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Autore: giucri89    04/05/2017    0 recensioni
Lee ChoSo lavora per un'agenzia fotografica emergente, ciò che odia di più al mondo sono gli idol, a causa di un triste incidente che coinvolse suo padre in passato. Im JaeBum è un idol, lavora per la JYP, si impegna a fondo in quello che fa, forse anche troppo, rinunciando pian piano alle cose importanti della vita. Il destino farà incrociare le strade di ChoSo e JaeBum. Potrà l'amore superare il pregiudizio di lei e l'orgoglio di lui?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: Triangolo
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Capitolo 5
 
 
I miei occhi reagiscono,
le mie orecchie reagiscono
quando ti vedo,
 quando sento la tua voce.
Tutto il mio corpo reagisce,
reagisce prima ma io non voglio…
cosa devo fare?
Non riesco a controllarmi.
Ogni singola cellula del mio corpo reagisce,
dalla testa ai piedi…
tutto reagisce.
My Whole Body Is Reacting-GOT7
 
 
É mattina. Il secondo giorno di lavoro, in quel luogo deserto, sta per iniziare. Inutile dire che ChoSo, quella notte, non ha chiuso occhio. Nella sua mente circolavano mille pensieri. Il sunbae la sera precedente stava per baciarla, finalmente si era accorto di lei? L’aveva vista per la prima volta come una donna? Forse non era proprio così. Probabilmente era tutto dovuto all’effetto dell’alcool, pensò ChoSo. Cosa avrebbe fatto non appena rivisto il sunbae? Sicuramente, ignorare l’accaduto sarebbe stata la soluzione migliore. Era così ubriaco ieri sera che quasi certamente non si sarebbe ricordato di nulla. Dopo aver preso tale decisione, ChoSo si alza dal letto, sta per iniziare a prepararsi quando sente bussare alla sua porta con insistenza. Knock knock. «ChoSo-ya apri, sono io, SoMi». “Bene questa giornata non poteva iniziare meglio!”, pensò ChoSo. Quest’ultima aprì la porta, un po’ di controvoglia, chissà quale assurda richiesta le avrebbe fatto l’amica, al solo pensiero rabbrividiva. Finalmente dentro, SoMi prese per mano ChoSo e la fece accomodare sul letto. «ChoSo-ya… ho un favore da chiederti» disse, cercando di essere più convincente possibile. ChoSo non prevedeva nulla di buono da quell’inizio ma fece cenno all’amica di continuare. «Ho saputo che oggi vi occuperete delle foto di Jackson e YuGyeom e…» «Si può sapere come hai fatto a saperlo?», la interruppe ChoSo. «Di questo non devi preoccupartene, ho le mie fonti, cara», rispose, aggiungendo un occhiolino. A ChoSo non rimaneva altro che sospirare, «E allora?». SoMi prese entrambe le mani di ChoSo e le strinse a sé per dire poi tutto d’un fiato «ChoSo-ya ti prego dammi il permesso di starti vicino quando fotograferai il mio YuGyeom! Ti prego. Giuro che non ti darò alcun fastidio, anzi ti aiuterò! Non farò nulla di male, ti prego, ti prego, ti prego, ChoSo-yaaaa» e inizio a scuotere l’amica affinché accettasse la sua proposta. ChoSo la guardò dritta negli occhi «Forse tu sei impazzita», le disse decisa. SoMi iniziò a fare il broncio e a scuotere ancora di più ChoSo, emettendo degli strani gridolini. «Tu te ne rendi conto che io qui sto lavorando, vero?», le chiese l’amica. SoMi non fece altro che guardarla con i suoi occhioni grandi da cane bastonato, che avrebbero sciolto anche il cuore più duro. Come al solito ChoSo fu totalmente sconfitta dalla sua amica. Accidenti, perché doveva essere così carina, pensò ChoSo. «Ok facciamo come dici tu, però ti avverto se ti vedo anche solo avvicinarti troppo a YuGyeom o qualcun altro o se combinerai uno dei tuoi guai sappi che ti ucciderò con le mie stesse mani, hai capito?» chiese ferma ChoSo. SoMi felice le saltò letteralmente addosso. «Kyaaaaa, grazie, grazie, grazie».
 
Come da promessa, SoMi sta aiutando ChoSo nel suo lavoro odierno. O perlomeno, questo è quello che SoMi pensa di star facendo, portando l’attrezzatura dell’amica. ChoSo sta fotografando YuGyeom e lo sguardo di SoMi è fisso sul ragazzo da un bel po’ e ciò è anche percepito da quest’ultimo, mettendolo leggermente in imbarazzo. ChoSo accorgendosi della situazione si avvicina a SoMi e le sussurra «Potresti smettere di mettere in imbarazzo il mio modello? Lui non dice niente, ma praticamente te lo stai mangiando con gli occhi. Lo hai già fissato abbastanza, non trovi? Vai a fare un po’ di compagnia a MinYoung-ah nella SPA dell’albergo, vai vai» «Non ci penso nemmeno. Ho detto che ti avrei aiutata e lo farò e poi non lo sto fissando così tanto», sussurrò SoMi come risposta. Non c’era alcun verso di allontanare SoMi da lì, ChoSo sperò solo che non rovinasse il suo lavoro mettendo troppo in soggezione quel giovane ragazzo.
Per facilitare le riprese dall’alto ChoSo e KiKwang decisero di usare un drone. C’era qualcosa che non andava con quell’aggeggio, oggi faceva un po’ i capricci, non si riusciva a controllarlo perfettamente, ma era l’unico che si erano portati dietro, quindi, dovevano in qualche modo continuare ad utilizzarlo. ChoSo è ancora occupata a fotografare YuGyeom, e SoMi è vicino a lei, quando ad un tratto il pilota del drone ne perde nuovamente il controllo e l’attrezzo inizia a cadere in direzione proprio di SoMi. Quest’ultima, ovviamente, è troppo impegnata ad osservare il suo amato, ChoSo e gli aiutanti fotografi sono tutti di spalle e non si accorgono di quello che sta per succedere. Fortunatamente qualcuno intuisce quello che sta per accadere, YuGyeom, lascia la sua postazione e un attimo prima dello schianto spinge SoMi in direzione opposta. Entrambi finiscono a terra e il drone fa la stessa fine. Tutti sorpresi si voltano e realizzano quello che è successo e del perché l’idol sia scappato in quel modo. SoMi si ritrova tra le braccia di YuGyeom. Riapre gli occhi, che per la paura aveva chiuso, e non riesce a credere a quel che vede. YuGyeom la libera subito dalla presa «Scusami se ti sono venuto praticamente addosso, ma non mi sono venute in mente altre idee, stai bene?». SoMi non riesce a credere a quello che le sta succedendo. Finalmente può rivolgere la parola all’idol che adora, certo la situazione non è delle migliori. «I-io sto be-bene», risponde a bassa voce per l’imbarazzo. Anche YuGyeom è in imbarazzo, fa una smorfia di dolore che non sfugge a SoMi «T-tu stai bene? Ti sei fatto male da qualche parte?» chiede preoccupata. YuGyeom nell’atterraggio si è, infatti, ferito leggermente al braccio sinistro, non era grave, ma di certo questo avrebbe rallentano un po’ la schedule odierna. JaeBum si avvicinò di corsa «YuGyeom-ah! Che succede? Ti sei fatto male?» chiese ancora con il fiatone. Sia YuGyeom sia SoMi si rialzarono. «Tranquillo hyung è solo un graffio». Era molto probabilmente un semplice graffio come affermava YuGyeom ma di certo sanguinava ed anche parecchio. ChoSo, anche lei si avvicinò «YuGyeom-ssi, SoMi-ya tutto ok?» chiese preoccupata. JaeBum si voltò verso di lei «Lo vedi? È tutta colpa tua! Porti del personale non autorizzato, delle attrezzature non controllate e in più metti in pericolo i tuoi clienti, è normale lavorare in queste condizioni?», le urlò praticamente contro. «Colpa mia? Sono cose che si possono prevedere queste? Allora tutte le disgrazie che ci sono nel mondo sono colpa mia anche quelle?», anche ChoSo alzò il tono di voce. Iniziò una vera e propria guerra verbale tra i due. Oggi JaeBum era ancora più ostinato delle altre volte. Nessuno osava intromettersi tra quei due, tanto la lotta era animata. Qualcuno doveva pur prendere in mano le redini della situazione, arrivò il manager e si rivolse ad entrambi «Ora non credete di stare esagerando tutti e due? Ogni occasione e buona per voi per litigare forse? Adesso basta, non vedete com’è tesa l’atmosfera a causa delle vostre urla? Siete ancora dei bambini?». JaeBum e ChoSo ritornarono lucidi, perché sì, ogni volta che litigavano non si sa come perdevano sempre la ragione, a testa bassa fecero cenno di aver capito e stavano per allontanarsi ma il manager lì richiamò «Non ho ancora finito con voi due. Credo che il modo migliore per voi sia passare più tempo insieme e conoscervi meglio ed evitare così queste vostre sfuriate». JaeBum e ChoSo fecero una faccia sorpresa e schifata allo stesso tempo e per una volta la pensarono allo stesso modo, il manager doveva essere impazzito sul serio. «Non guardatemi con quelle facce ed ascoltatemi. È la soluzione migliore. Completiamo le foto di Jackson, YuGyeom lasciamolo riposare per adesso, oggi pomeriggio prenderemo quella mezza giornata libera che il presidente ci ha concesso, noi usciremo tutti insieme a fare una piccola gita nei dintorni e voi due, invece, resterete in albergo, così avrete modo di parlare e risolvere definitivamente i vostri problemi senza coinvolgere gli altri». «Ma…» dissero all’unisono. «Niente ma, non accetto obiezioni. Trascorrete del tempo fruttuoso assieme, mi raccomando. E adesso riprendiamo il lavoro», dette queste parole si allontanò da loro. Nella testa di JaeBum e ChoSo frullavano mille pensieri. Il manager doveva essere proprio impazzito per aver avuto un’idea del genere. Passare del tempo insieme era proprio l’ultima cosa che avrebbero voluto fare in tutta la loro vita e poi per giunta dovevano anche parlare e chiarirsi. Impossibile, pensarono. Ogni volta che si incontravano e aprivano bocca scoppiava sempre un litigio o comunque andava a finire male. Loro due soli in albergo? Sarebbe stato come lasciare due bombe con la miccia accesa pronte ad esplodere da un momento all’altro. JaeBum e ChoSo non dissero una parola, si guardarono con il solito sguardo di sfida, incolpando internamente l’altro a vicenda per l’accaduto, e si allontanarono in direzioni opposte, ormai la sentenza era stata data non si poteva far altro che accettarla, anche se con riluttanza.
 
Il pomeriggio arrivò, tutti si diressero verso l’autobus, JaeBum e ChoSo non andarono per salutarli, restarono nelle loro stanze con la scusa di riposarsi un po’ prima di affrontare la loro grande “chiacchierata”. I membri, il sunbae KiKwang, le amiche di ChoSo, anch’esse invitate all’uscita di gruppo, erano tutti preoccupati per quei due, e in cuor loro si domandavano se avrebbero ritrovato l’albergo intatto al loro ritorno.
In serata ChoSo e JaeBum uscirono dalle loro tane ma solo perché i morsi della fame si facevano sempre più insistenti. Si incontrarono nelle scale, il ristorante era al piano di sotto mentre le camere erano situate su due livelli superiori, JaeBum proveniva dal secondo piano mentre ChoSo alloggiava al primo. L’albergo non era molto grande e al momento non c’erano altri clienti oltre loro. In silenzio, facendo attenzione a non incrociare gli sguardi, ChoSo iniziò a scendere le scale e JaeBum la seguì. Arrivati al ristorante furono accolti dal personale. «Salve signori, volete cenare? Vi prepariamo subito un tavolo per due». «No, per favore faccia due tavoli separati, credo che anche la signorina qui presente preferisca così» rispose JaeBum. ChoSo non ebbe nulla da obiettare, mangiare con quel tizio le avrebbe tolto l’appetito, quindi, meglio così. La cameriera li guardò un po’ stranita e fece come le era stato chiesto. Cenarono in due tavoli separati. La cena durò più del previsto perché entrambi non avevano voglia di iniziare la famosa “chiacchierata”. Purtroppo il tempo cominciava a stringere e prima del ritorno del manager e degli altri avrebbero in qualche modo dovuto risolvere i loro problemi. JaeBum si alzò dal tavolo e si avvicinò a quello di ChoSo. «Non vorrei proprio disturbarti» disse retorico «Ma dobbiamo sbrigarci, andiamo nella sala relax?» domandò senza scomporsi. «Ok» rispose semplicemente ChoSo. Si notava lontano un miglio che nessuno dei due aveva proprio voglia di intraprendere il famoso discorso. Avevano temporeggiato fino ad ora, bisognava adesso darsi una mossa. Si diressero verso la sala relax dell’albergo. Era completamente vuota. Fortunatamente nessuno li avrebbe ascoltati. Si accomodarono in un divano, ovviamente a debita distanza.
JaeBum prese per primo la parola «Allora prima finiamo questa stupidata e prima andiamo a riposarci. Quindi, prego inizia pure». Come la faceva facile, pensò ChoSo. «Perché dovrei iniziare io? Non potresti iniziare tu?» rilanciò ChoSo. «Per galanteria, prima le donne». «Puoi risparmiarti la galanteria in questo caso, inizia tu». «Ti sto dicendo inizia tu». Se avessero continuato così non sarebbero arrivati da nessuna parte. Qualcuno doveva pur cedere. JaeBum fu il primo a cedere, anche se malvolentieri ma sicuramente lo fece con astuzia. «Allora inizio io a parlare, ho una domanda da farti» «Ma così non vale» controbatté ChoSo. «Dobbiamo pur iniziare da qualcosa, no? Almeno io ho una domanda da farti». «E ok», pronunciò alla fine ChoSo «Spara». «L’altra sera, quando mi hai raccontato la storia di tuo padre, hai detto che hai scelto la tua professione per riscattarlo. Quello che mi domando adesso è… ma tu sei felice del tuo lavoro? Cioè, se non fosse successo tutto quel trambusto, avresti comunque scelto la carriera da fotografa?». Non sapeva nemmeno lui perché le poneva quella domanda, ultimamente stava diventando così curioso dei fatti altrui o succedeva solo quando la cosa riguardava ChoSo? Meglio non porsi questa domanda, pensò. ChoSo rimase un po’ colpita da quella domanda, era qualcosa che mai nessuno prima d’ora le aveva chiesto. Rimase qualche secondo in silenzio, cercando di formulare la risposta adatta. «A dire la verità non ho mai pensato a quello che tu ora mi stai chiedendo. Non ho mai pensato ad una me che non faccia il lavoro che attualmente sto svolgendo. Diciamo che è stato come un percorso naturale che mi ha portato fin qui. A 12 anni non avevo altri sogni se non quello di riscattare mio padre, sinceramente non ho mai preso in considerazione altre strade, tutto qui». «E non hai mai sentito come un peso questo voler riscattare a tutti costi tuo padre? Voler sfondare a tutti i costi nel mondo della fotografia non è certo cosa facile con la grande concorrenza che c’è». ChoSo iniziò a meravigliarsi dalle domande poste da JaeBum, nessuno, neanche le persone a lei più vicine erano mai arrivati a tanto e adesso uno sconosciuto le stava ponendo degli interrogativi che forse era meglio celare per difendersi. «È ovvio che io senta il peso di tutto questo, ho sempre paura di fare un passo falso e cadere come successe a mio padre. E questa paura è aumentata con quest’ultimo lavoro. So che la storia non deve ripetersi per forza, so che voi siete idol diversi, ma la paura rimane ugualmente. Io vorrei solo raggiunge presto il mio scopo e salvare mio padre. Tutto qui, è semplicemente questo il mio obiettivo» disse ChoSo. JaeBum cominciò a pensare che lui e quella ragazza non erano poi tanto diversi, avevano dedicato le loro giovani vite ad un unico obiettivo e tentavano di raggiungerlo al più presto e nel migliore dei modi possibile. Sarà per questo che litigavano? Perché erano simili? «Anche io ho una domanda da fare», disse ChoSo alzando la mano destra. «Vai» disse JaeBum. «Tu perché sei voluto diventare un idol? E soprattutto perché ti stai impegnando così tanto?». «A dire la verità non c’è un motivo particolare. Io sono fatto così. Lo so, non è un bella cosa, lo riconosco. Se inizio qualcosa voglio sempre essere primo, era così anche ai tempi della scuola. Sai io sono figlio unico, ho ricevuto tanto amore da parte dei miei genitori, semplicemente adesso vorrei ricambiare tutto quell’amore rendendoli orgogliosi di me. Tutto qui» confessò JaeBum. «Sono i tuoi genitori, non credi che già siano orgogliosi di te?». «Sì, lo saranno sicuramente. Ma io voglio davvero mostrargli il meglio di me». Una strana luce brillava negli occhi di JaeBum, ChoSo si domandò come avesse fatto a non accorgersene prima. L’atmosfera iniziò a farsi un po’ pesante, ChoSo decise di alleggerirla un po’ «Oggi, stranamente riusciamo a parlare tranquillamente senza aver bevuto neanche una bottiglia di soju». Sul volto di JaeBum si dipinse un sorriso «Già». «Comunque ho un’altra domanda», si fece avanti ChoSo. «Non credi di stare un po’ approfittando della situazione?» rispose ridendo JaeBum. «Be’ lo prendo come un sì. Le parole che hai detto l’altra sera riguardo i sentimenti e le emozioni, mi hanno fatto davvero rabbrividire. Le pensi davvero o le hai dette solo perché eri sotto l’effetto dell’alcool?» chiese seria ChoSo. «Le penso sul serio, pensaci, i sentimenti, le emozioni, in questo momento non sono cose che potrei permettermi tranquillamente. Faccio un lavoro che mi impegna quasi 24 ore su 24. Sarebbe ridicolo pensare all’amore in questo periodo. Non trovi?». In effetti, il ragionamento di JaeBum non faceva una piega. ChoSo fece cenno con la testa di aver capito «In effetti…», anche se non condivideva a pieno il suo pensiero, per come lo aveva formulato JaeBum aveva comunque senso. «Allora posso farti anche io un’altra domanda, no?», chiese tutto ad un tratto JaeBum. «Sì, è giusto, vai pure». «A proposito di sentimenti, emozioni, amore e tutta quella roba lì… sei cotta di quel sunbae, come si chiama? KiKwang, vero? Anche un cieco riuscirebbe a vederlo!». ChoSo arrossì all’istante. «C-Cosa, non è vero… è semplicemente un amico. Ci conosciamo da quando, al primo anno di scuola superiore, sono entrata al club di fotografia, ci conosciamo da 10 anni ormai, siamo come fratello e sorella». JaeBum fece due calcooli in testa… “10 anni fa aveva 14 anni giusto? Quindi adesso ne ha 24… Aspetta, questo vuol dire che siamo coetanei? Abbiamo la stessa età? Non posso crederci!” «Ma tu sei nata nel 1994?» chiese all’improvviso JaeBum. ChoSo rimase stupita a quella domanda che non c’entrava niente con tutto il discorso che avevano intrapreso. «Sì, sono nata il 10 maggio del 1994». «Non posso crederci!». «A cosa non puoi credere?» chiese ChoSo sempre più stupita. «Anche io sono nato nel 1994! Il 6 gennaio 1994. Siamo coetanei, non posso crederci. Sembri molto più giovane! Sono scioccato!». ChoSo lo guardò leggermente stranita «E adesso che hai fatto questa grande scoperta?» chiese. «Niente, solo che possiamo lasciar perdere le formalità dato che siamo coetanei, anche se comunque, io essendo nato prima dovrei ricevere il rispetto dovuto, ma sarò magnanimo e lascerò perdere». Ma sentitelo! «Magnanimo tu? Non penso sia un aggettivo che ti si addica!» disse ChoSo cercando ti far finta di colpirlo, JaeBum le bloccò entrambe le mani «Hey cosa vorresti fare? Colpire il fisico di un bell’idol? Rischi la galera lo sai?» disse JaeBum ridendo. Ultimamente quella ragazza gli faceva sperimentare di tutto, dalla rabbia alla gioia. Ma queste non erano forse emozioni? Che stava succedendo? Questo non andava assolutamente bene, pensò JaeBum ma il suo corpo non rispondeva ai suoi comandi e restarono così vicini in quella posizione con le mani intrecciate. Anche ChoSo era imbambolata, ora da così vicino la bellezza di JaeBum era davvero evidente, ne era come ipnotizzata. Il silenzio fu nuovamente infranto da JaeBum ma restarono ugualmente immobili in quella posizione «Tornando al discorso di prima… Non ti sei mai dichiarata al tuo sunbae?», inutile ormai in JaeBum era tutto fuori controllo, il suo corpo e ora anche le sue parole, uscivano prima di riflettere. «N-No, sarebbe una battaglia persa in partenza, diciamo che non sono il tipo di donna con cui il sunbae esce di solito». «In che senso?», chiese JaeBum. ChoSo si avvicinò ancora di più verso di lui «Mi hai vista bene? Non sono per niente femminile. Ho un pessimo caratteraccio e non ho nessuna bellezza particolare. È tutto così stupidamente ordinario in me, non è quello che pensi anche tu forse?». Il cuore di JaeBum iniziò a battere sempre più veloce, sembrava volesse uscire da un momento all’altro dal suo petto. Quest’ulteriore riduzione delle distanze gli stava facendo perdere seriamente il controllo. Ancora, le parole uscivano prima di pensare «Io… non l’ho mai pensato… che tu fossi ordinaria». Tutto il suo sangue ribolliva in quel momento, aveva taciuto i suoi istinti per troppo tempo e ora quella ragazza stava mandando all’aria tutto, ma chi era questa ragazza? Perché gli stava facendo tutto questo?-pensò JaeBum. ChoSo rimase sorpresa dalle parole del suo interlocutore, le sue pupille si dilatarono, non riusciva a distogliere lo sguardo dagli occhi neri e intensi di JaeBum. Quest’ultimo non riuscì più a trattenersi, erano ormai troppo vicini per allontanarsi, focalizzò le labbra rosee di ChoSo, voleva troppo farle sue. Mise definitivamente il cervello in stand-by e la baciò.
  
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