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Autore: StormyPhoenix    04/05/2017    4 recensioni
Los Angeles, primi anni del nuovo secolo. Quasi per caso si incrociano le strade di una ragazza sola e in fuga dal suo passato spiacevole e di una delle band più famose del posto; un sentimento combattuto che diventa prepotente salderà il legame.
(Prima storia sui SOAD, so che è un po' cliché ma vabbè.)
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daron Malakian, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Salve! Finalmente posso riaggiornare x.x
Penultimo capitolo pronto, fortunatamente il prossimo è molto lungo, quindi si riuscirà ad ingannare l'attesa mentre scrivo il nuovo capitolo :3
Come sempre ringrazio tutti, lettori e recensori <3
Buona lettura!




 

-Nikki-

Riprendiamo i nostri vestiti più rapidamente possibile e, dopo esserci sistemati un po' i capelli per riacquistare un aspetto più normale che non suggerisca ciò che è avvenuto, ci avviamo insieme verso la porta del bus. Dal finestrino intravediamo, come previsto, le facce preoccupate dell'autista precedentemente sbattuto fuori dal tour bus e dei tre ragazzi che erano andati a passare la loro serata altrove prima di essere, con tutta probabilità, chiamati indietro dal pover'uomo sconvolto e spaventato da ciò a cui ha solo in minima parte assistito.
Con un pulsante la porta viene sbloccata e si riapre e una folata di vento caldo ci investe.
«Buonasera, gente» esordisce Daron, scendendo i gradini e accendendosi una stecca di erba con molta grazia. «State bene?»
«Cosa diamine è successo, nano?» la voce di Serj ha una nota di lieve pericolosità.
«Oh, nulla, c'era bisogno di un po' di privacy e ho mandato il nostro amico autista a farsi un giro nel frattempo» replica l'altro, tranquillo.
«Direi più sfrattato e spintonato!» protesta debolmente la persona nominata, ma poi si zittisce.
«E ti sembra una buona ragione per sbattere fuori questo poverino e rimanere chiuso nel tour bus per tutto questo tempo?» continua Shavo, accigliato. «Cosa ne è venuto da questo, poi?»
«Oh, beh, si sono sistemate un po' di cose.»
In quel momento scendo anche io dalla scaletta con passi lievi e mi avvicino a loro; il bassista guarda prima me, poi il suo collega, poi di nuovo me e un'espressione interrogativa appare sul suo viso. «Intendi forse...?»
«Sì» annuisco, serafica.
«Oh, era ora che la finiste di tenervi il broncio come i bambini!» esclama John, alzando le braccia al cielo. «E ora?»
Il chitarrista prende una mia mano e la porta alle labbra per baciarla in risposta alla domanda del batterista e ci scambiamo alcune rapide occhiate complici; nel frattempo gli occhi di Shavo si fanno grandi quanto due piattini. «E ora stiamo insieme.»
Un attimo ancora di incredulità, poi diverse esclamazioni si levano, accompagnate da occhi alzati al cielo, sospiri, fischi e poi sorrisi a tremila denti.
«Era ora, cazzo!» Shavo batte le mani e poi allarga le braccia in una sorta di gesto di ringraziamento a qualche entità superiore. Beh, l'hanno presa proprio bene...
«Ora tutti a bordo, si riparte» aggiunge l'autista; sembra esser di umore decente adesso, ma ancora scocca occhiatacce al più giovane della band ogni volta che può, non pare aver digerito molto bene il trattamento che gli è stato riservato in precedenza.
Annuisco e mi avvio verso l'altro bus, quello dello staff, ma qualcuno mi prende una mano e mi volto per capire cos'altro succede ora.
«Resti con me?» chiede Daron, con tono appena implorante.
«Ma ho la mia roba sull'altro bus» replico, a malincuore «come faccio a prepararmi per la notte?»
«Non fa niente se per una notte non lavi i denti e non ti cambi, dai...»
«Va bene... se per gli altri non è un problema...» acconsento, incerta; John, che ha intercettato i nostri movimenti e ha già capito che succede, dà l'okay con un gesto della mano e mi sento rassicurata.
Mentre i ragazzi fanno la spola fra il bagno e le loro borse avanzo a piccoli passi ed esploro la zona delle cuccette; sogghigno leggendo le etichette riportanti i nomi e notando piccoli disegnini stupidi negli spazi bianchi a mo' di decorazione, poi mi trovo ad esitare e non so se aspettare il proprietario del letto o no per salirci su e non sentirmi un'intrusa.
«Prima tu» la voce del chitarrista mi distrae subitaneamente e sobbalzo giusto un attimo.
«Sicuro?» chiedo, senza voltarmi a guardarlo, improvvisamente molto, molto timida.
«Certo, cosina, voglio che tu stia al sicuro.»
Mi guardo un attimo intorno, poi mi inginocchio per strisciare dentro la cuccetta che sta al ripiano più basso, cosa molto comoda per il chitarrista che è un po' basso e ora anche per me che non sono una spilungona; è identica alla mia, non troppo bassa, ristretta.
«Oooh» sospira il ragazzo, accomodatosi sul materasso, tirando la tendina di colore chiaro per nasconderci un po' alla vista altrui mentre io ancora gli do le spalle «finalmente anche questo concerto è andato, sono distrutto... cosina, tutto okay? Puoi girarti e guardarmi, mi hai già visto altre volte in queste condizioni.»
Cambio posizione, vincendo in qualche modo il mix di timidezza e ansia, e mi si mozza il respiro quando mi accorgo dell'assenza della t-shirt nera di prima... oh cazzo, è un po' come nel sogno avuto alcune notti fa... arrossisco pesantemente, di colpo impacciata come non mai.
«Sei così carina quando arrossisci, bestiolina» mi prende in giro, con un sorrisino maliardo che fa accelerare di molto il mio battito cardiaco; si avvicina e posa una mano su una mia guancia bollente prima di darmi un bacio sorprendentemente dolce e casto, poi attende che io mi accoccoli con la testa contro il suo petto e cinga il suo torace in un semi-abbraccio.
«Ci stava proprio questo... sai, in memoria dei vecchi tempi» mormora, contento e nostalgico.
«Parli della notte di Capodanno, quando ho avuto quel brutto incubo e hai dormito con me dopo avermi cantato qualcosa, giusto?» replico, con tono basso e dolce.
«Esattamente. È stata una delle notti più belle degli ultimi mesi, credo di non aver più avuto un sonno così pacifico come quello di allora nei giorni a venire.»
«Anche per me è stato così, i miei incubi hanno girato alla larga solo quando c'eri tu vicino a me.»
Restiamo in silenzio per un poco, occhi negli occhi; medito sulla possibilità di metterlo a parte di quel messaggio "anonimo" minaccioso ricevuto alcuni giorni prima, un segreto che mi sta rodendo interiormente per l'angoscia, ma solo quando ho quasi raccolto tutto il coraggio necessario mi accorgo degli occhi chiusi del ragazzo.
No, non è questo il momento, abbiamo entrambi bisogno di dormire... domani, a mente fresca, si penserà anche a questo.

  
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