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Autore: Ghost Writer TNCS    08/05/2017    4 recensioni
Leona è nata con un potere terribile e straordinario, una forza inarrestabile originata nel cuore più profondo dell’Inferno, capace di sbaragliare qualsiasi avversario. Un mostro.
Alphard non è nemmeno nato: lui è un ibrido, il prototipo di un nuovo tipo di supersoldato. Un esperimento.
Insieme si sono diretti su Shytia, un pianeta devastato dalla guerra civile e ora saldamente nelle mani di criminali senza scrupoli, e lì hanno fondato una gilda: la Brigata delle Bestie Selvagge. Ma hanno bisogno di una grande impresa per riuscire ad emergere, per dimostrare quanto valgono.
Un giorno vengono a sapere che Adolf O’Neill, il fuorilegge che controlla la vicina Traumburg, è entrato in possesso di un antico artefatto dal valore inestimabile. Ucciderlo vorrebbe dire liberare la città, ma anche e soprattutto poter saccheggiare la sua ricchissima collezione.
Prima però dovranno trovare degli alleati: qualcuno abbastanza folle da voler attaccare la roccaforte di O’Neill insieme a loro. Qualcuno che abbia la stoffa di una Bestia Selvaggia.
“Non siamo eroi, ma se avete bisogno di un eroe, chiamateci.”
Domande? Dai un'occhiata a http://tncs.altervista.org/faq/
Genere: Azione, Fantasy, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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18. Identità

Danray arrestò i sistemi di volo della sua nuova armatura e si lasciò cadere al centro del giardino, atterrando con tutta la violenza necessaria a mettere in chiaro la sua rabbia.

In un attimo i sensori localizzarono tutti i nemici all’interno delle mura e il licantropo ordinò di fare fuoco senza nemmeno preoccuparsi di verificare che qualche suo alleato non fosse stato erroneamente coinvolto. Dalla schiena e dalle spalle si aprirono dei piccoli scomparti lanciamissili che spararono in rapidissima successione più di quaranta colpi. Nel giro di pochi istanti si udirono le prime esplosioni e un indicatore gli segnalò che più dell’ottanta percento dei bersagli era stato eliminato.

Nonostante l’umore pessimo, riuscì a sorridere: aveva fatto bene a spendere di più per comprarsi un modello di primissima fascia come quello. La sua nuova armatura era una IronHeart Mk6, prodotta dalla Hellmatyar Corporation e così chiamata in onore del fondatore della società: Albion Hellmatyar[31], soprannominato appunto “Cuore di Ferro”. Aveva trovato delle ottime recensioni in proposito – soprattutto rispetto al mezzo fiasco della Mk5 – e in effetti quella nuova versione si stava dimostrando degna della sua fama. Il design era abbastanza classico, con piastre composite le cui forme erano studiate per garantire la massima mobilità senza ridurre minimamente la protezione. Gli armamenti erano quasi tutti a scomparsa o basati su cybercell[32] ad altissime prestazioni, il che contribuiva a dare all’armatura un aspetto solido ed essenziale: quello non era un prodotto da esibire nelle parate, ma da sfruttare nelle più terrificanti zone di guerra dell’universo.

«Ma tu guarda chi ha deciso di farsi vivo!» esclamò qualcuno andandogli incontro. «Ah, ma questa volta sarò io a rasarti a zero. E poi vediamo se avrai ancora voglia di farti vedere in giro.»

Danray, che era già stato avvisato della presenza del nemico, si voltò verso Alphard. «Vedi di non fare lo spiritoso. Mi stavo scopando una licantropa fantastica, quindi sono già abbastanza incazzato.»

Lo spadaccino aprì la bocca per ribattere, ma una forza improvvisa lo schiacciò a terra, così intensa da bloccargli il respiro. Non immaginava che l’armatura del suo nemico disponesse anche di un generatore di gravità artificiale.

«Questa volta mi assicurerò che il tuo cadavere resti tale.»

Il subordinato di O’Neill gli puntò contro un braccio, in un istante le cybercell costruirono una tozza bocca fa cuoco e il colpo partì. L’ibrido intuì che si trattava di una granata a ipercombustione come quella che lo aveva quasi ucciso cinque giorni prima e subito provò a scagliarla via con la telecinesi. L’ordigno si fermò a mezz’aria, fece per allontanarsi, ma subito dopo esplose, investendolo con il suo terrificante calore.

Danray questa volta non si illuse di aver ottenuto una facile vittoria, anzi rimase attento e concentrato, pronto a colpire nuovamente.

Sollevò il braccio sinistro e la lama di Alphard sfrigolò a contatto con il rivestimento energetico dell’armatura.

Il viso dell’ibrido era orribilmente sfigurato: la pelle si era sciolta, al punto che i bulbi oculari e i denti erano rimasti quasi del tutto scoperti. «Tua ‘adre non ti ha insegnato che non si ‘ruciano le hersone?!»

Il licantropo non perse tempo a rispondere, aprì la mano destra e lo sparò via con un raggio d’energia. Fece un passo verso il suo avversario, ma la sua IronHeart lo avvisò di una minaccia. Con un movimento repentino e pressoché automatizzato schivò il proiettile fisico. Il colpo impattò con il terreno ed esplose in una piccola vampata azzurra, lui intanto aveva già individuato il responsabile dell’attacco.

Kael vide una nuova bocca da fuoco che veniva plasmata sulla schiena di Danray e si affrettò a ripararsi. La raffica di proiettili esplosivi fece tremare le mura, ma era sicuro che nemmeno una simile potenza di fuoco sarebbe stata sufficiente a superare gli strati di supercemento. Non in tempi brevi per lo meno.

Senza perdere la calma premette un pulsante sul caricatore del suo Thareuss 14 e subito apparve uno schermo olografico. Trattandosi di un caricatore compresso multi-tasca, poteva scegliere il tipo di proiettile più adatto ad ogni situazione. Prima aveva provato con una munizione anti-armatura, abbastanza potente da penetrare la maggior parte delle corazze umanoidi. Il problema era che un proiettile così pesante – e costoso – non poteva essere sparato a raffica, quindi doveva optare per qualcosa di più semplice.

Dopo una rapida riflessione, decise di rinunciare ai proiettili fisici e di passare a quelli ad energia: con quelli sarebbe stato più facile sovraccaricare il rivestimento energetico della IronHeart di Danray.

Pronto a fare fuoco, cominciò a spostarsi di lato in attesa che il nemico smettesse di sparare. Una volta che il baccano si fu arrestato, rimase al riparo ancora qualche secondo, poi si alzò cautamente. Aveva fatto sbucare meno di mezza testa quando la raffica esplose di nuovo, ancora più rapida di prima, costringendolo ad abbassarsi.

Cominciò a pensare ad una nuova strategia, ma non ne ebbe il tempo perché i suoi sensori lo avvisarono di una minaccia in arrivo. Non riuscì nemmeno a spostarsi che una raffica lo investì dall’alto, minando la resistenza della sua armatura energetica. Si gettò a terra supino e aprì il fuoco. L’aggressore, un piccolo droide volante, quasi sicuramente era stato inviato da Danray per stanarlo: doveva sbrigarsi a eliminarlo.

Il robot evitò i primi colpi e continuò a sparare, poi però un proiettile al plasma lo prese di striscio, destabilizzandolo e rendendolo un facile bersaglio.

Kael non poté non tirare un sospiro di sollievo. Quel piccolo droide era riuscito a sovraccaricare la sua armatura energetica, e solo i vestiti antiproiettile gli avevano evitato una brutta fine.

Certo che la IronHeart Mk6 era davvero piena di risorse: non gli sarebbe dispiaciuto farci un pensierino dopo aver intascato la sua parte del bottino.

Alphard, più che apprezzare le mille risorse della nuova armatura della Hellmatyar Corporation, stava cominciando ad odiarle. Ogni suo attacco veniva prontamente neutralizzato, e i suoi tempi di guarigione non erano certo rapidi come quelli di Hannibal.

Il suo viso, ormai pressoché rigenerato, aveva perso la consueta allegria, lasciando il posto ad un’espressione seria e concentrata. Contro un avversario come Danray non poteva abbassare la guardia un solo istante, ma non si sarebbe tirato indietro. Non voleva che Leona fosse costretta ad uccidere anche il licantropo.

Lo spadaccino si lanciò in un attacco ravvicinato, mirando alle giunzioni dell’armatura. Il suo avversario bloccò facilmente i primi due attacchi, poi lo sparò via con un raggio d’energia.

«Questa volta ti sbudellerò e poi ti brucerò» affermò Danray. «Poi mi occuperò dei tuoi amici, e alla fine sistemerò anche la tettona. Nemmeno lei può battermi ora che ho quest’armatura!»

Alphard questa volta non rispose. Aveva completamente abbandonato il suo atteggiamento spensierato, focalizzandosi solo sul suo obiettivo: uccidere il nemico. E per sfortuna del licantropo, non era la prima volta che risvegliava questa parte di lui, a lungo sopita, ma mai dimenticata.

In passato l’ibrido aveva fatto cose orribili: i suoi creatori lo avevano fatto addestrare come un assassino e gli avevano ordinato di uccidere decine di persone, ma si era sempre detto che lo faceva per una nobile causa.

Certo, sua madre non avrebbe mai approvato la decisione che aveva preso, ma a quel tempo lei era già svanita nel nulla, abbandonando lui e sua sorella al loro destino…

La luce abbagliante gli ferì gli occhi, costringendolo a richiuderli immediatamente.

Dove si trovava? Gli sembrava di essere in un letto, ma come aveva fatto a finire lì? Ricordava solo che stava scappando da una banda di criminali. Sì, lui e sua sorella avevano cercato di derubarli, e…

Si alzò di scatto. Dov’era sua sorella!?

Il movimento improvviso gli fece venire il mal di testa, impedendogli di ragionare lucidamente.

«Tranquillo, Alphard, sei al sicuro» gli disse una voce femminile, calma e rassicurante. «Sei a casa.»

Quando finalmente la testa smise di pulsare e riuscì a metabolizzare quelle parole, si voltò di scatto verso la persona che aveva parlato. Era una donna, ma non era in grado di capire se fosse una persona vera, un androide o chissà cos’altro. «No, questa non è casa mia. E poi dov’è mia sorella? Noi… Noi eravamo insieme, ma poi…»

Si premette un palmo sulla fronte, incapace di recuperare i ricordi.

«Questa è casa tua. La tua vera casa» affermò la donna. «Qui è dove sei nato, Alphard. E anche tua “sorella” si trova qui.»

«È qui? E come sta?» Si guardò intorno, ma in quella stanza c’era solo lui. «Ti prego, fammi andare da lei!»

«Purtroppo è stata gravemente ferita. Guarda tu stesso…»

Una porzione di parete divenne trasparente, permettendogli di vedere un letto molto simile al suo.

Subito scese dal letto e corse in quella direzione per vedere meglio.

Sotto le lenzuola bianche riposava una ragazzina più o meno della sua età, una faunomorfa a giudicare dall’aspetto strettamente umanoide e dalle lunghe orecchie da coniglia. La riconobbe subito grazie ai corti capelli argentati e ai lineamenti eleganti, ma allo stesso tempo gli bastò uno sguardo alle macchine a cui era attaccata per capire che non stava affatto bene.

«Vi prego, curate anche lei!» esclamò Alphard, le lacrime agli occhi. «Vi prego!»

«Possiamo farlo, ma ad una condizione» affermò la donna, impassibile. «Per anni i tuoi creatori ti hanno lasciato vivere come un bambino normale, hanno fatto in modo che incontrassi una valkyrja nella speranza che lei ti crescesse e ti addestrasse, ma adesso vogliono vedere dei risultati più specifici. Sono qui per dirti che, se farai tutto ciò che ti verrà ordinato, tua sorella riceverà le migliori cure possibili. Sei disposto a fare qualsiasi cosa per lei?»

Il ragazzo si voltò di nuovo verso il vetro. Il solo vedere Lexene in quelle condizioni gli causava una terribile fitta al cuore, non riusciva ad immaginare niente di peggio. «Sì. Qualsiasi cosa.»

E aveva fatto davvero qualsiasi cosa, al punto che lei, dopo essersi svegliata, non gli aveva più rivolto la parola per deche intere.

“Lo sai che voglio entrare in polizia, ma come posso prendere in mano un distintivo, sapendo quante vite è costato questo corpo?!” gli aveva gridato contro tra le lacrime. “Tu non sei più mio fratello!”

Tra loro non c’era nessun legame di sangue, così come nessuno dei due ne aveva con la loro madre adottiva, eppure sentire quelle parole gli aveva spezzato il cuore.

Si era sentito svuotato, aveva perso la voglia di fare qualsiasi cosa. Era stato solo per l’insistenza dei suoi creatori se, tempo dopo, si era iscritto ad un’accademia dell’A&N. Come quasi tutti gli studenti, si era unito ad una squadra, ma nemmeno il suo talento nello sport riusciva ad entusiasmarlo.

E poi aveva conosciuto Leona. Il primo impatto tra la vivacità della felidiana e l’apatia dell’ibrido era stato alquanto burrascoso, poi però lei gli aveva raccontato quello che le era successo, di come Laila e Mesut Scahars l’avevano aiutata a superare la morte di sua madre, e gli aveva fatto capire quanto fosse determinata a fare lo stesso con lui.

Certo, anche adesso non era facile avere a che fare con la giovane – in certe situazioni agiva in maniera fin troppo istintiva e non sempre aveva chiaro in mente quello che voleva –, però si sentiva straordinariamente fortunato ad averla incontrata. Perfino i suoi creatori erano stati felici di scoprire che aveva deciso di aiutarla a fondare una gilda: essendo concentrati su altri prototipi più avanzati, non avevano più bisogno di lui, quindi si sarebbero accontentati di ricevere dei resoconti periodici sulle sue imprese.

L’ibrido bloccò una nuova raffica di Danray, poi si fiondò su di lui senza paura, deciso a toglierlo di mezzo una volta per tutte.

Lui era nato come un esperimento, sua madre aveva fatto di lui un cavaliere, poi i suoi creatori lo avevano reso un assassino. Ora invece si sentiva solo una Bestia Selvaggia, e avrebbe fatto di tutto per raggiungere il suo obiettivo insieme ai suoi compagni.

***

«Quanto ci vuole ancora per ripristinare le difese?!» esclamò l’ailurantropa dal viso paffuto.

«Ho eliminato tutti i malware e ordinato la chiusura del cancello; ancora pochi secondi e potremo ripristinare le torrette e la barriera» le assicurò uno dei presenti, connesso direttamente al computer che aveva davanti per massimizzare la sua rapidità di azione.

La responsabile della difesa fissò con impazienza il grande schermo olografico all’interno della sala di controllo. Dalla sua postazione aveva assistito impotente all’invasione dell’ex base militare, aveva visto cadere uno dopo l’altro tutti i subordinati di O’Neill, e anche adesso che Danray si era unito allo scontro, aveva il terribile presentimento che non sarebbe stato sufficiente. La forza dei nemici aveva messo in fuga quasi tutti quelli che non erano già stati sconfitti, Perséy El Sariq non rispondeva alle chiamate, e anche il terzo uomo di punta di O’Neill, Axel Rad-šatah, risultava irrintracciabile. Vedere l’impenetrabile cancello che si chiudeva le stava restituendo un minimo di speranza, ma per porre fine a quella crisi era indispensabile rimettere in funzione tutti i sistemi difensivi.

La procedura era quasi ultimata, quando la porta della sala si aprì.

L’ailurantropa si voltò di scatto, ma ciò che vide fu una figura irriconoscibile, coperta com’era da una tuta da combattimento integrale. «E tu chi cazzo saresti?!»

L’uomo – ammesso che fosse un uomo – non rispose. Sollevò il pollice e l’ordigno che aveva in mano si attivò: non si trattava di un esplosivo, bensì di un EMP ad alta potenza che spense di colpo tutti i sistemi elettronici nella sala di controllo, che piombò nel buio.

Quando le luci di emergenza si accesero, un fumo denso aveva riempito la stanza. Tutti i presenti erano accasciati a terra o riversi sulle tastiera, privi di sensi, e il misterioso intruso aveva già fatto perdere le sue tracce.



Note dell’autore

Ciao a tutti! (e scusate il ritardo ^.^")

Leuw e Alphard se le sono date di santa ragione (anche se in realtà l’ibrido più che altro le ha prese), inoltre ho finalmente svelato un altro dettaglio del passato dello spadaccino.

E che mi dite di questo misterioso figuro comparso nel finale? Si accettano scommesse su chi si nasconde dentro quella tuta XD


Sicuramente alcuni di voi se ne sono già accorti, comunque questa settimana ho pubblicato due capitoli, ma l’altro era lo stesso del mese scorso. Il fatto è che ho voluto dividere i capitoli tre e quattro (che mi sembravano un po’ troppo lunghi) e li ho fatti diventare tre aggiungendo un paio di pezzi nel nuovo capitolo 4. Un gruppo improbabile. Per chi fosse interessato, i pezzi nuovi sono dedicati a Kael e Alphard e sono subito dopo i pezzi di Leona e Gando’gun.


Come sempre, grazie per aver letto e al prossimo capitolo! :D


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[31] Una discendente di Albion Hellmatyar, Eslife Hellmatyar, è tra i protagonisti della saga Crystal Dust.

[32] Fusione delle parole inglesi cyber (cibernetico) e cell (cellula).

   
 
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