Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Ormhaxan    05/05/2017    2 recensioni
«I am the son and the heir of a shyness that is criminally vulgar, I am the son and heir of nothing in particular.»
È il 1985 a Londra e tra le strade della City si propaga la musica degli Smiths, simbolo di una generazione incasinata, affamata di vita, di riscatto e successo.
È il 1985 e Andrea fa del suo meglio per arrivare a fine mese, destreggiarsi tra un lavoro in un pub a Camden Town, pagare le bollette entro la scadenza e non finire fuori corso. La sua vita da ragazza di ventidue anni procede tranquilla, tra un turno di lavoro estenuante e una birra tra amici, fino a quando una serata come tante la sua migliore amica, Zoe, non fa un annuncio che lascia tutti di stucco: è finalmente entrata a far parte di una rock band, di cui diventerà la cantante, grazie a un annuncio trovato in un negozio di musica. Da quel momento, nulla sarà più come prima e il destino di Andrea deciderà di intrecciare i propri fili con quelli di altre persone quasi del tutto dimenticate, con la vita di un ragazzo scostante e apparentemente insignificante che vive esclusivamente per la musica.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A









Trascorrere la sua serata libera in un pub non è certamente ciò che Andrea aveva sperato, specie da quando è costretta a passare tutte le altre dietro il bancone di un pub non molto diverso da quello in cui si trova in quel momento.
Zoe ha tanto insistito ad incontrarsi là, in quel pub da poco aperto che sta avendo gran successo tra i giovani e lei non ha potuto tirarsi indietro.
La sua amica ha organizzato una serata allegra all’insegna di ottima birra e tante chiacchiere quattro giorni prima, quando l’ha chiamata a casa di sera tardi per annunciarle che era stata presa come cantante in quella band di cui Andrea ignorava il nome grazie a una canzone di Nina Simone e a una buona dose di carisma e personalità.
Per un momento Andrea è stata in dubbio sul buon esito di quella storia, temendo che quella fosse l’ennesima fregatura londinese, l’ennesimo buco nell’acqua; molte, in quel periodo, erano le band — o le così dette tali, almeno — che cercavano avvenenti chitarristi, tenebrosi bassisti, carismatici cantanti, ma poche erano quelle davvero serie, che volevano raggiungere il successo non per la fama e i soldi, ma per l’amore della musica.
Forse, si dice mentre se ne stava seduta da sola al tavolo di legno precedentemente riservato, in attesa dell’arrivo degli altri, sta diventando fin troppo diffidente, misantropa, poco incline a vedere il buono negli altri, ad approcciarsi al prossimo.
Ha avuto una naturale propensione alla solitudine lei, di quelle solitudini che ti spingono a non cercare lo sguardo degli altri, a non volere legami di qualsiasi tipo: a volte è addirittura partita da sola per destinazioni senza meta, per le regioni più selvagge dell’Inghilterra e della Scozia, luoghi silenziosi in cui ha potuto ritagliarsi momenti per leggere un romanzo o fare lunghe passeggiate tra il verde.
Quella solitudine non la mette mai in soggezione come fa con altre persone, non è per lei motivo di autocommiserazione, poiché non vede alcun motivo per autocommiserarsi: la sua vita è sempre andata bene così com’era, completa nel suo essere incompleta, sempre in cerca di nuovi stimoli, di avventure cercate e alle volte anche trovate tra le pagine di guide turistiche ammassate in polverosi scaffali di librerie deserte o durante avvincenti conversazioni tenute con proprietari di discutibili ostelli o avventori che, proprio come lei, affollavano quegli stessi ostelli con i letti a castello dalla vernice smangiata e i materassi sfondati.
Sospira, osservandosi attorno nel pub affollato di uomini di mezza età dai volti cupi e gli occhi cerchiati da profonde occhiaie grigie appena usciti dal lavoro, universitari pieni di vita che sperano in un futuro roseo o semplici turisti giunti da chissà dove per vivere un’esperienza indimenticabile in quella città multiculturale che da sempre sa affascinare chiunque la visiti.
Torna a guardare fuori, oltre i vetri, pensando a quanto Londra a fine autunno abbia qualcosa di affascinante nonostante il suono lamentoso del traffico e l’andirivieni nervoso della gente: probabilmente sono le capigliature scarlatte degli alberi ad affascinarla, i tappeti di foglie dai colori vivaci e il loro rumore scricchiolante quando queste vengono calpestate durante una passeggiata al parco, all’uscita di un bar dopo aver gustato lentamente una buona tazza di tea inglese.
Ed è proprio una capigliatura rossa come le foglie sugli alberi a destarla dalle sue fantasticherie, dai suoi pensieri di giovane donna solitaria: Zoe fa il suo ingresso pochi secondi dopo nel pub insieme ad una ragazza, alla sua amica Lucy che Andrea ha conosciuto più di un anno prima e incontrato solo occasionalmente.

«La dannata metro è rimasta ferma in galleria per più di dieci minuti! – esclama piccata Zoe, sfilandosi la sciarpa di lana – Spero tu non abbia aspettato troppo.»
«Non troppo, no.»
«Ricordi Lucy?» chiede Zoe, guardando prima quest’ultima e poi Andrea.
«Certo. – risponde prontamente Andrea, abbozzando un sorriso – Come stai?»
«Molto bene, grazie. – anche la ragazza dal caschetto moro e la pelle olivastra ricambia il sorriso di cortesia – Chi altri stiamo aspettando?»
«Luca dovrebbe passare più tardi, mentre Roger ed Elizabeth mi hanno informata ieri sera che non riescono a venire a causa di una cena organizzata all’ultimo minuto dai genitori di lei.»
«Questo è quello che succede quando decidi di accasarti e sistemarti una volta per tutto: la famiglia ti inghiotte interamente e la tua vita non è più veramente tua.»
«Sempre positiva tu, vero?»
Andrea scrolla le spalle e risponde: «Sai come la penso su queste cose. Non che io non ami la mia famiglia o non abbia invidiato di tanto in tanto il lungo matrimonio felice dei miei genitori, ma queste cose non sono proprio fatte per me.»
«Io trovo che Roger e Lizzie siano una coppia bellissima.» ribatte Lucy.
«Mai detto il contrario. — mette in chiaro Andrea, temendo di essere fraintesa – Dico solo che, quando hanno deciso di aprire un american bar, fidanzarsi, sposarsi e decidere di provare a fare dei marmocchi avrebbero dovuto mettere in conto anche tutte queste rotture di palle.»
«Senza speranza! – Zoe scuote la testa e sogghigna — Ma non vi ho fatto venire qui per parlare di queste cose da vecchie bisbetiche. Piuttosto, siete qui per festeggiare con me le occasioni colte al volo, la giovinezza, la spensieratezza e, soprattutto, la libertà!»
«Devi raccontarci tutto! — Andrea si sporge in avanti, impaziente di sapere i dettagli di quella storia solo accennata per telefono – Come sono quei tipi e che genere di musica fanno? Sono cordiali, fanno le cose sul serio, vogliono ciò che vuoi tu?»
«E, soprattutto, sono dei gran fighi?» conclude Lucy, facendo ridere le altre due.
«Jeff e Leslie sono fidanzati, quindi lui è fuori dai giochi nonostante il suo fascino tenebroso e Mike… - increspa le labbra, ripensando al guardingo ragazzo dietro le pelli — A dire il vero ho parlato poco con lui e nonostante le spalle larghe e i bicipiti muscolosi non posso dire che sia proprio il mio tipo. Inoltre, le relazioni in una band sono sempre un casino, quindi penso che cercherò qualcuno di altrettanto intrigante tra il pubblico.»
«Avete già una data, qualche concerto fissato?» chiede Lucy, intrecciando le dita affusolate sotto il mento.
«No e non credo ne avremo presto qualcuna. – Zoe pare seccata — Siamo ancora alla ricerca di una chitarra solista e poi ci sono le canzoni da comporre e mettere insieme; la strada è ancora lunga, ma siamo tutti molto motivati e positivi a riguardo.»
«It’s a long way to the top if you wanna rock ‘n roll!» canticchia Andrea, imitando al suo meglio la voce leggermente stridula di Bon Scott.
«Mai frase fu più veritiera, purtroppo per noi.»
«Sono sicura che andrà bene. – la incoraggia Lucy, sfoderando un sorriso sfavillante che avrebbe persuaso chiunque a crederle — Magari già domani troverete un buon chitarrista, qualcuno con la tua stessa fame di musica e nel giro di sei mesi chissà…»
«Lex è davvero molto motivata, una delle ragazze più appassionate che abbia mai conosciuto. Sembra instancabile, sempre di buoni propositi e sono sicura che piacerebbe tantissimo anche a voi.»
«Una buona occasione questa per organizzare una festa e conoscerci tutti. – propone ancora una volta Lucy, spostando i suoi occhi scuri da Andrea a Zoe — Non ti pare una buona idea, Zoe?»
Zoe non saprebbe dire se quella appena proposta sia una buona o una cattiva idea: conosce appena Leslie e gli altri, non ha idea di che tipi siano, se l’idea di una festa sarebbe accolta con entusiasmo o con noia. Jeff pare uno taciturno, molto schivo, che parla poco — tutto il contrario della sua ragazza, insomma — mentre Mike è stato così schivo da non spiaccicare più parole del dovuto. Ora che ci pensava, non sa neanche quanti anni ha, da quanti anni suona la batteria o i suoi gusti musicali.
Magari, pensa, prima di prendere in considerazione a qualsiasi tipo di festa o di incontro tra loro tre e i suoi amici dovrebbe parlarne con i primi, conoscerli meglio, capire se sono interessati alla sua vita come lei lo era delle loro.
«Prima dovrei discuterne con loro, credo. — risponde alla fine, rimanendo vaga — Io stessa li conosco appena e, anche se mi sembrano tutti dei bravi ragazzi, tipi con cui potrei diventare ottima amica, preferirei aspettare almeno una decina di giorni o qualcosa di più prima di presentar loro l’idea di una festa.»
«Mi sembra una saggia decisione.»

Andrea non aggiunge altro, preferisce non dire che, molto spesso, le prime impressioni non sono quelle giuste e che dietro sorrisi e gentilezze può nascondersi egoismo e personale tornaconto. Inoltre, non vuole smorzare l’entusiasmo della sua amica, sempre propensa a vedere il buono in ogni persona, con il suo consueto cinismo e il suo essere schiva verso l’umanità in generale.
Se Zoe vede sempre il bicchiere mezzo pieno, lei è portata a vedere quello mezzo vuoto, ad aspettarsi il peggio nelle situazioni anche quando non è necessario; non sa bene da cosa derivi questo cinismo, probabilmente è nato quando lei era appena adolescente e suo padre ha scoperto il tradimento di sua madre e il loro matrimonio è entrato in una crisi profonda, salvo poi rinascere come una fenice dalle sue ceneri e tornare più forte di prima.
Non che questo tradimento l’abbia portata ad odiare o portare rancore per sua madre — al contrario, con il passare degli anni ha capito le motivazioni dietro il suo tradimento, il suo bisogno di colmare quel senso di solitudine e di affetto che, in quegli anni, suo padre non era in grado di riempire — eppure qualcosa in lei si era irrimediabilmente intaccato nel suo cuore di ragazza, portandola a diffidare di chiunque. Specialmente dei sentimenti propri e altrui.  

Sono da poco passate le dieci di sera quando escono dal locale. Andrea si affretta a salutare Zoe e Lucy, che si incamminano nella direzione opposta, e a passo svelto si avvia verso la stazione della metropolitana più vicina.
Ha iniziato a piovigginare, rade e sottili goccioline d’acqua cadono dal cielo scuro e si schiantano al suolo, sugli ombrelli variopinti che iniziano ad aprirsi attorno a lei.
È stata una serata divertente dopo tutto, si trova a pensare mentre cammina con sguardo basso e solo un cappuccio nero a coprire i capelli biondi sempre più arruffati per l’acqua e l’umidità dell’aria; Lucy non è una pessima compagnia, potrebbe persino prendere in considerazione di diventare sua amica.
Amica: Zoe è a momento l’unica vera amica che le rimane, si trova a pensare; ogni sua amicizia di vecchia data si è persa con il passare degli anni, a causa di incomprensioni o di decisioni che hanno condotto a strade diverse. Non che lei sia mai stata l’anima della festa, una di quelle tipe civettuole circondate da maschi adoranti e femmine pronte a ubbidire come cagnolini al minimo schiocco di dita. Andrea è sempre stata piuttosto schiva, riservata, una di quelle che preferiscono sedere da sole durante il pranzo servito in una di quelle mense dai muri scrostati in cui si servono cibi dalla dubbia provenienza; ha sempre trovato noiosi i suoi coetanei, tutti troppo fissati con l’edonismo e quelle strambe idee da super uomini importati dall’America di Ronald Reagan, attoruncolo di serie B capitato per caso alla Casa Bianca.

Arrivata alla stazione della metropolitana, si avvia verso la banchina dove una discreta quantità di gente attende la metro che arriverà, secondo il display luminoso su cui svettano numeri rossi, entro cinque minuti; abbassa il cappuccio, scuotendo i capelli e frizionandoli frettolosamente con una mano, constatando con gioia che non sono così fradici come ha temuto.
Il convoglio arriva poco dopo, precisamente a quattro minuti dal suo arrivo, illuminando la galleria buia alla sua sinistra e sfrecciando silenzioso davanti ai suoi occhi; una delle due entrate si apre proprio davanti a lei, permettendo l’uscita di parecchia gente — la stazione fa da interscambio con altre due linee ed è colma di gente quasi fino alla chiusura — tra le quali Andrea giura di vedere un volto amico.
È un attimo, un breve istante in cui la ragazza si gira di scatto, giurando di aver visto una silhouette famigliare, un viso che un tempo le è stato amico.
«Ned?» si ritrova a sussurrare, cercando di capire se la sua mente le ha giocato un brutto scherzo o se il ragazzo vestito con un completo nero e un lungo impermeabile color crema sia davvero lui, l’amico che lei stessa ha allontanato mesi prima per paura dei sentimenti di entrambi.
«Signorina, si muova!»
Una donna, una signora con il viso visibilmente stanco e pallido, la rimprovera e solo in quel momento Andrea si rende conto ti essere rimasta immobile, impalata tra la banchina e la metro, bloccando la fila di persone che ancora deve entrare.
«Mi perdoni!» esclama mortificata, affrettandosi ad entrare, non prima però di aver buttato un ultimo sguardo verso l’uscita, dove il ragazzo con l’impermeabile è scomparso tra la folla.
  
 


*





Angolo Autrice: Ed eccomi qua, con un nuovo capitolo. Capitolo di passaggio, certo, però importante per capire di più Andrea, personaggio che fino a questo momento sento di aver analizzato ben poco.
Spero che la storia continui a piacervi, perchè dalle visualizzazioni e delle recensioni temo che non sia molto di vostro gradimento. Quindi se avete critiche muovetele pure, non mi offendo, specialmente se sono critiche costruttive. Insomma, tutto per dire di farvi sentire! ;)

Alla prossima,
V.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Ormhaxan