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Autore: martinablu    05/05/2017    4 recensioni
"A cosa sei disposto a rinunciare Spock di Vulcano per riavere il tuo T’hy’la?" fu la domanda.
"A tutto" fu la risposta.
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7

Quando dopo due giorni di congedo medico Spock tornò in servizio, sul ponte di comando l’accolse un silenzio imbarazzato.
Tutti gli rivolsero un cenno di saluto cortese, Chekov un timido sorriso, ma nessuno osò avvicinarlo, neppure Uhura che restò al suo posto, limitandosi a guardarlo intensamente.
La ragazza si era tenuta lontana dal vulcaniano, e nonostante i timori di Spock, in quei due giorni non aveva tentato neppure di parlargli,  si era limitata a mandargli un paio di messaggi sul PADD.
Evidentemente tutti erano consapevoli ed intimoriti dagli scoppi di emotività mostrati da quando era stato catapultato in quest’universo.
L’unico a sembrare veramente contento del suo ritorno in servizio  era Jim.
Appena entrato in plancia nel vederlo gli rivolse un luminoso sorriso.
“Signor Spock è bello riaverla in servizio. Tutto bene?” chiese ammiccando i magnifici occhi azzurri.
“Sono funzionale e pronto capitano” rispose Spock, cercando di ignorare il battito accelerato del cuore alla vista di quel sorriso.
 “Ne sono felice. Abbiamo un po’ di problemi con il reparto ingegneria” fece Jim, prendendo posto sulla poltrona al centro della plancia.
“Me ne occuperò subito. Ho letto i rapporti durante il congedo…”
“Ne sono certo signor Spock. Ci è mancato sa?” continuò Jim.
“E tu mi manchi ashayam, mi manchi al punto che non riesco a respirare” pensò Spock, mentre cercava di concentrarsi sul suo lavoro.
“Il comando di Flotta ci ha appena assegnato la nuova missione. Si tratta di esplorare un pianeta al confine con la zona neutrale romulana.” annunciò Jim.
“Sì capitano si tratta di un pianeta di classe M, Rigellus IV, apparentemente privo di  vita senziente. L’atmosfera è simile a quella della Terra ed il clima molto simile alla  sua zona equatoriale, così come la flora e la fauna selvatica” informò Spock guardando lo schermo del suo computer.
“Un vero e proprio paradiso terrestre. Forse possiamo organizzare dei turni di congedo a terra…l’equipaggio ne ha bisogno” fece il capitano pensoso.
“Signor Chekov ha calcolato quanto impiegheremo per arrivare?” chiese poi al giovane navigatore.
“Due giorni signore, visto che non possiamo utilizzare i motori a piena potenza”
“Speriamo che il signor Scott risolva presto il problema. Signor Sulu imposti la rotta. Signor Spock…”
“Sì capitano, scendo subito in ingegneria per verificare la situazione” l’interruppe il vulcaniano.
“Lei mi legge nel pensiero” sorrise il capitano.
“Vorrei che tu fossi ancora nella mia mente, t’hy’la” pensò Spock mentre entrava nel turboascensore.
 
 Anche il reparto ingegneria era esattamente come nell’altro universo.
“Maledizione, ma di cosa son fatti questi bulloni? Non reggono!!” urlò Scott, seminascosto sotto una consolle.
“Signor Scott, posso esserle di aiuto?” chiese Spock entrando.
“Oh, Spock… è bello rivederla in piedi” fece l’ingegnere uscendo dal nascondiglio.
“Le assicuro che sono sempre stato in grado di  tenere la stazione eretta” chiosò il vulcaniano.
“Beh sì, insomma volevo dire… vabbè lasci perdere. Il suo aiuto è più che gradito” sorrise Scotty.
Spock annuì, cercando di  ignorare il senso di fastidio che provava.
Nel corso dei due giorni di congedo, trascorsi chiuso in cabina, aveva cercato di meditare, di estraniarsi dai ricordi della vita passata.
In quest’universo lui era Spock di Vulcano, non poteva mostrare emozioni, né tanto meno mostrare affetto per il suo capitano.  James Kirk non era il suo t’hy’la ed il solo pensiero di metterlo di nuovo in pericolo, di rivederlo morto in una bara, come aveva minacciato Q, era insopportabile.
Spock si mise al lavoro con solerzia, sperando  di non pensare a cosa aveva perso.
“Signor Spock, si sente meglio?”
La voce femminile distrasse Spock completamente immerso nel suo lavoro.
“Dottor Marcus”  Spock salutò la donna, reprimendo il fastidio che provava alla sua sola vista.
Nell’altro universo la storia fra Jim e Carol era finita pochissimi mesi dopo essere nata; nessuno dei due provava un vero coinvolgimento e la perdita del bambino che Carol aspettava aveva definitivamente tranciato  ogni speranza.  Carol aveva lasciato l’Enterprise pochi giorni dopo  essere stata dimessa senza neppure salutare Jim.
Tutto questo, in quest’universo, con evidenza non era mai successo e da quello che Spock aveva potuto vedere in sala mensa due giorni prima, Carol Marcus era ancora profondamente interessata a Jim.
“Vedo che sta bene. Jim era molto preoccupato per lei… beh anche io in realtà” continuò la donna sorridendo.
Spock represse l’impulso di urlarle che non poteva permettersi di riferire quello che provava Jim, che il capitano non era niente per lei, che Jim era suo e lo sarebbe sempre stato.
“Le mie condizioni sono più che soddisfacenti, grazie” si limitò invece a rispondere.
“Bene, ne sono lieta. Vorrei mostrarle questi file, forse possiamo aggirare il problema del motore  sostituendo l’alternatore… il nostro laboratorio può costruirlo in poco tempo”
Spock guardò i files e annuì, avrebbe fatto di tutto pur di fare in modo che la Marcus si allontanasse.
“Molto bene, allora diamo il via libera. Dovremmo essere pronti per stasera, al massimo domani”
La giovane bionda sorrise prima di allontanarsi e Spock tirò un sospiro di sollievo.
 
“Signori sono contento che abbiamo trovato una soluzione.” disse Jim mentre adva una piccola pacca sulla spalla di Spock.
Quel solo fugace contatto fu sufficiente a far crollare ancora una volta tutte le difese del vulcaniano.
“Signor Spock che ne dice di impiegare il tempo fino a che l’alternatore non sarà pronto per quella partita di scacchi?” 
“Sarebbe soddisfacente” rispose formale il vulcaniano mentre il suo cuore faceva balzi i gioia.
 
Jim sorrideva soddisfatto dall’altro lato del tavolo.
“Non è che mi st facendo vincere, vero?’” chiese ad un certo punto titubante, mentre  muoveva la sua regina.
“No, le assicuro capitano”. Spock non lo stava facendo vincere di proposito, ma l’attenzione era tutta concentrata  sull’umano e non sul gioco.
Il cuore gli dava continui sussulti mentre guardava l’amore della sua vita, seduto di fronte a lui, così vicino eppure irraggiungibile.
Anche in quest’universo Jim era l’essere più bello che avesse mai conosciuto.
“Spock… tocca a lei” fece Jim facendo uscire il vulcaniano dalle sue fantasticherie.
“Si certo…” rispose lui, facendo una mossa a caso, senza staccare un momento lo sguardo dagli occhi blu di chi gli sedeva di fronte.
Jim lo guardò allibito.
“E’ sicuro di stare bene? Così mi ha servito su di un piatto di argento la partita” fece poi  guardando la scacchiera.
“Sto bene capitano. E’ solo che…” la voce di Spock quasi si strozzò.
Aveva commesso un errore. Non poteva resistere da solo con Jim nella stanza.
“Spock, le confesso che inizia davvero a preoccuparmi.  So che probabilmente  non è intenzionale, ma ha passato tutta la partita a fissarmi. E certo non mi illudo di poter vincere così facilmente con un vulcaniano” scandì calmo.
“Le ho già detto che qualsiasi cosa sia, me ne può parlare. Se ho fatto qualcosa per metterla a disagio, se…” continuò.
“Lei non ha fatto nulla di sconveniente, capitano… la responsabilità è interamente mia” lo bloccò il vulcaniano, alzandosi dalla sedia.
“Se vuole scusarmi ora…” disse mentre cercava di avviarsi verso  la prta della cabina.
“No Spock, stavolta non mi accontento di rispose evasive. Ora lei resta qui e mi dice cosa c’è che non va. Perché c’è chiaramente qualcosa che non va” fece Jim avvicinandosi e  trattenendo il primo ufficiale per un braccio.
Il contatto fisico privò Spock delle ultime difese.
Barcollò mentre cercava di bloccare il fiume di sensazioni che provava e cercava di proiettare verso Jim, come se ci fosse ancora il legame fra loro.
“Ti amo mio t’hy’la. Sei il mio unico amore… ti amerò per sempre. Non posso vivere senza di te” pensò Spock chiudendo gli occhi.
Il capitano rimase a bocca aperta, senza fiato. Anche senza il legame evidentemente aveva percepito qualcosa.
Ritirò la mano come se  avesse preso una scossa.
“Scott a capitano Kirk” trillò il comunicatore alla cintura di Jim.
Ansimando il giovane capitano aprì la comunicazione.
“Capitano siamo pronti per azionare il nuovo alternatore. Forse lei ed il signor Spock volete essere presenti”
 “Arriviamo subito signor Scott” rispose Jim, mentre usciva precipitosamente.
 
“Tutto pronto?” chiese Scotty rivolto a Carol Marcus
“Qui è tutto pronto” rispose la donna rivolgendo un sorriso luminoso a Jim che le stava a fianco.
Spock stava due passi indietro, cercando di dominare  le sue emozioni.
All’improvviso si udì un forte rumore sulle loro teste.
Spock aveva tempi di reazione rapidissimi, ma prima ancor prima che si rendesse conto di quello che stava succedendo si trovò spinto  lontano e cadde in terra.
Un rumore assordante coprì le urla di Carol Marcus, mentre un enorme pezzo di acciaio piombava al suolo.
Poi per un attimo tutto il reparto piombò in un silenzio assordante
“JIM!” urlò Carol, mentre Spock cercava di rimettersi in piedi e capire cosa era successo.
La vista di quello che era successo lo congelò per un attimo
L’alternatore era piombato al suolo, seppellendo Jim. Il capitano aveva spinto Spock lontano dalla traiettoria, ma era rimasto sepolto sotto il macchinario.
Spinto dalla disperazione Spock usò tutta la forza superiore che possedeva per cercare di spostare il pezzo d’acciaio.
Ci riuscì dopo due tentativi, liberando finalmente il corpo del capitano.
“Emergenza medica in ingegneria” urlò Scotty all’interfono, mentre Carol piangeva isterica.
Jim era mortalmente pallido e non si muoveva. Il petto si alzava ed abbassava lentamente, quasi impercettibilmente.
Spock si inginocchiò e delicatamente  gli accarezzò il viso,  mentre terrorizzato vedeva una pozza di sangue scuro formarsi sotto la testa dell’unica persona che avesse mai amato nella sua vita.


Scusate il ritardo nell'aggiornamento.
I commenti mi fanno sempre piacere e mi stimolano ad andare avanti.
Grazie a tutti
   
 
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