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Autore: Juliet00    07/05/2017    1 recensioni
Questa é la storia di un regno, la cui tranquillità cela forse i misteri centenari, misteri di qualcosa che va oltre ogni sapere.
Ma la protagonista, di una così travagliata vicenda, dovrà essere necessariamente importante come i misteri che avvolgono il regno in cui vive?
Tratto dal capitolo uno:
Il capitano pensava a quale fosse stata la causa di una così spietata ira, da parte di un sovrano che per tutta la vita aveva governato in modo saggio e pacifico, dimostrando una mite tolleranza anche per i fuorilegge peggiori del regno. Di certo non poteva essere solamente l'orgoglio di re a dar vita a un gesto così avventato.
Genere: Avventura, Erotico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciò che sappiamo


-… Guarda bene ciò che ti circonda...ciò che meno aspetti ti troverà da sé, seguendo la tua onda ...-


Gin aveva aperto gli occhi ai primi albori di Lerix e si era guardata attorno stranita, notando che ciò che aveva letto la sera prima le era rimasto impresso nella mente, tanto da inseguirla finanche nei sogni.

La sua stanza non presentava nessun cambiamento, eppure quella notte le era sembrato di viaggiare, realmente, in luoghi che mai aveva visto…

Era una tranquilla e solitaria passeggiata in uno dei sentieri del regno fino a che un buio innaturale aveva cominciato ad avanzare sotto i suoi piedi e, in una brevissima frazione di tempo, si era ritrovata in un abisso nero, che non lasciava alcuna via di scampo. Chiuse gli occhi per un paio di secondi e non appena li riaprì si ritrovò sulla cima di una torre, più precisamente sul balcone di essa; davanti a lei si palesava un paesaggio vasto, vasto oltre ogni immaginazione… un regno forse… un regno che lei non aveva mai visto, nemmeno nei libri delle favole. Vedeva del verde... tanto verde, vedeva il blu del mare che si muoveva a ritmo del vento, vedeva il bianco delle cime innevate e vedeva… qualcosa di arido in mezzo a tutto lo splendore di quel luogo.

I suoi occhi riuscivano appena a scorgere quelle terre desolate e d’altra parte la sua mente era concentrata su quelle nuove meraviglie appena scoperte…

Poco prima che l’alba cogliesse il suo risveglio, alzò lo sguardo in alto e notò che il cielo non era ciò che doveva essere: era nero come l’oscurità che l’aveva presa poco prima ma questa volta mille piccole stelle lo puntellavano… anche se… semplici stelle non sembravano. Erano più simili a frammenti di cristalli e forse era questo che illuminava l’atmosfera come se fosse stato il sole a farlo.


Non ce ne sono di così speciali in tutto il regno


Le parole di nonna Willow le rimbombavano nella testa mentre la bizzarria di quel sogno infestava i suoi pensieri… che fosse quello il giovane regno di cui parlava il libro?

Gin guardò il grande orologio nella sua stanza e si accorse che non aveva più il tempo di stare ferma a pensare. Doveva prepararsi per andare a scuola.

Scese dal letto e velocemente si diresse verso il suo armadio; lo aprì e, in mezzo al suo stile colorato e al contempo delicato, scelse un grazioso abito rosa a fiori azzurri, lungo fino al ginocchio, le cui maniche le fasciavano elegantemente le esili braccia, congiungendosi con lo scollo quadrato del corpetto.

Uscì dalla sua stanza con ancora indosso la sua veste da notte e andò nella sala da bagno più vicina.

Lavandosi il viso, si soffermò sull’immagine che lo specchio le rimandava: il viso magro e pallido era in netto contrasto con il rosso vivo dei suoi capelli, ancora scomposti dal sonno, le sue guance presentavano qualche piccola lentiggine… forse qualche tocco di colore che la natura aveva deciso di donarle…

Chissà se qualche uomo avrebbe mai provato interesse per lei o addirittura qualche sentimento. Per qualche secondo, il suo pensiero corse al viso di quel soldato, Brumir, e alla gentilezza avuta nei suoi confronti.

Alla vista sembrava giovane, forse qualche anno in più di lei, aveva un bel viso, poca barba e due occhi particolari, color dell’ambra…

La voce della signora Ilene, madre di Gin, la distolse dai suoi pensieri. Finì di prepararsi in fretta e, dopo aver raccolto i capelli in treccia, mise il suo vestito e indossò le sue scarpette bianche.

Al piano di sotto, nella sala da pranzo, l’attendeva la ricca colazione che la madre le aveva preparato, come ogni mattina.

Buongiorno cara, hai dormito bene?” la salutò la madre, intenta a sistemare alcune porcellane nell’apposita vetrina, meticolosamente curata.

Buongiorno mamma, ho dormito meravigliosamente ma… non ti pare di aver esagerato con tutta questa roba da mangiare?”

Gin credo, onestamente, che tu debba apprezzare tutto questo senza lamentarti troppo...”

Lo apprezzo mamma ma questo cibo servirebbe a sfamare un esercito e io sono solo una ragazzina.” le rispose, sedendosi al tavolo.

Sei una ragazzina magra che dovrebbe mangiare di più...non vorrai emulare quella Griselda spero...”

Gin si limitò a mangiare una tortina di lamponi , senza proferire parola. Sarebbe stato solo inutile cominciare quel discorso con sua madre.

La signora Ilene non era cattiva ma, come molte nobili e borghesi, era una donna incentrata sull’apparenza e sui relativi pregiudizi.

Nel caso di sua figlia, si accaniva particolarmente sull’amica Griselda (spesso chiamata semplicemente Zelda), di qualche anno più grande, che si presentava in maniera completamente differente da Gin e dalla maggior parte delle ragazze del regno.

Invero,ella, amava distinguersi dalla massa sotto tutti i punti di vista, ignorando le chiacchiere negative sul suo conto. Chi la conosceva oltre le apparenze, imparava a volerle bene senza alcuna remore.

Gin l’aveva conosciuta per caso, durante uno dei progetti scolastici che coinvolgeva diverse classi della scuola del regno; era rimasta colpita dal modo in cui Zelda si poneva con i loro coetanei e da come si presentava anche nei suoi modi di apparire.

Non aveva nessun timore a vestire secondo i suoi gusti: odiava le lunghe gonne e i corpetti, i cui scolli aderivano al corpo come pastrani; vestiva con semplici gonne corte a campana mentre i suoi corpetti la tenevano coperta quanto bastava senza esagerare, talvolta attirando innumerevoli sguardi indiscreti, a causa degli scolli che la rendevano tanto elegante quanto sensuale e provocante.

Sorrise Gin, ripensando a uno degli episodi causato proprio dall’abbigliamento della sua migliore amica…

Gin?” la chiamò, la signora, incuriosita dalla fugace risatina della figlia.

Nulla mamma, pensavo solo una cosa di vecchia data...” le rispose sorridendo, mentre concludeva la colazione.

Si alzò e corse velocemente al piano di sopra per prendere la sacca con tutto il materiale necessario per la giornata.

Era indecisa se lasciare a casa il libro di Willow ma d’altra parte era sicura che, se sua madre l’avesse visto, l’avrebbe certamente preso e avrebbe cominciato a farle mille domande sulla sua provenienza e sul perché di tanto interesse verso di esso; decise, quindi di portarlo con sé, nascondendolo in fondo alla sacca. Con l’aiuto di Zelda, avrebbe certamente trovato il modo di tenerlo lontano da sguardi troppo curiosi e indiscreti.

Gin salutò sua madre e uscì, incamminandosi verso la scuola del regno.

Nel mentre, un’ombra sinistra si aggirava nel borgo, in quelle prima luci del mattino: un mantello blu che muovendosi, attirava gli sguardi della gente di paese, incuriosita dal lungo cappuccio che non permetteva a nessuno di scorgere il viso di quel viandante.

A tutti, però, parve chiaro che quella misteriosa figura fosse molto ricca, la seta di quel mantello non era certo materiale di poco prezzo...

Ma perché una persona tanto ricca doveva aggirarsi in un comune borgo del regno? E quale il motivo di tanto mistero?

Nessuno ebbe il coraggio di proferire parola mentre, l’uomo o la donna misteriosa, proseguiva senza alcun timore la sua passeggiata...

I cancelli della scuola di Lerix si sarebbero aperti di lì a poco e tutti gli studenti attendevano pazientemente fra chiacchiere, noia e stanchezza, nella piazza antistante l’entrata.

Gin, con lo sguardo, era intenta e cercare Griselda in mezzo alla folla, senza minimamente rendersi conto che ella era proprio dietro di lei, con un sorrisetto beffardo, aspettando che l’amica si accorgesse della sua presenza.

Cerchi qualcosa in particolare?” le domandò ridendo.

Gin, ebbe un accenno di paura, sentendo due mani sulle sue spalle, realizzando, solo dopo aver udito quella voce, che altri non era che Zelda, fasciata nel suo vestito color lilla, rispecchiante il suo stile, con i lunghi capelli sciolti, liberi di muoversi al soffio del vento leggero.

Veramente cercavo proprio te”

Oh ma che onore...” rispose, Zelda, fingendosi lusingata “Nulla da raccontare?”

Non molto a dire il vero, stamattina ripensavo a quel diverbio che avevi avuto, tempo fa, con quell’uomo al mercato”

Quello che guardava troppo? Non è educato fissare.”

Le due amiche si misero a ridere abbracciandosi.

Avevano idee e modi differenti eppure non sarebbero potute stare l’una senza l’altra e ciò era risaputo in tutto il borgo. Molti si chiedevano come potesse esistere un’amicizia tale tra due caratteri notevolmente opposti.

Al contrario di Gin, Zelda non era amata da molte persone, il più delle volte si trattava di falsi sorrisi regalati per convenienza, a cui lei si era abituata con il tempo, vivendo la sua felicità con chi veramente le voleva bene.

Zelda, dopo ti devo mostrare una cosa che mi ha dato Willow, penso ti interesserà molto”

Si tratta forse di una delle leggende del regno?” le chiese incuriosita.

Più di una leggenda, probabilmente.” rispose, lanciandole uno sguardo complice, subito ricambiato dall’amica.

I cancelli cominciarono ad aprirsi e le due ragazze avanzarono, immergendosi nella folla.

In breve tempo i cancelli furono oltrepassati dalla moltitudine di ragazzi che frequentavano la scuola e al momento di entrare, un attimo prima passare l'enorme portone, Gin si sentì trascinare via bruscamente dietro una delle colonne dell’edificio.

Non riuscì ad articolare alcun suono e, d’altro canto,non avrebbe potuto neanche volendolo, poiché dopo poco si ritrovò una mano a tapparle la bocca.

Il suo cervello non riusciva a formulare nessun pensiero razionale e la paura faceva dimenare smodatamente il suo corpo, nel tentativo di liberarsi, ma senza ottenere risultati.

D’improvviso si sentì girare e ciò che inizialmente apparve ai suoi occhi, non servì a rassicurarla. La figura nascosta sotto il mantello che, fino a poco tempo prima, si aggirava nel borgo, si palesava dinanzi a lei, stringendola senza lasciarle alcuna via di scampo.

Chi sei?” chiese spaventata.

Non avrei voluto fare brutta impressione, signorina...” rispose una voce maschile, che Gin parve riconoscere.

L’uomo si tolse il cappuccio e alzò lo sguardo, mostrando alla ragazza due profondi occhi ambrati.

Tu...”

Sì sono Brumir…non era mia intenzione spaventarti, speravo di incontrarti...” le disse sorridendo.

Gin non riusciva a realizzare ciò che stava succedendo e presa dall’impulso diede un sonoro ceffone al viso del soldato…

Va bene me lo sono meritato” enunciò lui, massaggiandosi la guancia con una mano, senza abbandonare il suo sorriso.

Puoi ben dirlo.” rispose lei, stizzita “Questo non è incontrare una persona, questo è rapirla… tu ...sei matto...”

Lui scoppiò a ridere e prendendole la mano le disse: “Rapire mi sembra esagerato, sei ancora qui, sana e salva anche se… posso darti ragione sull’essere matto… insomma sono letteralmente scappato dai miei doveri di soldato per venire fin qui...”

Gin lo guardava incredula, indecisa se tirargli un altro schiaffo e scappare dentro la scuola oppure perdonarlo e rimanere a chiacchierare, ignorando i propri doveri, come lui aveva fatto per lei.

Mi perdoni, signorina, per averla spaventata...ma non posso che essere felice per averla trovata...”

A seguito di quelle parole, Brumir, baciò, con riverenza, la mano della giovane e ammirò i suoi occhi smeraldini, persi nella dolcezza di quel gesto.


Fine quinto capitolo.


Ed eccolo qui, il quinto capitolo, dopo un lungo periodo di assenza. Abbiamo conosciuto due personaggi (Ilene e Zelda) ed è ritornato un piccolo soldatino… (oserei dire che sta partendo una minuscola ship).

Non c’è molto da spiegare direi, spero, come sempre, che il capitolo vi sia piaciuto e ringrazio chi spende tempo per questo raccontino.

Prima di lasciarvi vi chiedo: dopo cinque capitoli, quale parola usereste per descrivere Gin?

Un caldo abbraccio e alla prossima.

   
 
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