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Autore: SliteMoon    04/05/2017    0 recensioni
Cosa vuoi diventare? Che lavoro vuoi fare da grande?
Quante volte ve l'avranno chiesto? A me tante.
E quante volte avete cambiato idea? Fin troppe.

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Piccolo sfogo in un periodo di smarrimento.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UN SOGNO A COLORI

 

Cosa vuoi diventare? Che lavoro vuoi fare da grande?


Quante volte ve l'avranno chiesto? A me tante. Me lo domandavano i miei genitori, i nonni, le maestre, gli amici.
E quante volte avete cambiato idea? Fin troppe. A seconda della persona, della mia età o di cosa mi piaceva in quel momento potevo dare una risposta diversa -purtroppo ero molto indecisa, non che ora sia cambiata molto eh!-.

Quando ero davvero piccola ho attraversato la fase fantasiosa in cui volevo fare la gelataia, così da poter mangiare tutto il gelato che volevo, l'archeologa, per essere come Lara Croft, mia eroina sin dall'età di tre anni, o la maestra d'arte che, secondo me, non faceva altro che disegnare.

Ed eccoci arrivati a ciò che mi caratterizza maggiormente, la mia più grande passione.
Il disegno.
Non ricordo quando iniziai a scarabocchiare sui fogli, so solo che è tutta la vita che imbratto pezzi di carta e non posso farne a meno. Per me è come ossigeno. È il legante fra la mia fantasia e la realtà.

Di conseguenza, come avrei potuto non iniziare a pensare di disegnare per lavoro?
Ed ecco che nella mia mente si inizia a formare l'idea dell'architetto, ma soprattutto della fumettista, per l'esattezza della mangaka.

Quando arrivò il momento di scegliere la scuola superiore ovviamente scelsi il liceo artistico, scelta più logica per diventare artista.
Invece, dopo che la professoressa d'arte delle medie mi disse “il diploma dell'artistico vale come carta igienica”, scelsi il corso per geometra, indirizzo CAT, più come una sicurezza futura che per desiderio.

Ed è da qui in poi che, anno dopo anno, sentivo il mio sogno scivolarmi fra le dita.

Vi chiederete “E ora?”.
Mi sento in trappola, persa, rinchiusa in qualcosa che non mi appartiene, che mi sono resa conto che non mi piace, che forse odio con tutta me stessa.
Ogni giorno penso al mio futuro. Mi guardo attorno, alle possibili facoltà universitarie che potrei fare.
Ingegneria? Nemmeno se mi pagano in oro. Architettura? Interior Design? Forse.
Allora niente università, faccio il tirocinio per diventare geometra a tutti gli effetti e...
… e nulla. Il solo pensiero di questi ipotetici futuri mi crea un groppo in gola come fosse cemento, lacrime che bruciano di rabbia. Rabbia verso me stessa, perché sono stata io l'idiota che si è fregata con le proprie mani. Voglio mettere nero su bianco ciò che penso, le mie storie e i personaggi che le vivono. Voglio solo comunicare agli altri le mie idee, tutto ciò che la mia fantasia crea.
Gli scopi?
Necessità, bisogno di sfogare questo fiume in piena che sembra non volersi fermare, che continua a scorrere imperterrito nella mia testa.
Trasmettere sensazioni, pensieri, condividerli con tutti attraverso i disegni. Vorrei tanto far appassionare le persone alle mie storie solo per farle emozionare, divagare dalla monotonia e dai problemi della vita, farle sorridere e piangere, come hanno fatto altri autori con me.
Per questo vorrei trasformare questo sogno in realtà e sicuramente non lascerò niente di intentato per riuscirci. Continuerò a disegnare, anche a costo di non dormire la notte, di indolenzirmi le mani per la tensione e la paura di sbagliare un tratto con l'inchiostro, o di non uscire con con gli amici pur di realizzarlo. Non che esca spesso, sono un soggetto piuttosto sedentario che preferisce starsene a casa a poltrire invece di andare fuori.
Devo provarci, me lo impone il mio carattere, il mio modo di pensare e di essere.
Sono molto testarda e caparbia e se ho un obiettivo faccio di tutto per raggiungerlo.
Mi sentirei in colpa e sarei delusa da me stessa se non lo facessi.
Voglio riuscirci per poter dimostrare di avercela fatta, che anche se l'Italia non è la patria dei manga è possibile.
A tutti coloro che mi hanno detto che questo poteva essere nient'altro che un hobby, un passatempo sterile e fine a se stesso, che con i “disegnini” non ci si guadagna da mangiare al contrario del geometra, voglio avere la soddisfazione di dire “Visto? Non me la cavo per niente male con i disegnini”.
Non voglio vivere con il rimpianto di non essermi messa in gioco.
Solo chi lo fa vince.
Devo seguire la mia passione, altrimenti non sarei me stessa.

Voglio essere una macchia colorata in mezzo al grigiume della realtà.
Mi sono sempre ripetuta questa frase sia per ricordarmi che è bello essere diversi -cosa di cui vado estremamente fiera, le persone fatte con lo stampino non hanno nulla di interessante-, di non cambiare mai per seguire altri, ma soprattutto perché voglio rendere questo mondo meno triste e pesante con il mio, di mondo, fatto di colori, fantasia e fumetti.
Sarò come una macchia di vernice sul pavimento: non mi staccherò, non mi scioglierò, resterò lì, a tentare di renderlo meno monotono.
Non so se riuscirò mai a diventare una mangaka, ma potete star certi che ci proverò e continuerò a farlo, combatterò con matita e idee come armi, pur di riuscirci.
Forse sono troppo cocciuta? Beh, meglio ostinata come un mulo che remissiva come un pollo.






L'Angolino dell'autrice

Ciao a tutti!
È la prima volta che scrivo qui.
Come avrete capito, ciò che avete appena letto è nient'altro che uno sfogo scritto in un periodo in cui mi sentivo veramente persa...
Grazie per aver letto, spero vi sia piaciuto e di non avervi annoiato!
Alla prossima!

Ale

   
 
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