Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: trenodicarta    04/05/2017    0 recensioni
Simone e Viola si avvicinano, lui le offre la sua amicizia e lei la accetta con diffidenza. Lei nasconde una storia tormentata e lui un segreto doloroso. Lei è ferita, lui è l'ultimo che possa guarirla. Il loro rapporto si fortifica ogni giorno sempre di più, fino a quando Viola non scopre la vera identità di Simone, da quel momento ogni sua certezza si distrugge, di nuovo.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note autrice
Stavolta mi sono superata aggiornado un mese esatto dopo l'ultimo capitolo pubblicato. Sono un disastro lo so, però ho avuto un momento bello lungo di blocco e di indecisione su come mandare avanti la vicenda. Per farmi perdonare vi regalo questo capitolo abbastanza lunghetto che spero possa piacervi :3

Capitolo 15


 

Viola vagò con lo sguardo sulla tavola apparecchiata davanti a sè, prima di spostarlo sull'orologio che appeso al muro segnava le dieci di sera.
Erano passate due ore da quando Simone aveva lasciato l'abitazione e ancora non vi aveva fatto ritorno. Una strana sensazione le invase il petto, stringendoglielo come una tenaglia fino a farla sentire come se stesse soffocando.
Dov'era Simone? Perchè non rispondeva al telefono? Perchè sparire in quel modo?
Anzi, era scorretto parlare di sparizione, sarebbe stato molto più opportuno dire "fuga". D'altra parte era quello che era accaduto, no? Il poliziotto se l'era data a gambe senza neanche fornire una spiegazione.
Essendo una donna Viola non potè fare altro che cominciare a riversare la colpa su se stessa, domandandosi se avesse per caso fatto qualcosa di sbagliato, se fosse stata troppo pressante, spaventandolo magari. Forse la soluzione a tutto ciò era molto più semplice di quanto credesse: Simone, da bravo maschio quale era, una volta ottenuta qualche ora di sesso non aveva trovato molto altro in lei da costringerlo a rimanere.
- No, non può essere così. - Bisbigliò a se stessa Viola, trovando inacettabile quel pensiero. Simone non era quel genere di uomo, perlomeno non con lei, doveva quindi esserci una qualche altra motivazione. 
Nervosa la ragazza prese a guardarsi intorno, come se la risposta si trovasse proprio lì vicino. Intercettò con lo sguardo l'album di fotografie che aveva già sfogliato tempo prima, scoprendo la verità sulle origini di Simone e il suo legame con Riccardo.  
Fu naturale per lei afferrarlo e fare ciò che le sembrava essere la cosa giusta.

 
***

- Un altro, per favore. - La mano di Simone spinse piano il bicchiere vuoto in direzione di Daniele. Quest'ultimo, barista del locale, lo osservò poco convinto, mormorando: - Sicuro di non aver già bevuto abbastanza? - 
Si conoscevano, non erano di certo amici, ma avevano più volte scambiato quattro chiacchiere tutte le volte che Simone era venuto in quel bar a rilassarsi dopo il lavoro. 
- No, non sono sicuro. - In genere il poliziotto non avrebbe risposto in maniera così secca, ma quella volta lo fece, complice l'alcol e la serata movimentata appena vissuta. 
Davanti a quel tono scocciato il cameriere non potè fare altro che riempire nuovamente il bicchiere del ragazzo, prima di voltarsi per poter servire un cliente appena arrivato.
 
Sei come tuo fratello. 

Una voce continuava a fargugliargli all'orecchio quelle atroci parole. Aveva cercato di coprirle con l'alcol, ma dopo tutti quei bicchieri ancora non c'era riuscito. Silenzioso fece un ulteriore tentativo, bevendo a grandi sorsi quel liquido amaro che Daniele gli aveva appena versato, ma fallì nuovamente. 
E se Monica e Luigi avessero avuto ragione? E se anche lui fosse stato come suo fratello Riccardo? Lo aveva tanto giudicato, odiato, eppure alla fine Simone si era comportato nella medesima maniera del fratellastro, utilizzando la violenza per zittire chiunque lo avesse contraddetto. Posò lo sguardo sulle proprie mani, le stesse che avevano colpito il patrigno. Forse c'era davvero qualcosa di sbagliato nella sua famiglia, una sorta di virus violento che aveva colpito prima Riccardo e poi lui. E se per caso un giorno Viola l'avesse fatto irritare come avrebbe reagito? Avrebbe colpito anche lei? Certo che no! Simone non avrebbe mai osato, eppure un tempo non avrebbe neanche mai pensato di essere in grado di minacciare Monica o picchiare il proprio patrigno. 
Abbandonò lì quel bicchiere ancora mezzo pieno, prima di correre verso il bagno e sciacquarsi il viso. L'acqua fredda gli ristabilì un minimo di lucidità, quel tanto da poter infilare una mano in tasca ed afferrare quel telefono che per tutta la sera aveva vibrato ad ogni chiamata di Viola. 
Giusto, Viola. Osservando le sue chiamate perse Simone si ritrovò a pensare con amarezza che c'era sempre qualcuno o qualcosa pronto a separarli: dapprima era stato il fantasma di Riccardo a frapporsi tra loro, poi vi era stato quel muro di menzogne e finzioni che lo stesso poliziotto aveva costruito, poi c'era stato Luigi e ora...c'era lui, Simone, a rovinare tutto. Si era rifugiato in quel bar di bassa lega come se un po' di alcol potesse aiutarlo a trovare una soluzione, a trovare un filo logico in quell'ingarbugliata mente che si ritrovava, ma tutto ciò non era bastato. 
Come poteva spiegare a Viola come si sentisse quando nemmeno lui era in grado di capirlo? 

 
***

La prima cosa che notò rientrando in casa furono le fotografie sparse a terra. Simone si chinò di modo da raccoglierne una malamente strappata, in cui ancora si poteva notare metà del viso di Riccardo. Ricordava il momento in cui l'avevano scattata: erano solo due ragazzini, in una piazza di Madrid, città in cui erano andati in occasione di una vacanza estiva. Era buffo quanto l'apparenza potesse mascherare la triste verità, a guardarli sembravano una tranquilla famigliola benestante in vacanza, eppure non erano nulla di tutto ciò, non lo erano mai stati.
Simone non era un tipo nostalgico, per questo non si dispiacque tanto nel vedere quei pezzi di carta strappati, anzi calpestò tutti quei ricordi prima di raggiungere il divano dove Viola se ne stava seduta, illuminata solo da una lampada. Teneva sulle ginocchia quello stupido album, o almeno ciò che ne rimaneva, fingendo di non aver notato l'ingresso del poliziotto, solamento quando quest'ultimo si accomodò al suo fianco si voltò a fissarlo.
- Dov'eri finito? - Aveva un tono stanco, eppure il suo viso appariva deluso, confuso e a tratti arrabbiato. 
Simone non seppe come rispondere, fu per questo che disse ben altro, parlando come se non l'avesse nemmeno sentita: - Ho fatto una cosa di cui mi vergogno. -  
Lo sguardo arrabbiato di Viola evaporò in quell'istante, lasciando spazio a un'espressione attenta. - Sei andato da Luigi. - Non vi fu bisogno che lui rispondesse, bastò il suo viso colpevole a dire tutto. - Ti avevo detto di non fare nulla. - 
- Si, beh indovina Viola... non posso farlo! - Sbottò di colpo Simone, passandosi una mano tra i capelli. - Non posso fingere, non posso sentirmi dire che Luigi ti abbia ferita e fare finta di nulla. Non posso far finta che tu non sia stata picchiata dal mio fratellastro e non posso dimenticare il passato. - 
Viola si sorprese di una tale reazione, ma fu in quel momento che comprese quale grande errore avesse fatto fino a quell'istante: aveva sempre pensato di essere l'unica vittima di quella storia, ma non era così. Non era stata l'unica a perdere qualcosa, anche Simone aveva perso molto, a cominciare dalla propria famiglia, dai propri punti di riferimento, dalla propria normalità, da sè stesso. 
Prese un lungo respiro prima di calmarsi sufficientemente per poter parlare. - Non ti chiedo di fingere o di dimenticare. Tutto questo ci segnerà a vita, ogni volta che ci guarderemo ci ripenseremo ma... non voglio che sia l'unica cosa a cui penseremo. - Si avvicinò ulteriormente a lui. - è per questo che non sei tornato a casa, perchè non volevi dirmi di Luigi? -
Quello fu il momento più difficile per Simone, che fece segno di no. - Non volevo tornare a casa perchè...avrei dovuto dirti quello che ho fatto. Ho colpito il mio patrigno. - 
Viola gli prese le mani tra le proprie, notando solo in quell'istante le sbucciature sulle sue nocche. 
- Non credo di essere migliore di Riccardo, sai? -
Viola scoppiò a ridere, mentre lui si voltò ad osservarla come se fosse pazza.
- C'è qualcosa di divertente? - 
- No, è solo che ... hai detto una cosa stupida. Non c'è nulla di Riccardo in te. -  
- Ho fatto male a qualcuno, forse una cosa in comune l'abbiamo. -
- è vero hai colpito qualcuno, non è un bel gesto però... - Viola cercò le parole adatte. - Gli occhi di Riccardo erano vuoti quella sera, era come se non provasse niente. Ho visto un'unica scintilla nei suoi occhi, ed era cattiveria. - Accarezzò una guancia di Simone, osservandolo diritta negli occhi. - Nei tuoi non c'è traccia di quella scintilla. Non sei una persona malvagia Simone, sei solo una persona che ha perso il controllo per difendere qualcuno che ama. - 
Il poliziotto la guardò attento con i suoi occhi chiari. Le parole di Viola misero a tacere definitivamente le voci che il ragazzo aveva sentito per tutta la sera, quelle che lo accusavano di essere uguale al fratellastro. 
- Sai sempre quale sia la cosa giusta da dire. - 
- Forse se tu la smettessi di darti colpe che non hai ci riusciresti anche tu...anche smettere di scolarsi tutti i bar della zona potrebbe aiutare. - 
Eccola, ancora una volta la solita saccente sarcastica.
- Anche tu sei stata una piccola ubriacona una sera se non sbaglio. - 
Colpita e affondata Viola annuì, ricordando vagamente quella sera e soprattutto il bacio che c'era stato. Di colpo rimase in silenzio, osservandosi attorno per poi domandare confusa: - E ora che facciamo? - 
Simone sorrise e per la prima volta fu lui a sapere come agire. 
- Un'idea ce l'avrei. - 
***

Il fuoco del camino divorò ogni foto, lasciando solo cenere al posto di quei dolorosi ricordi. Mentre il passato veniva dato in pasto alle fiamme, i corpi accaldati di Viola e Simone si muovevano l'uno contro l'altro simultaneamente, fremendo di tanto in tanto per il piacere sempre più vicino. Viola notò che le labbra di Simone sapevano ancora vagamente di alcol, ma non le importò granchè, poichè di lì a poco ogni pensiero perse d'importanza, travolto dall'orgasmo che entrambi provarono gemendo.
Per la seconda volta in quel giorno, Viola si era sentita libera e al sicuro e tali sensazioni non fecero che rafforzarsi poco dopo, quando Simone l'abbracciò, tenendola tra le proprie braccia e osservando silenziosamente insieme a lei il fuoco. Era come se ci fossero solo loro due al mondo, come se non vi fosse mai stato altro. 
- Vieni via con me... - Bisbigliò al suo orecchio il poliziotto. - Dove vuoi, quando vuoi. - 
Viola si voltò ad osservarlo, incontrando il suo sorriso.- Stai parlando sul serio? - 
- Andiamo via per un po', solo io e te. -
Sembrava una pazzia e una pazzia era proprio ciò di cui avevano bisogno. Viola annuì senza alcuna esitazione, ma prima che Simone potesse baciarla lo bloccò, mormorando: - Prima però devo parlare con una persona. - 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: trenodicarta