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Autore: emme30    06/05/2017    10 recensioni
[Makoto/Haru] [Rei/Nagisa]
Sei un angelo, sarei perso senza di te.
Makoto si tirò su a sedere in un attimo, non riuscendo a credere a ciò che era scritto sullo schermo e arrossendo come una fragola matura.
Rilesse il messaggio almeno una decina di volte, guardandosi attorno e aspettandosi che qualcuno sbucasse fuori da un armadio urlando “Candid camera!”. Insomma, Nagisa ne sarebbe stato capace.
Fissò tremante lo schermo del cellulare, non sapendo come organizzare i pensieri e le emozioni che gli stavano facendo battere così veloce il cuore nel petto. Provò a calmarsi, cercando di convincersi che quel messaggio fosse stato puramente dettato dal sentimento di amicizia che Haru provava nei suoi confronti.
Sciocchezze, non faccio nulla di che, scrisse, provando a rimanere sul vago per capire dove l’altro volesse andare a parare.
Rimase seduto a fissare il proprio apparecchio finchè non lo sentì vibrare di nuovo. Quasi gli cadde dalle mani per quanto stavano tremando.
Non è vero, riesci a spronarmi e a trovare il modo migliore di aiutarmi. Lo fai sempre. Non so cosa farei se non ti avessi al mio fianco. Sei tutto per me.
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Haruka Nanase, Makoto Tachibana
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Spintarella


Quando sentì il cellulare vibrare nella tasca dei pantaloni, Makoto era appena entrato in casa.

Lo ignorò per qualche istante, intento come era a salutare i gemelli e far sapere ai suoi genitori che fosse tornato dopo il pomeriggio di studio a casa di Rei, per poi dirigersi nella sua stanza.

Abbandonò la cartella accanto al letto e si sdraiò sul materasso, sfinito dopo l’intensa giornata di studio e allenamenti. Nel momento in cui chiuse gli occhi, si ricordò del messaggio che doveva essergli arrivato poco prima e ripescò il cellulare dalla tasca dei suoi pantaloni.

Sorrise istintivamente quando vide che si trattava di Haru.

Grazie per oggi pomeriggio, quelle espressioni mi stavano facendo girare la testa.

Nel momento in cui lesse quelle parole, sentì il cuore stringersi nel petto, meravigliandosi totalmente di aver ricevuto un messaggio del genere. Di solito Haru lo ringraziava con uno sguardo o un gesto, dato che faceva fatica a usare le parole e a comunicare i propri stati d’animo.

Figurati, lo sai che mi piace sempre essere utile, digitò veloce, fissando lo schermo del cellulare con un gran sorriso.

Appoggiò il telefono accanto al cuscino con un sospiro profondo, cercando di non pensare a quanto quel pomeriggio gli fosse piaciuto aiutare Haru da sopra la sua spalla e quanto fossero stati sempre vicini. Per via di tutte le docce e bagni che faceva, il suo amico profumava sempre di buono e il suo odore gli rimaneva nelle narici quando passavano così tanto tempo insieme.

Non si aspettava davvero che lo smartphone vibrasse un’altra volta. Lo afferrò curioso, alzando sorpreso le sopracciglia quando vide che si trattava ancora del suo migliore amico.

Sei un angelo, sarei perso senza di te.

Makoto si tirò su a sedere in un attimo, non riuscendo a credere a ciò che era scritto sullo schermo e arrossendo come una fragola matura.

Rilesse il messaggio almeno una decina di volte, guardandosi attorno e aspettandosi che qualcuno sbucasse fuori da un armadio urlando “Candid camera!”. Insomma, Nagisa ne sarebbe stato capace.

Fissò tremante lo schermo del cellulare, non sapendo come organizzare i pensieri e le emozioni che gli stavano facendo battere così veloce il cuore nel petto. Provò a calmarsi, cercando di convincersi che quel messaggio fosse stato puramente dettato dal sentimento di amicizia che Haru provava nei suoi confronti.

Sciocchezze, non faccio nulla di che, scrisse, provando a rimanere sul vago per capire dove l’altro volesse andare a parare.

Rimase seduto a fissare intensamente il proprio apparecchio finchè non lo sentì vibrare di nuovo. Quasi gli cadde dalle mani per quanto stavano tremando.

Non è vero, riesci a spronarmi e a trovare il modo migliore di aiutarmi. Lo fai sempre. Non so cosa farei se non ti avessi al mio fianco. Sei tutto per me.

Makoto deglutì a vuoto, ripassando quelle parole e imprimendosele a fuoco nella mente. Non poteva credere che si trattasse proprio dello stesso Haru che conosceva da una vita e che non aveva mai manifestato alcuna intenzione romantica nei suoi confronti fino a quel momento.

E’ normale che lo faccia, Haru. Sei il mio migliore amico.

Rilesse il messaggio almeno dieci volte prima di inoltrarlo, chiedendosi se quelle fossero le parole giuste da usare in quel contesto. Si rifiutava di far volare troppo la propria fantasia e intendere qualcosa che magari non c’era in quegli sms.

La risposta arrivò immediatamente e Makoto dovette portarsi una mano alla bocca per bloccare il singulto che gli uscì dalle labbra.

A volte vorrei che fossimo qualcosa di più.

Si guardò intorno con aria colpevole, come se quasi avesse vergogna nel farsi vedere in quello stato, per poi tornare a fissare lo schermo del cellulare. Lo sfiorò con la punta delle dita, col timore che quelle parole potessero scomparire da un momento all’altro.

Tutto ciò però non aveva senso. Cosa aveva spinto Haru a mandargli quei messaggi proprio quella sera? Non c’erano stati cambiamenti nel loro rapporto, erano gli stessi di sempre. Makoto stava facendo da tempo un lavoro sublime nel reprimere l’incredibile cotta che aveva per il suo migliore amico e finora nessuno si era accorto di nulla. Perché Haru gli stava dicendo tutte quelle cose?

Diede un’ulteriore scorsa al messaggio e decise che proprio non gli importava la risposta a quella sfilza di quesiti.

Cosa intendi? domandò, inviando il messaggio prima di poter cambiare idea.

Haru ci mise un po’ a rispondere questa volta e Makoto si ritrovò a camminare ansioso per la sua stanza, nella sua mente ricordi che si intrecciavano tra loro e fantasie che sembrava stessero sul punto di prendere vita.

Nell’istante in cui il cellulare vibrò, Makoto si precipitò sul materasso a leggere la risposta.

A volte vorrei che mi baciassi.

Ringraziò di essere sdraiato sul letto in quel momento: se fosse stato in piedi, sarebbe crollato da qualche parte e non si sarebbe mai più alzato. Deglutì imbarazzato, sentendo le guance bollenti e una incredibile sensazione di calore alla base del collo.

Non riusciva a crederci. Il fatto che il suo dolcissimo Haru gli stesse scrivendo proprio quella cosa era surreale, qualcosa che trascendeva ogni suo sogno più proibito. Era il suo desiderio più grande che si stava praticamente avverando.

Davvero? scrisse in fretta e furia, perché ancora non ci credeva. Aveva bisogno di un’altra conferma.

La replica arrivò fulminea e gli tolse altri dieci anni di vita.

Vorrei tanto che mi baciassi proprio ora.

Poi arrivò un altro messaggio, senza che Makoto avesse digitato altro. Parole che pensava non avrebbe mai avuto la fortuna di poter ricevere da parte di Haru.

Vieni da me, Makoto. Vieni qui e baciami.

Le lesse una volta e poi altre dieci di seguito, cercando di convincersi che fossero vere, reali, che Haru gli aveva davvero scritto di andare a casa sua e fare l’unica cosa che Makoto desiderava fare ogni singolo momento che passavano insieme. Ci mise meno di tre secondi a uscire di corsa dalla sua stanza e a precipitarsi giù per le scale, il suo preziosissimo cellulare stretto in una mano e il cuore che gli stava letteralmente uscendo dal petto.

Biascicò un “SonodaHarunonaspettatemipercena” ai suoi genitori prima di catapultarsi fuori dalla porta di casa con una scarpa mezza slacciata e fare a quattro a quattro le scale che conducevano all’abitazione di Haru.

Arrivò in cima con il fiatone, anche se sapeva benissimo che non era per via dello sforzo appena fatto. Si portò il telefono davanti al viso e rilesse l’ultimo messaggio che gli aveva mandato Haru, al quale non aveva neanche risposto.

Vieni qui e baciami.

Bussò alla porta, cercando di non far rimbombare troppo quel suono. Provò davvero a calmarsi, ma fallì miseramente quando sentì dei rumori dietro l’uscio.

Stava ancora ansimando quando vide gli occhi blu di Haru fissarlo incuriositi, ma non se ne curò e fece esattamente quello che gli era stato richiesto. Si avvicinò a lui con una falcata e, senza dargli il tempo di dire una sola parola, gli prese il viso tra le mani e lo baciò sulle labbra. In quel momento, gli sembrò di essere sott’acqua: tutti i suoni arrivavano ovattati alle sue orecchie e la bocca di Haru era l’unica cosa che gli dava la forza di andare avanti, di respirare, di vivere.

Sentì immediatamente le braccia dell’altro stringersi attorno alla sua vita e si fece un poco più coraggioso, dischiudendo la bocca e tracciando le labbra di Haru con la lingua. Il ragazzo gli diede subito il permesso di approfondire il loro contatto e Makoto non aspettò ulteriori conferme. Lo strinse a sé e lo baciò con tutto il desiderio che gli aveva infiammato l’animo negli ultimi anni, cercando di far capire ad Haru quanto lo amasse e quanto fosse indispensabile per la sua esistenza.

Si allontanò da lui dolcemente, facendo schioccare le labbra e aprendo subito le palpebre per incontrare le distese azzurre che erano gli occhi di Haru. Sorrise felice e gli accarezzò la guancia.

“E’ una vita che aspetto che tu mi dica quelle cose. Non riesco a credere che finalmente sia successo.”

Haru lo fissò per qualche istante, prima di inclinare la testa di lato e aggrottare le sopracciglia.

“Quali cose?”

Makoto sbatté le palpebre un paio di volte, stranito. Provò disperatamente a ignorare l’agitazione che sentì pervadergli le membra.

“I… i messaggi che mi hai scritto poco fa,” rispose balbettando.

“Quali messaggi?”

Per un istante Makoto pensò che Haru lo stesse prendendo in giro, poi si ricordò che chiedere baci via telefono non faceva parte della sua personalità e, nel giro di un solo momento, andò nel panico. Cosa stava succedendo?

Fece un passo indietro e ripescò il cellulare dalla tasca dei pantaloni in cui lo aveva infilato poco prima, aprì la chat dei messaggi e glielo porse cautamente. “Questi messaggi.”

Haru afferrò curioso l’apparecchio e, dall’espressione con cui stava leggendo la conversazione, Makoto ebbe la conferma che il ragazzo non aveva la benché minima idea di tutto ciò che cui si era riferito poco prima.

“Non li ho scritti io,” commentò Haru poco dopo, restituendogli lo smartphone. “Temo di aver lasciato il cellulare a casa di Rei... e mi pare di aver capito che Nagisa si fermava a cena da lui stasera…”

Makoto capì da solo il resto della storia. Rei e Nagisa. Ecco chi si era divertito così tanto alle sue spalle e lo aveva messo in imbarazzo in quel modo. Non riusciva a crederci, non riusciva a concepire il fatto che proprio due dei suoi migliori amici avessero potuto umiliarlo in quel modo e-

“Non hanno detto cose false, comunque.”

Haru interruppe il flusso dei suoi pensieri e Makoto tornò a fissare quegli occhi che ai più potevano sembrare inespressivi, ma nei quali lui riusciva a leggere storie infinite. “Per me sei davvero indispensabile.”

Makoto avvampò completamente a quelle parole e, non riuscendo a trovare nulla da dire, si morse il labbro imbarazzato.

“E a volte vorrei tanto che mi baciassi,” continuò Haru. “Proprio come hai fatto adesso.”

Makoto dischiuse leggermente la bocca e lo guardò scioccato. Il cuore gli esplose nel petto quando le labbra di Haru si distesero in un sorriso sincero e genuino.

“Haru… io… non… non lo sapevo.”

Il ragazzo scrollò le spalle, sistemandosi meglio il grembiule che gli copriva il petto. “Rimani per cena? Ho fatto lo sgombro.”

Makoto si ritrovò a sorridere a quelle parole, sentendo tutta l’ansia e la preoccupazione scivolargli via dal petto. Nonostante tutto quello che si erano appena confessati, era certo che alcune cose con Haru non sarebbero mai mutate.

Allungò una mano per sfiorare quella del ragazzo e sentì il battito impazzire quando Haru intrecciò saldamente le dita con le sue.

“Va bene, Haru-chan.”

“E basta con questo chan.”

Già, certe cose non cambiavano proprio mai.
 

*

 

“Rei-chan! Mako-chan ha risposto?”

Rei alzò lo sguardo dal cellulare di Haru e sospirò sconsolato.

“No, non ancora!”

Si lasciò andare contro lo schienale della sedia, lanciando un’occhiata al fidanzato che stava sbocconcellando uno snack sdraiato sul pavimento. “Non credi abbiamo un po’ esagerato?”

Nagisa scosse la testa convinto, ingoiando il boccone che stava masticando. “Sciocchezze! Quei due avevano solamente bisogno di una piccola spintarella. Persino Rin-chan e Sou-chan si sono messi insieme, mancavano solo loro! E poi, se funziona...” si mise a sedere e gli fece un gran sorriso. “Finalmente potremo fare le uscite di coppia tutti e sei!”

Rei si lasciò scappare una risata e si sistemò meglio gli occhiali sul naso. Stava per replicare all’entusiasmo del proprio ragazzo quando sentì il cellulare di Haru vibrare sulla scrivania.

“Makoto-senpai ha risposto!” squittì, aprendo immediatamente il messaggio e percependo Nagisa correre verso di lui e inciampare nei suoi stessi piedi nel mentre.

Il messaggio consisteva in una semplice foto: Haru aveva il capo appoggiato al petto di Makoto e dormiva dolcemente, mentre l’altro ragazzo guardava fisso l’obiettivo della telecamera con un sorriso radioso in volto.

La foto era accompagnata da una parola sola: Grazie.

Nagisa allacciò le braccia attorno al collo di Rei e gli lasciò un bacio sulla guancia, elettrizzatissimo. “Ce l’abbiamo fatta, Rei-chan! Siamo fantastici!”

Prima che Rei potesse rispondere, però, un altro messaggio fece vibrare il cellulare di Haru.

Non pensate però di passarla liscia.

Entrambi si zittirono di colpo e si guardarono terrorizzati.

“Nagisa-kun, tu hai mai visto Makoto-senpai arrabbiato?”

Nagisa deglutì. “No, mai.”

Si fissarono in silenzio per qualche attimo prima che Nagisa afferrasse il cellulare di Haru e rileggesse il messaggio. “Però Mako-chan è uno che non si arrabbia... magari sta scherzando!”

Rei si aggiustò gli occhiali e corrugò la fronte. “E se invece fosse serio? Te l’avevo detto io che abbiamo esagerato!”

Nagisa si portò le mani tra i capelli e lo guardò sull’orlo delle lacrime. “Oh, Dio! Adesso Mako-chan ci odia!”

Rei ci mise tutta la sera a convincere il suo ragazzo che no, il loro amico non avrebbe mai potuto odiarli per quello che avevano fatto, ignorando che, dall’altra parte della città, Makoto stesse stringendo Haru tra le braccia e si stesse godendo la sua dolcissima vendetta.

 
Quanto ci voglio bene a questi patatini sono bellissimi e mi sono divertita da morire a scrivere questa storia ♥ Spero vi sia piaciuta e di aver caratterizzato bene i personaggi, è la prima volta che mi occupo di loro :3
Mi trovate anche su Facebook, sulla mia pagina autore,
PROPRIO QUI 


Beta reading: Ilaria
   
 
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