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Autore: SwanShine    07/05/2017    0 recensioni
SwanQueen AU.
Nella tranquilla città di Storybrooke vi è un Liceo Artistico molto prestigioso, frequentato da un gran numero di ragazze e ragazzi.
In questo Liceo lavorano molti insegnanti, ma noi ci concentreremo maggiormente su due di loro.
Regina Mills, insegnante di Discipline Plastiche, molto attenta sul lavoro suo e dei suoi alunni.
Emma Swan, insegnante di Matematica, una donna che sa come farsi ascoltare e molto brava nel suo lavoro.
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-Flashback-

Emma's pov 

 

Corri Emma!

 

ASPETTA, PER L'AMOR DI DIO!

 

Emma aveva dieci anni, ma era una bambina matura per la sua età. 

Stava correndo attraverso il cortile della scuola con un gatto fra le braccia

 

Quelli ti faranno a pezzi!

 

Lo so! Ma non posso permettere che facciano del male a questo gatto! Volevano tagliargli la coda!

 

La ragazzina che correva insieme ad Emma scosse la testa

 

Io non ci tengo a venire pestata, perdonami.

 

E aveva spinto Emma di lato, il gatto sfrecciò fuori dalla recinzione della scuola.

 

Lilith! Cosa significa questo!?

 

Emma si tirò su seduta, le ginocchia sbucciate, fissava la sua amica sconvolta. 

 

Mi dispiace, davvero.

 

E corse via, lontano. Emma si alzò da terra, i pantaloni nuovi che le avevano comprato solo il giorno prima i suoi nuovi genitori adottivi erano sporchi e strappati, la felpa aveva aloni neri ovunque. 

 

Dov'è il gatto?

 

Chiese un ragazzino corpulento che indossava una t-shirt a righe bianche e rosse, dietro di lui c'erano altri ragazzini e un paio di ragazze. 

 

È scappato.

 

Emma rispose a tono, non aveva paura, ma sapeva che la aspettava il peggio e sarebbe finita nei guai. 

 

Ah si? Hai fatto un grosso stupido errore facendotelo scappare, ragazzina...

 

Il ragazzino fece un passo verso di lei che indietreggiò istintivamente, tenendo gli occhi fissi sui suoi. 

 

Grosso e stupido quanto te? Sai che quella maglietta a righe ti ingrassa, vero?

 

Quel pallone gonfiato era molto più forte di Emma, ma lei era molto furba e veloce, così quando il tizio le tirò un pugno lo schivò prontamente.

 

«TI PRENDO A CALCI, BIONDINA!»

 

E lei, non sapendo che altro fare, prese del terriccio da terra e lo lanciò negli occhi del ragazzo che ululò. Emma cominciò a correre, avrebbe passato dei guai molto grossi. E non con quei teppisti della scuola, ma con i suoi genitori adottivi.

 

-Present day-

 

La professoressa di matematica stava attraversando i corridoi indisturbata, con dei compiti in classe già corretti.

I suoi alunni per i corridoi la salutavano con cordiali "Buongiorno", che lei ricambiava con dei sorrisi che venivano fuori quasi meccanicamente. 

Raggiunse la sala insegnanti dove alcuni suoi colleghi prendevano il caffè prima dell'inizio delle lezioni,  Emma andò a posare tutti quei fogli dentro al suo armadietto, quando lo chiuse si accorse di una figura nell'armadietto vicino.

 

«Buongiorno professoressa Swan!»

 

«Professoressa Page.»

 

La Swan non la guardò neanche, si mise la borsa in spalla e uscì dall'aula insegnanti arrivando al corridoio. 

Per poco non sbatté contro la professoressa Mills che, appena aveva intravisto la bionda, aveva abbassato lo sguardo con un'imbarazzo palpabile a distanza di chilometri. 

 

«Buongiorno anche a te.»

 

Farfugliò tra sé la professoressa Swan abbastanza lontana dalla bruna. 

 

«Emma!»

 

Ancora la professoressa Page. Emma continuò ad attraversare il corridoio, arrivò alle scale.

 

«Diamine Emma, perché non mi calcoli?!»

 

La bionda di voltò verso l'insegnante di laboratorio artistico.

 

«Ti ho già salutata, non ti basta? O vuoi offerto anche un caffè? Devo andare in classe che sta per suonare la campana e io devo fare lezione.»

 

«Manca ancora un quarto d'ora.»

 

«Il quarto d'ora di tranquillità che mi serve prima di un'intera giornata di lavoro e che mi stai facendo perdere.» 

 

Poi aveva girato i tacchi e aveva continuato a salire le scale, la professoressa Page rimase ferma in quel punto ancora per un paio di minuti, poi scese e andò nella sua classe.

 

Regina's pov.

 

La professoressa Swan le era passata accanto e lei non era riuscita né a guardarla in faccia né tantomeno a salutarla.

Ma che altro avrebbe dovuto fare? Come si saluta una persona che si odia ma con cui si stava per finire su una cattedra mezza nuda? 

 

«Professoressa?»

 

Laurie Blue teneva la mano alzata da almeno venti minuti perché non trovava il suo lavoro in argilla, in classe si era alzato un fitto chiacchiericcio e Regina non ci aveva fatto caso.

 

«Ora silenzio ragazzi! Blue, controlla nello scaffale infondo all'aula.»

 

L'insegnante indossò il suo camice bianco e immediatamente cominciò a lavorare senza pensare ad altro.

 

Emma's pov.

 

-Flashback pt2-

 

«Emma non  può stare ancora con noi in questa scuola. È il quinto litigio in un mese e oggi ha anche lanciato la terra negli occhi di un compagno. Mi dispiace signori White. Ma dobbiamo espellere la bambina.»

 

Poi c'era stato silenzio, Emma era seduta fuori dall'ufficio della preside con il viso fra le mani. I genitori adottivi lasciarono l'ufficio e guardarono Emma, che sapeva benissimo cosa sarebbe successo ora.

 

La mattina seguente si era già ritrovata all'interno del cancello della vecchia casa famiglia dove era stata portata la prima volta, l'auto dei signori White si allontanava, ed Emma era di nuovo sola. Il primo fiocco di neve della stagione cadde davanti a lei, che fu poi accompagnata all'interno della struttura dove tanti bambini la osservavano curiosi, la maggior parte di loro la conoscevano già.

 

La prima volta in cui mi fece perdere la famiglia.

 

 

Regina's pov

 

-present day-

 

La campanella della ricreazione era suonata, Regina lasciò la sua aula per prendere il suo solito caffè, ma le fu impossibile farlo vista la fila di insegnanti davanti alla macchinetta.

 

«Fila lunga?»

 

«Abbastanza.»

 

Dopo due buoni minuti, Regina realizzò che era  stata la professoressa Page ad averle fatto quella domanda, teneva due bicchieri contenenti caffè in entrambe le mani. Uno lo porse a Regina dicendo

 

«Ho messo due palline di zucchero, spero non siano poche»

 

«Lo prendo senza zucchero. Ma grazie lo stesso, lo offra a qualche altro povero collega che potrebbe perdere il suo caffè giornaliero.»

 

E detto questo si unì alla fila davanti alla macchinetta.

Quando arrivò il suo turno, Regina premette i tasti necessari, prestando però attenzione anche a quello che dicevano il professor Booth e la professoressa Lucas.

 

«Beh, ormai oggi mettiamo i voti del primo trimestre, non può più recuperare quel cinque...»

 

I voti. 

 

Regina aveva completamente dimenticato di dover mettere i voti nei pagellini quel pomeriggio,  e presa di fretta lasciò il bicchiere con il caffè nella macchinetta e andò fuori dalla sala insegnanti per chiamare la scuola del figlio.

 

«Pronto? Salve, sono Regina Mills, la madre di un vostro studente, Henry Mills. Vorrei sapere se è possibile parlare con lui.»

 

«Certo Signora, lo chiamiamo subito.»

 

Emma's pov.

 

La professoressa Swan raggiunse il professor Booth e la professoressa Lucas, che oltre ad essere suoi colleghi erano anche sue grandi amici.

 

«Ehi buongiorno, come sono andate le prime tre ore?»

 

Il professor Booth fece un sorriso

 

«Non male, ho interrogato, programmato un compito... come al solito!»

 

«E tu Ruby?»

 

«Tre ore di spiegazione e... un caffè amaro gratis.»

 

Emma inarcò un sopracciglio prendendo il caffè che l'amica le stava porgendo

 

«Amaro? Chi è che ha voluto farti quest'offerta terribile?»

 

«Oh nessuno. La Mills l'ha dimenticato nella macchinetta. È scappata e non l'ho più... oh eccola lì fuori.»

 

Ruby indicò una delle porte d'emergenza dalla quale si intravedeva, oltre ai vetri, la figura di Regina avvolta in un cappotto nero.

 

«Ci penso io a portarglielo. A dopo miei cari.»

 

Emma fece un piccolo sorriso e attraversò il pezzo di corridoio che la separava dalla porta di emergenza. Regina era girata di spalle e parlava al cellulare.

 

«Ve bene tesoro... mi raccomando, appena torni a casa  pranza e fa i compiti. A più tardi... ti voglio bene.»

 

Ha un figlio?

 

Si domandò l'insegnante di matematica chiudendo la porta alle sue spalle. La bruna si voltò verso di lei posando il cellulare nella tasca del cappotto. 

 

«Buongiorno.»

 

Disse.

Emma fece un passo verso di lei porgendole il caffè.

 

«Te lo sei scordato nella macchinetta.»

 

«Oh... beh, grazie.»

 

Regina prese il caffè cercando di non guardarla negli occhi. La bionda la guardò attentamente per un paio di secondi.

Tra le due era piombato un silenzio spaventosamente imbarazzante, Regina teneva lo sguardo fermo sul suo caffè ormai tiepido e Emma guardava il paesaggio dietro di lei. Ad un certo punto la voce della bruna catturò l'attenzione dell'altra.

 

«Ehi, quello dev'essere uno dei primi fiocchi di neve invernali...»

 

Emma notò un leggero fiocco di neve volare fra le due, seguito a ruota da un altro e da un altro ancora.

 

«Già... forse dovremmo entrare...»

 

«Sì... È suonata la campana.»

 

«A dopo allora.»

 

«A dopo.»

   
 
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