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Autore: Bankotsu90    03/05/2017    3 recensioni
Un mattino Leila Breisgau si risveglia nella sua casa di Berlino, scoprendo che mancano acqua ed elettricità e che il cibo è avariato. Decide così di fare spese ma uscita all'aperto scopre che la capitale tedesca è invasa dai non-morti. Come si è arrivati a questo? Spin-off di Mirai Kako no Hibi.
Genere: Drammatico, Horror, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Leila Malcal
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Morte e resurrezione.'
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Berlino, Germania
 
Leila Breisgau stava dormendo beata nel suo letto. Improvvisamente si svegliò, rivelando due iridi viola chiaro. Allungò una mano verso la sveglia e guardandola vide che era ferma.
 
Come è possibile? Avevo cambiato le batterie solo ieri…
 
Pensò, sorpresa.
 
Guardandola meglio vide che segnava le 12:12.
 
Accidenti, questo è il primo giorno di scuola che salto… Perché nessuno mi ha svegliata?
 
Si chiese, seccata.
 
Ammettendo ovviamente che sia davvero mezzogiorno… Visto che la sveglia è scarica potrebbero essere tanto le 6 del mattino quanto le 16 di pomeriggio.
 
Sbuffò, si alzò in piedi, indossò l’uniforme scolastica (composta da giacca blu, camicetta bianca, cravatta nera, gonna blu e scarpe bianche) e guardò fuori dalla finestra; quel giorno il cielo era nuvoloso.  Provò a specchiarsi ma vide con stupore che lo specchio appeso sul comò era impolverato.
 
Ok, questo è bizzarro… Ieri era lucido, da dove spunta fuori questa polvere?
 
Guardando meglio si accorse che anche gli altri mobili della stanza erano impolverati.
 
Ma quanto tempo ho dormito, una settimana? Ah, che importa… Meglio andare in cucina a prepararmi la colazione.
 
Si disse, lisciandosi i lunghi capelli biondi.
 
Uscita in corridoio entrò nella camera dei suoi genitori, trovandola vuota e impolverata come la sua.
 
Potevano almeno avvertirmi che sarebbero usciti!
 
Entrò nel bagno e provò a lavarsi la faccia ma dal rubinetto del lavandino non usciva acqua.
 
E adesso che gli prende? Eppure paghiamo regolarmente la bolletta…
 
Uscita dal bagno raggiunse la cucina, aprì il frigo e si accorse che era spento.
 
Evidentemente deve esserci qualche black-out…
 
Prese una bottiglia di latte, la appoggio sulla cucina, prese un bricco, aprì la bottiglia e cominciò a riempirlo ma si accorse con disgusto che il latte era avariato.
 
Eh, no per la miseria! L’ho comprato solo ieri e non doveva scadere prima del 2013! Stavolta Klara mi sente! Non può propinarmi del latte guasto e passarla liscia!
 
Irritata, prese un pacco di biscotti e lo aprì ma vide con sgomento che erano immangiabili ed emanavano un fetore abominevole.
 
Ma che scherzi sono? Possibile che tutto il cibo in casa sia avariato?
 
Sempre più frustrata prese una decisione.
 
Ho capito, dovrò farmi una scarpinata fino al negozio… Sperando che i miei genitori abbiano lasciato qualche soldo e che stavolta il cibo sia buono e non marcio.
 
Si reco così nella sala da pranzo,  anch'essa in stato di abbandono come le altre stanze. Quella casa non sembrava essere stata pulita a dovere da mesi, se non da anni. Leila era sempre più confusa da quella situazione, ma il suo stomaco brontolava e quindi non aveva tempo per porsi domande, così cominciò a perlustrare la stanza in cerca di qualche banconota, ma non c’era nulla.
 
Non ho altra scelta che telefonare a mia madre e chiederle dove ha messo il portafoglio, ammesso che non l’abbia con sé.
 
Mise mano al cellulare, ma era scarico di batteria.
 
Ma porc…
 
Imprecò mentalmente, irritata come non mai.
 
La sveglia non va, non c’è acqua né elettricità, il cibo è andato a male,  il cellulare è scarico… Cominciamo bene la mattinata, per la miseria! Manca solo che arrivi Godzilla e siamo a posto! Non resta che sperare che al negozio mi facciano credito…
 
*******
Uscita all'aperto la bionda scese le scale e, ritrovandosi in cortile, si guardò intorno. Apparentemente era tutto normale, se non fosse per alcuni particolari: il pino che sorgeva accanto alla casa, piantato lì da suo padre 30 anni prima, non c’era più; il prato era seccato, lasciando solo un terreno spoglio; il cancello era stato abbattuto e giaceva inerte al suolo; solo il garage e la porta dell’appartamento al piano terra (che lei e i suoi occupavano solo l’estate e solo di giorno, mentre di notte dormivano al primo piano) sembravano a posto. Ma non era l’unica stranezza: nella zona regnava un silenzio spettrale, interrotto solo dal soffio del vento; neanche gli uccellini cinguettavano.
 
O è mattina presto oppure c’è qualcosa che decisamente non va… E poi chi ha buttato giù il cancello? È scoppiata qualche sommossa? Eppure questo è sempre stato un quartiere tranquillo… Non è una banlieu francese.
 
Il suo stomaco brontolò ancora.
 
Basta porsi domande inutili… Devo raggiungere al più presto il negozio alimentari!
 
Si incamminò così lungo Potsdamer Chausee, la via in cui abitava e durante il tragitto non vide anima viva: la strada era deserta, e c’erano segni di una evacuazione di massa; vetrine e finestre sfondate, veicoli carbonizzati o comunque abbandonati, ossa umane rosicchiate sparse qua e là. Quella situazione le piaceva sempre meno, così raccolse un fucile a pompa da un’auto della polizia abbandonata su un marciapiede e riprese ad avanzare con circospezione. Giunta in Pariser Platz vide che la porta di Brandeburgo era crollata.
 
Sarei curiosa di sapere che diavolo è successo a questa città… C’è stato un attacco terroristico? È dal 2005 che non se ne verificano in Europa e comunque mai di tale portata. Neanche gli attacchi dell’11 settembre 2001 a New York e Washington DC erano stati così devastanti.
 
Si chiese Leila, preoccupata.
 
********
Giunta nell’Unter den Linden notò che anche i tigli che ornavano il viale non c’erano più e non se non bastasse in mezzo ad esso stava un carro armato Leopard, evidentemente abbandonato.
 
 Scheiße… Questa situazione mi deprime! Sono sola in una città abbandonata, per giunta a stomaco vuoto! Ci fosse almeno la mia famiglia, o qualche amico…
 
Neanche a farlo apposta da dietro il tank spuntò una ragazza con capelli vere scuro tagliati corti e occhi indaco, che indossava un paio di occhiali tondi e abiti laceri e insanguinati. Camminava lentamente. Osservandola attentamente, Leila la riconobbe: era Nina Einstein, sua amica e compagna di classe, la studentessa più colta ed educata del liceo Wallenstein.
 
“Nina!” La chiamò.
 
L’occhialuta si fermò di colpo, barcollando.
 
“Che è successo in città? Dove sono finiti tutti?”
 
Nina si voltò verso di lei, guardandola con sguardo vacuo.
 
“Rispondi!”
 
Per tutta risposta Nina emise un ruggito e si scagliò contro di lei; spaventata, Leila imbracciò il fucile e le sparò al ventre, facendola indietreggiare; dopo qualche istante però ripartì all'attacco e la bionda la colpì al volto col calcio del fucile facendola stramazzare a terra.
 
“Dannazione, Nina! Che ti prende?”
 
Nina ruggì di nuovo e scattò in piedi tentando nuovamente di aggredirla ma la bionda la ributtò a terra, le mie un piede sul petto e le puntò il fucile alla testa.
 
“Non costringermi a farlo, Nina! Torna in te, altrimenti tirerò il grilletto!” La avvertì.
 
La corvina però continuava a ruggire e a dimenarsi.
 
“Lo hai voluto tu!” Detto prestò sparò.
 
La testa di Nina scomparve in uno sbuffo di segatura rossa, mente lo sparo risuonò nell'aria. Dopo pochi istanti il corpo della ragazza si afflosciò priva di vita. Leila, sconvolta e col volto macchiato di sangue, cadde in ginocchio e si portò le mani al volto per poi scoppiare in lacrime.
 
“Porca puttana, Nina! PORCA PUTTANA!”
 
Esclamò, disperata. Quella era la prima volta che uccideva qualcuno, e a rendere la cosa ancora più tragica era che la vittima era una sua cara amica.
 
Ma perché si comportava in quel modo? Sembrava una zombie uscita fuori da The Walking Dead!
 
Si chiese.
 
A interrompere i suoi pensieri furono alcuni versi gutturali attorno a lei. Allarmata, scattò in piedi e si guardò intorno: alcune persone dall'aspetto cadaverico e con gli abiti insanguinati stavano correndo nella sua direzione, attirati dallo sparo e dalle urla.
 
Oh, cazzo…
 
Consapevole di essere in pericolo iniziò a correre più veloce che poteva, per mettere più distanza possibile tra lei e loro. Non tentò di sparare, primo perché temeva di sbagliare mira sprecando munizioni e secondo perché gli spari avrebbero attirato altri non-morti. Ad un certo punto si imbatté in una bicicletta abbandonata in mezzo alla strada. Senza esitare la prese e cominciò a pedalare veloce, distanziando i suoi inseguitori e notando altri non morti.  Corse più veloce che poteva, fino a raggiungere Werderscher Markt, che ospitava la sede della KRIPO (KriminalPolizei), o almeno così era prima della catastrofe che si era abbattuta su Berlino.
 
Qui potrò procurarmi qualche arma, visto che ho dovuto abbandonare il fucile per poter prendere la bicicletta. Inoltre c’è il rischio che all'interno incontri altri… Zombi. So che è assurdo, ma non trovo altra parola per descriverli.
 
*****
Varcate le porte d’ingresso si ritrovò nell'atrio dell’edificio, ovviamente in disordine e chiazzato di sangue. Oltre a lei non c’era anima viva.
 
Via libera.
 
Imboccato un corridoio a destra si ritrovò in un corridoio dove si affacciavano 20 porte. Alcune erano chiuse, altre semplicemente sfondate.
 
Ho paura ad aprirne solo una… Qualche non morto potrebbe saltarmi addosso e sbranarmi. Almeno sapessi dove tenevano le armi.
 
Guardando davanti a sé vide da lontano una donna delle pulizie che camminava a passo lento nella sua direzione.
 
Oh, Cristo!
 
Senza esitare si infilò in uno degli uffici, chiuse la porta e si nascose dietro a una scrivania. Pregò con tutto il cuore che la donna non l’avesse vista.
 
Dannazione! Come si è potuto arrivare a questo in sole 24 ore? E perché io non sono stata contagiata dal virus Z come gli altri?
 
Ad un certo punto ebbe come una illuminazione.
 
È un sogno! Che stupida sono stata! Solo un ridicolo incubo! È naturale visto che ieri mi sono mangiata due piatti di crauti e due uova fritte con Wurstel! Devo solo riaddormentarmi e mi risveglierò nel mio letto!
 
Così si sdraiò sul pavimento impolverato e dopo pochi minuti si addormentò. 
   
 
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