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Autore: M3K1317    05/05/2017    0 recensioni
Questa long-fiction è una versione migliorata di "Inazuma Eleven personalizzato", miglioramento della quale sono grato ad Ale2000.
Anno 2091 - Italia
Tra le tecnologie avanzate e i molteplici cambiamenti avvenuti sino ad ora, un gruppo di ragazzi tenta di creare una nuova potente squadra. Ma un ostacolo è in agguato nell'ombra.
Fra misteriosi personaggi, oscuri segreti e curiose rimembranze del passato, Milo e i suoi amici riusciranno nell'intento?
[Dal capitolo 4]
"Egli rideva in un modo così sguainato che Milo dovette coprire il telefono con una mano, per impedire che il tutto svegliasse i genitori o la sorella. E sopratutto che i suoi poveri timpani si distruggessero.
Dopo la scena a dir poco surreale, il portiere sbottò, mantenendo però un tono di voce basso:
"Ma... Era proprio necessario?".
Dall'altra parte ci fu il silenzio come risposta. Ormai sembrava inevitabile."
Genere: Avventura, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 28
 
Come in precedenza, il tempo parve volare nella ripetitiva routine in cui i membri dell’Alleanza Infinita si ritrovarono. Arrivò in breve il mese di Gennaio, nel cui polare clima avrebbe avuto luogo la partita semifinale del Torneo Regionale, che avrebbe contrapposto la Dark Org., capeggiata da Rich, alla stessa Alleanza Infinita, capitanata da Volt. Quest’ultimo in particolare, pareva non attendere altro se non lo scontro per chiudere la questione aperta con chi lo aveva manipolato e si era preso gioco di lui. Temendo effetti collaterali o sorprese, JJ aveva fatto ripetere a Tundir più e più volte che non avrebbe fatto uso del Pinguino Imperatore Numero Uno durante la partita.
Anche Milo fece di tutto per arrivare al meglio al giorno indicato, iniziando a lavorare intensamente sulla nuova tecnica micidiale che gli era stata affidata: la Mano di Luce. Ai primi tentativi egli non faceva altro che essere travolto da un tiro, cercando vanamente di bloccarlo con una mano sola ed in una posizione a conti fatti scomoda. Un giorno, però, durante un allenamento speciale che stava svolgendo con Lio e Giuliano, qualcosa di speciale avvenne. La sua mano sinistra, che usava per cercare di eseguire la parata, si illuminò di una luce azzurra per pochi istanti. L’evento lo spinse a credere di avere una possibilità di perfezionare la tecnica e nei giorni seguenti continuò a lavorarci.
Un dì a tutti parve addirittura che l’esercizio fosse ultimato, in quanto un’enorme mano azzurra era apparsa proprio tra Milo ed il pallone. Purtroppo essa fu attraversata come aria dal tiro di Nitro, che non fu nemmeno rallentato.
 
Arrivò il giorno della partita. Al contrario delle volte precedenti in cui l’Alleanza Infinita era giunta allo Stadio Cittadino, stavolta vi trovò un’enorme folla sugli spalti, atta ad incitare l’una o l’altra squadra ancor prima che esse entrassero in campo. “Caspita…” commentò Alberto stringendosi contro Petro, insieme al quale era nel corridoio, pronto a fare l’entrata “Non credevo avremmo mai avuto un pienone simile!”. “È normale!” rispose Lio fingendo tranquillità “Vogliono tutti vedermi all’opera!”. La frase narcisista era palesemente ironica, ma ottenne comunque una smorfia da parte degli altri due, che poi alzarono gli occhi al cielo e si prepararono a varcare la soglia che si era aperta. D’altro canto, Milo, che si trovava affianco a Nitro, lo richiamò alla serietà con una gomitata. Innanzi a tutti i giocatori, ma dietro agli allenatori ed agli arbitri, erano i due capitani. Volt e Rich non facevano che scambiarsi sguardi di sfida, ma Tundir era sempre il solo a digrignare i denti.
Le squadre entrarono quindi in campo, per poi disporsi secondo le istruzioni dei rispettivi allenatori. Poiché l’Alleanza Infinita si componeva di esattamente undici elementi, non vi fu bisogno che Strada sprecasse molte parole per specificare la rosa ed i titolari, entrambi dati per scontati: Milo si piazzò tra i pali, André, Valerio e Yuri in difesa, Volt, Cristoforo, Petro (che aveva accettato di arretrare alla posizione di centrocampista per riequilibrare lo schema dato il vuoto lasciato in difesa) ed Alberto a centrocampo e Lio, Giuliano e Lara in attacco. Come prevedibile, Rich si posizionò come difensore nella Dark Org..
Arrivò il fischio d’inizio e la partita cominciò. Nitro e Viverna si gettarono all’attacco, superando abbastanza facilmente i primi avversari, con dei precisi passaggi. Poi, però, il rosso si trovò la strada bloccata da due centrocampisti e dovette passare la palla indietro ad Alberto. Questi cercò di superare un avversario, ma venne bloccato violentemente e la palla gli fu sottratta. Quindi, l’altro servì un suo compagno di squadra che cercò di avanzare ulteriormente, ma venne fermato da una scivolata decisa di Volt.
Il ragazzo, ignorando le voci di Lara e Cristoforo che facevano notare di essere smarcati, corse da solo verso la porta avversaria. Superò con facilità almeno tre avversari e giunse al limite dell’area di rigore della Dark Org., nella quale il portiere non aveva fatto un passo fuori dai pali, tranquillizzato da Rich che si contrapponeva tra l’avversario e la rete. Tundir e Deception si scambiarono sguardi di sfida, preparandosi allo scontro. Volt saltò in alto ed eseguì la sua tecnica di tiro, dichiarando: “Vortice di Vento!”. La sfera di cuoio venne calciata in direzione del goal e vi si diresse avvolta da potenti folate.
Un cinico sorriso si dipinse sul volto di Rich, che svolse a sua volta i movimenti per una tecnica micidiale, affermando: “Carro di Diomede Numero Due!”. Al contrario della tecnica usata dal ragazzo nell’Alleanza Infinita, in questa egli guidava con decisione una quadriga ornata e robusta, che si scontrò col pallone e ne arrestò il movimento, facendolo finire al sicuro sotto la suola destra del difensore, che aveva uno sguardo incredibilmente soddisfatto in volto.
Egli calciò via il pallone con notevole potenza, dando a due suoi compagni di squadra la possibilità di coordinarsi. Il primo ricevette il pallone, ma venne affrontato da André e Yuri. Il membro della Dark Org., con un cinico sorriso in faccia, schioccò le dita, facendo materializzare nella sua mano destra una grossa clava lignea, di forma irregolare, ed una pelliccia di leone sulle sue spalle. Quindi sbatté poderosamente l’arma al suolo, dichiarando: “Forza di Eracle!”. Il suolo tremò ed i due difensori persero l’equilibrio. Sfruttando la cosa, l’attaccante, il cui aspetto era tornato normale, avanzò ulteriormente. Quindi, passò la sfera di cuoio al suo compagno di squadra, che fronteggiava Milo.
Egli aveva un’espressione sorprendentemente sicura in volto, al punto che si preparò ad eseguire la sua tecnica. Calciò con potenza il pallone, mentre un giavellotto d’oro compariva dietro di lui ed iniziava a seguire la sfera di cuoio nel suo percorso verso la porta. Ad un certo punto, l’arma mutò in energia luminosa, che avvolse il pallone donandogli più forza, mentre il giocatore dichiarava: “Lancia di Achille!”. Il pallone avanzò fino alla rete, mentre il portiere cercò di opporsi con la sua tecnica. Il suo pugno si avvolse di fiamme azzurre mentre lui affermava: “Pugno stellare!”. Al che colpì con decisione la sfera, ottenendo in un primo momento di rallentarla. La potenza del tiro però si fece sentire e l’estremo difensore venne mandato in porta con la palla: 1-0 per la Dark Org..
Tutti nello Stadio rimasero senza parole per qualche istante: possibile che fosse talmente netta la differenza tra le due squadre?
 
Frattanto, in una tetra stanza, Ottavio ammirava cifre che scorrevano sul suo schermo. Erano i valori più disparati, per chiunque incomprensibili come geroglifici, ma per lui erano un libro aperto. Il suo piano era perfetto. Finalmente avrebbe ottenuto tutto ciò che gli serviva. Peccato che l’idea di arricchirsi tramite scommesse clandestine sul Torneo Regionale avesse fallito… Ma il resto era stato un successo. Anni erano passati da quando suo padre era morto, negandogli in extremis ciò che gli aveva sempre negato: il Computer X. La più potente intelligenza artificiale mai creata da un essere umano, ibernata in un server nascosto nella Foresta Amazzonica. Cesare continuava a ripetere che se esso era stato nascosto, doveva essere qualcosa di estremamente pericoloso. Ma Ottavio sapeva che se esso fosse stato davvero tanto pericoloso, sarebbe stato molto più sensato distruggerlo anziché ibernarlo. Dunque era solamente uno strumento che un genio come lui avrebbe potuto raccogliere ed utilizzare per i suoi scopi. L’occasione di una vita era innanzi a lui. Gli serviva solamente una password. Ma quale? L’indovinello in giapponese scritto sul server era criptico e sibillino a parlar per eufemismi. Era certo che quella parola fosse connessa in qualche modo agli Stati Uniti, ma anche all’Italia ed all’uomo che la signora Luce ricordava con tanto affetto. Cosa poteva essere? Inseriti quei nove caratteri avrebbe avuto ai suoi ordini il Computer X e sarebbe finalmente divenuto ricco e potente come aveva sempre sognato. Chi avrebbe mai potuto opporsi ad un’intelligenza artificiale capace di calcolare ogni futuro avvenimento con un margine d’errore prossimo allo zero? Gli serviva la password, comunque! Sapeva che la signora Luce era in qualche modo legata alla squadra nota come Alleanza Infinita, che per curiosa ironia era allenata da colui che un tempo era suo tirapiedi. La curiosa piega presa dagli avvenimenti gli stava offrendo l’occasione giusta. Sarebbe stata la stessa Alleanza Infinita a fornirgli ciò che voleva: doveva solamente attendere.
 
Tornando sul campo di gioco, Volt, Lara e Lio parevano essere gli unici a non essersi demoralizzati per la dimostrazione di forza appena fatta dagli avversari. Non appena si fossero ridisposti tutti ai propri posti e fosse stato dato il fischio d’inizio, furono proprio loro tre a ripartire all’offensiva. Attraverso una rapida serie di passaggi tra loro, essi giunsero nell’area di rigore avversaria ove, oltre al portiere, li attendeva Rich.
Sapevano che non avrebbero potuto risparmiarsi nulla, per cui Volt e Lio si affiancarono l’uno a l’altro e si prepararono a tirare. Ruotarono su loro stessi e calciarono il pallone in contemporanea, l’uno col piede destro e l’altro col piede sinistro. La sfera di cuoio fu avvolta da saette e lampi, mentre si dirigeva in porta accompagnata dalle parole del duo: “Doppio Fulmine Inazuma!”.

ANGOLO DELL'AUTORE
Ho ben poco da dire su questo capitolo, se non che mi auguro siate incuriositi da questa partita perché ci vorranno svariati capitoli per riuscire a descriverla tutta! Buona lettura e... Alla prossima!
  
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