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Autore: meiousetsuna    03/05/2017    3 recensioni
Prima classificata nel contest “Acronym Battle” indetto da Nirvana_04 sul forum di Efp
Il contest consiste nello scrivere un acronimo, ed ho scelto una frase dallo splendido episodio 3x19, il “vero episodio Delena”!
“Perché alcune persone quando vedono cose buone, si aspettano una persona buona. E io non voglio dover essere all’altezza delle aspettative di qualcuno”.
Riflessioni di un vampiro che non sa se sperare ancora nella realizzazione di quell’amore che affrancherà la sua vita dal tormento che è stata fin ora, che teme di aver perso il fratello in modo irreparabile.
Che ricorda ogni rifiuto, ma non abbassa mai la testa di fronte al Destino.
Riflessioni di un’autrice che non riesce ad abbandonare questo devastato fandom, e tutte le amiche che ha incontrato qui…
Con rimpianto per la stagioni che hanno reso glorioso TVD,
vostra,
Setsuna
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Storia vincitrice del contest “Acronym Battle” indetto da Nirvana_04 sul forum di Efp

Il titolo è l’acronimo di Damon
Evento: III serie, ep.19, (Heart of Darkness) scena nel motel: Damon: Perché alcune persone quando vedono cose buone, si aspettano una persona buona. E io non voglio dover essere all’altezza delle aspettative di qualcuno
POV di Damon, tranne nella parola “persone” con POV di Elena:
Persone”, Damon l’ha detto sottintendendo “tu, Elena, ti aspetteresti delle cose”, (nella sua Lista delle Persone Importanti ci sono solo lei e se stesso!)
La seconda volta, “persona” è un sinonimo di Damon; ho parlato del suo rapporto con “le persone”; i 2 fratellini, e le sue 5 donne viste fino all' episodio
“Io” è “POV Damon potenziato


Diventeremo alba, mattino; oppure notte

Potrei fingere di addormentarmi, adesso, chiudere gli occhi come se ne avessi bisogno, come se fossi un semplice essere mortale vinto dalla fatica e dalla preoccupazione.
E
lena capirebbe subito questa mera finzione, non la ingannerei: ma mi mostrerebbe gratitudine per offrirle una facile via di fuga, ancora una volta.
R
imane che la sua è una situazione difficile, anzi, la peggiore. È una semplice ragazza mortale, che ha scoperto un mondo di terrificanti creature uscite da un libro di favole che nessuno le leggerà più.
C
omprendo che soffra la mancanza dei suoi genitori, quelli che ha conosciuto da bambina; ma non quelli naturali, che l’hanno abbandonata a un destino che credevano migliore; invece era spaventoso e diverso.
H
o tentato in tutti i modi di mantenere quel distacco che mi ha aiutato a sopravvivere finora, stanco mostro che vive della morte degli altri, ma ho fallito.
È
stata lei a disarmarmi di parte della mia corazza, e ora il mio cuore di tenebra è esposto ai dardi della sorte avversa, rendendomi un uomo più buono, ai suoi occhi.

Abbattuto, mi chiedo se ci sia un senso, in tutto questo. È Stefan il suo cavaliere senza macchia e senza paura; odio ammetterlo, ma è vero. Io non possiedo la sua dimestichezza con gli arcobaleni e gli unicorni.
Lascerebbe la sicurezza del suo eroe redento, che torna a lei ancora più meritevole per aver lottato contro il diavolo — per lei, per me?
Calcolatore come sono, potrei competere col mio perfetto fratellino, il preferito di nostro padre, dei nostri amici, della donna che ci ha divisi per sempre. Come? Barando.
Usando una strategia inversa, lasciandoli andare per la loro strada: Stefan non è quell’essere puro e santo che vorrebbe essere con tutte le sue forze, ha i suoi lati oscuri e questi verrebbero a galla, ancora.
Negarlo non serve, non basta stringere forte gli occhi e desiderare che sia tutto un brutto sogno, portato da Incubi* dispettosi.
Esiliandomi potrei mettere in atto questo piano, e aspettare. Non ci vorrebbero sessant’anni, lo so. Basterebbe un piccolo cedimento e non avrebbe scampo senza la sua tutrice, che ho provvidenzialmente eliminato.

Passo la mano tra i capelli, per spostare una ciocca ribelle dietro l’orecchio, come faccio sempre quando sono nervosa o imbarazzata. O entrambe le cose.
Elegante in quel suo modo naturale, Damon è rimasto su una sedia e ha accavallato le gambe mettendo i piedi sul tavolo, eppure c’è solo seduzione in quella posa apparentemente sgraziata.
Resta in silenzio, ma ci sono più significati in quest’assenza che in mille parole. Mi guarda in modo da togliermi il fiato, tanto che fingere di prendere sonno sarebbe ridicolo, persino offensivo.
Sorrido dolcemente, senza poter distogliere lo sguardo da quelle iridi azzurre attraversate dalle ombre del dubbio. Si avvicina con passi cauti, come se fossi un uccellino spaventato pronto a fuggire al primo alito di vento, che probabilmente è quello che sono.
Odora del bourbon che ha appena lasciato scivolare sulle labbra per placare la sete che ha della mia bocca, lo so; e non parlo affatto di sangue, anche se a volte mi sono chiesta se non sarebbe semplicemente naturale che voglia ogni cosa di me, come resista all’urgenza di nutrirsi.
Nascondere il desiderio che ho di lui sta diventando difficile; il respiro si fa affannoso, un insolito calore mi pervade facendomi sentire sporca e bagnata.
Emozionata, lascio che stringa la mia mano, che si avvicini a me sul letto tanto da non avere modo di fuggire. Invece ce l’ho, lo trovo sempre piuttosto che guardare in faccia la realtà.

Qualsiasi altro al mio posto si sarebbe arreso, vedendola alzarsi e scappare sul ballatoio come se la stanza avesse preso fuoco; ma le mie reazioni non sono prevedibili, questo è certo.
U
bbidiente? Non lo sono mai stato. Mi ha gridato di andare via, e la mia risposta è stata una provocazione, una sfida. “Dimmi perché”.
Ardenti e tremanti le sue labbra si sono fuse alle mie, le mani febbrili che cercavano tutto quello che avevano negato troppo a lungo, per dimostrare di essere quella brava ragazza che è la versione di sé che tutti pretendono che interpreti.
Negando i sentimenti che prova per me, perché devono esistere se mi stringe come se ne andasse della sua sopravvivenza, se la sento morbida e cedevole, pronta.
Desidera che io la possieda contro una colonna di questo squallido motel, e non so se il motivo è che questo la farebbe sentire meno sbagliata, come se fosse un incidente occorso per colpa mia, o se semplicemente si è arresa del tutto e non può aspettare.
Opto per questa versione, impazzisco all’idea di averla; ho aspettato due anni, non avrei mai scommesso su di me, che non avrei ceduto alla rabbia o alla disperazione.

Voglio farle scordare ogni cosa che le ha avvelenato l’anima; la paura, i tradimenti, le perdite, la responsabilità verso il fantasma della bambina che era, che ora non c’è più.
Eccitato le lacero la maglia che tiene incrociata sul seno, come se fosse un’armatura troppo leggera perché qualcuno abbia il coraggio di strapparla via.
Dovrei fermarmi, darle tempo di ripensarci? No, è troppo che attendo, è stata l’ipocrisia a mantenerla sotto la sua egida a mio discapito, ne sono certo.
Odio l’idea che domani potrebbe svegliarsi pentita di quello che è successo, ma preferire che mi strappassero il cuore dal petto che fermarmi ora.
Nessuno la può amare quanto me, neppure Stefan, che adora di lei la sua fragile mortalità. Io la adoro tutta, corpo e spirito, in qualunque forma dovessero incarnarsi.
Oltraggio la sua pelle ambrata con la lingua, venero ogni respiro che trae tra le mie braccia, e non c’è niente che sia sbagliato.

Cuore e anima; chi avrebbe detto di sentirmi parlare di cose talmente insignificanti nella vita di un vampiro?
Omicida, crudele, diabolico; questa è la descrizione che mi si addice, non certo quella di un Romeo moderno, illuso e folle d’amore per una fanciulla che non potrà avere, se non distruggendo entrambi.
Sacrificherei tutto per lei, anche la mia dignità, anzi temo di averlo già fatto, seppur tentando di mantenere una falsa maschera di distacco.
Esploro l’interno della sua bocca, sottolineo le curve del corpo che tra poco mi apparterrà; lo vuole tanto quanto lo voglio io.

Bacio la linea del suo collo e scendo fino al seno, guidato dai gemiti di piacere che si fanno sempre più intensi, e sono come musica per le mie orecchie, non vorrei ascoltare nient’altro.
Uniti siamo perfetti, è come se il destino mi stesse ricompensando di centocinquant’anni passati a maledire la mia non-vita, senza avere il coraggio di abbandonarla in modo definitivo.
Ostacoli infiniti hanno tentato di dividerci prima ancora che potessimo avvicinarci; hanno nomi, voci e volti che ci sono familiari, ma ora non esistono più, stanno svanendo come incorporei fantasmi.
Negare che tutto questo avrà un prezzo sarebbe una follia, ma la colpa la prenderò su di me; è così naturale, è quello che tutti si aspettano, che mi comporti in modo cattivo.
Esaudirò le loro aspettative, ma non conta. Quello che non capisco è perché Elena improvvisamente tira indietro la testa come in cerca di una boccata d’aria e guarda spaventata alle mie spalle, nelle quali sta piantando le unghie.
,

Semplice. Non ci sono belle sorprese per me dietro l’angolo, ma soltanto Jeremy che ci fissa come se fossimo lo spettacolo insieme più disgustoso e affascinante che potesse manifestarsi davanti ai suoi occhi.
Imbarazzato come un bambino che ha aperto la porta dei genitori nel momento più sbagliato possibile, si sfila le cuffiette dell’iPod; cos’è, ha paura di perdersi qualcosa dell’audio? È un guardone?

Attendo un suo gesto, una sua mossa.
Sentirà la necessità di lavare l’onore di sua sorella col sangue? Non gli conviene, sono io quello che ha inventato questa frase. Almeno è quello che direi se avessi il mio di fratello, come spettatore.
Potrei minacciarlo, crede che non scherzi su certe cose. Ma sarebbe inutile, perché è passato il tempo in cui gli avrei spezzato il collo senza battere ciglio.
Egoista, manipolatore, bugiardo. Lo sono senza dubbio, ma non potrei mai ferire Elena e per la verità, che non ammetterò neppure sotto tortura, anche questo ragazzino sfortunato, che mi guarda senza paura. Credo che due Salvatore siano un po’ troppi per la sua tolleranza.
Temporeggia un po’, scuotendo la testa, mentre la mia donna ― più esattamente quella che stava per diventarlo ― nasconde il viso contro il mio petto, ardendo di vergogna.
Titubante Jeremy mi si avvicina, mi ricorda che quella è la sua preziosa sorella e pretende che ne abbia buona cura. Come se qualcuno dovesse raccomandarmelo.
Annuisco, e aggiungo un piccolo cenno del capo. Se mi parla così merita di essere trattato come un uomo, lo rispetto.
Nessuno può dire che Damon Salvatore non abbia un codice morale: certo, è mio, l’ho scritto io e vale solo per me, ma il parere degli altri è poca cosa, in fondo.
Ostacoli ce ne saranno sempre, ma sono curioso di scoprire, adesso, perché il piccolo Gilbert non è camera sua a contattare i fantasmi, come era suo dovere per stanotte. Forse ci è già riuscito? Per una volta avrei gradito meno efficienza nel mettere a segno un mio piano.

Umani, vampiri, spettri: siamo tutti riuniti a parlare. Appariremmo dei folli, agli occhi di chi ci dovesse osservare. Rose è qui, seduta accanto a me, sul bracciolo della poltrona, e anche se non tradirei Elena neppure col pensiero non posso fare a meno di rammaricarmi.
Negherei volentieri di essere turbato, ma la ferita avvelenata dal morso di licantropo è un ricordo impresso a fuoco nella mia mente, e anche l’agonia e la morte orribile che lei ha affrontato per me.
Avevamo cominciato una specie di relazione, era solo un’amica speciale, o se fosse rimasta ancora accanto a me, in casa mia sarebbe cambiato qualcosa d’importante?

Provo a concentrarmi, ma senza risultati: solo Jeremy vede la gente morta! Dovrei esserne sollevato, invece avrei voluto che ci fosse un’eccezione, in questo momento.
Esasperato lascio perdere il bicchiere di bourbon e prendo tutta la bottiglia, bevendo direttamente dal collo come un alcolizzato all’ultimo stadio. Stefan mi ha preso in giro talmente tante volte con quella storia della ‘colazione dei campioni’ che devo aver cominciato a dar fede alle sue parole.
Rose evidentemente ha detto qualcosa di divertente, o di spinto. Propendo per la seconda ipotesi, visto il rossore che incendia le orecchie del ragazzino.
Solo per un momento, mi estraneo da quello cha sta accadendo. Perché è tutto così difficile, per me? Un brivido freddo che corre lungo la schiena mi ricorda che è di Scary Mary che stiamo parlando, l’unica che può rivelarci da quale linea di sangue discendiamo.
Osservo Elena che sembra stanca adesso, come se il peso della consapevolezza di cosa stava per succedere le fosse piombato addosso tutto insieme, come un macigno. È così fragile, così spaventosamente mortale, la testa curva sulle ginocchia, le braccia strette al busto per proteggersi.
Nemmeno per un istante potrei di nuovo confonderla con Katherine come ho fatto quando è tornata dall’inferno che non l’ha voluta, dalla cripta nella quale non era mai stata chiusa, mentre manteneva il mio cuore prigioniero.
Andie sta pagando per tutte loro, credo. Non mi importa, o non come gli altri intenderebbero che dovrebbe, anche se è attraente e intelligente, sicura di sé; il mio tipo, insomma. Non sono gentile, non ho promesso nulla. Lei è solo la mia distrazione.

Bevo sangue dalla vena ― non da quelle insulse sacche prelevate in ospedale ― uso le persone a mio piacimento, uccido senza ripensamenti; questo sono io.
Unico nel mio genere, ne sono consapevole. Amo specchiarmi e sapere che sarò per sempre il ragazzo più sexy che cammina su questa terra; ballo divinamente, sono spiritoso e ho gusto nel vestirmi, non come quello spauracchio di Stefan, uscito dalla pubblicità del Prozac.
Oserei pensare che potremmo non essere davvero fratelli, ma una voce fastidiosa che risuona nella mia mente mi rende consapevole che non è così: siamo una famiglia e io morirei per salvarlo; l’importante è che non ne sia troppo certo.
Nostra madre mi preferiva, credo.** Poi, ho dovuto dimenticare cosa significasse essere scelti. ‘Sarà per sempre Stefan’. Quante volte ho ascoltato questa frase, l’ho odiato, e l’ho perseguitato, gli ho giurato un’eternità di sofferenze. Eppure questa notte nel motel, questa possibilità con Elena, stanno accadendo perché mi ha salvato consegnandosi a Klaus.
Attenzione… non starò diventando sentimentale? La mia umanità si nota? Basta, è un rischio troppo grande. Meglio mettere un bel punto fermo a questa masturbazione mentale.

.

Estranea a quanto accade, una falena sbatte ripetutamente contro il vetro, attratta dalla luce all’interno. Forse ci ricorda che, in modi diversi, stiamo tutti inseguendo una speranza fasulla.

Impazzisco se penso a quello che stiamo per scoprire; se discendessimo da Klaus, come la sfortuna che mi accompagna vorrebbe, non potremmo ucciderlo se non estinguendo anche noi. Rose è ormai persa, Katherine… sarebbe una gioia vederla dissolversi in polvere. Poi però sarebbe Stefan, a morire. E io?
Oscillo tra la noncuranza di terminare una vita infelice e il dolore insopportabile di sapere che lui non ci sarebbe più. Perché Stefan è me, e io sono lui; esistiamo solo insieme. Due bambini che si amavano, due vite recise troppo giovani dalle mani di nostro padre. La verità è che non ho voluto davvero morire, perché al mondo c’era ancora lui.


Nessuna buona nuova, naturalmente. L’abbiamo trovata, Mary, nella villa che Rose ci ha indicato. Infilzata alla parete come una farfalla da un bambino sadico, che è una descrizione di Kol che gli corrisponde perfettamente.
Ombre nere si mischiano alle sue vesti candide, stracciate e macchiate di sangue: adesso non è più nulla, solo negazione. Non la ragazza piena di illusioni che credeva di aver incontrato un principe, né una vampira, né un fantasma.
Nauseata, Elena distoglie gli occhi dal corpo, ormai quasi trasparente. Prima però è stata gelosa vedendo la bellezza del suo viso: aveva equivocato perché fosse chiamata ‘Scary’.

Vale la pena combattere contro tutto e tutti, o dovrei accettare che è finita?
Orgoglioso come sono mi sono rialzato dopo che Kol mi ha spezzato le gambe e la schiena con una mazza da baseball, solo per
fare lo spavaldo con Elena, perché non sopporterei di farle pena.
Girandole di stelline mi hanno appannato lo sguardo per un po’, e prima di camminare mi sono appoggiato a lei, stringendo i denti.
Lamentarmi non è neppure un’opzione. Chissà se immagina che noi vampiri sentiamo lo stesso male degli umani quando ci feriscono, anche se ci siamo abituati, qualche incidente in decenni di vita succede; quella è la differenza. E che non dobbiamo aver paura, perché guariamo in modo innaturale.
Immortali, ma condannati a vagare sulla terra cibandoci di quelli che erano i nostri simili, giorno dopo giorno, anno dopo anno. A meno di ripiegare su una dieta di scoiattoli e conigli, che ― se parlo da solo posso essere sincero ― mi suscitano anche un po’ di pietà, vittima di una catena alimentare della quale noi non dovremmo far parte.
Ostento sicurezza mentre lei mi guarda tra le ciglia abbassate, come fa quando è incerta sul dire qualcosa. Mi chiede come mai non ho dato di matto, e la sua domanda è una coltellata nel cuore, precisa e letale.

Dimenticavo cosa pensa di me: che rovino sempre tutto, che non sono capace di gestire la mia violenza, i miei sentimenti negativi.
Ovvio, ho la colpa di non essere Stefan. Mi avvicino accarezzandole il viso con i pollici, come faccio sempre quando sta male e calmo le sue paure con quel gesto di amore contenuto.
Vorrei baciarla ancora, trascinarla di nuovo in quella stanza e non farla più andare via; il suo tirarsi indietro, adesso, è una promessa non mantenuta.
Estirperei i suoi dubbi uno a uno, lo so; ma ha avuto tempo per riflettere e si è ricordata che non deve stare con me, che vive secondo la sua morale e io sono troppo pericoloso.
Rabbia e passione mi sommergono come un’onda troppo forte per contenerne i danni. Vorrei spaccare tutto quello che ho a portata di mano, dandole la soddisfazione di avere ragione, vorrei implorarla di ripensarci.

Elena, infatti, mi sfida con lo sguardo a pregarla di cambiare idea, o sono io che sto perdendo la ragione? Questa volta non sarà così facile, non posso abbassarmi e strisciare fino a questo punto, neppure per lei.
Sussulta quando le dico che se sarà pentita della sua scelta dovrà corrermi dietro, e sperare che la perdoni. È qualcosa che travalica la sua immaginazione.
Svegliati in tempo, Elena, non perdermi, non farmi morire una seconda volta. Prendi coraggio, chiediti come si chiama quello che di speciale c’è tra noi, prima che sia tardi.
Esterrefatta resta in silenzio, mentre le do le spalle allontanandomi senza voltarmi indietro. Mi costa quanto strapparmi il cuore dal petto, ma devo farlo.
Respira cercando di non far rumore, è così scossa da sperare di diventare invisibile ai miei occhi, come se fosse possibile.
Empatica con tutti, tranne con me. Ha un’opinione radicata delle mie manchevolezze che non so se condannare per la durezza o approvare per la purezza con la quale mi ha soppesato le mie azioni.

Aspetto che Jeremy carichi i bagagli sulla macchina, esternando fastidio e impazienza, ma preferisco non dargli una mano; i Gilbert dovranno cominciare a cavarsela anche senza di me, da stanotte.
Lasciamo Denver per non tornarci più, spero. Cosa porterò con me, di questa esperienza? La voce di Elena che mi respinge ancora una volta, quel ‘no’ che risuona nella mia testa.
L’apostrofo nero tra le parole t’amo, potrei chiamarlo. Perché è bugiardo come lei quando vuole convincermi che amerà sempre e solo Stefan. Sei una vigliacca, Elena.

Abissi di parole non dette, baci non concessi e piacere rifiutato ci dividono così tanto che forse questa volta è finita davvero, mi arrenderò all’evidenza.
Lottare per conquistare qualcuno che vuole solo sottrarsi è un’impresa impossibile anche per me; per quanto faccia non è mai abbastanza, ogni passo avanti corrisponde a due indietro da parte di Elena.
Tacere è la miglior opzione adesso, Jeremy l’ha capito, e ha il buon gusto di fingere di essere solo interessato alla sua musica, mentre sua sorella mi lancia delle occhiate di sfuggita. Ha la tempia destra contro il finestrino, cercando il fresco umido del vetro.
Eccedo con la velocità ma non pare neppure accorgersene, è presa dai suoi pensieri e dal tormentarsi una sottile ciocca di capelli, come fa quando è più tesa e spaventata.
Zodiaci si avvicendano nella volta celeste, come se anche le costellazioni si prendessero gioco di me, col loro bagliore immutabile da ere, forse dalla notte dei tempi. Credo che anche le pietre preziose siano frammenti di stelle cadute, per questo piacciono tanto agli esseri umani.
Zaffiro e argento ― e un piccolo aiuto dalle dannate streghe Bennett ― rendono il mio anello magico e capace di proteggermi dai danni del sole. Ma chi mi salverà dal fuoco che brucia la mia anima collassata sotto il peso dei rimpianti e della fine delle illusioni?
Aspetto che una parola rompa questo silenzio, ma non succede. Guiderò fino a Mystic Falls senza cedere al bisogno che ho di dire qualcosa, di frenare la macchina e costringere Elena ad ammettere la verità.

Domani ci sveglieremo, ognuno avvolto dalla sua solitudine, e potremo fingere che tutto sia normale, che non sia successo nulla di speciale.
Esisteremo uno nella vita dell’altra, ma senza legarci profondamente; è davvero questa la fine? Non lo credo veramente, anche se sono un pazzo, questa è l’unica spiegazione.
Lacrime trasparenti si sono impigliate nelle sue lunghe ciglia ricurve, brillando suo malgrado, e tradendo la sua insicurezza e il suo malessere.
Lascerò che rifletta sulle sue scelte. Sulla fedeltà all’immagine idealizzata di Stefan, che ― le piaccia o no ― quando non si reprime è lo Squartatore di Monterrey.
Efferati delitti elencati sulla parete dentro un armadio, questi sono i veri diari di quel vampiro che trae divertimento dallo staccare la testa ai cadaveri, che vuole ricordare tutti i loro nomi, per piangerli quando, forse, sarà tornato indietro.

Ammiro la fede che Elena nutre per mio fratello, anche se è l’arma che usa contro di me. Sono un romantico, anche se nessuno oserebbe definirmi così.
Sognatore e ingenuo, addirittura dolce, come mi chiamava Katherine, canzonandomi. Il suo dolce, innocente Damon. Lo ero? Una parte di me è ancora simile a quel ragazzo di campagna che si perdeva a osservare le mutevoli forme delle nuvole capricciose, suonando un filo d’erba?
Potrei stupire tutti e rivelare che nel centro del mio cuore c’è ancora una scintilla di umanità, e poi? Vi farebbero appello ogni volta che dovesse far comodo, perché sono quello sacrificabile, la seconda scelta.
Ergere impenetrabili difese è più comodo, ma queste tengono lontano anche chi non vorrei.
Talismani e incantesimi non hanno la stessa potenza delle mura di pietra che sono capace di costruire. Per quelli esiste sempre una via di fuga.
Torturarmi così non mi aiuta, però. Domani parlerò con Elena, non riuscirò a respingerla più a lungo, lo so. Le perdono ogni cosa.
Avvelena persino l’aria che respiro l’idea di evitarla, di fargliela pagare cara, perché il male lo farei a me stesso. Non è una novità, ma forse è l’ora di finirla.
Troverò il modo di condurla a me, su un tappeto di rose o un sentiero di spine, poco importa; non posso andare per il sottile, a rimediare ai danni penserò più tardi.
Invocare quel Dio che non conosco più da quando ero bambino, le forze dell’universo o la fortuna non ha alcuna utilità, ne sono certo. Faccio conto solo su di me, non mi fido di nessun altro; nel mio team gioco solo io.
Vampiri, streghe, licantropi, umani. Tutti siamo mossi dalla stessa volontà: ottenere quello che il nostro cuore desidera. L’ho spiegato due anni fa a una ragazzina triste che ho incontrato su una strada deserta, e che non ho più dimenticata. Lei invece ha scordato tutto, ma sono stato io a decidere così.
Elena, sarai tu a decidere del nostro destino, tu che non hai chiesto di avere questo potere, e per questo l’hai ottenuto. Chi saremo uno per l’altra, in cosa l’amore che esiste tra noi ci vorrà trasformare?

Diventeremo alba, mattino; oppure notte.
Immensi come il cielo velato di pallido grigio e senza confini, o chiaro del brillare del sole orgoglioso; o scuro e spaventoso del buio di spazi siderali freddi e indifferenti?

Quanto dovrò attendere prima di scoprirlo? In un certo senso ho tutto il tempo del mondo, ma dall’altro il mio cuore ribelle è impaziente e vuole quello che vuole, subito.
Ubriacarmi di sangue sarebbe il miglior modo per aspettare, potrei annegare la mia coscienza ma firmerei la mia condanna. Lei non capirebbe, vuole che sia l’uomo migliore che potrei diventare, ma semina il mio percorso di trappole, di provocazioni, anche quando non ne ha intenzione.
Accelero come se arrivare prima portasse avanti il tempo, come se corressi incontro al domani per afferrarlo e avvicinarlo a me. Sarà una lunga notte, seguita da un giorno interminabile, finché non saremo soli, di nuovo. Forse la ragazza che non mi appartiene ― ancora ― avrà sentito freddo nel suo letto vuoto, avrà immaginato come sarebbe stato fare l’amore insieme, e una morsa implacabile avrà plasmato il vuoto dentro di lei.
Lenta e insicura, accarezzerà il suo corpo pensando a me? Potrà negare che questo ci unisca, unica testimone di una realtà scomoda e imbarazzante? Certo, può rimuovere il ricordo, lavarlo via con l’acqua di una doccia, ma lo leggerei nei suoi occhi, e no, non le risparmierei di farglielo notare.
Cederà, prima o poi. Devo avere la mia ricompensa; per una volta avrò la ragazza. Rick me l’ha ripetuto tante volte da convincermi, o almeno abbastanza da diventare una persona da biasimare se non dovesse andare così. Amo dare la colpa a qualcuno!
Urlerei, se servisse; la costringerei ad ascoltare la verità, a litigare con me. Può prendermi a schiaffi per quello che m’importa, insultarmi o guardarmi con quell’espressione di giudizio che le hanno insegnato le sue stupide amiche. Mi starebbe comunque dando attenzione, al resto penserei io.
Nobili sentimenti come quelli di Stefan sbiadiscono di fronte ai miei; intensi, ingiusti, corrotti, ma capaci di far sentire viva una donna come non le è mai successo prima. Anche se dovesse morire la strapperei dal suo sepolcro, non la lascerei andare. È una promessa.
Oscura e raccapricciante, ma sarebbe la mia decisione. Non ti perderò mai, Elena. Non ti chiederò il permesso, non mi fermerò di fronte a nulla. Sarai mia per l’eternità. Un’eternità d’amore.

Note:
* Maiuscola, perché intendo il diabolico essere vivente
** Ricordo che siamo nella terza serie… prima che inventassero quella pazza di Lily! O_o

  
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