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Autore: blast__    05/05/2017    0 recensioni
Beatrice, studentessa universitaria di Giurisprudenza, è da sempre tormentata dall’amore che prova per un ragazzo: Claudio.
Anche se la ragazza, senza nemmeno accorgersene, si ritrova scossa da un piacevole vento dall’Est che le farà vedere le cose in modo diverso e le farà provare emozioni che pensava di non poter provare mai.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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I


"Le gioie violente hanno violenta fine, e muoiono nel loro trionfo, come il fuoco e la polvere da sparo, che si distruggono al primo bacio. Il più squisito miele diviene stucchevole per la sua stessa dolcezza, e basta assaggiarlo per levarsene la voglia. Perciò ama moderatamente: l'amore che dura fa così."  William Shakespeare.






Beatrice era seduta a gambe incrociate sul letto della sua migliore amica, attenta a guardare fuori dalla finestra. Era notte, le luci dei lampioni illuminavano il marciapiede che non era poi così affollato; eppure lei trovava più interessante guardare il cielo scuro, coperto da qualche nube, anziché il quarto vestito che Ludovica - la sua migliore amica - stava provando. 
Quella sera sarebbero dovute andare ad una festa universitaria organizzata da un loro conoscente, per inaugurare l‘inizio della sessione d‘esami. 
“Cosa c’è da festeggiare?“ pensava Beatrice, studentessa molto ansiosa. Parlare davanti a un professore che nel 80% dei casi non sarebbe stato esattamente accomodante, non era molto piacevole. Al solo pensiero le veniva da vomitare.
Quella era la loro prima festa universitaria, in quanto entrambe frequentavano il primo anno di Giurisprudenza. Due piccole matricole che erano nel mezzo del loro primo anno universitario.
«Come mi sta?» chiese Ludovica, guardandosi allo specchio e facendo scivolare le braccia lungo i fianchi. Sapeva che Beatrice non la stava guardando, la conosceva da troppo tempo. Sei anni, ormai, dal loro primo incontro tra i banchi di scuola. Dopo il primo anno di liceo, le due non si erano più separate. 
Beatrice sbuffò, seccata. «Benissimo, esattamente come gli altri tre. »
 Ed era sincera. Ludovica aveva una fisicità che Beatrice aveva sempre voluto. Alta, magra, poco formosa. Capelli nerissimi e occhi azzurri. Era davvero una ragazza bellissima, e ci sapeva fare. Ludovica era molto socievole, amava parlare, fare amicizie. 
Beatrice invece, era un po’ più riservata. Non troppo. La timidezza non le permetteva di aprirsi completamente, anche se grazie alle spinte della sua amica era riuscita a fare grandi passi in avanti. Forse la causa della sua timidezza era legata al suo corpo, da lei odiato. Era molto formosa, e ciò le aveva dato il tormento per molto tempo. Non era grassa, semplicemente non era magra così come lei desiderava. In compenso, a farla sentire un po’ più sicura di sé, ci pensavano capelli castani lunghissimi che le arrivavano poco sopra il sedere. Erano molto lisci, lucidi. Molta gente le aveva fatto complimenti per i suoi capelli, motivo per il quale lei li curava tantissimo. Beatrice pensava di essere banale, con quei capelli castani e gli occhi color nocciola. Non sapeva, evidentemente, distinguere tra banalità e semplicità.
Ludovica sorrise all’amica. «Questo mi piace. Mi evidenzia il culo.» La mora era così: diretta, senza peli sulla lingua. 
Si sentii il rumore di un auto provenire dalla strada. Di getto Beatrice si avvicinò alla finestra, sperando di vedere un auto in particolare. 
«Non è lui» esordii Ludovica «Mi ha detto che ci saremmo visti direttamente alla festa.» La ragazza dai capelli neri si fermò qualche istante, cercando di analizzare l’espressione di Beatrice. «Smettila ti prego, ti ho già detto che lui non è il tipo adatto a te. E’ tremendo con le ragazze. E poi lui è…»
Beatrice alzò gli occhi al cielo e si sdraiò completamente sul letto, che ormai aveva preso la sua forma. «E’ tuo fratello! Lo so, lo so. Me lo dici sempre. Giuro, stasera non lo guarderò nemmeno.» la ragazza si morse il labbro inferiore, cercando di sembrare sincera. Perché sembrava così poco credibile?
Ludovica la guardò seria, la scrutò. Poi scoppiò a ridere. «Ah si, come no. Lo dici ogni volta! »
«Giuro!» esclamò Beatrice, piccata «Non ci sono riuscita finora perché… perché…» la ragazza si fermò qualche istante, e scimmiottando disse «Non so perché!»
Entrambe scoppiarono a ridere, ma in cuor suo Beatrice sapeva che non c’era niente da ridere. 
Ludovica si avvicinò all’amica e le accarezzò il viso dolcemente. Amavano prendersi cura l’una dell’altra. «Allora facciamo così: tu stasera troverai qualcun altro, d’accordo? Non voglio sentire scuse.»
«D’accordo.» si limitò a dire l’altra.
«Bene. Iniziamo subito: ho proprio un vestito che potrebbe mettere in mostra le tue tette!» esclamò Ludovica, con un sorriso malizioso.
Beatrice alzò gli occhi al cielo e annuii. «Mmmh…»
Era solo l’inizio della serata.




Era passata un’ora circa da quando erano arrivate alla festa. La casa del loro collega era abbastanza grande, dispersiva. Appena arrivate avevano salutato il padrone di casa che le aveva accolte con un gran sorriso. Era un ragazzo molto simpatico e disponibile, lui. Molto simile a Ludovica nei modi di fare. Avevano iniziato a parlare qualche mese prima, durante un pomeriggio in biblioteca: lui praticamente aveva attaccato bottone con tutti.
Nell’ampio salone dalle pareti bianche c’erano tutti gli studenti che Beatrice aveva visto a lezione: Luca, che le aveva passato gli appunti di filosofia del diritto. Ginevra, con cui aveva scambiato qualche parola durante le lezioni di diritto costituzionale (avevano commentato insieme un assistente bello da far girare la testa). Paolo, che una volta l’aveva invitata a prendere un aperitivo, per discutere di diritto privato. Diritto privato, certo. Beatrice non aveva mai accettato quell’invito, perché non ne aveva voglia e perché il suo cuore non le avrebbe mai concesso un piccolo spazio per qualcun altro che non fosse il fratello della sua migliore amica. Doveva ammetterlo, era la triste realtà. 
Sembrava che tutti si stessero divertendo, e in effetti era cosi. Beatrice si destreggiava nella folla proteggendo il suo drink come se fosse un neonato, e si maledisse per aver accettato di indossare quel vestito che le metteva in risalto le forme. La ragazza camminava tra la gente e i ragazzi non potevano far a meno di posare i loro occhi lì, proprio sulla scollatura di Beatrice. “Che imbarazzo, che imbarazzo” pensava lei, avvampando. 
Ludovica, nel frattempo, non ci aveva messo molto a sparire con un ragazzo Erasmus della loro facoltà. Lei non aveva nessun tipo di difficoltà con i ragazzi. Erano loro a cercare lei, ma era lei a sceglierli. L’amica prima di andar via le aveva fatto l’occhiolino e le aveva fatto segno di andare verso Paolo. Ovviamente Beatrice non lo avrebbe mai fatto. 
Beatrice, a quel punto, non avendo niente di meglio da fare, era rimasta a chiacchierare con delle colleghe per le quali non provava molta simpatia, ma non aveva altre opzioni, pareva. 
« Beatrice e dimmi, come hai fatto a fare quel contouring così perfettamente?» le chiese una ragazza con la quale era solita parlare durante le pause universitarie.
“Contouring… ma che diavolo è?” pensò lei, passandosi una mano dietro i capelli. 
«Beh… se ti riferisci al trucco…» deglutii, abbassando gli occhi per l’imbarazzo «Non ne ho davvero idea!» e sorrise, scatenando le risate altrui. Era unica per mettersi in imbarazzo da sola.
Era Ludovica, l’addetta al trucco. Qualcosa l’aveva imparata negli anni, ma Ludovica commentava sempre dicendo: ma cosa è questo scempio? Io con i piedi avrei saputo fare meglio.
«E lei dov’è? Ludo, dico. Non l’ho più vista. » chiese un’altra sua collega. 
Beatrice colse l’occasione per allontanarsi e andare a prendere un altro drink. «Eh, vado a cercarla, anche io non riesco a trovarla.»
Non che è odiasse quelle ragazze, è che proprio non si trovava bene a parlare con loro, era come se avessero interessi completamenti differenti. 

Era al terzo drink e la serata sembrava migliorare, grazie all’alcool. La gente le sembrava di colpo più interessante e simpatica. O quasi. Il grandissimo tappeto persiano rosso e blu sembrava che fluttuasse sotto i suoi piedi. 
Provò a ballare con movimenti sciolti, sentiva la musica. Quella canzone le piaceva molto, era “Shape of you” di Eh Sheeran con un bel remix. D’un tratto sentii una presenza dietro di lei, si voltò leggermente e notò che era un tipo che le stava ballando  vicino. Beatrice si girò totalmente e lo guardò attentamente. Lui sorrise illuminandosi. 
La ragazza lo analizzò velocemente, guardandolo dalla testa ai piedi: no, non era di suo gradimento, purtroppo. Nessuno pareva essere di suo gradimento, tranne una persona. Eppure questo ragazzo aveva una fisicità niente male: aveva un sorriso molto coinvolgente, e dei capelli riccissimi nei quali Beatrice ebbe la tentazione di affondare le mani.
«Piacere, Michele» fece lui, porgendole la sua mano, abbastanza sudata. 
«Beatrice» rispose lei, sorridendogli, fingendo che non le avesse dato fastidio quella mano sudata. 
«Vuoi ballare?» le domandò lui, avvicinandosi.
Lei era titubante, inizialmente. Si fece coraggio e accettò, anche se con poco entusiasmo. Cosa aveva da perdere?
“Che sarà mai, un ballo…” pensò, come se volesse convincere sé stessa. 
I due iniziarono a ballare, molto vicini. Il ragazzo le cingeva i fianchi con le sue mani e si muoveva lento dietro di lei. Ad un tratto, sentii la presenza di qualcosa di duro all’altezza della sua schiena. 
Mmmh…
La ragazza si staccò immediatamente. «Scusami» fece lei, passandosi una mano tra i lunghi capelli. «Devo andare.»  
E senza altre spiegazioni, s’indirizzò verso un divano in fondo alla stanza. Aveva bisogno di sedersi, le girava la testa a causa del troppo alcool. Le parve di essere su una nave nel mezzo di un mare in tempesta. 
Maledisse se stessa: era possibile che non riuscisse proprio a flirtare con un ragazzo? 
Si stava rassegnando al suo triste destino: sì, sarebbe stata una zitella con quaranta gatti. 
Si sedette sul divano, cercando di sembrare un po’ aggraziata, ma le sembrò di risultare invece come un ippopotamo che sprofondava sul divano.
Maledetto alcool, maledetti tacchi. 
La ragazza cercò nella sua piccola borsetta color rosa cipria il suo cellulare. Sarebbe dovuto essere facile, no? Insomma, era una borsetta così piccola. Eppure l’alcool rendeva difficile anche un’azione come quella.
Quando finalmente lo trovo e controllò l‘orario: erano le due del mattino e lei si stava già annoiando terribilmente. Voleva tornare a casa, ma cosa avrebbe dovuto fare? Scrivere a Ludovica?
No, lei almeno si stava divertendo, meglio non disturbarla. 
Beatrice annoiata iniziò a mandare messaggi a buona parte della sua rubrica. L’unico a rispondere tempestivamente fu suo fratello Leonardo. 
«Sei la sfiga fatta a persona: sei ad una festa a mandi messaggi a tuo fratello.» digitò lui, gentile come sempre.
«Non rompere. Mi annoio.» Beatrice sospirò non appena finii di digitare quel messaggio. Intorno vedeva gente impegnata a ballare, altra gente che si baciava, altra gente intenta a bere alcool. E poi c’era lei. L’asociale. Si sentiva così fuori luogo…
“Non c’è molta gente fra le feste liceali e queste universitaria” pensò lei, delusa. Aveva visto troppi film americani in cui la vita da college era meravigliosa. 
«Meglio così, non voglio certo che tu inizi a limonarti tutta Roma». 
Beatrice sorrise, pensando alla gelosia del fratello, che trovava alquanto infondata: lei non aveva mai baciato nessuno davanti a lui. 
Mentre la ragazza stava digitando il messaggio di risposta a Leonardo, sentii il divano sprofondare e notò che qualcuno si era seduto accanto a lei. E quel qualcuno era proprio lui.
Non poteva crederci. Il respiro le si bloccò per qualche attimo. Ogni volta vedere lui significava andare in apnea. 
Claudio. Quel ragazzo che tormentava le sue giornate da cinque anni, dalla prima volta che lo aveva visto a casa della sua migliore amica.
Lo stomaco di Beatrice iniziò a contorcersi per l’emozione. “Avanti, non hai mica quindici anni!” pensò lei, rimproverandosi. “Mantieni la calma.” Certo, con Claudio a pochi centimetri da lei e l’alcool che le scorreva nelle vene non era mica facile mantenere la calma.
Claudio era di una bellezza sconvolgente. Capelli nerissimi, come quelli di Ludovica, occhi molto scuri e profondi, contornarti da delle ciglia folte e molto nere.
“Nemmeno con tre mascara insieme riuscirei ad ottenere quell’effetto” si lamentava sempre Beatrice pensando alle ciglia del ragazzo.
La barba curata, scura, gli scolpiva bene la mascella.
Tutte cose che insieme facevano letteralmente impazzire Beatrice. Insomma, madre natura era stata molto generosa con lui, perché oltre ad una stupenda fisicità, gli aveva donato anche: intelligenza, carisma, simpatia, sicurezza. 
Quella sera poi, era superlativo: camicia aderente bianca, jeans che evidenziavano il suo bacino, capelli disordinati. Sembrava più giovane dei suoi ventiquattro anni. 
Claudio studiava medicina, e Beatrice si era ovviamente creata delle fantasie con lui in camice bianco.  Era chiaro che, ogni cosa di lui l’attraeva, e lei si sentiva così in balìa delle onde, ogni volta che lo vedeva. 
Beatrice era stata brava a nascondere i suoi sentimenti a Claudio, non aveva mai fatto capire nulla. Non aveva il coraggio di farsi avanti, lui non era esattamente il tipo che avrebbe guardato una come Beatrice. Non perché Beatrice non fosse una bella ragazza, ma semplicemente lei era più piccola, perché lei era timida e non sembrava una così facile da ottenere sessualmente. 
In quei cinque anni, i loro rapporti erano stati perlopiù amichevoli, lui l’aveva sempre sostenuta quando c’era stata qualche difficoltà, era sempre gentile e dolce. Ma non erano mai entrati molto in confidenza. 
Lei non aveva il coraggio di spingersi oltre, lo aveva visto cambiare donne troppo velocemente. E poi, tutte le raccomandazioni di Ludovica…
Lui, da parte sua, non si può dire che ci abbia mai provato, semplicemente la considerava come una piccola amica, qualcuno da proteggere. Eppure, quella sera era maledettamente attraente. 
Claudio si era sentito attratto da lei dal momento che era entrato in quella casa: l’aveva vista sola, su un divano di pelle nero, che evidenziava la sua pelle bianchissima. I capelli liscissimi erano sciolti e le ricadevano sui fianchi. E il vestito… il vestito lasciava davvero poco all’immaginazione. Claudio non l’aveva mai vista sotto quella luce. 
«Ciao, Bea.» esordii lui, sorridendole. 
“Dio… quanto sei bello” pensò spontaneamente lei, con fare adolescenziale. 
«Ciao!» esclamò Beatrice felice, sorridendo come una bambina. Maledetto alcool, quella sera nascondere i sentimenti non sarebbe stata un’impresa così facile.
«Che fai qui sola? Ti annoi?» chiese lui, piegando leggermente la testa da un lato. 
I suoi occhi scuri la guardavano diversamente quella sera, curiosi. Curiosi e… Famelici. 
«Un po’. La festa non è esattamente come l’aspettavo e Ludo mi ha praticamente abbandonata.» rispose lei, dovendo distogliere lo sguardo. Non poteva guardarla così! Il suo cuore non avrebbe retto. 
Lui alzò un sopracciglio, sospettoso. «Ah, e dov’è quella cretina?»
«Non lo so.» rispose velocemente, facendo spallucce. Claudio scoppiò a ridere, passandosi una mano tra i capelli nerissimi. Conosceva bene anche lui sua sorella. «Uhm. Sei sempre dolce con lei. Sempre così protettiva.»
Beatrice sorrise, bevendo l’ultimo sorso del suo drink. Chiese aiuto al dio alcool in quella situazione così imbarazzante per lei. Era come se l’effetto dell’alcool fosse di colpo sparito. Colpa di Claudio…
«Tu un po’ meno…» ammise lei, provocandolo. Ed era vero, lui non si era mai troppo preoccupato delle tresche amorose di sua sorella, l’importante per lui era che lei non si mettesse in mezzo tra lui e i suoi amici, per il resto era liberissima.
«Hai ragione, ma mia sorella sa badare a sé stessa.» si fermò per qualche istante, pensieroso. Il suo sguardo si posò sulla scollatura di lei, che continuò a fissare per qualche secondo, senza vergogna. 
Claudio disse qualcosa, ma lei non sentii a causa della musica troppo forte.
«Scusa» urlò lei «Non ti ho proprio sentito!»
Lui si avvicinò lentamente, facendole sentire il suo respiro sul collo. «Ho chiesto: posso dire lo stesso di te?»
Beatrice percepii dei brividi attraversarle la schiena. Poteva dire lo stesso di lei?
Sì, certo che sì. Lei aveva carattere da vendere, nonostante la timidezza. Si era sempre saputa difendere da tutto.
«Puoi dire lo stesso.» affermò lei, e forse non era mai stata così sicura in vita sua. 
Claudio affondò una mano tra i capelli di lei. La stava accarezzando.
Beatrice cercò di mantenere un’espressione normale, ma dentro stava esplodendo. Il cuore le batteva all’impazzata. Non era preparata a tutto ciò. 
Lui si avvicinò lentamente al suo viso, guardandola con ardore negli occhi. «Ne sei sicura?» la sfidò lui, a pochi centimetri dalle sue labbra.
Dio, perché la stava torturando in quel modo? Lei non avrebbe potuto resistere ancora per molto. 
«S…Sì.» farfugliò lei, sentendosi avvampare. 
Faceva caldo, in quella casa. O forse era lei a sentire caldo. Sapeva solo che le guance le stavano andando a fuoco. 
Le labbra di Claudio non tardarono a poggiarsi su quelle di Beatrice, fameliche. 
Lei rispose immediatamente al bacio, schiudendo le labbra e permettendo alla lingua del moro di farsi strada all’interno della sua. Iniziò un gioco di lingue. Entrambi si cercavano, entrambi si volevano.
Beatrice poggiò le mani sul viso di Claudio, quasi a non volerlo lasciare andare. Non poteva credere che dopo tanta attesa quel momento era finalmente arrivato. Si fermarono un secondo, si guardarono con occhi carichi di ardore. 
Il bacio riprese con più foga di prima. Beatrice si lasciò scappare qualche gemito. Aspettava quel bacio da troppo tempo, cinque anni. Ed era stato tutt’altro che dolce, lei lo aveva immaginato diversamente. La mano di Claudio le scivolava dietro la schiena, provocandole dei brividi.
«Ti voglio» sussurrò lui, guardandole le labbra.
«Anch’io.» rispose di getto lei, senza pensare. Non aveva bisogno di pensare, era quello che voleva da troppo tempo. Lui, Claudio.
Claudio le morse il labbro inferiore, mettendole piano una mano in mezzo alle cosce. Beatrice di fronte a quel gesto sbarrò gli occhi: non era abituata a questo tipo di effusioni in pubblico, ma allo stesso tempo si sentiva così felice e agitata che non riusciva davvero a realizzare cosa stesse succedendo.
Il ragazzo si alzò, cercando di sistemarsi i pantaloni dai quali si notava un’erezione. 
Le pose una mano, sorridendole. «Andiamo via.»
Beatrice prese la sua mano e con uno slancio si alzò sicura. 
Quella notte non sarebbe tornata a casa. 



Beatrice pettinava i suoi lunghi capelli, mentre osserva la sua figura riflessa nello specchio del suo bagno. Quel luogo era davvero un casino: vestiti e trucchi ovunque. “Mia madre mi ucciderà..” pensò la ragazza, ricordando quanto sua madre avesse un’ossessione maniacale per l’ordine. Passava la spazzola tra i lunghi capelli castani per cercare di cacciare l’agitazione che aveva addosso. 
Era trascorso un mese dalla festa, un mese dal momento in cui lei e Claudio si erano uniti, eppure nei suoi ricordi sembrava essere accaduto un giorno prima.
Nonostante l’alcool, era riuscita a memorizzare ogni attimo, ogni gesto, ogni parola, ogni respiro. Si era goduta a pieno quel momento.
Avevano fatto l’amore, lo avevano fatto per tutta la notte. Era stata la prima volta di Beatrice, e lei lo aveva fatto davvero con amore. Lui era stato passionale, tanto. Forse Beatrice si sarebbe aspettata qualche dolcezza in più: lui non aveva neppure notato la verginità di lei, o meglio, non ne aveva proferito parola. 
E adesso quei ricordi le facevano maledettamente male, perché, come era prevedibile, Claudio non l’aveva cercata.
Né un messaggio, né una chiamata. Nulla. Lei, dal canto suo, aveva provato a chiamarlo una volta, ma non aveva ottenuto risposta. Si era sentita così ridicola, così piccola, a sperare in qualcosa di più. 
Ludovica l’aveva sempre avvertita: suo fratello era un vero stronzo e non le avrebbe riservato più di una scopata.
Non si era mai sentita così triste come in quei mesi. Sembrava un autonoma: studio, studio, studio, e cibo. Non aveva voglia di vedere nessuno, di uscire con nessuno. Voleva stare nella sua stanza ad ascoltare canzone d’amore smielate, e piangere, piangere, piangere. Suo fratello Leonardo l’aveva incitata a uscire con lui e i suoi amici, ma a lei proprio non andava.
Forse era anche colpa sua, era colpevole di aver idealizzato Claudio, per lei era un ragazzo perfetto e con lei non avrebbe mai sbagliato.
Ma ovviamente questa non è la storia dove lo stronzo si innamora della ragazza qualunque di turno. Beatrice non avrebbe mai posseduto il cuore di Claudio. Lui aveva bisogno di stimoli diversi, di qualcuno che non fosse già così tremendamente innamorato di lui.
Che lui sapesse tutto?
Quando Beatrice raccontò tutto a Ludovica, il giorno dopo la festa, l’amica restò in silenzio per i primi minuti, guardandola sconvolta. Dopo iniziò a urlare: «Non ci credo che tu abbia fatto una cosa del genere! Non dopo tutte le volte in cui ti avevo avvertita!».  Aveva detto, sbattendo violentemente un piede contro il pavimento. Dopo un iniziale arrabbiatura, l’amica aveva stretto Beatrice a sé con un abbraccio. Sospirò, mentre e le accarezzava i capelli. «E va bene, le batoste le prendiamo tutti: passerà. Ci sono io.»
La ragazza si era accoccolata sulle gambe dell’amica e aveva iniziato a singhiozzare. «M-mi dispiace» aveva balbettato. Le era servito molto coraggio per confessarle tutto, aveva avuto paura della sua reazione. 
«Voglio ucciderlo.» replicò Ludovica, parlando del fratello. «No! Ti prego. Se mi vuoi bene, non dire assolutamente nulla. Non voglio passare come la sedotta e abbandonata.»
Ludovica alzò un sopracciglio: «Mmhhh… Ma è andata esattamente così.» ironizzò la mora, sorridendo lievemente. 
«Lo so! Ma lui non deve assolutamente saperlo! Ti prego». Beatrice era davvero terrorizzata dal fatto che Ludovica avesse potuto dire qualcosa a Claudio: lei non avrebbe fatto pietà a nessuno.
La ragazza dagli occhi di ghiaccio aveva acconsentito alla richiesta dell’amica, ed aveva evitato di parlare dell’accaduto a Claudio.
Un mese dopo, mentre ancora Beatrice si guardava allo specchio, si sentiva particolarmente agitata : aveva finalmente accettato di vedere un film a casa di Ludovica, quella sera.
Sì, non sembrava un motivo per essere agitata, eppure lei era terrorizzata dalla possibilità di vedere Claudio. Come si sarebbe comportata?
“Indifferenza” si ripeteva, “Indifferenza.”
Si, si era ripromessa di essere indifferente, eppure non era un caso quello di aver messo un vestitino che le rendeva particolarmente giustizia: di solito per andare da Ludovica non badava molto all’abbigliamento. 
Ma quella volta, era diverso. Doveva far vedere a Claudio quanto valeva.  Provò anche a truccarsi decentemente, a fare quella specie di contouring che le rendeva il viso meno tondo e che tanto era piaciuto alle sue colleghe. Insomma, tentò di valorizzarsi al meglio che poteva, e quasi ci riuscii. 


Il film proprio non le interessava. Non riusciva a smettere di pensare che nell’altra camera ci sarebbe potuto essere Claudio. Non lo aveva visto quando era arrivata, eppure lui sarebbe potuto essere lì, a pochi metri da lei. 
Si contorceva, guardava ma non osservava, dava occhiate al cellulare privo di notifiche, si mangiucchiava le unghie.
«Bea.» la richiamò la sua amica, che le stava accanto, vestita con un bel pigiamone. «Se non ti piace, possiamo anche cambiare.»
«No… è che…» fece per dire, ma l’amica le lesse nella mente e la interruppe prima che potesse finire la frase.
«Ma no, lui non c’è! Non ti avrei invitata qui sapendo che lui sarebbe stato nei dintorni. Puoi respirare adesso.»
Beatrice provò una punta di delusione nell’ascoltare le parole dell’amica. Per quanto non lo ammettesse, la verità è che avrebbe voluto vederlo più di ogni altra cosa, voleva vedere i suoi occhi scuri. E magari avrebbe voluto anche schiaffeggiarlo e gridargli che era uno stronzo. 
Provò allora a concentrarsi sul film e scoprii che infondo non era così male come sembrava, anzi. Aldilà del fattore Claudio, stare con la sua amica era sempre un piacere. Insieme scatenavano l’ilarità l’una dell’altra. E sicuramente, guardando un film che aveva protagonista Leonardo Dicaprio le battute spinte non tardarono ad arrivare. 
Le due ore con l’amica volarono, e suo malgrado Leonardo Dicaprio apparse per l’ultima scena del film.
Beatrice si alzò dal letto sul quale era sdraiata con l‘amica. Doveva tornare a casa per cenare. 
«Ci vediamo domani, Ludo.» disse, prendendo la sua borsa. 
«Sei sicura che non vuoi restare? Ci sono le polpette per cena!»
Beatrice amava le polpette… Ludovica era un demone tentatore. 
«Sicurissima.» disse a malincuore Beatrice «Domani devo svegliarmi presto per studiare.»
Ludovica sbuffò sonoramente e salutò l’amica prendendola in giro per essere così in fissa con lo studio. 
Si affacciò alla finestra per seguire Beatrice con lo sguardo,  che nel frattempo era appena uscita da casa. Ad un tratto, notò la macchina del fratello farsi strada nel vialetto di casa.
“Merda!” imprecò Ludovica, mordendosi il labbro inferiore. “Quello stronzo mi aveva detto che non sarebbe tornato stasera…”
Beatrice non appena vide la macchina si irrigidii ma continuò a camminare qualche secondo dopo, non voleva evidentemente fermarsi.
Ludovica dalla finestra vide il fratello andare verso Beatrice, quasi correndo. La ragazza li osservava senza toglierli gli occhi di dosso: Claudio si era avvicinato troppo a Beatrice, le sussurrava cose all’orecchio. La sua amica era immobile, non si muoveva. Sembrava attenta alle parole di Claudio.
Ludovica sentii la rabbia ribollire dentro e sperò che il buon senso della sua amica avesse la meglio. 
Perse ogni speranza quando vide l’amica salire sull’auto del fratello.
«Che stupida» disse, passandosi una mano tra i capelli.



Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti! Dopo anni anni e anni... sono tornata su questo sito con questa nuova storia!
Il mio modo di scrivere è cambiato (spero in meglio) e sono felice di iniziare questo nuovo percorso.
Ovviamente questo è un capitolo introduttivo, ancora non è stato presentato uno dei protagonisti, che arriverà al prossimo capitolo! Spero che lascerete una recensione per farmi avere una vostra opinione!
Un bacio. 


  
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