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Autore: ArtistaMaeda    01/05/2017    0 recensioni
Cos'hanno in comune un bambino nostalgico e arrabbiato con un pilota di caccia della marina Statunitense?
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Indiana Deons'
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Non sa perché non ha stracciato in mille pezzettini questa cartolina. È lìappesa da una mezzora e gli è già capitato di fissarcisi per cinque volte. Ormai conosce i particolari principali: ci sono due Dumbo, non capisce perché non soltanto uno, dato che di Dumbo ce n’è uno solo, e c’è Minnie, Topolino e Pippo che cavalcano i Dumbo e il castello in sottofondo. Vorrebbe tirare fuori il suo accendino magico e bruciare quel pezzo di carta colorata finché non diventa tutto nero, e poi osservarlo disfarsi nel nulla, mentre il fuoco se lo divora prepotentemente, scottandosi le dita perché non ha intenzione di mollare il lembo di carta bruciata fino all’ultimo momento. Invece rimane a fissarla a lungo, e poi la gira, rischiando di staccare la puntina o di allargare il buco nella carta, o entrambi, per poter leggere la scrittura, forse di Luc, perché... boh, non sa se scrive meglio Luc o Olly. Ma questa gli sembra la scrittura di Luc. E poi se fosse stata Olly avrebbe scritto “Da Olly e Luc”. Anzi, probabilmente avrebbe scritto “Da Olympia e Luc”. Non uno sbrigativo “Olly”.
Ci sono tanti particolari da osservare lì dentro, in questa stanza, in questa casa. Tante cianfrusaglie da esaminare. Ma lui torna sempre qui, davanti al drago oscuro, davanti alla cartolina. Si pone tante domande. Tante volte. Alcune di queste domande sono sempre uguali, e sempre con la stessa risposta insoddisfacente. Stessa odiosa risposta. Vorrebbe allora possedere un F-14, decollare dalla portaerei, ordinare al copilota di agganciare sul radar il Mig-29, selezionare l’AIM-9M Sidewinder, e premere il grilletto, così possono ammirare la scia bianca del missile fino a che non colpisce l’aereo inerme in un fiammone rosso, giallo e arancione, con il fumo nero che si crea subito dopo e si sparge dietro il velivolo, mentre rotea nell’aria senza controllo, verso il suolo, inesorabilmente. Soddisfazione eccezionale, di potenza, di grinta, di vittoria.
 

Comet
“Noi, gli Strikefighter Squadron 15, quella sera, eravamo pronti per la missione. Distruggere un convoglio di munizioni non lontano dalla città. Greg, ‘Husker’, è morto in battaglia, il suo aereo è esploso nelle fiamme prima che potesse eiettarsi. Ho sentito Kelly, ‘Spear’, gridargli di lanciarsi, però non l’ho sentito comunicare il lancio. Il mio cuore batteva così forte, ma non potevo pensare a lui in quel momento, avevo il radar in confusione, e l’Early Warning non faceva altro che lampeggiare, SAM, SAM, SAM, missile a destra, missile a sinistra, ero piena di missili da tutte le parti. Un comandante di squadriglia dovrebbe essere sempre attento a tutto e tutti, avere la situazione sotto controllo e poter trovare la lucidità ed il tempo di dare ordini, di ascoltare rapporti e riordinare le tattiche. Ma in quel momento stavo pensando soltanto a salvarmi le chiappe, perché se io andavo giù, la missione non poteva trovare successo.
E così ho ignorato la sua sorte. Più tardi, quando quei fottuti Su-35 erano finalmente caduti, ho chiesto un rapporto sistemi e soltanto due dei miei tre compagni di volo hanno risposto. Husker era andato giù in fiamme col proprio aereo, non c’era altro da fare che tornare alla base, col groppone in gola. Il mio aereo aveva bisogno di cure, e così anche quello dei miei due compagni rimasti, e non potevo certo cedere durante quei minuti di respiri profondi, di sguardo disperso verso l’orizzonte. Non potevo cedere in quel momento. Sul ponte della portaerei, dopo essere atterrati, fissavo il mare agitato, col vento in faccia che mi scompigliava i capelli. La tuta ancora indosso, il casco sotto braccio. Pensavo ai mille modi in cui avrei potuto evitare quella tragedia. Mi sentivo in colpa.
Però eravamo ancora lì, avevamo compiuto la missione, forse non avevo preso solo scelte sbagliate. E dio solo sa quanti missili ci hanno sparato. E così partimmo, quella sera, per andare a finire di sfasciare quei camion. Io armata di Mavericks, e gli altri in fase di copertura, con missili aria-aria, con l’intento di proteggermi ad ogni costo. Me ne hanno tirati anche stavolta di missili, un sacco, in continuazione, in certi momenti pensavo che mi avrebbero attraversato la cabina e sarei andata giù assieme a tutto l’aereo, ma poi Zulu-uno, il Joint Star, entrò in comunicazione radio, e mi comunicò l’abbattimento di tutti i carri designati. Nella gioia del momento mi sono distratta e per poco non mi abbattevano sul serio. E quei fottuti Su-35 ci provavano ancora, a buttarmi giù, così ho chiamato la cavalleria, e Cristo Santo sono tornata alla base senza neanche aver bisogno di attivare la modalità aria-aria. E con ciò voglio dire che sono stati così fottutamente spaccatutto nel crearmi un corridoio d’evasione che non ho dovuto alzare un dito.
Atterraggio perfetto e debriefing, senza perdita alcuna. Però ancora pensavo a Husker, una volta sul ponte. E mi si accresceva il desiderio di tornare in cabina, accendere i motori, decollare a tutta potenza con un carico totale di missili anti-aereo, con la musica del lettore CD di Ace Combat 2 sparata a tutto volume, e andare su in cielo a rompere il culo a quei fottutissimi SU-35. Sukoi-35 Flanker, Sukoi Succhiami il cazzo Flanker. Le fiamme gialle, rosse e arancioni, il fumo nero, il rombo dell’esplosione, il fischio del mirino del Sidewinder sgabbiato, come un pastore tedesco incazzato, che ancora designa il bersaglio, e il compagno che ti gracchia in radio ‘Bel colpo!’.
Sono soddisfazioni che ho intenzione di togliermi nelle prossime missioni. Sono culi che ho intenzione di spaccare!”
 
 
Lt. Commander Claire “Comet” Bliss; pilota F/A-18E
VFA-15 Strikefighters;
USS Ronald Reagan
 
Qualcuno ultimamente gioca troppo a Ace Combat 2...
   
 
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