mi sopraggiunge in mente una nuova idea, ed eccomi qui a postare.
è un capitolo malinconico, lo so, e sotto certi aspetti crudele. Crudele nei confronti di Rein e Shade, ma anche nei confronti di Bright e Fine, poichè stanno per sposarsi con due persone che non ricambiano affatto il loro amore. Quanto sono malefica?
Odiatemi, insulatemi, ma a mio parere non potevo concludere la one-shot felicemente, con uno Shade ed una Rein che si baciavano, fregandosene di tutto e di tutti per vivere insieme felici e contenti. Quando si ama e si è amati, si hanno delle responsabilità. Ed in questo caso particolare, Rein e Shade, come dice la turchina stessa, non solo sono responsabili della loro felicità, a cui hanno rinunciato per orgoglio, appunto, ma anche di quella di Bright e Fine, che non sono colpevoli di nulla se non di amarli al punto da sposarli.
Diciamo che qui la nostra coppietta del cuore si è fatta un bell'esame di coscienza, analizzando gli errori passati, e decidendo che non potevano cavarsela con un egoistico sentimento d'amore, fregandosene del resto. Anche se la tentazione c'era. Continueranno ad amarsi da lontano, senza mai tradire il proprio compagno.
E' giusto? E' sbagliato? Io dico entrambe le cose. Ognuno è responsabile della propria felicità, ed in questo caso loro hanno fatto l'errore di rifiutare l'amore che provavano l'uno per l'altra, finché non sono più stati in grado di trattenerlo, e quando ormai non c'era più modo di rimediare. 
Deprimente, lo so. Ma devo dire che tutto sommato sono soddisfatta di cosa ne è uscito, e spero che spinga chi leggerà questa one-shot a riflettere.
Detto questo, concludo nella speranza di tornare più spesso a riaggiornare questa raccolta, sebbene abbia ancora in ballo tante altre storie da concludere.
E vi dirò di più: questa one-shot mi ha ispirata per un altro progetto che spero di portare a termine a breve, e che spero farà felice tutte voi lettrici BlueMoon. Ma non sto ad anticiparvi nulla, altrimenti rovino la sorpresa.
Spero di risentirvi presto, qui e là.
Un grazie a chi leggerà e a chi commenterà la fiction!
Baci sparsi

_BlueLady_
  
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