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Autore: floricienta    07/05/2017    0 recensioni
In una società governata dalla tecnologia più avanzata combinata alla forza del Mana, la divinità dell'oceano, Tangaroa, minaccia la sopravvivenza del genere umano, costringendolo a ritirarsi a vivere sulle aeronavi e obbligandolo a compiere sacrifici per beneficiare la propria benevolenza.
È in questo contesto che si intrecciano i destini e i sentimenti di due persone. Ari, un ragazzo timido e pauroso, che si è visto portar via tutto ciò che di più caro gli era al mondo, e con un potere dentro di lui che non può neanche immaginare; e Nael, un ladruncolo di strada che, per diverse vicissitudini, si è ritrovato a convivere proprio con Ari, aiutandolo giorno per giorno a diventare sempre più forte con la sua presenza.
Un insieme di turbamento, tristezza, felicità, disperazione, amore.
Sarà proprio la catena che li lega indissolubilmente a determinare la salvezza o la distruzione dell'umanità.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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CAPITOLO 35
COMBATTERE CONTRO SE STESSO

 

Gennaio, anno 440 del XII periodo

Ancora non ci credeva.
Nael era lì davanti a lui, eppure non era il Nael che conosceva, ma solo un involucro che conteneva lo spirito malvagio di Tinirau.
Questo non gli impedì di perdere la sensibilità alle gambe, di offuscarsi la vista a causa delle lacrime e di sentire una pressione opprimente al petto.

Nael, sei proprio tu...

Era così come l'aveva visto l'ultima volta. Era nudo, con un foro nel petto diventato quasi marcio e dai colori che andavano dal viola al nero, alcuni pezzi di carne si erano staccati da esso e pendevano al di fuori. Forse l'anima della divinità non aveva avuto pienamente il controllo sulla conservazione del corpo, chissà se a causa del potere indebolito dopo tutti quegli anni, passati senza poter esercitare a pieno la propria forza.
Ad Ari faceva male quella visione.

Vederti e nello stesso tempo non vederti, mi sembra di star per morire.

La luce soffusa, causata dai bagliori dei riflessi di alcuni coralli nella stanza, gli fece notare un dettaglio che ribadiva che quello non era affatto Natanael.
Aveva entrambi gli occhi neri.
Un nero infinito, minaccioso, oscuro come non si era mai accorto.

Sono sempre stati così?

Si sentiva risucchiato, intrappolato, concatenato, ma non aveva niente a che fare con la prigionia che conosceva quando si perdeva negli occhi di Nael. Era dolorosa e gli faceva rivoltare le interiora.

No. Questi occhi rappresentano tutto il male che esiste al mondo.

Quelli di Nael, invece, possedevano una piccola luce in fondo al tunnel, nel quale risiedeva tutto il bene che una persona potesse avere. Quella scintilla era svanita perché l'anima del ragazzo non era più al suo interno, lasciando il posto all'oblio.

Non credevo che si nascondesse una brutalità tale dentro di te, non si era mai mostrata.

Quello che non poteva chiamare Nael, ma Tinirau, lo stava fissando senza mai distaccare lo sguardo e la sua espressione era quasi derisoria e disumana.

Come ho fatto a non intuirlo mai in tutti questi anni?

Era incredibile come potesse essersi celata così a lungo quella porzione che non era Nael, ma che lo abitava come se ne facesse parte.
Ari fu scosso da un singulto e dovette serrare le labbra per non far uscire quel suono.
“Ti prego, non annoiarmi ancora con i tuoi piagnistei. Ne ho già sopportati abbastanza senza poterti cucire quella boccaccia che ti ritrovi.” commentò Tinirau, alzandosi dal materasso con un movimento così aggraziato che pareva Nael nei momenti in cui agiva da ladro.
Solo ora, Ari, si rese conto che non aveva la stessa tonalità di Natanael.
Forse perché a primo impatto era stata un'emozione troppo forte da sopportare, tuttavia, adesso, poté affermare con precisione che anche la voce non fosse la medesima. Ci assomigliava e non poteva che essere così, dato che erano le corde vocali del ragazzo a parlare, eppure era come se Tinirau non avesse avuto neanche il controllo su di esse, tanto da non saper far uscire i suoni allo stesso modo del vero ragazzo.
Provò una vibrazione strana che risalì lungo la schiena fino a fargli rizzare i peli dietro al collo.

C'è così tanto disprezzo in lui...

Associare quella frase al volto di Nael era una coltellata nel petto per Ari.

...quello che ho sempre avuto paura di ricevere da Nael, quando ancora non avevo capito che si fosse affezionato davvero a me.

All'improvviso ebbe il terrore che tutto quello che aveva passato e che gli era stato detto non era che un'enorme illusione.

E se Tinirau avesse sempre comandato ogni azione e parola di Nael?

Spalancò gli occhi, trovandosi a tremare e indietreggiare di un passo, quasi inciampando su se stesso.
No, non poteva essere. I sentimenti dell'altro erano troppo puri per poter essere associati a quella crudeltà che era la divinità figlia di Tangaroa.

Il nostro amore è reale, su questo non posso dubitare.

Fece un piccolo sospiro e sentì la testa girare. Aveva voglia di sedersi o lasciarsi abbandonare sul letto per cadere nel mondo dei sogni e risvegliarsi nella sua cascina prima che tutto quel casino fosse iniziato.
Una risata agghiacciante e soffusa scaturì dalle labbra di Tinirau.

Questa non è la risata che ho imparato a conoscere.

“Quell'espressione è riluttante.” disse ancora la divinità, con un tono scocciato.
“Smettila!” questa volta fu il vero Nael a parlare. “Non osare insultare Ari o...”
“O cosa?” un piccolo ghigno fece capolino sul volto di Tinirau, interrompendolo.

E questo non è il suo sorriso.

“Mi hai sentito?” chiese Nael, sorpreso.
“Sono una divinità, credi che non riesca a percepire uno spirito? Per giunta uno che conosco come le mie tasche e che ho provato a influenzare senza molto successo, purtroppo.” sospirò esageratamente. “Ti sento e ti vedo bene.”
“Meglio così! Almeno puoi ascoltare per bene la mia voce mentre ti dico che sei un emerito bastardo!”
Tinirau schioccò la lingua.
“Come se potessi darmi qualche turbamento l'insulto di un ragazzino morto. Ah!” la sua attenzione si spostò su Inaya, che era qualche passo dietro ad Ari e cercava di tenere il filo del discorso, sorpresa di poter udire qualche parola fuoriuscita dalle labbra di Nael, domandandosi se non fosse causato da Tinirau stesso. “Questa deve essere la maga senza Mana.”
“Come fai a conoscermi?” Inaya parlò con spavalderia che celava il terrore dentro di lei.
“Ho sentito la tua presenza durante il rituale del Sacrificio. Trovo che sia immondo che qualcuno faccia finta di possedere il Mana pur di sopravvivere...” fece una piccola pausa. “Lo apprezzo e sarei onorato se vorrai donare a me la tua anima quando morirai.”
Inaya sbiancò di colpo, tuttavia, questo non le impedì di usare la sua lingua tagliente.
“Le mie azioni sono votate alla purezza, nulla di quello che ho fatto nella mia vita si abbassa alle tue calunnie e non ti darà il potere che credi.”
“Questi umani... Vedo che non avete perso l'abitudine di rendervi più importanti di quanto non siate.” fece un passo avanti, avvicinandosi al gruppo. “Effimeri granelli di sabbia che non valgono nulla.”
Inaya si zittì all'istante.
Ari stava ancora trattenendo il respiro, mentre gli occhi davano tutti i segnali per riempirsi di lacrime.

È come mi sono sempre sentito...

Gli pareva strano rivolgersi a Tinirau con quell'aspetto, voleva volgere lo sguardo altrove e nello stesso tempo gli era impossibile. Le sue iridi celesti come il cielo senza nuvole stavano scrutando i lineamenti che trovava così familiari: la mascella lievemente spigolosa, gli zigomi accennati nella rotondità del viso, la linea degli occhi – dai quali dovette subito staccare i propri per non ricadere vittima di quell'oscurità – i capelli troppo lunghi rispetto a come era solito portarli mentre era in vita ma neri e soffici come ricordava.
Era una bellezza unica e adesso aveva un qualcosa in più che non poteva definire e che lo paralizzava. In un certo senso era terribile, però gli diede il coraggio di prendere la parola.
“Non puoi dire che tutti la pensano così. Io mi reputo quel granello di sabbia.”
“Ari...” Nael allungò una mano per afferrargli il braccio e lo strinse così forte, che se avesse avuto il sangue che circolava, avrebbe avuto le nocche bianche.
Tinirau alzò un sopracciglio e Ari dovette rintracciare un'altra punta di audacia dentro di sé per continuare a parlare.

“So perfettamente di non contare nulla. Non ho mai azzardato a ritenermi più di quanto non fossi, anzi, mi sono sempre sminuito e l'ho capito solo parecchio tempo dopo che Nael è entrato a far parte della mia vita.” si portò un pugno stretto al cuore e avanzò di un passo, facendo ondeggiare i capelli cenere davanti al viso. “Proprio lui, un altro granello di sabbia, mi ha ricordato che insieme possiamo essere molto di più, possiamo formare un litorale ed estenderci oltre, sia per mare sia per terra. Se spinti dal vento, possiamo viaggiare e ritrovarci ovunque per cercare i frammenti del nostro destino e ricomporli per completare a pieno la nostra vita.”
I suoi occhi azzurri erano talmente intensi che fecero venire i brividi a Nael.
“Per questo non posso darti torto. Noi esseri umani siamo granelli di sabbia, ma insieme...” si voltò prima verso Inaya e poi verso Nael. “...questa piccolezza non conta nulla.”
Quel discorso era davvero uscito dalla sua bocca, forse non era stato così chiaro quanto avrebbe voluto, eppure ci aveva messo tutto il cuore.
“Per forgiare un lido servono ben più di tre granelli.” Tinirau rispose conciso.
“Ma ne basta uno per farti provare fastidio, se ti entra in un occhio.” disse Nael, prendendo la mano del biondo.
“In effetti mi state dando molto fastidio.”
Tinirau prese a camminare verso di loro, che si raggrupparono vicini, pronti a qualsiasi evenienza. Questo girò attorno a loro fino a essere con le spalle alla porta, ancora aperta, e non perse mai il contatto con i loro visi, scrutandoli con un'espressione a metà tra il divertito e il raccapricciante.

È impossibile interpretare quello che sta pensando...

Ari tese istintivamente un braccio davanti a Inaya come per proteggerla.

...se vuole solo parlare o...

“Ma credo che sfrutterò la vostra visita di cortesia per i miei propositi.”
Così dicendo, Tinirau si scaraventò verso l'uscita.
Ciononostante, Ari aveva presagito quale sarebbe stata la sua prima mossa già da qualche minuto. Sfruttò le correnti oceaniche per sbattere con prepotenza la porta e chiuderla usando il chiavistello dall'altra parte che, probabilmente, era impregnato da un incantesimo che non permetteva a Tinirau di toglierlo per fuggire.
La divinità finì con lo sbattere la faccia sulla soglia e si massaggiò il naso, voltandosi con un ringhio furente verso il ragazzo, e lo minacciò con gli occhi.
Ari respirò con affanno, ringraziando che avesse fatto in tempo, però quegli occhi puntati su di sé non promettevano nulla di buono.
“Credo, invece, che ci faremo ancora un po' di compagnia.” affermò Inaya, facendo venire un groppo in gola ad Ari, che non avrebbe mai ostentato una sicurezza tale nel provocare il nemico.
Stava per succedere la seconda opzione che non aveva ancora avuto il coraggio di pensare.

...combattere.

Erano andati lì con uno scopo ben preciso: recuperare il corpo di Natanael, e per farlo dovevano uccidere la parte malvagia di Tinirau che risiedeva in lui.

Devo combattere.

Non c'erano altri modi se non commettere un omicidio e, per giunta, quello di una divinità. Solo che un problema affliggeva Ari.

Devo combattere contro Nael.

I suoi occhi si posarono nuovamente sulla sua figura e sui muscoli delle braccia che l'avevano accolto e protetto infinite volte, sul petto – anche se adesso era squarciato – sul quale aveva dormito molte notti, sul collo dove aveva poggiato la testa a ogni abbraccio, perché la differenza di altezza non gli permetteva di andare oltre.
Faceva così male pensare che dovesse ulteriormente sfregiare quel corpo e non era pronto.
“Non mi è mai piaciuto il sarcasmo.” commentò Tinirau.
“Dannazione, la tua deve essere stata una dura convivenza forzata nel mio corpo.” rispose Nael, con un mezzo sorriso.
“Mi riferivo proprio a questo.”
Ari osservava tutti i suoi movimenti mentre si avvicinava sempre di più, pericolosamente.

Lui non è Nael...

Cercava di convincersi continuando a ripeterlo, eppure quello era il suo corpo.
“Fortunatamente.” riprese Tinirau dopo qualche attimo di silenzio. “So come metterti a tacere. Sai, dopo tutto questo tempo ho imparato quali sono i tuoi punti deboli.”
Nael strabuzzò gli occhi e, di scatto, trasse a sé Ari.
Non fu che un attimo che Tinirau si lanciò sul gruppo per attaccarli e loro riuscirono a schivarlo; Inaya rotolò verso la porta, mentre gli altri due caddero insieme vicino al letto.

Non è Nael.

Non avrebbe mai pensato di venir aggredito da qualcuno dalle sembianze di Natanael.
Stavano risalendo in Ari tutti i pensieri negativi che si era fatto con il passare degli anni, ma mai c'era stato anche il subire una violenza da parte sua.

Non è Nael!

“Ari, spostati!” urlò Nael, dandogli un colpo con i piedi.
Il biondo rotolò da una parte per evitare l'ulteriore attacco, dato che Tinirau si scaraventò direttamente contro di lui, e si ritrovò faccia a terra ad ansimare a causa dell'agitazione.
Adesso si trovava con l'acqua alla gola, era davvero iniziata la battaglia e non poteva più scappare.
“Avanti, fatti sotto.” Tinirau si leccò le labbra avidamente, sembrava non aspettasse altro che quella sfida. “È da tanto che non mi diverto un po', sempre schiavo di quel pezzente.” disse riferendosi a Nael. “Che a sua volta era schiavo di te.”
Ari sussultò.
Lui sapeva tutto, era a conoscenza di tutto quello che era successo perché era stato come un parassita all'interno del corpo di Natanael e avevano condiviso tutti gli avvenimenti accaduti nel passare degli anni. Conosceva le sue emozioni, i suoi turbamenti e ne era anche causa delle volte.
In qualche modo, sentì che era stato violata la vita stessa della persona che amava.

Forse alcune decisioni che ha preso, alcune risposte che ha dato...

Gli venne in mente di quando Nael gli aveva raccontato della sua fuga da casa prima di diventare un accattone.

...le sue paure...

Lo vide rannicchiato sotto le coperte durante una tempesta, con i lacrimoni agli occhi ma il sorriso sempre presente per non farlo preoccupare.

Tutti i suoi lati negativi sono stati amplificati da Tinirau.

Si alzò in piedi, cercando di non pensare alle ginocchia che gli tremavano.
Spettava a lui vendicare Nael per tutto quello che gli aveva fatto provare.
“Schiavo di un moccioso come te.” concluse il suo discorso la divinità, mentre si passava una mano tra i folti capelli.
“Adesso mi hai fatto arrabbiare!” la delicata voce di Inaya eruppe all'improvviso.
La ragazza era saltata in groppa a Tinirau e gli teneva un braccio al collo quasi a strozzarlo.
“Inaya!” esclamò Ari, vedendo che l'altro si stava dimenando per sbarazzarsi di lei e questa, in risposta, gli morse la spalla con tutta la forza che aveva.
In seguito, Tinirau indietreggiò fino a sbattere contro la parete e Inaya fece un urlo strozzato, picchiando fortemente la testa.
Ari non poteva più stare a guardare. Non si sarebbe mai perdonato il dolore di un'amica a causa sua, quindi si gettò contro Tinirau, attraversando la stanza e richiamando il mana in sé.
Avvertì quel formicolio, che adesso era così familiare, sulle dita e fu pronto a colpire il nemico.
“Inaya, lascialo andare!” gridò e lei si accasciò sul pavimento proprio un secondo prima che dalle dita di Ari zampillò fuori una scia di mana, che prese le sembianze di un drago d'acqua che scaraventò Tinirau sul soffitto, facendolo ricadere con un tonfo sul pavimento in pietra.
“Piccolo bastardo...” disse la divinità, mettendosi a carponi e notando che del sangue gli stava colando dal labbro che si era spezzato.
Quando si voltò verso il biondo, questo non poté trattenersi e il fiato cominciò a mancargli.

Ho colpito Nael... L'ho ferito...

Guardò le ginocchia che si erano appena sbucciate e quel taglio al labbro dal quale stava uscendo un filo di sangue che si andava a confondere con l'acqua del mare.
Poteva convincersi per ore che quello non fosse Natanael, ma il corpo era il suo ed era quello che doveva salvare e non distruggere.

Finirò con l'ucciderlo di nuovo in questo modo.

Le immagini del Sacrificio gli si palesarono davanti e dovette coprirsi gli occhi con entrambe le mani per scacciarle via, mentre una risata gli giungeva alle orecchie.
Rimase immobile, combattendo contro le visioni nella sua mente.





“Ari, che succede?” gli domandò Nael, senza ricevere risposta.

Il moro si sentiva così inutile in quel momento.
Aveva accompagnato Ari e Inaya in quella missione, ma non aveva il potere di aiutarli fisicamente. Tutto quello che poteva fare era guardare mentre Ari stava andando in preda al panico e Inaya sgattaiolava via da Tinirau per non farsi prendere di nuovo.
Inoltre, gli faceva un certo senso vedere la propria immagine in quel modo, con quello squarcio nel petto e quel terrore che avevano assunto i suoi occhi. Adesso poteva capire una parte del dolore che aveva provato Ari durante il rituale e, anche adesso, non doveva essere per niente facile per lui.

Forse non vuole attaccarmi, non vuole ferirmi.

Anche Nael stesso aveva una certa remora nel dover assalire se stesso.
Nonostante ciò, ci provò ugualmente, perché non poteva lasciare che facessero tutto gli altri due. Non era mai stato nella sua indole abbandonare qualcuno in difficoltà, anche se non se la cavava molto bene nei combattimenti corpo a corpo e lo sapeva bene. La sua pelle aveva delle cicatrici ormai rimarginate che l'avevano segnato tempo prima, quando non era che un ragazzo di strada e anche più avanti.

L'ultima volta che ho aggredito qualcuno stavo per non far ritorno da te. Ma questa volta il nemico sono io, quindi dovrei saper abbastanza bene come muovermi, no?

Sembrava quasi che si stesse incoraggiando da solo.
Si voltò verso Ari che era ancora immobile nel centro della stanza, con le mani poggiate agli occhi e la bocca semi aperta dalla quale uscivano alcune bollicine.
“Va bene, Nael.” parlò a se stesso. “O adesso o mai più.”
Si scagliò contro Tinirau, impegnato ad afferrare Inaya che aveva agito prontamente per far da esca mentre Ari si riprendeva da non sapeva bene cosa.
Andò dritto con un pugno sul suo viso, ma accadde quello che temeva.
La sua mano attraversò il corpo e avvertì un bruciore, come se l'anima stessa di Tinirau avesse danneggiato la propria. Vacillò senza cadere e imprecò a denti stretti.

Merda! Merda! Merda!

“Cosa credevi di fare, eh?” rise Tinirau.
Nael aveva sentito chiaramente il volere di rientrare all'interno del proprio organismo, tuttavia, questo era già occupato da un'anima che non gli apparteneva e non aveva la facoltà di sostituirla o di condividere lo spazio così come aveva fatto in precedenza Tangaroa.
Spalancò gli occhi a quel pensiero.

Se funzionasse... se solo funzionasse...

“Ari?” lo chiamò e il ragazzo guardò nella sua direzione tra le fessura delle dita. “Sto per provare a fare qualcosa di molto stupido, ma se ci riesco, stai pronto a colpire.”
Il biondo scattò a quella frase, dimenticandosi del resto.
“Che cosa stai dicendo?”
Il non poterlo vedere era una complicanza non da poco, non sarebbe neanche potuto intervenire per fermare qualsiasi sciocchezza stava per compiere. Ari ingoiò a vuoto, aspettando un qualsiasi segnale da parte dell'altro, mentre le sue gambe non si azzardavano a compiere neanche un passo.
Nael prese un respiro profondo e il suo sguardo si fece determinato.

Se solo riprendessi possesso del mio corpo, se riuscissi a scacciare l'anima di Tinirau, Ari potrebbe distruggerla senza problemi.

Nael non ci pensò due volte e scontrò tutto se stesso con Tinirau.

Ci sono, sono dentro.

Lo avvertiva chiaramente.
Provò a muovere la mano per accertare che avesse il controllo di sé. Purtroppo, si sentì bloccato, come se un macigno fosse al di sopra, tanto da impedirgli ogni movimento.

Maledizione!

Una risata riecheggiò intorno a lui.
“Tinirau! Figlio di puttana!”
Nessuna risposta, se non il continuo suono di quella che assomigliava parecchio alla sua voce, anche se più agghiacciante e malefica. Una voce che gli ricordò una scena del suo passato, mentre inveiva contro Kaleo e la donna che l'aveva accolto come figlio.
In quell'istante provò del rimpianto che scemò subito dopo, quando un'ombra avvolse tutta l'area circostante.
Aveva creduto di poter aiutare Ari in qualche modo e non si sarebbe arreso fino a quando non ci sarebbe riuscito. Poco contava il fatto che al momento gli era impossibile muoversi, ci avrebbe provato e riprovato.
“Cazzo!”
Tutto di lui era bloccato e imprecare gli sembrava l'unica soluzione per non cedere. Aveva una visione piuttosto offuscata dalla rabbia in quel preciso istante.
Quale catena lo teneva imprigionato? Perché non comandava il proprio corpo? Come si sarebbe liberato da quella costrizione?

Se agendo in questo modo rimanessi intrappolato, oltre a non trascinare fuori l'anima di Tinirau...

Un groppo alla gola lo fece deglutire, però, lo sentì immediatamente inerpicarsi insieme a un conato di vomito.

...allora non sarei neanche più in grado di affiancare Ari in forma di spirito.

Strinse i denti fino a sentir scricchiolare la mascella.
Non esisteva, non poteva permetterlo.
Urlò con quanto fiato aveva nei polmoni, tralasciando che non respirasse più e che tutto ciò che la fisiologia umana comportava non valeva per un morto.
“Lascia...” un ringhio grave accompagnò quelle parole. “...andare...”
Annaspava, cercando di trarre a sé tutta l'energia di cui disponeva.
“...il mio...”
Strizzò gli occhi e lasciò risalire un ringhio ancora più forte.
“...corpo!”
Dall'esterno, Ari e Inaya videro la mano di Tinirau darsi un pugno allo stomaco da sola e la divinità indietreggiò con una piccola risata maligna.
“Stai giocando con il fuoco.” disse Tinirau.
Non ci volle niente perché Ari capisse quello che stava succedendo.
Urlò a gran voce il nome di Nael, scuotendo il capo intuendo quale pazzia stesse commettendo l'altro. Ed era solo per lui, perché era sicuro che avesse capito quale fosse la ragione che lo bloccava nell'agire.
“Non sto affatto giocando.” rispose Natanael, soddisfatto di quel destro andato a segno. Poco importava se si sarebbe ferito da solo.

Ci sto riuscendo.

“Solo io posso dare ordini al mio corpo.”
Gli si riempì il petto di gioia quando un secondo pugno andò dritto nella milza, anche se sentì quasi il contraccolpo.

Lo sapevo, non esiste niente di più forte della mia volontà.

Un sorriso di vittoria si dipinse sul suo volto, ma in quel momento accadde qualcosa che non aveva calcolato.
“Perfetto, perché neanche io sto giocando.” la voce penetrante di Tinirau era ancora più terribile di prima.
Natanael perse ogni collegamento con se stesso, attraversato da una scarica elettrica che lo fece accasciare sulle ginocchia.
Lo stesso non accadde al suo corpo, questo era appoggiato alla parete e si teneva una mano stretta sul cuore con la solita smorfia disumana che fissava Ari incessantemente.
Sembrava stesse soffrendo, ma nello stesso tempo era una sofferenza necessaria per raggiungere il successo e lo si notava a distanza.

Cos'è questa sensazione?

Nael respirò a fatica e cadde totalmente faccia a terra. Successivamente rotolò su un fianco fino a quando non scivolò sulla schiena.

Mi sento dissolvere.

Le lacrime lo colsero senza indugi.

Non posso abbandonare Ari...

Si strinse le mani alla gola, graffiandosi, creando delle piccole cicatrici con le unghie.

Ari...

L'oscurità lo coprì da capo a piedi prima dell'ulteriore scossa.





Ari sentì Nael urlare e una smorfia di dolore era presente sulla faccia di quello che adesso chiamava Tinirau.

Che cosa..?

Le lacrime ebbero la meglio e cominciarono a uscire copiose.

Dove sei Nael? Torna subito da me, ti prego.

Sembrò che le sue preghiere fossero state esaudite quando udì un respiro profondo come di qualcuno che era rimasto in apnea a lungo.
“Ari... Ari...” gemette con un rantolo.
“Nael?!” la voce gli uscì strozzata e stridula.
“Scusa...” boccheggiò, era evidente lo spasmo che doveva aver provato. “Non ce l'ho fatta.” si sforzò di sorridere come a rassicurare l'altro.
“Povero illuso.” prese a parlare Tinirau. “Davvero credevi di poter fronteggiare direttamente lo spirito di una divinità?”

Questa è la mia battaglia, eppure sto lasciando che gli altri combattano al posto mio.

Ari rimase ad ascoltare le parole del nemico, dure e graffianti.
“Non sarai mai abbastanza potente da valicarmi. Non ti avrei mai fatto riprendere possesso del tuo corpo.”
Il biondo si rese conto che aveva avuto ragione poco prima e che Nael aveva davvero messo a rischio se stesso per aiutarlo.
“Stai bene?!” esclamò Inaya. “Ci sei ancora?”
Ari spalancò gli occhi, anche lei si stava allarmando per il ragazzo.
“Sto bene...” rispose Nael, che si era messo seduto sul pavimento. “Ari, non preoccuparti se mi colpisci, fai quello che devi. Non ci sono altre scelte.” repentinamente cambiò tono di voce, rendendolo allegro e sarcastico. “Non me la prenderò se avrò qualche contusione al mio risveglio, tanto saprai come farti perdonare.”
“Io...”
Ari sentì girargli la testa.
Natanael gli aveva appena dato il permesso di picchiarlo e ferirlo, ma tutto di sé non voleva assolutamente dare ascolto a quelle parole. Era troppo per lui, continuava a vedere la lancia di mana che si conficcava nel suo petto e il buco che aveva davanti agli occhi glielo ricordava ancora più vividamente.
Per uccidere lo spirito di Tinirau sapeva cosa doveva fare.

Ma non posso...

Singhiozzò.

Non ancora!

Aveva ormai gli occhi arrossati dal pianto e non poteva gestire le lacrime che continuavano a uscire senza sosta.
“Avanti, Ari! Cosa fai lì fermo?” lo incitò Inaya. “Tocca a te!”
Nel mentre, Tinirau si era completamente ristabilito e li osservava divertito.
“Lo so, Inaya. Lo so!” rispose esagitato.

Non posso uccidere Nael di nuovo con le mie mani!

“Sei sempre stato un debole.”
Ari alzò gli occhi su Tinirau; le sue iridi tenebrose palesavano pura derisione.
“È stata una tortura vivere al tuo fianco per così tanti anni.” continuò la divinità. “Un giovane innocente e con la paura di vivere.” schioccò la lingua per prendersi gioco di lui. “Mi hai sempre schifato.” sputò a terra e si ripulì con il dorso della mano, dove rimase una piccola scia di sangue.
Il corpo di Ari tremava incessantemente, consapevole che fosse tutto vero.

Sono un debole, l'ho sempre saputo... Non posso salvare nessuno perché sono io quello che deve essere salvato in ogni situazione.

“Non hai neanche il coraggio di colpirmi, solo perché ti ricordo il tuo amato Nael.”
Quel nome pronunciato dalle sue labbra aveva qualcosa di amaro. Mancava tutta l'armoniosità che celava al suo interno e tutto l'affetto che Ari ci aveva messo nel deciderlo quando non era che un adolescente.
Nonostante ciò, aveva ragione.
Era rimasto pietrificato, con il sudore che colava giù lungo la fronte e arrivava agli zigomi.
“Non farti incantare dalle sue parole.” parlò Nael. “Noi due sappiamo molto bene ciò che siamo. Io so chi sei.”

Chi sono io?

Quanto avrebbe voluto che fosse la figura davanti a sé a dire quelle cose, invece il ringhio feroce non abbandonava il volto di Tinirau e la voce di Natanael era soffusa, in un angolo della stanza.

Non sono così forte come credi tu, Nael.

Ari allungò un braccio e sussurrò qualcosa tra i denti.
“Oh, mi vuoi attaccare?” lo beffeggiò ancora Tinirau.

Non lo sono affatto.

Fece un movimento a onda con la mano, che si illuminò di azzurro, ma non uscì niente dalle dita.

Scusa.

Abbassò la testa e, poco dopo, la seguì anche il braccio che tornò del suo colore naturale.
La risata di Tinirau proruppe fragorosa.
“Lo immaginavo.”
“Ari... no...” il sussurro di Nael era triste.
“Non arrenderti.” disse Inaya, avvicinandosi a lui, che la bloccò subito con uno scatto della mano.
“A differenza di te, io non mi farò problemi a deturpare il tuo visino afflitto.”

Senza neanche aspettare una risposta, Tinirau si gettò a capofitto su Ari, travolgendolo e facendolo finire ruzzoloni a terra.
L'impatto con la dura pietra fece fuoriuscire un lamento dalle labbra del biondo, che si sentì confuso anche a causa della testa che gli martellava senza sosta.
Tinirau lo schiacciò con il corpo e gli afferrò saldamente le mani, infilzandolo con le unghie.
“Lascialo!” urlò Natanael.
Insieme a Inaya si lanciarono contro la divinità per salvare il ragazzo che stava urlando di dolore, tuttavia vennero scagliati lontano da loro due, come se una barriera si fosse innalzata intorno.

Basta!

Ari scuoteva il capo a destra e sinistra mentre l'altro lo sovrastava e penetrava ancora di più con le unghie nella sua carne. Questa si era dipinta d'azzurro nelle zone lese e il mana stava fluendo velocemente per entrare nel corpo di Tinirau, lasciando che si consumasse tutto quello che possedeva.
Era come se gli venisse strappato via un tatuaggio dalla pelle e stava soffrendo come mai prima d'ora; più passava il tempo e più si sentiva svuotato e sul punto di svenire.
Aprì gli occhi – che erano diventati di un azzurro spento, quasi grigio – e cercò con lo sguardo la figura del vero Nael, senza riuscire a trovarla.

Sto per morire...

Un osso del mignolo destro si spezzò.
Un altro urlo orripilante si espanse nella stanza e i suoi due compagni di viaggio potevano solo rimanere a guardare.
“Ancora un po'... Ancora un po'...” Tinirau saldò la morsa, facendo scricchiolare altre dita e, ad ogni frattura, un gemito di dolore da parte di Ari.
Il mana continuava a sgorgare peggio di un fiume in piena.

...ma almeno non saprò mai quale è stata la tua espressione nel vedermi in questo stato.

Ari si ricordò di quanto non volesse raccontare a Nael dei sogni su Tangaroa, perché preoccupato di essere il prossimo sacrificio, proprio a causa del viso che non avrebbe voluto scorgere su di lui. Piuttosto, gli mancava il suo sorriso e adesso aveva perso ogni speranza anche per quello.
Improvvisamente, Tinirau si staccò da Ari che era rimasto intontito sul pavimento e ansimante.
La divinità lanciò un'occhiataccia a tutti e tre.
“Sarebbe davvero divertente uccidervi tutti quanti, ma non credo che questo contenitore resisterà ancora a lungo, perciò, addio. Portate i miei saluti a mio padre.”
Detto ciò, creò un'esplosione di mana che mandò in frantumi la porta, e nulla poté la sfera di luce lanciata da Inaya o l'imprecazione di Nael, che Tinirau già era svanito nel nulla, portato via dalle correnti.
Ari era ancora a terra, semi cosciente.
L'unica cosa che riuscì a comprendere fu la vergogna dell'essere ancora vivo quando, invece, sarebbe dovuto morire perché aveva lasciato che Tinirau scappasse solo per una sua debolezza.
Si rannicchiò con le ultime forze che aveva e scoppiò nell'ennesimo pianto.




 

NOTA DELL'AUTRICE:
Mi sembra sia andata bene... °^°
Ari non ce l'ha fatta a colpire Nael, capiamolo, è una cosa che va troppo oltre per lui. Il problema è che adesso è distrutto, Nael quasi scompare nel nulla, Inaya è leggermente inutile a livello di battaglia e... Tinirau ha salutato tutti quanti.
E adesso? Che direzione dovranno prendere i nostri eroi per caso?
Un grazie a tutti quelli che mi seguono e un bacio a ognuno di voi! A settimana prossima <3
Flor ^w^

  
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