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Autore: Hood not my hoodie    01/05/2017    0 recensioni
"-Le persone ti illudono e dicono cose cattive su di te senza conoscerti. I libri invece non lo fanno-"
"-E' questo che alla gente piace fare: giudicare senza conoscere la tua storia, sapendo solo il tuo nome e niente di più, loro si permettono di giudicare, di chiamarti sfigata, strana, noiosa, disgustosa-"
Raquel è una ragazza brasiliana trasferitasi in Australia. I libri sono la sua compagnia ma tutto cambierà quando Aleisha la introdurrà ai suoi amici. Tra lei e Michael è subito scintilla. Riuscirà lui a farla uscire dal suo mondo da ragazza invisibile?
"Supporterò il tuo cuore, ti aiuterò nei tuoi momenti difficili. Di me puoi fidarti, non ti lacerò mai cadere"
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Michael Clifford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I ragazzi guardarono la ragazza sulla porta e poi si guardarono tra di loro non capendo. Nessuno l’aveva invitata e non capivano com’era possibile che lei adesso stesse ferma lì sulla porta con un sorriso soddisfatto sul volto e i capelli rossi a contornarle quel volto tanto dolce capace di ingannarti. Infatti il detto ‘l’apparenza inganna’ è proprio vero. Questa ragazza con un bel viso, quasi angelico, può farti passare le pene dell’infero se solo si decide a mettertisi contro.
-Non avevate detto che non facevate niente?- Chiese non perdendo il suo ghigno e andandosi a sedere sulle gambe del suo ragazzo. -Ashley perché sei qui?- Chiese lui.
Lei sgranò gli occhi sorpresa dal tono usato dal ragazzo. –Sono vostra amica no? Non è stato molto carino dire che non avreste fatto niente quando poi vi trovo qui tutti insieme-
-Nessuno ti ha invitato mi sembra quindi ripeto la domanda, cosa ci fai qui?- Chiese scontrosa Aleisha che sedeva vicino a Raquel e Luke.
-Ale non ti ho mai vista così scontrosa- rispose la rossa portandosi una mano sul petto in modo teatrale, -cos’è che ti ha cambiata tanto? Non mi dire che è stata la presenza della sfigata qui presente- la guardò come per rimproverarla. -Che poi fatevelo dire, avete invitato la sfigata e non me, direi che questo vi abbassa quasi ai suoi livelli- continuò cattiva.
-Ashley!- La richiamò Michael.
-Hai ragione Mikey scusa- disse con finta voce triste, -lei sta a livelli molto più bassi di voi quindi no, non siete quasi ai suoi livelli- finì trionfante lasciando un bacio sulle labbra del fidanzato, il quale la spinse giù dalle sue gambe.
-Ashley nessuno ti ha invitata in casa mia, si può sapere cosa vuoi? Vattene e non parlare più in questo modo di Raquel, direi che tu sei a livelli molto bassi a questo punto- si intromise Calum.
La brasiliana gli fece un sorriso rassicurandolo anche se stava trattenendo più che poteva le lacrime che cercavano di averla vinta e scendere dai suoi occhi.
-Non preoccuparti Calum tanto io stavo per andare- sorrise e si alzò prendendo lo zaino da terra.
Aleisha però la trattenne da un braccio: non poteva lascarla andar via per colpa di una ragazza come Ashley, era lei che doveva andarsene e che non meritava di stare in mezzo a loro visto che non era loro amica. Non poteva capire come poteva essere così cattiva con la loro amica, dopotutto lei non aveva fatto niente di male per meritarselo. Era soltanto perché passava il suo tempo leggendo? Non era colpa sua se gli altri facevano finta che non esistesse, lei non ne aveva colpe, non capiva neanche il perché lo facessero, non ce n’era ragione. Aleisha si era affezionata tanto a quella ragazza, la trovava tanto dolce e carina, davvero non capiva il perché venisse evitata. Era una brava ragazza e una brava amica. Era pronta ad ascoltarti e sapeva distrarti se qualcosa non andava e a darti consigli. Ti faceva dimenticare ciò che non andava grazie alla sua compagnia. No, non poteva lasciarla andare.
-Raquel tu invece resti. Sei nostra amica e ti abbiamo invitato qui per stare tutti insieme e divertirci- le sorrise, poi si rivolse ad Ashley: -tu invece mi fai, anzi ci fai, il grande piacere di andartene per strada a finire il tuo lavoro e di lasciarci in pace-
I ragazzi stavano cercando di trattenere le risate per la frase appena della dalla ragazza di Luke, lei davvero non si era mai comportata così con nessuno. Non era una ragazza che criticava e infatti non aveva mai detto niente di male ad Ashley, ma ora che lei stava criticando la sua amica non riusciva a trattenersi. La rossa intanto era rimasta a bocca e occhi aperti per la sorpresa, poi guardò Michael con sguardo innocente e ferito:
-Non le dici niente?- Chiese non capendo il perché non la stesse difendendo, dopo di tutto era il suo ragazzo.
-Ha insultato a te, se ti importa ti difendi da sola.- A questo punto i ragazzi risero beccandosi un’occhiataccia dalla rossa. E loro sarebbero già morti se gli sguardi potessero uccidere.
-Anche te Michael sei cambiato da quando lei ha unito il nostro gruppo, non mi difendi più e sei diventato freddo con me, io davvero non capisco- scosse la testa, -è lei il problema?- Chiese indicando Raquel.
-Ashley io non sono cambiato, sei tu che non mi hai mai conosciuto per davvero. Ti sei sempre e solo fermata al mio aspetto esteriore-
-Michael tu non sai quello che dici. La sfigata qui ti ha fuso il cervello, anzi a tutti voi direi, come puoi solo pensare che io ti voglia solo per il tuo aspetto?-
-Perché non è così? E non chiamarla di nuovo sfigata, il suo nome è Raquel-
Incredula Ashley uscì come una furia dalla stanza. Si era arrabbiata per come l’avevano trattata, nessuno si era mai comportato così con lei. Specialmente Michael che l’aveva sempre difesa. Uscì da quella casa sbattendo la porta e senza neanche salutare Joy che, poco dopo, andò in camera del figlio per capire cos’era successo.
-Niente tranquilla- fu tutto ciò che si limitò a dirle.
 
 
La giornata finì con Raquel che rimase a casa con tutti loro a parlare, mangiare e giocare alla playstation. Era contenta che l’avessero difesa da Ashley, non era la prima volta e lei era felice di come si comportavano con lei. Nessuno l’aveva mai fatto prima d’ora.
Ora se ne stava in camera a finire quei pochi compiti di matematica che le erano rimasti. Quella materia non le piaceva più di tanto però era contenta di fare algebra, quella si che le piaceva. Giocare con i numeri e lettere per scoprire un valore. Alla fine era proprio ciò che si faceva con le persone: si scoprivano pian piano, passo per passo fino a scoprire una loro caratteristica per poi scoprire tutti gli altri elementi che compongono quella persona, dandole dei pro e dei contro. E lei ai suoi amici finora aveva solo dato dei pro, non riusciva a trovare nessun contro da affibbiargli. Gli voleva bene, si era affezionata a loro.
Quando ebbe finito con matematica prese il suo quadernetto dove disegnava e iniziò a lasciar scivolare la matita sul foglio bianco. E ancora quegli occhi verdi spiccarono in mezzo ai sei ragazzi che aveva disegnato, quei ragazzi che avevano fatto si che non fosse più invisibile, almeno con loro. Quelli che l’avevano difesa e protetta in più situazioni e quelli che lei aveva imparato ad amare follemente.
   Quegli occhi verdi erano sempre lì, ogni disegno che faceva rappresentava degli occhi, ormai ne era fissata. Erano così verdi da far invidia al prato in piena estate. Così limpidi che ci si poteva rispecchiare dentro, così appassionati quando cantavano e così brillanti e pieni di gioia quando la vedevano.
Perché si, Michael provava una felicità infinita ogni qual volta la vedeva, i suoi occhi iniziavano a brillare, ogni volta che le stava vicino il suo cuore iniziava a battere velocemente e ogni volta che se ne andava il suo cuore iniziava a rompersi. Però lui era fidanzato e, anche se con Ashley non si era mai sentito così, non poteva lasciarla di punto in bianco. Lei era pur sempre un essere umano, non andava trattata come un giocattolo, anche perché erano stati insieme per due anni…
 Raquel invece vedeva quegli occhi verdi dappertutto, nei suoi sogni, nei suoi disegni, nei libri che leggeva, nella musica che ascoltava. Non le uscivano dalla mente, non capiva il perché, erano solamente un paio di occhi, neanche sapeva a chi appartenessero. Da un giorno all’altro aveva semplicemente iniziato a disegnare occhi verdi.
Mentre disegnava le arrivò un messaggio che subito si affrettò a leggere.
Non capisco davvero cosa ci trovino loro in te. Sempre a proteggerti. Sei solo una sfigata. Una sfigata che passa il tempo a leggere e di cui a nessuno importa. Tornatene in Brasile.
Subito dopo un altro squillo:
Ah, vedi di mangiare di meno, così non piacerai a nessuno.
Le ormai familiari lacrime iniziarono a scendere dagli occhi di Raquel come cascate, cascate che però invece di essere belle e rilassanti erano fastidiose e  lasciavano il segno. Sia le scie che si lasciavano dietro appena percorrevano il suo viso fino al mento per poi cadere; sia scie di dolore che le lasciavano dentro e le laceravano il cuore. “Come si può essere così crudeli?” Pensò. Il mondo purtroppo era composto da due tipi di persone: quelle buone, gentili e che non criticavano nessuno, e quelle cattive, senza cuore alle quali non importava di nessuno se non di loro stesse. Raquel faceva parte di quelle buone mentre, chiunque si nascondeva dietro quello schermo, delle cattive. A quella persona non importava di come potesse sentirsi Raquel una volta lette quelle parole. Molta gente se ne frega dei sentimenti degli altri, ci passano sopra senza rimorsi, lacerandoti l’anima.
Le gambe della ragazza si raggomitolarono sulla sedia dov’era seduta e fece passare il suo braccio sopra i suoi occhi per asciugarli. Poi posò la sua testa sulle ginocchia e le abbracciò con le braccia mentre quelle gocce salate continuavano a scendere dai suoi occhi. Non ne poteva più di essere sempre criticata e di essere ignorata da tutti. Nessuno si prendeva mai del tempo per conoscerla, giungevano subito alle conclusioni, per di più sbagliate. Raquel avrebbe davvero potuto essere una buona amica. Era brava ad ascoltare le persone, a proteggere e difendere quelle che amava.
Un bussare alla porta la fece subito asciugare le lacrime con un fazzoletto a portata di mano e riprendere a disegnare fingendo che tutto fosse a posto.
-Bimba è pronto da mangiare-
Lei ci pensò su, poi però si ricordò di quelle parole scritte per messaggio e ci ripensò.
Sorrise e disse che non aveva fame. Ma Alex non mollò, neanche la mattina aveva fatto colazione ed era strano che la sorella non mangiava, alquanto strano visto quanto amava il cibo.
-Raquel neanche stamattina hai mangiato, si può sapere cos’hai e perché non vuoi mangiare?- Chiese avvicinandosi a lei. Si sedette alla fine del letto e allungò le braccia per tirare la sedia girevole, sulla quale la mora era seduta, e avvicinarla a sé.
-Non ho fame Alex- disse per poi allontanarsi di nuovo.
Ma lui la riprese e la riavvicinò, stavolta bloccando la sedia con i piedi. Mise due dita sotto il mento della sorella per alzarlo e guardarla negli occhi. In essi scorse un po’ di lucidità.
-Cos’hai?- Chiese accarezzandole il viso.
Raquel scosse la testa. Non voleva dirgli dei messaggi, non voleva che lui facesse delle scenate a scuola o cose del genere.
-Raquel ti prego dimmi la verità. Non mangi da oggi e in più i tuoi occhi sono lucidi e rossi. Perché hai pianto? E’ per quella ragazza coi capelli rossi?- Continuò.
Voleva sapere, non poteva lasciare che la sorella stesse in quel modo. La alzò dalla sedia e la fece sedere sulle sue gambe. Portò le braccia intorno alla sua vita incatenandola in un abbraccio. Uno di quelli in cui Raquel si sentiva al sicuro, a casa. Amava quella sensazione che provava ogni qual volta che il fratello l’abbracciava.
-Posso dormire con te stanotte?- Chiese lei dopo un po’ di silenzio. Il ragazzo non ci pensò due volte ad annuire.
Di solito dormivano insieme quando uno dei due era triste o aveva qualche problema, un po’ per farsi sicurezza e un po’ perché ad entrambi piaceva dormire abbracciati.
Alla fine la convinse a mangiare due bocconi di carne che la mamma aveva preparato, portandoglieli in camera. Raquel non aveva voglia  di scendere, sapeva che i genitori le avrebbero iniziato a fare il discorso ‘se non mangi ti senti mali’ e a lei non andava di ascoltarli.          
Verso le dieci andò in camera del fratello e lo trovò sul letto che giocava sul telefono. Si stese vicino a lui e, abbracciandolo, si addormentò.
   
 
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