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Autore: Hermes    02/05/2017    0 recensioni
Diciassette anni di giorni da spiegare e mettere a fuoco.
Un’autopsia al tempo fra la nebbia di San Francisco e la polvere del deserto, per arrivare nel presente che potrebbe essere solo una possibilità nel futuro.
Il mondo è costruito sulle nostre scelte.
[Questa storia fa parte della serie 'Steps']
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Steps'
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I'm a kick stand in your mouth
And I'm the tongue slamming on the brakes
Pull the choke in
As hard as it will take
All your pictures are getting dirty
I don't want anyone else's hand on my gears
And I'll choke on all the diamonds
like a vulture on your face
Marylin Manson ~ Are you the rabbit?

I vetri della Jaguar vibravano mentre suo padre guidava verso la base lasciando una nuvola di sabbia bagnata dietro di loro che avrebbe potuto portare via la vernice al sedere dell’auto se fossero andati leggermente più lenti.
Il motore V8 ringhiava ed i fari lunghi erano abbastanza potenti da illuminare i primi sessanta metri di strada sterrata ed ancora umida, le ruote che scivolavano sulla sabbia.
Kurt aveva già intravisto nell’oscurità gli occhi iridescenti di qualche animale selvatico, probabilmente qualche volpe o coyote, che era fuggito a gambe levate al loro passaggio.
Linds non ci faceva caso e canticchiava sottovoce un motivetto frizzante, tamburellando le dita sul volante.
Da quando erano saliti in auto, un venti minuti prima, Kurt stava diventando di momento in momento più teso finché la sua calma non resse più al silenzio.
“Che ci stiamo andando a fare alla Base?”
Kurt vide il vecchio sbattere le palpebre sorpreso per poi spostare gli occhi verso di lui.
“Non te l’ho detto? Stiamo testando dei nuovi carburanti, prima ho fatto una telefonata a Jimmy giù al Lambda…dice che è tutto pronto per un test drive, quindi…”
Cosa…?
“Fammi capire…state provando dei carburanti sulla Jaguar?” quasi non ci voleva credere.
“Esatto!” ridacchiò suo padre “Una test semi-teorico a dire il vero, un paio di mesi fa le camme sono quasi esplose da allora abbiamo diluito…”
Volevate una prova di quanto il vecchio fosse fuori di melone? Bastava solo chiedere!
“Mi è passata la voglia, papà.”
“Beh, non sai cosa ti perdi Kurt…comunque puoi sempre riprendere l’esperimento o tenere sotto controllo il crono.”
“Hai preso in considerazione che i freni non sono più di tanto sovradimensionati?”
“Non freno, Kurt. Faccio il pendolo.”
Folle.
Ancora qualche minuto ed eravamo arrivati ai cancelli che si aprirono con uno stanco vrrrr, riconoscendo il pass ad infrarossi montato sulla Jaguar.
Quindi l’auto entrò a buon passo nello spiazzo asfaltato ricoperto dalla sabbia rossiccia del deserto e da chiazze di acqua che brillavano nell’oscurità alla luce dei potenti gruppi elettrogeni in funzione.
Uno degli hangar era aperto ed alla luce che colava da dentro si stagliava una figura d’uomo con in mano una cartellina ed a fianco un macchinario, probabilmente il distributore di carburante.
Linds aveva parcheggiato l’auto dentro alla rimessa e fatto scattare il cofano del motore, non era ancora salito che tre meccanici ci avevano già infilato le mani dentro.
Non eravamo ancora usciti dall’abitacolo che l’assistente di suo padre aveva già iniziato a parlare a manetta, aiutandosi con le annotazioni mentre Linds annuiva.
Kurt aveva voltato le spalle al Team da Formula Uno, dando un’occhiata in giro.
La base era nascosta in una valle stretta e profonda tanto che era protetta dal vento e da occhi indesiderati.
La famosa Area 51 in tutta realtà non aveva niente di così incredibile a parte il fatto di essere schermata da tutte le radiocomunicazioni e recintata con filo spinato oltre alle guardie che pattugliavano i suoi limiti armate fino ai denti.
Lo spiazzo oggetto del test drive era lungo come cinque campi da calcio e largo due, in lontananza vedeva delle luci a led intermittenti a delineare un qualche tipo di percorso.
“Allora, come ti và Kurt?” James – o Jimmy – gli si era affiancato mentre la squadra di meccanici spingevano a mano l’automobile fuori dall’hangar e Linds li seguiva con le mani nelle tasche fino al punto di partenza delineato da un piedistallo ed una bandierina catarifrangente.
“Da quanto tempo fa questi esperimenti?” dissi solo, fissando il gruppetto mentre si allontanava.
James mi lanciò un’occhiata un po’ ansiosa “Non molto a dire il vero…sei mesi fa siamo arrivati ad un punto morto e-”
“Non poteva offrirsi nessun’altro?” sembrava quasi che James facesse finta di non vedere il vero nocciolo della questione: l’estremo pericolo di un carburante ad alto numero di ottani in combustione dentro un motore progettato per esplosioni di minor potenza. Riusciva quasi a vederla la macchina detonare come una bomba, improvvisamente.
“L’idea è…il Dottor Lagden si è offerto. Cerca di capirci non possiamo mica mettere un annuncio sul quotidiano locale ‘Cercasi pilota per prove ad alto rischio…’ dai Kurt!”
Le mani strette a pugno mentre la Jaguar si avviava con un inconfondibile ringhio, le luci posteriori che brillavano a nuova vita come due occhi rossi nel buio.
Ho visto abbastanza.
“Ho fame. Vado in mensa.”
“Ma-”
“Se chiede di me sa dove trovarmi.”
Quindi non mi ero più guardato indietro, non c’era proprio niente da vedere.
Dietro le mie spalle l’auto era partita con uno stridio di gomme assordante.

~

Well I can go a million miles an hour
Well I've been bored so try to drag me down into the night
But if in the morning sun
In the arms of a miracle
I'll come back and see where you've gone
But it starts as a battle of luck
Well when it ends you're in the hands of a ghost
Eastern Conference Champions ~ A million miles an hour

Il volante vibrava fra le sue mani.
L’abitacolo in completo silenzio per sentire il ciclo del motore.
Il cruscotto pieno di spie di avaria che quasi lo abbagliavano.
L’accelerazione che lo incollava al sedile in pelle mentre lasciava le gomme sull’asfalto.
‘Is everything alright, Doctor?’
‘Shut up, Jimmy!’
Quindi aveva sganciato l’auricolare Bluetooth, lanciandolo sul sedile del passeggero.
Nella frazione di secondo che gli ci era voluta la macchina aveva sbandato leggermente a sinistra.
Claudia che gli fissava le mani e…
“…l’ultimo check medico che mi hai mostrato alcuni mesi fa non è in linea con i risultati di un uomo medio sano della tua età.”
Certo che non potevano.
Quel tremore lo perseguitava da più di dieci anni, senza peggiorare.
Tremore essenziale benigno, cercatelo pure su Google.
Non riusciva più a disegnare e certi giorni gli risultava difficile scrivere.
Quando non dormiva era peggio.
La lancetta aveva appena toccato le 190 miglia l’ora ed l’unico rumore percepibile era il boato del V8, al limite delle sue prestazioni.
7700 giri al minuto, nuovo record.
Aveva quasi raggiunto la fine della pista aerea tenendo l’accelerazione costante fino a quel momento perché venisse registrata dai server del laboratorio, quindi aveva alzato il piede.
Il cambio automatico si era sganciato mentre girava il volante tutto verso sinistra ed il momento accumulato in accelerazione si scaricò sulle ruote che fischiarono sull’asfalto sporco di sabbia.
La Jaguar fece un testacoda, quindi un altro ed un altro ancora prima di fermarsi a metà del quarto nella sabbia del deserto; in lontananza un paio di piccoli puntini rossi, le guide luminose della track.
“Quale sarebbe il maledetto nocciolo della questione, Linds?!” Michelle l’aveva affrontato, gli occhi grigi stanchi “Ti dispiace, mi dispiace, siamo tutti dispiaciuti a quanto pare! Sai cosa? Non importa e non mi interessa. Non posso più farlo, ne ho abbastanza di continuare a farmi del male e sanguinare.”
Il motore ringhiava sommessamente nel silenzio del deserto mentre quella frase rimbombava nelle sue orecchie.
Una delle tante.
Genio mondiale, physique extraordinaire, un intelletto della Madonna, soldi a palate ed incapace di ‘relazionarsi’.
La magagna da qualche parte doveva pure nascondersi.
Nelle variabili.
Linds scosse la testa, cercando di zittire la vocina sarcastica.
Aveva del lavoro da fare.
Reinserito l’auricolare e tolto la folle.
‘Jim?’
‘Yes, Doc?’
‘I’m comin’ back, be careful with the time ‘cause I’m not stopping.’
‘Aye Cap!’

You are an unmarked car
I can't remember where I parked you
But I love you,
Can't afford you,
I'll take a cab to the funeral.
Faster, faster
I'm late, I'm late
And the hands on my clock are starting to shake.
Marylin Manson ~ Are you the rabbit?

~

Non c’era stato verso, aveva camminato per i corridoi sotterranei della base quasi in autopilota talmente era furioso.
I suoi piedi l’avevano portato di loro iniziativa alla mensa della Base, a quell’ora vuota a parte una squadra di pulizia ed qualche addetto dietro al bancone tra i quali la signora Hunter che l’aveva osservato per un po’, confusa.
“Kurt? Sei tu?”
Non aveva risposto, aveva tirato giù una sedia da uno dei tavoli e si era seduto in silenzio, le dita affondate nella zazzera nera.
La donna non aveva più fiatato.
Kurt avrebbe solo voluto poter demolire qualcosa.
Vedeva rosso, e non poteva fare assolutamente nulla a proposito.
Perché avrebbe dovuto agire poi? Se aveva deciso di farla finita…

Una nuova ondata di sangue alla testa con le mani strette a pugno che tremavano.
È innaturale! Porco cane!
Non voleva nemmeno pensare a cosa avrebbe detto sua madre se lo avesse saputo.
Le reazioni possibili erano due: o avrebbe schiaffeggiato il folle o avrebbe stretto le labbra lasciandolo ai suoi piani fatali. Non aveva idea di cosa avrebbe scelto.
Aveva preso a strofinarsi energicamente i muscoli trapezi per allentarne la tensione prima che gli partisse una cefalea ed a inspirare profondamente ad occhi chiusi.
“Ecco qui, caro.”
Aveva sbattuto le palpebre trovandosi davanti un vassoio della mensa con un tramezzino dalla crosta tagliata ed una tazza di plastica color avorio piena di tè che fumava.
Devo essere una bella scenetta…
“Signora H-”
“Niente scuse, Kurt. Divora e lasciati alle spalle il resto, da bravo.” gli aveva battuto la spalla con due colpetti gentili della mano “Quando hai finito lascia tutto sul bancone accanto la cassa e spegni le luci.”
Aveva annuito con un principio di magone e l’aveva guardata allontanarsi.
[…]
Erano passate le undici ed – dopo aver lavato la tazza ed il piatto – stava riemergendo nel piazzale illuminato a giorno degli hangar.
L’aria era appestata dal puzzo di gomma bruciata, due assistenti di laboratorio stavano togliendo le segnaletiche.
Si era pinzato il naso per attraversare la distanza fra l’edificio e l’hangar dove la Jaguar subiva un relifting completo montata su dei sollevatori. Poco più in là due meccanici soldati sostituivano i pneumatici sopra i cerchi in lega, quelli vecchi erano finiti in pezzi.
Suo padre stava con James, chino su alcuni diagrammi proiettati sullo schermo di un portatile.
“Ci siamo vicini. Come carburante per i caccia è superiore al vecchio ma dobbiamo concentrarci ancora sul numero di ottani e sul legante chimico…tornati giù in laboratorio ho un paio di idee per quella rastrelliera di sostanze nuove.” Linds aveva voltato il capo, osservandolo, poi aveva continuato a parlare “Stila un rapporto sull’esperimento ed infilaci un paio di tabelle e dati sensibili, abbiamo una riunione tra un paio di giorni e non voglio sentirmi fiatare sul collo.”
Quindi si era drizzato, lanciandogli delle chiavi.
“Sta venendo tardi, Kurt. Quando hanno finito con la Jag fai che prenderla e tornare a casa.”
Stai parlando di SF? Parto subito, accidenti!
Suo padre sapeva leggergli lo sguardo e – da bravo giocatore – sapeva come aggirare l’ostacolo, ignorando le sue idee geniali di un’ora prima.
Intanto aveva tirato fuori il portafoglio contando uno, due, trecento dollari e tendendoglieli ripiegati.
“Domani mattina vai a fare rifornimento a Rachel e fatti un giro, il sistema di iniezione ha bisogno di una ripulita.” gli aveva strizzato l’occhiolino complice “Io rimango qui, ho delle cose in sospeso.”
Non gli rispose ed aveva accettato i bigliettoni. La verità era che avrebbe voluto solamente strangolarlo.
Non so nemmeno se in Nevada posso guidarla…fanculo, mi faccio passare per un suo collaboratore in ‘missione’…
Quindi Linds era sparito alla volta degli ascensori con James che gli saltellava intorno stile cagnolino.
C’era voluta un’altra mezz’ora prima che l’auto fosse abbassata ed i meccanici gli dessero il via libera.
“Sappiate che mi fido, eh…” aveva commentato, sedendosi al lato guidatore.
“Tranquillo, son. L’abbiamo controllata da cima a fondo questa bella ciccina.”
Detto da uno che metteva le mani tutti i giorni nei motori dei mezzi della Base era abbastanza rassicurante…
Quindi aveva fatto manovra ed era uscito dall’hangar con la dovuta cautela del quale suo padre era sprovvisto, avviandosi al cancello.
Per tornare a casa ci aveva messo una vita un po’ perché la Jag era veramente una bella macchina ed un po’ perché aveva tenuto il finestrino abbassato per godersi il fresco della notte.
Arrivato al villino e parcheggiato con cautela si era poi svuotato le tasche sul tavolino, i centoni che gli aveva dato Linds si erano aperti, lasciando intravedere un cartoncino bianco.
Kurt l’aveva preso per osservarlo meglio, vagamente incuriosito.

Creane Claudia, PhD
5213 N Conho Heights St,
North Las Vegas, NV 89081
(Appointment by request only)
Non conosceva quella donna, non l’aveva mai sentita nominare.
Probabilmente il vecchio non si era nemmeno accorto di aver preso in mezzo quel biglietto da visita.
Perché lo teneva nel portafogli?
Intanto che ruminava quelle nuove scoperte aveva schiuso il Mac…
Nell’attesa aveva fatto una capatina alla porta di Linds scoprendo che questa volta era stata chiusa a chiave…quindi era stata una svista prima. Porco cane…che avrà mai da nascondere!
Tornato nella sala si era trovato davanti a Liz, in attesa sullo schermo del portatile.
Devo ricordarmi di bloccare l’avvio col sistema operativo.
Quindi aveva accettato la chiamata.
“Hai problemi a dormire?”
“Sono tre giorni che non ti sentivo…iniziavo a preoccuparmi!”
“Così mi fai venire l’ansia.” replicò Kurt del tutto sarcastico.
“K, smettila di fare lo stronzo e non credere di prendermi per i fondelli. Lo so che nel deserto non hai niente da fare!”
“Mi arrendo, Liz. Raccontami tutto il gossip che mi sono perso…”
“…”
“…”
“Kurt…cosa hai?”
“Niente.” Ho un padre che non vale un’emerita cicca, ecco cosa c’è.
L’aveva vista aprire la bocca pronta a ribattere per poi richiuderla, persa in contemplazione.
A quel punto aveva ridimensionato la finestra ed aperto Chrome.
“Che stai digitando?”
“Cosa ti fa pensare che io stia digitando?”
Aveva inserito nome e cognome della donna nella casella di ricerca ed premuto enter, senza distogliere gli occhi dalla fotocamera del portatile.
“Kurt, sei strano.”
“È quasi l’una del mattino, Lizzie…che ne dici se condividiamo una tisanina immaginaria ed andiamo a nanna?”
Aveva azzardato un’occhiata al motore di ricerca.
“Kurt?”
“Seee?”
“Che cosa stai facendo?”
Metto il naso in cose che non mi riguardano…
Aveva mandato all’aria il tentativo di sviarla e si era messo a leggere la lista di risultati per sceglierne uno che l’aveva mandato ad una pagina di Google Plus.
Niente di fatto quindi era sceso di un link e-
“Oh, Cristo…”
Il collegamento l’aveva portato ad una comunità online che pubblicava articoli destinati a riviste del settore.
Claudia Creane aveva scritto un articolo alcuni giorni prima.
Quella donna è una psicologa psicanalista?!
“Kurt…?”
“Liz, senti, ci risentiamo poi? Scusa.”
Non aveva aspettato risposta, abortendo il programma e tornando all’inizio della pagina con il principio di due occhi a scodella.
Mio padre e una psicanalista?
Sul serio?!

[…]

Aveva letto l’articolo.
Ci aveva dormito sopra.
Non ci credeva ancora.
Quel mattino era partito verso le nove per la pompa della benzina, con la mezza idea di ‘ripulire’ l’iniezione arrivando fino ad Alamo e tornando.
Doveva essere uscito il nuovo volume di Mighty Heroes, per non parlare del mensile Avengers...poi c’era anche da fare della spesa seria od le patatine fritte gli sarebbero uscite dalle orecchie…
Mentre era fermo in rifornimento era passato il postino che gli aveva affidato un mazzetto di buste indirizzate a suo padre, un paio di bollette, qualche pubblicità e cinque o sei multe per divieto di sosta.
Una delle buste non era stata ben chiusa ed aveva intravisto un indirizzo di Las Vegas. Un altro! Alè!
Le aveva infilate nel portaoggetti quindi si era voltato verso est, parcheggiando di fianco all’Alien Diner.
Entrato nel locale, vuoto per il giorno di chiusura, aveva richiamato Wendy dalla cucina.
“Senti…ti và una gitarella?”
“Che vuoi dire, Kurt?”
“Ho la Jaguar e non mi va di guidare da solo. Pensavo che se volevi potevi accompagnarmi fino ad Ash Springs e Alamo.”
“Kurt…”
“A-ha?”
“L’hai già presa la patente o è una scusa per non farti arrestare?”
A quel punto aveva sfilato dal portafoglio il tanto paventato tesserino svolazzandolo davanti al naso della ragazza con un certo divertimento.
“Esibizionista…”
“Solo perché sono riuscito a prenderla al primo colpo?”
“Non girare il coltello nella piaga!”
“Andiamo dai che abbiamo un’ora d’asfalto…”
L’ora divenne solamente più quaranta minuti grazie al fatto che – per quanto tenesse il piede leggero – la macchina non mollava nonostante tutta la ginnastica che aveva fatto la notte prima.
Mentre tornavano indietro da Alamo dove avevano visitato lui un giornalaio fornitissimo di fumetti e lei la libreria per nuovi libri scolastici, Wen aveva fatto breccia nel discorso che non avrebbe mai voluto toccare almeno per un altro millennio.
“K, come mai tuo padre ti ha lasciato l’auto?”
“Probabilmente si è reso conto che avevo bisogno di un po’ d’aria.”
La ragazza l’aveva osservato con un’espressione confusa.
“Senti, Wen-”
“So che non hai voglia di parlarne Kurt ma tenerti tutto dentro non è sano. Ci sono cose che non puoi perdonargli ma devi imparare a lasciarle andare.”
Aveva stretto le mani sul volante al punto che gli facevano male.
“Non sono proprio il tipo da lasciare correre certe sue prese di posizione.”
Gli aveva lanciato uno sguardo a metà tra il preoccupato ed il comprensivo ma non aveva più detto nulla.
Kurt sapeva che Wendy non aveva intenzioni cattive ma iniziava già ad averne piene le tasche di quelle due settimane scarse, figurarsi del resto del mese…
Quindi si erano fermati al minimarket di Alamo per le cose essenziali ed in mezz’oretta Kurt aveva lasciato Wen davanti al diner con un sorriso e la promessa che sarebbe tornato almeno una volta a cenare prima di andare via.
Il sole batteva sulla sua nuca come un martello, lontano era il fresco del giorno precedente ed il ragazzo si affrettò ad chiudersi in casa.

~

“Signora Michelle!!! Non c’era bisogno ci avrei pensato io!”
Quel weekend sembrava non dovesse finire mai…
Avevo passato la Domenica un po’ a leggere l’ultimo thriller su cui avevo messo le mani ed un po’ a fare i pochi lavori di casa che avevo trovato in giro.
Avevo un volo per San Diego quel pomeriggio ed Alice m’aveva sgamata in procinto di lavare i piatti a mano nel lavabo della cucina, ancora in pigiama.
Con un frullio quasi scocciato si era liberata della borsa di rete nel quale aveva comprato delle verdure e della frutta per il pranzo e m’aveva scacciata via.
“Vada a farsi una doccia e domi quella paglietta che ha sulla testa!!! Ha un volo tra meno di tre ore e scommetto che non si è ancora preparata la valigia!”
“Sì, capo.”
Alice è una forza organizzata…se non ci fosse lei la mia vita sarebbe un casino infernale! <3
[…]
Tre quarti d’ora dopo ero presentabile in un bel vestito di lino grigio piombo ed un paio di ballerine mentre gustavo un’insalata di lattuga, pomodorini, mais, olive ed altre verdurine con un enorme bicchiere di spremuta d’arancia.
Alice annuiva e mi guardava con fare benevolo.
“Ha parlato con Kurt, signora?”
Corrucciò la fronte, addentando una carotina “Mi ha telefonato due giorni fa…mi sembrava un po’ strano.”
“Qualsiasi persona impazzirebbe con il padre che si ritrova.”
Abbassai gli occhi sulla ciotola, era inutile commentare…
Alice aveva avuto una reazione scontata nei confronti di Linds fin dall’inizio.
Soprattutto quando aveva scoperto che il topo ci aveva lasciato e non era quasi più tornato a San Francisco dal momento in cui il mio pancione aveva iniziato a concretizzarsi.
Avevo provato a spiegarle la situazione ma la sua visione era talmente netta che non prevedeva scala di grigi tra il bianco ed il nero.
A volte mi ritrovavo a pensare che forse ero stata troppo buona, troppo facile da manipolare…altre sapevo che la verità stava nel mezzo, che un giorno avevo pronunciato parole spietate.
Non avevo combattuto come lui non aveva provato a rimanere.
In comune almeno avevamo qualcosa.

And people just untie themselves
Uncurling lifelines
But still you stumble, feet give way
Outside the world seems a violent place
But you had to have him, and so you did
Some things you let go in order to live
While all around you, the buildings sway
You sing it out loud, "Who made us this way?"
Florence and the Machine ~ Various storms & saints

~~~

Canzoni del capitolo:
- Marylin Manson ~ Are you the rabbit?;
- Eastern Conference Champions ~ A million miles an hour;
- Florence and the Machine ~ Various storms & saints.

Le note di questo capitolo sono:
- Il tremore essenziale benigno è una forma di tremore che si sviluppa naturalmente nel 5-6% della popolazione sopra i 40 anni d'età. Viene teorizzato che possa essere causa di una particolare predisposizione genetica e si manifesta come disturbo alla voce, al capo ed ai movimenti della parte superiore del corpo.
Per darvi un quadro di quello di Linds lui non è predisposto, se l'è fatto venire. Sul come e sul perché ci ritorneremo più avanti ma immaginate bene se pensate alle sostanze della 'valigetta delle meraviglie';
- Le 190 miglia orarie sono i nostri 300 km/h abbondanti, proprio come la Formula 1;
- L'indirizzo di Claudia Creane è stato creato ad hoc, stessa cosa vale per il personaggio!

OMG sono in anticipo rispetto all'aggiornamento mensile...paura!xD
Nah, più che altro ho passato una settimana molto frenetica più una buona dose di insonnia che rende le mie nottate diciamo interessanti...;)
Sono leggermente avanti nello scrivere ed oggi sono in 'ferie' quindi eccovi un nuovo capitolino...occhio che tra poco ci sarà suspence!
Non dite che non vi avevo avvertito ed allacciate le cinture! xD Passate una buona settimana!!!
Hermes

  
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