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Autore: johnnytruelove    03/05/2017    0 recensioni
Saki vive con gli spettri e dorme con gli sballi.
Leonardo vive con i ricordi e non dorme mai.
N.B. Nasce come sceneggiatura, una trilogia di corti, poi mutata in racconto.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
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 << Cosa ti prende mamma? >>
 << Niente amore! Sono solo stanca. >> rispose mia moglie a nostra figlia Saki.
 << Aurora vuoi che ci fermiamo un secondo? Sei pallida. >>
 << Vai tranquillo amore. Non dovrebbe mancare tanto! >> Ci chiamava ad entrambi amore..
Si vedeva che non stava bene. Era stata con l'influenza per alcuni giorni e non si era ancora ripresa, ma non voleva rovinarci le vacanze. Tutti e tre aspettavamo con ansia questa settimana per andare alla casa in montagna e per allontanarci per un pò dal caos della città.
Era ormai sera, pioveva e l'unica strada per arrivare a destinazione era un sentiero in mezzo al bosco.
 << Papà fai in fretta! Ho paura! Zia Patty mi ha detto che ci sono dei mostri in questo bosco. >>
 << Se ci fossero veramente, papà li ucciderebbe tutti! >>
 << Ma non sono tutti cattivi! >> mi rispose.
 << Allora solo quelli che provano a toccare te e la mamma! >>
Mi voltai per vedere il sorriso di mia moglie. Mi strinse la mano e ci guardammo nel profondo degli occhi. Riuscivo sempre a leggere lo sguardo di Aurora, e lei il mio. Quella volta, però, percepii una strana sensazione: dolore e rassegnazione, come fosse un addio programmato da tempo. Neanche il tempo di pensarlo che persi il controllo del volante e SBAM. La macchina si schiantò contro un albero.
Vuoto.

Aprii gli occhi e mi ritrovai ad una decina di metri circa dalla macchina, senza gravi ferite. Pensai solo di essere stato fortunato a non essermi fratturato qualche ossa, scaraventato fuori in quel modo, anche se perdevo copiosamente sangue dalla nuca; con la mano feci da tampone. Non avevo tempo di pensare alla dinamica dell'incidente o alla mia salute.
Dov'erano. In preda al panico iniziai a correre verso la macchina ma da dietro una voce: << Amore. >>
Mi voltai e vidi Aurora con indosso un vestito bianco. La guardai e mi sorrise. Non ci capii niente ed iniziai a correre verso di lei, anche se cosciente del fatto che si stava verificando una specie di visione extracorporea, ma in quel momento di paura, irrazionalità e colpevolezza, pensai solo di stringerla come non avevo mai fatto in vita. Non ci riuscii..
Improvvisamente, dal bosco si avvicinò un anima con una veste lunga e nera che lo ricopriva da piedi a testa; si poteva solo scorgere la grossa falce che portava sul fodero della schiena. Si affiancò a mia moglie e con un colpo secco fece un taglio netto al collo. La testa rotolò per qualche metro come fosse una palla deforme. Non ebbi neanche il tempo di gridare, riuscii solo a vedere l'ultima lacrima che scendeva sulla mezza luna del suo viso.
Il demone mi osservò per qualche secondo. Sembrava stupito che fossì lì come se non si aspettasse la mia presenza, in quel luogo e a quell'ora. Ma dopo, senza grossi indugi o atti di misericordia ( poi per quale motivo! ), me lo ritrovai di fronte come se si fosse teletrasportato.
La visuale era tutta bianca e nera, tranne il sangue di Aurora che colava dalla falce. Mi inginocchiai ed iniziai a piangere, tirando pugni per terra e arrendendomi al mio destino che evidentemente mi aveva voluto lì, in quel luogo e a quell'ora..
Mi alzai e gridai:
 << Falla finita figlio di puttana! >>
Tirò indietro la falce pronto ad aggiungere un nome alla sua lista e "SDEM".
Una forte esplosione mi scaraventò di nuovo per terra. Ma non mi colpì. Incredulo, alzai lo sguardo e vidi un altro demone con un kimono bianco che aveva bloccato il suo fendente.
Mi guardò e disse:
 << Non è ancora il tuo momento! >>
La luce, che si era creata dallo scontro delle spade e che circondava i loro corpi, andò piano piano a dissolversi sulla sua lama. Bella e splendente come un raggio di sole.  Il demone nero scomparì tra le tenebre.
Sicuro che se ne fosse andato, rimise con delicatezza e con soave eleganza la spada nel fodero. Anche lui era tutto coperto impedendomi di poter vedere qualche caratteristica estetica ma si notò subito la differenza: bianco e nero, bene e male, vita e morte.
Si girò e si incamminò verso il bosco.
 << LEI?? PERCHE' NON L'HAI SALVATA?? >>, gridai.
 << Mi dispiace non potevo fare niente. Era il suo momento! >> Me lo disse con voce sconsolata, sconfitta, come se fosse triste di non essere riuscito a salvarla.

 << Papà Papà svegliati ti prego! >>
Vidi una forte luce che mi offuscava la vista e ripresi conoscenza. Non ero più dentro l'incubo. Mia figlia si accasciò su di me, mi strise forte ed inizio a piangere.
Singhiozzando disse << Mamma è morta! >>
Io con la sola forza delle braccia la strinsi più forte che potevo, come non avevo mai fatto in vita, come non riuscii a fare con lei, Aurora.
   
 
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